La vendetta di Salem 9 - La fine -

Scritto da , il 2021-05-04, genere pulp

Salem 9
Oggi

South Salem è un agglomerato di case in legno, ben amalgamato con il verde. C’è un chiesa, un municipio che sembra uscito da una vecchia pubblicità delle Lelly Kelly. Ci sono un paio di scuole, un centro sportivo e una stazione di polizia. Duemila abitanti in tutti. Un bel passo da gigante dalle quattro case dei miei natali. Altri tempi, dispersi nelle nebbie del tempo
Bob si è offerto di accompagnarmi e di farmi da autista “Posto tranquillo” commenta lui “Ci sarà ancora il mulino?”
“Che mulino?” chiedo
“Ehm.. ho letto su Internet che esisteva un mulino. Poi.. boh?”
“Mi chiedo se esista ancora il cimitero costruito da Olaf” poco più avanti, a ridosso di un muretto di pietra, c’era parcheggiato un pick up a me famigliare “Accosta”
L’uomo orso sta addentando la fetta di una torta ai lamponi. Alcune briciole sono cadute e impigliate sulla barba “Dovresti tagliartela, ogni tanto” sorrido
“Giammai! “ fece lui offeso “Per Odino e tutti gli Dei” se l’accarezzo “Ad Ingrid piaceva stropicciarla quando cavalcavamo insieme”
“Olaf, ti presento Bob. Il mio ragazzo. Bob, questo è Olaf”
Olaf e Bob si guardano serie, stringendosi la mano “Ci conosciamo?” chiede Olaf
“No, direi di no” risponde Bob
“Vieni, Giovane Giunco” mi indicò un arco di pietra e un cartello in ferro battuto che indicava la scritta ANTICO CIMITERO DEGLI ANNEGATI “Ta dàaaaa! Come promesso”
“Il cimitero degli annegati? Da quanto tempo lo stai mantenendo?”
“Più o meno, da quando mi hai fatto la richiesta tu” mi condusse sotto l’arco, per un sentiero lastricato di sassi “Non subito ma, piano piano, nei secoli. Io ed Ingrid ci siamo preoccupati di comprarci il terreno e di mantenerlo integro nei secoli. Abbiamo una chiesa cattolica, tanti alberi e le lapidi di coloro che furono annegati per Santa Madre Chiesa” lo dice con disprezzo “Manca un corpo, però”
“Mia madre?”
“No, lei è ancora là” indica una grossa quercia a ridosso di un grande bosco “Io parlo dello stalliere, Benjamin Castro. Io e Ingrid facemmo una lunga cerca. O, meglio, io iniziai solo per curiosità e finii per girare mezzo mondo, fino ad un monastero in Francia. Ho fatto una scoperta interessante sulle nostre origini”
Bob si allontana di qualche passo “Scusate, vi lascio alla vostra rimpatriata” e fa per allontanarsi
“MA no, resta pure ragazzo. La storia riguarda anche te”
“Io sono qui come testimone”
“Robert Benjamin Castro” guarda fisso Bob “Non negare”
Io mi volto a guardarlo, allibita “Tu non sei un immortale”
Lui non tenta nemmeno di negare “Lo ero. In un tempo di millenni fa” confessa avvilito lasciandomi a bocca aperta
“Perché tu appartieni alla Stirpe degli Dei, i primi Immortali”
“Rinunciai alla mia immortalità e vissi tra gli uomini. Fino a che un uomo gretto come Ambrose non mi catturò e mi condanno a morte. La donna che ho sempre amato, per amore mio, mi trascinò fuori da quel lago e mi infuse la sua Essenza, rinunciando alla sua”
Non riesco a parlare, a proferire parola “Mi hai ingannata? Per tutto questo tempo? Tu” porto la mano all’elsa nascosta della spada, nello zaino che mi sono portata appresso. Ma la mano di Olaf mi ferma e mi sorride bonario
“A distanza di anni, mi ritrovo ad amare due donne importanti della mia vita”
“Chi sei realmente Bob?”
“Ora, sono solo Bob. Ma, c’è stato un tempo in cui mi chiamavo Isail e presidiavo il sole, le praterie e i boschi. E il mio cuore si legò con Mafdet, dea protettrice delle tombe e del deserto”
Scuoto la testa incredula “Io.. Io.. Dimmi perché non devo staccarti la testa, in questo momento?”
“Perché io non ti ho ingannata. Ho solo nascosto una parte di verità”
“Se uscirò viva da questa storia. Voglio che tu sparisca dalla mia vita”
Lui annuisce “E sia così”

In piedi, di fronte alla lapide di mia madre, piango “Ancora non riesco a crederci” dico “Stirpe di Dei, Trasmissione di Essenza, uomini, immortali, amori” ho la testa che mi gira “In tutta sincerità, Olaf, credi che riuscirò a battere Ambrose?”
“Se cominci a dubitare, perderai in partenza”
“Sono stanca Olaf. Stanca di tutto. Ambrose è la mia pietra tombale. Che vinca o perda, appenderò la mia spada al chiodo e me ne andrò da qualche parte dove nessuno potrà raggiungermi”
Un immortale si sta avvicinando. Lo sento nella testa e nelle ossa. Mi volto e vedo Catherine avanzare verso di me “Dunque, è questo il luogo” esordisce abbracciandomi
“Catherine” mi guardo intorno in cerca di John
“Jhon non è con me”
Guardo Olaf che scuote la testa . Si farà vedere, anche lui deve partecipare all’ultimo atto “Devo parlarti” dico a Catherine prendendola a braccetto

Lui avanza sicuro lungo le lapidi del cimitero. Regge una lama con la giusarma, forse di origine spagnola. Sul campanile il suo complice è già in attesa, con la balestra e il quadrello incoccato. Il capitolo sta per chiudersi, sorride e punta la balestra. Una testa cadrà. Un’altra rimarrà intatta.
La fredda lama di una corta spada si poggia sulla sua guancia destra “Come hai potuto?” chiede Catherine

“Dunque, è qui che vuoi finire, strega?” lo dice con disprezzo sfidandomi
“Qui, davanti a muti testimoni che tu hai ucciso in nome della Chiesa Cattolica” sorrido “ Fuori da questo cimitero, in mezzo a quel bosco, dove nessuno ci disturberà”
“Come vuoi. Io ho già vinto” e scoppia a ridere “So cosa vuoi” allarga le braccia “Il tuo uomo è dentro di me. Così come altri prima di lui. Quattrocento anime attendono. Ma non saranno mai tue” altra risata sguaiata “Come ci si sente ad avere fallito?”
Il quadrello di una balestra si conficca nella pietra a fianco di Ambrose. Lo stupore è tale che, quasi non si capacita di quello che vede “Dimmelo tu, come ci si sente?”
Lui, furente, il volto distorto dalla rabbia, alza lo sguardo verso l’alto del campanile “Che diavolo fai, idiota? Devi colpire me!”
“Non questa sera, Ambrose lewis Caldwell” era la voce di Catherine
“Era questo che volevi, Ambrose? Farti uccidere sul suolo consacrato per perdere le tue Essenze? Per disperdere le essenze che erano di Gratho e Duncan? Privarmi del privilegio di riunirmi ai miei amici? All’uomo che ho amato? Quale bassezza ignobile” gli volto le spalle “Recupera la tua dignità, giudice. Tra poco saremo insieme, per sempre”
“Io non vengo da nessuna parte” urla. Un tonfo sordo. Mi giro e vedo Ambrose a terra, mezzo intontito, che si massaggia la testa.
Bob lascia cadere il legno con cui l’ha colpito e lo trascina con sé “Hai sentito cos’ha detto Mary? Recupera quel poco di dignità che ti è rimasta e vai a morire con onore” Poi, rivolto verso di me, accenna ad un sorriso
“Augurami buona fortuna” dico a lui
“Ce la farai” dice lui fiducioso

Abile lo è davvero. Il vecchio bastardo non ha ucciso Immortali e basta, si è anche allenato. Le nostre lame si incrociano a più riprese, come due amanti a lungo distanziati. Anelo l’acciaio e il sangue. Schegge di scintille piovono intorno nella notte già frizzante. Olaf si è posizionato a circa venti metri da me, perpendicolare a Bob. Ai lati Catherine. Per impedire ad Ambrose di finire su suolo Sconsacrato e continuare il suo proposito di vendetta su di me.
Giriamo intorno, ci studiamo, attacchiamo. Siamo due belve che cercano di prevalere sull’altro. Penso a Duncan, Gratho, mia madre, Ingrid, Angelo. Penso a loro, indomiti guerrieri, caduti per mano di un unico uomo. Perdere ora sarebbe deluderli, offendere la loro memoria. Perdere ora, sarebbe dimostrare che, tutti questi anni non sono serviti a nulla.
Colpisci, para, affonda, respingi. La danza della morte continua per un po’. Spero di non fare notte. Ecco uno spiraglio, Zaac, un taglio leggero. E via così. Dopo un po’, le membra cedono, gli occhi si appannano. Le prime ferite, strappi sulle vesti, ma nessuno cede, nessuno fa il grande passo.
Poi, il primo taglio importante: su di me, sul fianco, brucia e morde. Lui ride, estrae, mena un fendente. Io paro, la sua lama a pochi centimetri dal mio collo, fermata solo dallo spessore della mia lama.
Roteo e aggancio con la punta a rampino, sposto verso il basso. Roteo e strappo, la sua spada gli sfugge di mano. Si sbilancia e io colpisco dal basso verso l’alto, la punta della mia spada roncola che entra sotto il mento, colpendo l’interno della sua bocca “Questo per Gratho” muovo verso il basso, intaccando la sua gola. Lui che afferra la mia spada e sgorga sangue come da una fontana “Per Angelo” più in basso. Estraggo e colpisco sfondandogli sterno e costole “Per Ingrid” ogni nome un epitaffio, una lacrima salata. Poi un fendente, con il dorso irregolare della mia spada, gli fracasso la faccia, cartilagini che si spezzano, occhio destro incavato e divelto. Il suo volto è una maschera dell’orrore. Lui protende la mano verso di me, chiedendo pietà. La lama cala inesorabile tagliando pelle, dita, spezzando, affondando fino al gomito. Sono in estasi, quasi folle “Per Duncan”. Con lui niente orrore “Pietà”
La stessa che hai riservato agli altri. Inesorabile, cala la lama per l’ultima volta. Quasi incredula, guardo la testa del bastardo che rotola via come una palla da basket impazzita “E’ finita” cado in ginocchio in attesa. Una sfera luminosa di energia fluttua fuori dal corpo decapitato di Ambrose. Piccoli globi salgono verso l’alto, sembrano spermatozoi. Si uniscono, crescono in un globo di luce grande quanto un melone “Suggerisco di allontanarci” sento dire da Catherine
La palla sale verso l’alto. Duncan, Gratho, Angelo e tanti altri. Allargo le braccia e attendo. Sarete sempre con me. Poi, la palla luminosa ricade verso il basso, su di me.

Vicino.
Quando i vetri delle finestre e delle auto parcheggiate andarono in frantumi, in un raggio di mezzo chilometro, Mafdet seppe che lo scontro era terminato. Si augurò che fosse Mary quella che avesse vinto.
Pochi minuti dopo, vide Bob avanzare verso di lei, salì in auto e sospirò “E’ finita. Per Mary, per me, per tutti”
“Ambrose è morto?”
“Un bastardo in meno sulla terra”
“Come ti senti?”
“Libero”
“E con Mary?”
“Le ho nascosto molte cose”
“Sa di me?”
“Non le ho detto chi sei nella vita di tutti i giorni”
Mafdet accese il motore “Vieni con me?”
“Qui non servo più a nulla”
Mafdet guidò scomparendo nella notte

Lui se n’è andato. Ha preferito scomparire in punta di piedi così come era arrivato. Sono arrabbiata con lui ma, nonostante ciò, mi manca. Le nostre serate di sesso sfrenato, il nostro risveglio con pompino. Le colazioni, le nostre docce, quello sguardo d’intesa che si era creata. Non era finzione. Non tutto almeno.
Catherine si è allontanata. Lei e il marito dovranno parlare di alcune cose. Non so perché ma, non riesco ad odiare John fino in fondo. Si è lasciato plagiare dal potere occulto di Ambrose. Per difendere la sua sposa, ha stretto il classico patto con il diavolo. Quando Ambrose iniziava un duello, John parificava a favore del giudice, con la sua balestra, colpendo alla schiena. In modo tale da dare un vantaggio al suo complice. In dieci anni, aveva aiutato Ambrose ad uccidere venti immortali =Aiutami a ucciderli. Muoiono loro, vive tua moglie. Scambio equo, non trovi?= Così agivano indisturbati
“Come ti senti?” chiede Olaf
“Libera”
“Cosa farai ora?”
Scuoto la testa “Non ne ho idea”
“Io mi fermerò qui per un po’. Sai, nei secoli, io e Ingrid abbiamo rimaneggiato il capanno nel bosco. Anche quello lo abbiamo preservato, come il cimitero degli Affogati. Assi e pietre. Da capanno a baita. Ora è un cottage con un bel patio e un vialetto dove mettere il furgone. Vorrei che Ingrid fosse qui e ti vedesse. Vorrei che tutti fossero qui a vedere cosa sei diventata”
“Loro sono qui” rispondo toccandogli il petto “E qui” mi tocco la testa “Loro sono dentro di noi”
“Sì” si tocca il cuore “Qui”
“Mi fa un po’ senso che ci sia anche quel viscido pezzo di merda di Ambrose” mi stringo nelle spalle e rido “Forse so dove andare”
“Dove?”
“Andrò nei luoghi che erano di Duncan. Mi sentirò più vicino a lui”
“Sì, fai bene”

Trovò John seduto alla scrivania, la testa appoggiata al tavolo, una larga macchia scarlatta che bagnava il legno e colava sul tappeto. Catherina guardò il corpo del marito, con gli occhi colmi di lacrime “Stupido John. Dannatamente stupido” gli volse le spalle e si allontanò. Voleva stare sola, lontana da tutto e tutti.
Qualche mese dopo
Da qualche parte in Scozia, in una taverna foderata di legno scuro. Mentre sotto, gente chiassosa beve birra fiumi, io mi sto sollazzando con una cavalcata selvaggia. Un bell’uomo conosciuto la sera prima, con dei baffoni alla Sean Connery e la virilità di Eracle.
Mi lascia spossata sulle coperte mentre si allontana a farsi una doccia. Il sesso non si nega mai.
Mi squilla il cellulare, sul display appare il nome di Catherine “So che sei in Scozia. Resta lì, sto per raggiungerti. Ho chiamato anche Olaf” la voce è grave
“Che succede?”
“Una vecchia conoscenza si è rifatta viva e ci sta cercando da un paio di secoli”
“Chi diavolo è?”
“Thulsa il Flagello”
“Eh, mai una gioia”

THE END






Questo racconto di è stato letto 1 3 6 0 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.