Bianca al lavoro - Seconda parte

Scritto da , il 2019-09-14, genere trio

A mezzogiorno Bianca smontò dal servizio. Avrebbe potuto mangiare in mensa ma non aveva voglia di dover scambiare chiacchiere e battute, sempre le solite, con i colleghi. Voleva allontanarsi velocemente da quel luogo. Montò in macchina e grazie alla totale assenza di traffico in 20 minuti si ritrovò a casa. Il monolocale era in penombra, piccolo e fresco.

Chiude la porta alle spalle rimanendo ferma, in piedi. Per un attimo lo sguardo nel vuoto. Poi la mano che estrae dalla tasca dei pantaloni il bigliettino lasciato da Alice. Lo fissa. Fa uno sforzo di memoria per ricordare le espressioni dei visi della coppia. È confusa. Cosa ha visto? Disponibilità e gentilezza. Sicuro ma non bastano a giustificare l'invito, nemmeno se l'avessero fatto come atto di ringraziamento per aver loro evitato il verbale.
No.
C'è altro ma Bianca non comprende; per un istante si spaventa all'idea di aver esternato eccessivamente la sua tristezza e la sua solitudine.
- Cazzo - borbotta - che sia diventata così trasparente?
No. Non è possibile.
Una vocina lontana, in fondo alla nuca, le sta dicendo qualcosa ma lei non capisce, le parole sono confuse. Una cacofonia di suoni indistinti mischiati a un brivido lungo la schiena e al saltellare caotico del battito cardiaco. C'è anche una vaga sensazione di calore al ventre ma Bianca non presta attenzione. Si spoglia, sistema la divisa ed entra nella doccia. Acqua fredda che scorre sui capelli cortissimi e bianchi, sulle spalle, sui seni, la pancia, il culo, le gambe. Si insapona velocemente, sciacqua la schiuma, esce dalla doccia, si guarda allo specchio. Gli occhi vedono il passato. Un'altra stanza, un altro bagno, un altro specchio: l'immagine di Francesco che la incula, disperatamente. Disperatamente lui voleva che Bianca fosse sua. Disperatamente Bianca voleva appartenere a lui.
Lo stomaco che si ribella, si torce, uno zampillo di rabbia, pugni stretti e una bestemmia liberatoria, parolacce, insulti sussurrati a denti stretti. Basta, bestemmia, basta, cazzo, basta, stupida. Basta, urla.
Senza pensare infila un costume, bikini nero a triangolo, slip minimal, semplice. Canotta, pantaloncini, infradito. Zaino con libro, Herman Hesse, consiglio del maestro di yoga, un telo, il telefono e le chiavi della macchina. Prima di uscire acchiappa il bigliettino sul tavolo, legge l'indirizzo, manda un messaggio al numero di cellulare annotato: Ciao, sono Bianca. Ci siamo conosciuti stamattina ... Ero in divisa ... Verrei volentieri a trovarvi se l'invito è sempre valido.
Attesa.
Due minuti: Certo!
In macchina: Deep Purple, Pink Floyd, Led Zeppelin, Janis Joplins, Nina Simone, James Brown. La sua playlist al massimo volume. Aria dai finestrini aperti, qualche disgraziato che sotto la canicola delle 13 si volta a guardare quella macchina rumorosa. Bianca sorride.
Arriva all' agriturismo "Crêuza de Mä" mezz'ora dopo. Fa decisamente più fresco che giù in città. Il paesaggio è verde, poche villette lontane. Alle spalle monti brulli, ai piedi la distesa azzurra del mare. Bianca posteggia in uno spiazzo dove ci sono altre tre macchine. Una è quella dei suoi ospiti. Con un misto di imbarazzo e leggerezza si avvia verso la piscina. Eccoli. In acqua entrambi, vicini, appoggiati al bordo a chiacchierare fitto. Alice la vede ma si capisce che ha bisogno di un attimo per riconoscerla. La divisa cambia le persone in maniera sconcertante. Qualche secondo. Alice esce dalla piscina e le va incontro. Bianca è abituata a guardare le donne: 25 anni nell'arma, a stretto contatto con i colleghi uomini, sa apprezzare le forme di una donna. Leggera, elegante, un seno favoloso che attira lo sguardo. Bianca arrossisce in un misto di imbarazzo, vergogna e timidezza. Si sorprende accorgendosi dell'eccitazione che quella donna sconosciuta le provoca. Alice la prende per mano, la saluta, parla mentre le fa posare lo zaino su una sdraio e la invita a spogliarsi ed entrare in acqua. Bianca fa un cenno di saluto a Roberto, le fischiano le orecchie e le sembra di camminare su un materasso. Ha bisogno di rinfrescarsi. Decisamente.
Si rende conto di avere un sorriso ebete stampato in faccia e si sente le orecchie in fiamme.
Al culmine della goffaggine, mentre incespica sui suoi stessi piedi tentando di arrivare alle scalette della piscina, Bianca scivola in avanti, barcolla nel tentativo di mantenere l'equilibrio e casca rovinosamente in acqua. Una panciata di proporzioni gigantesche. Annaspando tira fuori la testa dall'acqua e guardando le espressioni spaventate di Roberto e Alice, scoppia in una risata nervosa che innesca la stessa reazione anche nella coppia. Il nervosismo si scioglie lasciando nei tre la semplice voglia di chiacchierare e rilassarsi. Parlano. Di libri, di musica, di pittura. Lavoro, famiglia, viaggi. Come se si conoscessero da una vita.
Si alza una brezza leggera. Stanno a mollo da troppo tempo. È ora di uscire. Il posto è deserto, le sdraio sono tutte a loro disposizione. Roberto, su invito di Alice, si allontana alla ricerca di uno spuntino, un po' di frutta, un gelato. Le due donne si asciugano in silenzio. Torna un po' di imbarazzo. Bianca si ritrova ancora a guardare le tette di Alice, ipnotizzata. D'istinto allunga le mani per toccarle il seno. Le ferma a pochi centimetri. Uno sguardo interrogativo all'amica. Bianca, senza dire una parola, le chiede il permesso. Alice afferra le mani di Bianca, accompagnandole nei luoghi che il tatto vuole conoscere.
Quando Roberto arriverà alla piscina non troverà le due donne ma solo i vestiti e i teli abbandonati sulle sdraio. Addirittura il cellulare di Bianca e le sue chiavi della macchina. Manca solo il mazzo dell'appartamento. A Roberto si dipinge un sorriso sul viso. Ammucchia tutto all' interno di un telo, si lancia il fagotto sulla spalla e a passo svelto si dirige verso il loro villino. La porta è aperta....
Sarà una serata divertente..

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