Secrets

Scritto da , il 2021-07-31, genere sentimentali

A volte i ricordi riaffiorano quando meno te lo aspetti. Certo i particolari li devo ricostruire. Forse quello che dirò non sarà punto per punto quanto è successo, anche se l’immagine mi appare vivida. Ma si sa, a volte alteriamo il ricordo per renderlo aderente a quanto vorremmo. Dopo tanti anni difficile ricordare con precisione ogni aspetto. Ma la sensazione no, quella riaffiora integra, perfetta, come se fosse accaduto oggi.

In questo fine luglio anomalo, durante un temporale che sembra voler spazzare via ogni cosa, mi soffermo a guardare i noccioli che costeggiano la recinzione dell’ospedale. Si piegano sotto le potenti raffiche del vento, resistono fieri alla potenza degli elementi naturali. Poi la grandine, piccola ma fitta, che in pochi minuti imbianca la collina. Come quel giorno….

12 Dicembre 1988

Un anno. Il primo anniversario. Certo che noi siamo bastian contrario però! Tutti a sposarsi a maggio e noi, unici tra tutti quelli che conosciamo, abbiamo scelto l’ultimo mese dell’anno. Un anno finisce, una vita nuova ha inizio.

La neve ha imbiancato le colline delle Langhe, mentre Alba è rimasta a secco. Cosa c’è di meglio di una passeggiata in un paesaggio candido, con una vista mozzafiato sulla pianura e sulle montagne che la circondano? Ci sarà pure un motivo se questa Regione si chiama Piemonte no?

Saliamo fino in Alta Langa. Qui l’aria è fredda ma pulita, limpida come un cristallo. Lasciamo la macchina e ci incamminiamo su un sentiero che a volte percorriamo in estate. Ora la traccia non è visibile e, se non lo conoscessimo, non ci di metterei sopra i piedi. Ma noi sappiamo dove andare.
Poco oltre, circa un kilometro dal luogo in sui abbiamo lasciato l’auto, si apre una radura. Alle sue spalle un bosco, di fronte, dove la collina si getta verso la pianura, un noccioleto.
Ora tutto è immobile, immerso nel bianco e nel silenzio. Le nostre impronte sono le uniche umane, circondate da quelle lievi degli uccelli scesi a cercare cibo in questo mondo gelido e a quelle di animali, tra cui riconosco di certo quelle dei cinghiali. Per fortuna, però, in questo momento non sembrano essere nei paraggi.

Per l’occasione ho indossato sopra i jeans i sovra pantaloni impermeabili che avevo da militare, insieme agli anfibi. Ho fatto bene ad acquistarli a fine naja, qui non passa nulla e tengono caldo. Per il resto solo un maglione sulla T shirt e la giacca a vento. Paola dice che dovrei fare il pranoterapeuta. Le mie mani e il mio corpo sono sempre caldi. Forse per questo le piace addormentarsi abbracciati in inverno. Non secondario comunque il fatto che mi ama.
Lei invece è sempre freddolosa. Oggi ha messo i pantaloni della tuta da sci di fondo, scoperta di due anni prima, la canottiera, una camicia, la maglia e il piumino. Sarei già cotto li sotto!
Ci fermiamo fianco a fianco. Le metto una mano sulla spalla e la tiro a me. Diamine, è così piccola! La sua testa arriva alla mia spalla. Io non sono di certo un omone. Ho sempre avuto un fisico esile, quando ci siamo sposati pesavo 64 kg, che con un altezza di 178 cm non mi fanno un maciste.
Però tenermela appoggiata è sempre stato un istinto cui non mi so sottrarre. Restiamo cosi qualche minuto, a guardare la bellezza di quel paesaggio. Poi solleva il mento e mi guarda. Mi volto anche io. I suoi occhi nocciola con questa luce assumono riflessi che mi affascinano. Mi abbasso un po’, e la bacio. Un bacio lieve. Sento che ricambia, socchiudendo gli occhi.

Presto il bacio cambia. I nostri corpi non si accontentano di un bacio. Le prendo il viso tra le mani, affondo le mani nei capelli che odorano di shampoo e balsamo. Ora le lingue si cercano, danzano in un primo incontro, quello che precede l’esplosione.
E’ di fronte a me, il corpo appoggiato al mio. Preme, una pressione che me la fa percepire al di la degli indumenti pesanti che indossa.
Una mano scende sulla schiena, lungo il piumino che la copre, per poi conquistare la curva sinuosa delle natiche. Ha un bel culo accidenti! So che se glielo dicessi si incazzerebbe. Per un motivo che non comprendo pare refrattaria ad ogni complimento che riguardi il suo corpo. Ma a me piace. Adoro il suo corpo. Le sue curve mi portano in Paradiso ogni volta che le percorro.
Oggi non fa eccezione. Aprire il suo piumino, immergermi sotto la maglia e sentire i seni sotto la mano è questione di un attimo. Un calore morbido, rassicurante e vitale in quella bellezza algida.
Mi aspetto che si sottragga, invece..
Invece preme ancora di più. Ora sono le sue mani che si intrufolano sotto la mia maglia. Cazzo, per un momento credo di morire! Sono gelide per la miseria! Ma non le vorrei da nessun’altra parte.

Ormai ho superato il limite del non ritorno. Non sono il solo però. Con stupore mi rendo conto che sta trafficando con i miei jeans. Apre la strip che chiude i pantaloni impermeabili, poi è la cintura a cedere, seguita a breve dalla zip. A quel punto sono suo. La mano prende pieno possesso del mio cazzo. Sugli slip prima, il che allontana di qualche secondo il contatto con la mano fredda. Ma poi non c’è stoffa che tenga. Sono nelle sue mani, mi stringe e masturba come solo lei sa fare. Conosce come mi piace, e lo fa.

Gemo piano. Attenta, piccola fata dei boschi, posso diventare pericoloso! Che ti importa, è quello che vuoi. Sia allora, lo hai voluto tu.

Una mano prende la strada della cerniera dei suoi pantaloni da sci. In quel silenzio immoto posso sentire i nostri respiri che si fanno più pesanti e il rumore metallico quando la faccio scorrere verso il basso. Ora sono io che cerco lei. Apro gli occhi mentre immergo la mano. Ecco, è questo che cercavo. Il calore umido della sua fica, il solletico che i peli corti del pube fanno alla mano. La sua eccitazione che mi bagna, lasciandomi sulla mano il suo odore di donna.

Se potessi, se non facesse un freddo becco, mi inginocchierei tra le sue gambe e berrei ogni goccia di quel piacere. Leccherei ogni millimetro della sua fica, fino a sentirne il sapore colarmi in gola accompagnato ad quei versi strozzati che mi dicono: godo.

Se potessi, se non facesse un freddo becco, lascerei che la sua bocca si impadronisse del mio cazzo, lasciandomi guidare nelle valli e nelle vette che mi porterebbero a venirle in bocca, sua preda.

Ma fa un freddo becco, eccome se lo fa! Butto il mio piumino in terra e la faccio distendere sopra. Un letto improvvisato in mezzo ad una radura circondata di boschi e noccileti, percorsa da uccelli e animali selvatici. Potremmo essere Eva ed Adamo, primi esseri umani in questo paradiso terrestre. Si è sfilata una gamba del pantalone, ha spostato lo slip. Eccola. Mi distendo su di lei appoggiando il mio cazzo su di lei. La guardo negli occhi. Non ha mai amato essere penetrata improvvisamente. Le piace lento. Attendo dai suoi occhi nocciola un si. Devi volermi, fata dei boschi. Devi dirmelo.

Me lo dice. –Prendimi, ti voglio. Dammelo. Voglio sentirti mio-
Non me lo faccio ripetere e spingo piano. Entro, assaporando quel calore così in contrasto con il freddo che ci circonda. Piano, piano. Fino in fondo. Fino ad essere suo, tutto suo.

Mi muovo prima lento, per poi aumentare ritmo e profondità. Di norma ci piacerebbe variare, darci tempo, rallentare e poi riprendere la corsa. Ma questa non è la norma. Stiamo facendo qualcosa che non avremmo pensato di fare. Ora tutto è nuovo. Anche questa urgenza che ci spinge a volere un impeto maggiore. Mi fa impazzire come si muove sotto di me, come mi cerca. Ma la cosa che mi fa impazzire di più è che questo desiderio è di entrambi, insieme. Un accordo perfetto.

Godiamo, senza preoccuparci di nulla. La sento fremere, stringere e lasciare andare. Mentre la bacio guardandola negli occhi vengo anche io. Un orgasmo che mi scuote. Un piacere che mi accompagna a lungo.

Vorrei restarle dentro ancora. Ma non si può. Il sole inizia a scendere, il freddo ora è davvero pungente. Le mie chiappe sono sul punto di congelamento. Esco a malincuore. Abbiamo ancora il fiatone, dalle nostre bocche si formano nuvole che veloci si dissolvono.
Mi porge un fazzolettino per asciugarmi. Non lo uso. Se c’è una cosa che adoro è avere il suo odore addosso. Le prendo una mano e la aiuto ad alzarsi. Ancora un bacio prima di ricomporci e riprendere la via della macchina.
Forse solo allora ci rendiamo conto che non abbiamo usato protezioni. E se restasse incinta? Sarebbe perfetto. Non avviene, ma questo lo scopriremo solo qualche giorno dopo.
Riprendiamo il sentiero. Mi volto, guardo quella forma scomposta nella neve alla fine delle nostre orme. Sparirà alla prossima nevicata o quando la primavera farà ritorno. Solo noi sapremo cosa sia. Sarà il nostro piccolo, effimero segreto.



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