"Quarantena" and coffee (Atto II)

Scritto da , il 2022-01-25, genere prime esperienze

- 5 giorni alla fine dell’isolamento

Mi svegliai con un peso sulla coscienza, mia moglie dormiva ancora, pensavo a Marie impegnata soffiare il cazzo di Remo, ebbi un’erezione, mi abbassai il pigiama e mi segai sotto le coperte, lo feci troppo rumorosamente e Laura si svegliò. Ancora assonnata mi domandò cosa cazzo stessi facendo, mentì spudoratamente, le dissi che avevo voglia di lei e che speravo tanto che si svegliasse. Mi guardò docile e mi liberò dalla coperta e da brava partner mi accontentò poggiando le sue labbra sul cazzo eretto. Mentre la sua bocca calda pompava fino in fondo pensavo a Marie e al suo fisico magro e giovane e a quel suo capello corto che mi arrapava da morire. Laura è molto diversa da lei sia per statura che per struttura corporea, infatti Marie è abbastanza alta, viso dalla forma allungata con guancie sgonfie che mettono in risalto leggermente i suoi zigomi, occhi chiari, capelli corti rosso chiaro e un fisico statuario magro su cui a differenza delle tette, si nota un culo a V mozzafiato. La mia Laura è un po’ più bassa, viso tondo con zigomi e guance più allargate ed un mento marcato, occhi bruni, capelli biondi chiaro ed un fisico leggermente curvy, una terza abbondante di tette e un culetto leggermente più accentuato e burroso. Siamo sposati da anni e le voglio un gran bene, però ogni tanto penso anche a qualche altro tipo di fisico e quello di Marie non mi lasciava di certo indifferente in quei giorni. Le presi la nuca e la spinsi contro il membro mentre la sottoponevo a colpi di reni dal basso verso l’alto. Lei si fermò si divincolò dalla presa e fece scivolare la maglia del pigiama sul letto scoprendo le sue mammelle morbide e subito dopo fece lo stesso con i pantaloni. Una volta in perizoma afferrò la mia mano portandola tra i suoi slip bagnati, poi allargò il filo del perizoma che le copriva la fessa umida e salì sul cazzo eretto. La cavalcai con entusiasmo facendo sobbalzare ad ogni colpo le sue tette morbide. Nonostante quella abbondanza che fluttuava nell’aria continuavo a pensare a Marie, l’idea di possederla mi ergeva enormemente il cazzo e anche Laura lo avvertì, infatti arrivò poco dopo non risparmiando di certo la sua voce. Dopo qualche altro colpo anch’io le svuotai dentro il mio caricatore. Soddisfatta, dopo l’amplesso, si avvinghiò a me confidandomi quanto fosse stato bello quel momento e rimproverandomi che avrei dovuto scoparla di più, dedicarle più tempo. Mi confessò che da quando eravamo in vacanza era spesso arrapata, continuò giustificando questa sua voglia matta per via della passione e delle attenzione che si scambiavano Marie e Sergio. Mi faceva notare quanto le sembrassero felici e contenti l’una dell’altro. La baciai dolcemente, non mi sentì di confidarle quanto avevo visto nella mattinata precedente e le promisi che nei prossimi giorni l’avrei ricoperta di più attenzioni. Dopo qualche bacio e carezza andai in bagno a darmi una sciacquata e poi uscì dalla camera per andare a preparare un caffè. In cucina incontrai Marie, stavolta la tavola non era imbandita, ci incrociammo con lo sguardo e poi lei mi salutò, abbozzai un saluto freddo e mi misi a cercare il caffè.

M: Ci hai dato dentro stamane, eh! Qualcosa ti ha fatto ritornare la voglia di scopare?

A domanda così spontanea le diedi la risposta più falsa, indicando quanto mi piacesse scopare mia moglie.

M: Certo! Laura è un gran pezzo di manza, ma tutti si annoiano dopo un po’ della stessa fica e hanno bisogno di annusarne un’altra. E’ fisiologico!

Rimasi muto davanti a tali affermazione, effettivamente aveva ragione e ad esempio la sua l’avrei presa lì su quel tavolo se solo avessi potuto farlo. Lei prese il vassoio con sopra due tazzine di caffè e dei cornetti e si incamminò verso la sua camera. Ero obbligato per orgoglio al diritto di replica.

I: Spero che quel vassoio sia diretta nella camera giusta, stavolta!

Prima di uscire dalla stanza si voltò sorniona, con ancora il vassoio in mano, verso di me e con uno scaltro occhiolino si congedò affermando:

M: Stavolta si, la prossima chissà …!

Osservai quel culo allontanarsi nel corridoio finché la visuale me lo permise, era tondo, sodo e completamente brullo, dai pantaloni beige del pigiama non traspariva alcuna forma di slip, un culo nature. La mattinata passò veloce, Io e Remo ci occupammo del pranzo, mentre Sergio, Marie e Laura giocarono a carte in salotto. Si divertivano tra loro e se da una parte ero contento di vedere Laura allegra, dall’altro mi odiavo perché mantenendo il segreto, su Marie e Remo, stavo pugnalando alle spalle Sergio. Preso dai sensi di colpa, approfittai del contatto ravvicinato con Remo in cucina per parlargli. Tagliava i pomodori canticchiando quando gli dissi semplicemente:

I: Ieri ti ho visto con Marie.

Lui non batté ciglio e mi disse di saperlo, glielo aveva detto lei.
Doveva essere sorpreso lui, invece mi ritrovai ad esserlo io.

I: Come lo sai? E quindi come puoi fare questo ad un tuo amico e anche datore di lavoro?

R: Eric, ma hai notato quanto loro sono felici e in sintonia?

I: Si, ma questo cosa vuol dire?

R: Vuol dire che sono una coppia aperta e che Sergio è perfettamente a conoscenza delle scopate adulterine di lei, come Marie è al corrente delle sue. Ora capisci perché sono sempre felici e in sintonia? Non conoscono la gelosia e questo li fa vivere spensierati. Ora assolvimi da tutti i miei peccati e non ci pensare più.

Non parlammo più dell’argomento, continuammo a preparare e quando arrivò l’ora di pranzo ci sedemmo tutti a tavola. Erano tutti festosi, Laura compresa, io fingevo ma in realtà mi sentivo preso per il culo da tutti, infatti il trio sapeva e ora mi sentivo stupido e mi domandavo come dovessi comportarmi.

Fare finta di niente o passare come il boccalone della situazione?

A fine pranzo Laura e Marie ci lasciarono e uscirono fuori a fare una passeggiata nei dintorni. Ne approfittai per chiarirmi con i miei due amici sulla situazione. Aspettai che fosse pronto il caffè prima di intavolare il discorso con tutti e due. Sergio ci servì, io accesi una sigaretta tirai il fiato e pronto mi accinsi a introdurre il discorso, ma fui anticipato proprio da lui che mi chiedeva come andasse con Laura. La sua domanda mi prese alla sprovvista, gli dissi che andava tutto bene e che ero contento che si stesse divertendo.

S: Divertendo si, l’ho sentita stamane. L’hai fatta urlare per bene vecchio trapano!

E partì un risata collettiva nella stanza che mi imbarazzò un po’. Mi aveva appena servito l’assist per fare ora la mia di domanda

I: E te? Come va con Marie?

Mi rispose che andava tutto a meraviglia e che era felice di aver trovato una persona più giovane, bella e così onesta cristallina di cui potersi fidare. Continuò spiegandomi che tra i due non c’erano segreti e che questo lo faceva stare tranquillo.

I: Ma tu sei sicuro che lei ti racconti tutto?

S: Tutto!

Guardai Remo che sogghignava mentre beveva il caffè. Sergio se ne accorse e mi disse che sapeva anche che io avevo assistito al pompino di ieri mattina. Per qualche secondo trasalì. Lui ci rise sopra e mi assicurò che dovevo stare sereno e che il fatto che io avessi parlato con Remo durante la mattinata mi portava a meritare una medaglia sul petto per la mia amicizia. Avevo appena incassato la notizia con molto piacere, sapere che Marie aveva il suo benestare per comportarsi da libertina mi intrigava parecchio.
Mentre riflettevo, Sergio riprese

S: A me piace così, provo molta soddisfazione, dovresti provarci anche tu.

I: Laura mi prenderebbe a calci nei coglioni per una cosa del genere.

Finito il caffè fumammo un’altra sigaretta. Mi aspettavo di sentire, da lui, qualcosa circa quello che Marie aveva alluso la mattina in cucina, ma non ne fece accenno. Decidemmo di uscire anche noi a fare una passeggiata, Remo decise di rimanere a casa. Io e Sergio ci inoltrammo all’interno del boschetto parlando del più e del meno , quando ad un certo punto ritornò su Laura.

S: Sai, amico mio, ti voglio bene e per questo mi sento di consigliarti di aprirti ad una relazione aperta.

Sorrisi per poi rispondere.

I: Grazie, ma credo che non farebbe ne per me, né per Laura.

S: Dimmi, a te piacerebbe?

I: Non lo so, però mi sentirei in difetto nei confronti di Laura… lei non è propri, senza mancare di rispetto a nessuno, il genere di donna. Ecco!

S:Ne sei sicuro? Forse dovresti provare a parlarne con tua moglie

Non capivo cosa volesse comunicarmi, ma ero certo della fedeltà di Laura. Lo guardai perplesso, in attesa di un prosieguo. Davanti a noi immersa tra la natura semi imbiancata c’era una vecchia segheria dismessa il capannone nonostante le condizioni precarie pareva reggere bene la neve posata sul tetto. Sergio mi chiese di seguirlo. Il capannone era abbastanza grande e una volta dentro la temperatura cambiò consistentemente. All’interno lui si muoveva benissimo tra tutti quei resti di macerie, capì che non era la prima volta che entrava. Schiuse la prima porta in legno all’interno dell’edifico ed entrammo nel vivo di quella che era la stanza adibita alla lavorazione del legno, l’assenza degli strumenti di lavoro lasciava grandi spazi vuoti nell’edifico e Sergio mi spiegò quali attrezzi di lavoro erano un tempo presenti e la loro funzionalità, mi spiegò che quando veniva da piccolo con i genitori spesso il padre lo portava a visitare l’edificio in funzione. Mentre lui mi esponeva tutto ciò che ricordava, io lo seguivo, poi arrivammo davanti a delle scale che portavano ai piani alti del capannone, salimmo su quelle gradinate non proprio sicure e leggermente scricchiolanti. Arrivati su c’era un’altra porta e dopo comparve un corridoio buio. Sergio accese la torcia del suo cellulare e mi chiese di seguirlo. Mentre ci avvicinavamo alla fine del corridoio mi rivelò che non mi aveva portato fin lì solo per farmi vedere l’edificio e che se volevo capirne il motivo dovevamo solo oltrepassare la porta alla fine del passaggio. Incuriosito provai a domandargli qualcosa in più, ma lui una volta superata l’entrata portò l’indice davanti al naso chiedendomi di fare silenzio. Entrammo in una stanza semi-buia circondata da vecchi suppellettili impolverati, a prima vista sembrava essere stato un vecchio ufficio. Al centro era disposta una grande scrivania, sovrastata da un piccolissimo lucernaio, direzionata verso una parete che un tempo era foderata da una grande vetrata a muro che si affacciava nello stanzone sotto, credo il magazzino, a cu si accedeva tramite delle scalette laterali. La vetrata di quel soppalco industriale non c’era più e bastava sporgere la testa oltre il telaio fisso per avere un quadro di tutta l’interezza di quello stanzone sotto, pieno di resti di macerie in legno. Lo spazio intorno a noi non era grande, ma la difficoltà maggiore era spostarsi quasi alla cieca, ma Sergio mi mostrò come avvicinarmi a quel telaio senza fare rumore. La visuale sotto era abbastanza nitida per via delle finestre che circondavano lo stanzone, affacciandosi verso l’esterno, permettevano ancora alla luce crepuscolare di penetrare. Delle voci attirarono la mia attenzione, mi voltai verso Sergio, lui con calma mi fece segno di non fare rumore, ci appostammo su lato sinistro della grande apertura, abbassai lo sguardo sotto e intravidi due sagome. Riconobbi stesa sopra il banco di lavoro dell’attrezzo, credo una sega circolare, i capelli biondi di mia moglie con addosso solo il maglione e le gambe aperte. In posizione speculare alla sua, tra le sue cosce, era accoccolata Marie che la sovrastava persa tra i suoi umori, impegnata a regalarle una delle gioie che solo qualche ora avrei preferito riservasse a me. Non riuscivo a crederci, il buio nella stanza ci dava copertura totale e da sotto era impossibile che qualcuno ci vedesse lassù nascosti, cercai di sporgermi il più possibile per avere una visibilità più ampia. Di sotto le spalle semi-nude di Marie erano rivolte verso di me, dall’alto potevo notare che aveva ancora addosso il reggiseno mentre la sua testa sprofondava nel sesso di mia moglie la quale non riusciva a trattenersi e gemeva a intermittenza ovattando con i suoi piacevoli versi la nostra piccola sala. Guardai Sergio era immobile nella penombra e guardava divertito le nostre due donne allietarsi senza battere ciglio.
Lo guardai con addosso sentimenti contrastanti, quali disprezzo e gratitudine, rabbia e riconoscenza … stavo scoprendo un lato di mia moglie nascosto, Laura bisex non me la sarei mai immaginata, cercai di giustificarla pensando fosse il vezzo o il capriccio di un momento. D’ un tratto la udì strillare più di quanto aveva fatto la mattina con me e il dubbio che quanto stesse scoprendo quel pomeriggio fosse indiscutibilmente piacevole non rimase solo un’intuizione. Fu un orgasmo energico che la lasciò trafelata ma saldamente in pugno di Marie, la quale ora aveva cambiato posizione e le stava cavalcando letteralmente il viso con la fica. Dopo poco venne anche lei. Le osservammo ancora per un po’ abbracciarsi, accarezzarsi e baciarsi, poi si rivestirono e uscirono dalla porta in basso composte. Guardai Sergio nel silenzio dell’oscurità e aspettammo che le due si allontanassero.

S: Come stai?

Gli risposi.

I: Sono scioccato, ma anche molto eccitato!

S: Allora scarta lo shock e tieniti solo l’eccitazione.

Lasciammo a passo lento la segheria per concedere più tempo alle ragazze di riprendere la via verso la baita, durante il tragitto parlammo poco dell’accaduto quanto visto era eloquente, mi limitai solo a chiedere se lui sapesse di questa passione per le donne da parte di Laura.

S:Io no, ma diciamo che Marie ha l’occhio lungo su queste intuizioni e sa essere molto convincente. Forse dovresti parlare con tua moglie e rivedere il vostro rapporto, in modo entrambi da trarne beneficio.

I: Come facevi a sapere che le avremmo trovate lì?

S: Da tempo Marie mi parla di Laura, non fa altro che ripetermi quanto sia bella e che le piacerebbe molto scopare quel suo corpo procace e sexy e quando siamo finalmente giunti qui tutti insieme, mi ha confidato che se avesse trovato mai l’occasione di provarci con lei non se la sarebbe lasciata sfuggire. Quel capanno è un posto molto tranquillo e a volte quando ci raggiungevano in vacanza i miei anziani genitori questo diventava il posto migliore per farci delle sane e rumorose scopate lontane dai loro occhi. Passeggiando per il bosco e non vedendole in giro ho immaginato che Marie avesse trovato l’occasione giusta, non mi sbagliavo.

Rientrammo alla baita con il buio, circa un’ora dopo dal rientro delle ragazze. Remo aveva preparato della cioccolata calda per tutti e ne aveva bevuta una tazza con le ragazze che ora erano nelle rispettive camere sotto la doccia. Bevvi anch’io con Sergio la nostra cioccolata cercando di non far trasparire emozioni, lui sorrideva comprensivo, poi prima di recarci nelle nostre stanze si avvicinò e mi strinse le spalle con le sue due mani aggiungendo:

S: Puoi dimenticare facendo finta che non sia mai successo oppure volgere quanto hai visto in qualcosa di esclusivo e appagante. A te la scelta!

Mi diede una pacca sulla spalla e si congedò, dopo un po’ feci lo stesso anch’io e mi andai a preparare per la serata. In camera Laura era appena uscita dalla doccia ed aveva ancora indosso il suo accappatoio bianco, mi accolse con il suo solito sorriso gentile senza trasparire alcun tradimento o imbarazzo per quello che aveva fatto. Non pensavo fosse così brava a nascondere e a fingere, ostentava una naturalezza disarmante. Dal canto mio anche io la salutai sforzandomi di non tradire il minimo sospetto, canticchiava allegra mentre sistemava gli indumenti sul letto. Le chiesi dove fosse andata nel pomeriggio con Marie. Mi rispose calma e a tratti ingenua dicendomi che avevano fatto un giro abbastanza lungo per il bosco attardandosi parlando e conoscendola un po’ meglio. Mentre mi improvvisava il suo pomeriggio, nella mia mente echeggiavano ancora i suoi gemiti su quel tavolo da lavoro e il cazzo nei calzoni si fece troppo turgido per resisterle. Avanzai verso di lei e la presi tra le mie braccia con veemenza baciandola, poi la scaraventai sul letto depredandola del laccio del suo accappatoio. Tirati giù i calzoni liberai il mio uccello duro e la scopai selvaggiamente senza nemmeno levarmi la maglia. Fui io ad arrivare per primo lasciandola incompiuta sul letto ma con un sorriso stampato sul volto. Dopo la doccia raggiungemmo gli altri in cucina e cenammo tutti assieme io lo feci tenendo le mani per tutto il pasto serale, sotto al tavolo, tra le cosce di mia moglie coperte dai jeans. Quella serata la concludemmo tutti in salotto, seduti sul divano, a guardare una commedia, ma la pellicola proiettata nella mia mente era sempre la stessa e aveva come uniche protagoniste Laura e Marie …


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