Il sequestro (VII Parte)

Scritto da , il 2020-09-15, genere pulp

Ore 8:45

Mario aveva guidato l’auto durante il tragitto con sentimenti contraddittori e altalenanti , in alcuni momenti emergeva la paura e quindi la sottomissione a quella umiliante situazione; in altri momenti invece sembrava prendere sopravvento il coraggio e quindi la voglia di pigiare il freno all'improvviso e far arrivare quel passeggero così indesiderato al suo fianco contro il cruscotto per poi colpirlo con violenza mettendolo così fuorigioco. Tuttavia il rischio da correre era davvero alto e ciò lo aveva condotto a tenere lontano il piede dal pedale centrale. Il tratto non fu lungo e infatti i due giunsero nei pressi della banca quindici minuti prima della sua apertura e ciò permise ai due di cercare un parcheggio comodo un po’ defilato dall'ingresso dell’edificio. All'interno della villa intanto regnava un’apparente calma, Valerj aveva raggiunto Aslan al piano superiore dove era di guardia da tutta la notte davanti alla stanza di Dario e Jessica, mentre Darko era sul divano in salone in attesa di eventuali comunicazioni del complice in compagnia di Mario. Il momento era cruciale e finalmente tutto si sarebbe concluso in poche ore, questo era il pensiero dei ragazzi in camera e dei sequestratori, ma per una persona questo pensiero era passato ormai in secondo piano. Rossana se ne stava seduta sul letto con le mani poggiate sul volto e con lo sguardo perso sul pavimento, non le importava più tanto del riscatto o dell’epilogo di tutto, anche perché non ci sarebbe mai stato alcun epilogo in grado di farle dimenticare tutto. Pensava solo a quanto fosse stata stupida a fidarsi di suo marito, e per questo non si capacitava di non aver compreso in realtà quale fosse la vera natura di quell’uomo da lei da sempre considerato come onesto e retto. D’un tratto tutto si era sgretolato nella sua mente e sapeva benissimo che ormai qualunque cosa suo marito avesse fatto non sarebbe mai riuscito a risanare la loro situazione. Se ne stava a fissare il vuoto quando Darko sbucò all’improvviso quasi sorprendendola. Le si avvicinò prendendo posto sul letto accanto a lei.

D:- Ehi bellezza, che succede?
R:- Cosa vuoi ancora?

Le rispose con apatia sincera.

D:- Tra poche ore sarà tutto finito e, forse , tornerai alla tua vita di sempre.

Rossana non fece assolutamente caso al’avverbio utilizzato dal sequestratore , ma si concentrò sul verbo futuro. Poi rispose passiva

R:- Nulla sarà mai come prima!
L’uomo stese le sue grandi braccia e tentò di abbracciarla, ma Rossana lo respinse con fermezza
R:- Cos’altro vuoi da me? Mi hai distrutto la vita, non ti basta? Vuoi abusare ancora di me? Vuoi scoprami ancora? E’ questo che vuoi?
D:-Abusare? Io non ho mai abusato di te, io ti ho sempre messa davanti alla scelta di accettare o no, la contropartita è sempre stato il sesso è vero, ma hai avuto sempre la possibilità di scelta.

Si giustificò, per poi dopo aggiungere, beffardo:

D:-E hai sempre fatto la scelta giusta, fino ad ora!
R:- Scelta? Quale scelta? Non è assolutamente così, ho dovuto scegliere di fare sesso altrimenti non avrei potuto parlare con i miei figli per sincerarmi delle loro condizioni, ho dovuto accettare di farmi montare per non farti massacrare mio mari…

A quella parola la donna si interruppe e si voltò dall'altra parte della stanza con rabbia.
Accorgendosi della reazione della donna, Darko capì che la storia della sorella non era più un segreto.

D:- Sai di mia sorella Jelenka, vero?

Rossana non rispose e divenne rossa per la rabbia. Poi si mise a urlare con rabbia e scoppiò in lacrime, colpendosi il volto più volte, aggiungendo quanto fosse stata stupida a fidarsi di Mario. Darko assurdamente l’avvolse in un abbraccio cercando di consolarla, ma la reazione della donna fu nuovamente prevedibile, lo rifiutò spingendolo, per poi urlargli contro

R: Come puoi essere così viscido? Mi hai sequestrata per una notte intera, mi hai costretta a fare sesso con tutti e ora mi abbracci e cerchi di capirmi, sei patetico! Figlio di Puttana!

Darko raccolse tutto il malcontento che la donna sfogò forse come non aveva mai fatto prima, il ceceno sapeva perfettamente che ne aveva bisogno e la lasciò fare senza battere ciglio.

D:- Quando fai così, diventi irresistibile! Le sussurrò compiaciuto

In preda alla rabbia Rossana lo colpì con violenza sulla guancia ma l’urto fu attutito dal passamontagna dell’uomo, poi si scagliò su di lui in preda ad una crisi isterica. Non ci mise molto ad immobilizzarla, tuttavia quella reazione portò l’uomo ad assumere un comportamento più comprensivo, ma Rossana era una furia e, nonostante l’immobilità delle braccia, continuava a lottare. Messa alle strette iniziò a mordere e a sputare contro l’uomo che continuava a starle sopra senza tanti sforzi.

D:-Sfogati! Ne hai bisogno, vedrai che dopo starai meglio

La forte presa portò la donna ad arrendersi e con calma anche le sue grida cessarono. Il suo respiro tornò più calmo e l’uomo poté liberarla dalla presa, lasciandola. Rossana conquistò il lato del letto alla sua sinistra scivolando velocemente di fianco, allontanandosi così da lui e sedendosi sull'altro lato del letto dandogli le spalle . Seguì un istante di silenzio prima che Darko riprendesse la parola.

D:-Mi dispiace davvero che tu debba vivere tutto ciò, ma insomma! Questo non sarebbe successo se quel bastardo di tuo marito si fosse tenuto il cazzo nei calzoni e non avesse messo incinta mia sorella, se non l’avesse licenziata e rispedita a casa senza un lavoro e senza un aiuto economico solido. E’ lui la causa di tutto questo male.

Rossana ascoltava affranta ciò che l’uomo diceva, cercando di concentrarsi, ma il dolore era troppo forte da sopportare, l’uomo però sapeva bene quanto fosse vulnerabile e le raccontò tutto ciò che Jelenka le aveva raccontato a proposito di lei e suo marito. Non le risparmiò alcun dettaglio a proposito degli abusi e delle umiliazioni che la sorella aveva subito, le raccontò delle minacce di licenziamento nel caso avesse raccontato qualcosa. L’uomo era un fiume in piena raccontava tutto quello che aveva saputo nei dettagli fino alla gravidanza e al licenziamento per evitare seccature. Il biglietto aereo per ritornare nella sua terra dai genitori e ancora della buonuscita mensile per mantenere il segreto e lavarsi la coscienza. Le spiegò che la grave situazione di indigenza in cui si trovavano i genitori aveva spinto Jelenka a fare dei servizi, durante e dopo la gravidanza, poco consoni alla sua persona, guadagnandosi l’appellativo di sgualdrina. Il paesino dove lei viveva è molto piccolo e presto le voci iniziarono a girare, finché anche gli anziani genitori vennero a conoscenza dell’attività della giovane figlia. Nostra madre-continuò l’uomo- già malata si aggravò e mio padre cacciò Jelenka da casa. Se non fosse stato per nostro cugino Aslan oggi non so che fine avrebbero fatto lei e suo figlio. Io di questa storia venni a conoscenza sollo dopo qualche mese e dopo la morte di mia madre, fu quell'omone che ora fa la balia ai tuoi figli nella stanza sopra a raccontarmi tutto, da quel giorno il mio unico scopo divenne quello di vendicarla e far pagare tutto all'unico responsabile della sorte in cui è stata costretta ad andare incontro la mia famiglia. Qualche tempo dopo anche Jelenka trovò il coraggio di raccontarmi la sua storia, finalmente, trovando la forza di liberarsi di quel turpe segreto che tanto l’aveva travagliata. Venni a conoscenza degli abusi cui era stata sottoposta mentre lavorava da voi, del licenziamento in seguito alla gravidanza, delle difficoltà dopo il suo ritorno nel nostro povero paesino assieme ad una creatura da mantenere senza un lavoro e con genitori a carico. Mentre Darko le vuotava davanti tutto lo schifo del mondo, agli occhi della donna questi eventi sciagurati fecero apparire per la prima vota l’uomo come una vittima, si immedesimò nei panni della giovane domestica di cui ricordava molto bene i lineamenti nonostante avesse lavorato per loro meno di un anno, sempre disponibile e sorridente e con una gran voglia di lavorare. Dal ricordo germogliarono delle lacrime che le solcarono il volto. L’uomo percepiva la vulnerabilità della donna e continuò a parlare cercando di fornire delle giustificazioni alla violenza cieca che era riuscito a scatenare in meno di 24 ore e in maniera istintiva contro di lei e la sua famiglia. Le chiese di immedesimarsi nella sua situazione e di dirgli con onestà se a parti inverse ella non avesse fatto nulla o se invece avesse risposto con odio e cieca brutalità davanti ad un’ingiustizia come quella subita dalla sua cara sorella. La domanda spiazzò Rossana che per la prima volta era invitata ad esporsi su un interrogativo, un quesito a cui per tutta la notte aveva cercato la risposta: Perché a noi? Ma ora era così chiaro, nonostante la brutale aggressione, subita in stile Arancia meccanica di Kubrik, non trovò una risposta immediata, ma in quel suo silenzio maturò la coscienza che l’odio per ciò che la sua famiglia aveva subito era pari allo stesso sentimento di ostilità che aveva spinto Darko ad agire così. Ora una parte di lei coglieva che l’uomo davanti era a sua volta un vittima delle conseguenze dei più assurdi e deprecabili soprusi e ricatti perpetrati dall'uomo della sua vita. Le fu chiaro che i soprusi subiti erano la giustificazione ad una forma di odio indefinibile maturato nell'apprendere la violenza subita da un essere così tenero e amorevole come Jelenka. Accettare quanto subito da Jelenka significava arrendersi, ma l’animoso spirito del ceceno non avrebbe mai potuto accettarlo, così la ritorsione verso l’uomo, e la sua famiglia, artefice di tutto, era la riposta più forte al dolore. La confusione interiore cedette il passo alla razionalità più bieca e ora l’unico protagonista da indicare come colpevole era Mario. Rossana chiuse gli occhi e si sforzò di trattenere le lacrime, mentre Darko terminava di metterla al corrente su tutto ciò che ormai doveva conoscere. Quando gli riaprì, sentì la mano dell’uomo accarezzarla con tenerezza, provò a ritrarsi ma ora c’era qualcosa che in quell'uomo la incuriosiva, il ceceno non si scompose e le si avvicinò ancora, le sfiorò ancora la mano, e aggiunse qualcosa di completamente diverso dal discorso precedente:

D:-E’ un piano perfetto, per ora sta funzionando, ma anche nei migliori piani si verifica sempre un imprevisto.

Lo sguardo di Rossana nell'insieme delle mille emozioni si fece interrogatorio.

D:-Doveva essere un lavoro veloce e che non avrebbe dovuto lasciare spazio a sentimentalismi di nessun genere, ma a volte si verifica il contrario di quello che pensiamo.

Rossana non capiva e continuava a guardare il suo interlocutore con confusione mista a terrore.

R:- Ma cosa stai dicendo? Non capisco! Cosa è andato storto?

Pensò subito ai suoi figli. Il ceceno preso fiato e riprese il suo discorso

D:- Come ti stavo dicendo a volte non siamo in grado di prevedere gli eventi e anche se questo doveva essere un lavoretto semplice, meccanico e senza emozioni alcuna, ora ci troviamo a dover fronteggiare degli imprevisti.

R:- Ora basta! Vuoi dirmi cosa cazzo vuoi dire?

Il respiro di Rossana iniziò ad aumentare così come le vene iniziarono a pulsare per la preoccupazione.

D:- Credo che si tratti di tuo figlio!

A queste parole la donna corse incontro all'uomo girando intorno al letto e una volta faccia a faccia lo guardò negli occhi, dura e senza paura, urlò:

R:- Cosa hai fatto a mio figlio? Se lo hai toccato con un solo dito, io ti ammazzo!

D:- Credimi sarebbe molto più semplice così.

Rossana prese per le spalle l’uomo e provò a scuoterlo con tutta la forza che aveva urlandogli contro: DIMMI COSA HAI FATTO A MIO FIGLIOOOOO!

ORE 9:30

Nell'auto parcheggiata in prossimità della banca, Iancu comunicava quanto stava accadendo e come da copione era in costante contatto con Valerj, per il momento il rumeno non aveva nulla di rilevante da segnalare. Tutto stava procedendo secondo i piani, Mario era dentro l’edificio e intorno non vi erano movimenti che facessero pensare a qualche soffiata o movimento di polizia. Una volta tornato il proprietario dell’ auto, il rumeno avrebbe avvisato il suo interlocutore avvertendolo che il denaro era in custodia. Nonostante procedesse tutto per bene, l’attesa iniziò a rendere nervosi un po’ tutti i soggetti coinvolti. Mario aveva appena finito di firmare gli ultimi documenti, non era stato facile convincere il direttore dell’ente creditizio a farsi rilasciare dal cassiere una cifra così alta. In poco tempo e senza preavviso era riuscito, con non poche difficoltà, a convincere il direttore circa il motivo del prelievo di tutto quel contante e a mentire alle consuete domande sulla sicurezza. Tra poco sarebbe entrato in possesso della cifra richiesta: 60 banconote da 500 euro, divise in sei mazzi da dieci da 5.000 euro l’uno, da collocare nella sua valigetta personale.

ORE 9:45

In casa Rossana aveva appena appreso da Darko quanto avvenuto tra suo figlio e suo cugino Aslan durante la notte, la donna non sembrava sorpresa delle tendenze sessuali del figlio, evidentemente ne era al corrente o lo aveva sempre saputo, ma era perplessa dal fatto che suo figlio avesse avuto una relazione con il suo sequestratore. Darko le aveva spiegato che non vi era stata alcun tipo di coercizione o scelta da fare, ma che tra i due quanto avvenuto era successo all'improvviso e senza obblighi. Dunque questo ora aveva creato un doppio problema: Aslan non era più disposto a portare avanti la rapina e voleva raccontare la verità e il motivo di tutto ciò al ragazzo con cui si era già opportunamente scusato per il pugno che gli aveva rifilato durante le prime fasi concitate del sequestro, in più il ragazzo sembrava essersi preso una cotta per quell'omone muscoloso, ma anche tenero e capace di amare. Rossana incredula prese posto sul margine laterale del materasso poggiando le mani sulle gambe. Poi con un filo di voce e senza guardare il suo interlocutore:

R:- E mia figlia?

Prima di risponderle l’uomo si sfilò il passamontagna e lo fece cadere silenziosamente per terra:

D:- Sta bene! Lei non si è innamorata di nessuno, ma …..

Rossana fissava il vuoto troppe cose scioccanti erano accadute in meno di ventiquattro ore , ma non erano ancora così tante e sconvolgenti da segnarne l’epilogo. Il ceceno le si avvicinò continuando la frase che aveva lasciata sospesa:

D:- Lei no, ma io si!

Rossana si voltò di scatto con occhi sgranati che divennero veri e propri fanali nel momento in cui si rese conto di poter scoprire il viso di quell'uomo che l’aveva sequestrata per una notte intera. Le parole le si strozzarono in gola, non avrebbe concesso sua figlia a lui per nessuna ragione e si sarebbe fatta uccidere piuttosto di pensare soltanto a qualunque proposta su Jessica. Le parole che però seguirono la gelarono:

D:- Non doveva assolutamente succedere, ma i sentimenti sono incontrastabili e indefiniti , così posso ammettere che come è accaduto ad Aslan nei confronti di tuo figlio, la stessa cosa sta accadendo a me… nei tuoi confronti.

Fu il colpo finale. La donna si sentì sollevata per l’incolumità della figlia, ma comprese che ora tutto si stava complicando enormemente e a quanto pare in maniera irreversibile.



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