Dame -intermezzo- richiamo al filo rosso.

di
genere
sentimentali

Dame fissava la grande vetrata, le luci esterne facevano collisione con ciò che succedeva nella sala alle sue spalle riflettendo immagini complesse e misteriose, a lungo si era soffermata lì cercando di seguire quei colori variopinti che illuminavano la vetrina, fin quando si trovò dietro Este.

-Dame… vuoi ballare?-

La donna si volse di scatto, come se fosse stata scottata o morsa da un serpente, il suo sguardo scuro finì per annegare negli occhi dal colore abissale dell’uomo.

-Perché… perché dovrei accettarlo?-

Il silenzio cadde tra loro, un silenzio irreale.
Occhi negli occhi, a Dame mancò il fiato per qualche secondo.

-Voglio che tutto torni come prima- sussurrò Este, timoroso.

-Non puoi pretendere che tutto torni come un tempo. Dimmi, siamo stati mesi senza rivolgerci parola… non puoi pensarlo.-
Anche se Dame aveva ragione, Este provava una forte voglia di poterla abbracciare, di sfiorare quelle labbra dal colore della pesca matura, toccare la sua pelle di velluto con quel suo profumo che lo lasciava sbalordito; nel guardare gli occhi di Este, Dame, immaginò.

-Ti chiedo un solo ballo, semmai non proverai la voglia di stringermi o baciarmi io me ne andrò via senza mai più importunarti.-

-Pensi che ti sia tutto dovuto!-

-Nulla mi è dovuto… non vuoi lasciarti andare? –

-Sei sparito per tre lunghi mesi…-

L’espressione di Este mutò, la donna percepiva disagio in lui, tuttavia si conosceva, sapeva bene che i suoi occhi si contraddicevano.

-Lo so, e mi dispiace.-

-Solo questo sai dirmi Este?- corrugò la fronte, pensieri inespressi si susseguivano sul suo viso.

-Sono stato male, non sapevo più chi ero, sono scappato per schiarirmi le idee… ma mai sarei scappato da te, Dame. Mai-

Silenzio.

-Un solo ballo ti chiedo- continuò l'uomo, allungò la mano verso di lei, Dame la fissò a lungo ricordando situazioni inaudite, passarono interminabili minuti dove entrambi sembravano essere confinati in una bolla infine la fanciulla, accettò.

Este la condusse al centro della grande sala, marmo lucido sotto i loro piedi e pareti ornate da antichi dipinti con cornice d'oro. Le persone erano agghindate con abiti in stile rinascimentale e maschere che ricordavano Venezia; Dame si sentì osservata, imbarazzata quando lui la strinse a se sotto gli sguardi attenti della platea.
Occhi negli occhi, mani e corpo a sfiorarsi, poteva sentire il suo profumo fresco e virile. Muovevano i passi lentamente, non parlavano, seguivano le note della loro canzone mentre gli altri fungevano da sfondo a ballare un valzer Viennese.
La sensazione di avere tutti gli sguardi addosso tuttavia la perseguitava atrocemente, quelle maschere nelle vorticose giravolte se le ritrovava vicine, sorrisi spuntavano da esse e sguardi maliziosi.
Dame quindi, si concentrò solo su Este sul suo volto pulito da bravo ragazzo, si concentrò talmente tanto da annullare tutto ciò che aveva intorno. I loro corpi continuavano a sfiorarsi nella danza, i loro profumi a mescolarsi. Si sentiva drogata da tutte quelle sensazioni che le esaltavano i sensi. Si stupì quando iniziò a bramare le labbra carnose e rosa del giovane, le guardò a lungo e quando alzò lo sguardo su quegli occhi scuri ritrovò in essi la stessa sensazione. I loro visi si sfiorarono, i loro sguardi si accarezzarono l'anima. Labbra contro labbra. Si baciarono. Este aveva ragione, pensò Dame, doveva lasciarsi andare, ed ora che l'aveva fatto aveva compreso che sarebbe stata sua ancora.

L'uomo si svegliò. Era orbo per sua scelta. Tuttavia sapeva dov'era: sulla sedia a dondolo davanti al camino, ne percepiva il calore ma, non poteva sentire lo scoppiettare della legna. Ora doveva solo capire se lei era con lui, aveva sognato e quindi doveva esserci, di fatto percepì la sua presenza. La mano stranamente fredda toccò il suo braccio, inevitabilmente venne scosso da brividi di terrore. Brividi che lo resero paralitico, impossibilitato a fare un qualsiasi tipo di movimento. Balbettò qualcosa di incomprensibile quando riuscì a ritrovare il coraggio perso. In risposta ottenne un nuovo tocco, leggero, gelido, spaventoso. Ma si trattava sempre di lei: del demone che perseguitava la sua esistenza, il demone a cui lui era legato. Una stupida credenza divenuta realtà, viveva ormai la sua esistenza lontano da tutto e tutti, chiuso nella casa delle meraviglie. Stava perdendo la ragione, lo sentiva, sentiva la pazzia impossessarsi di lui. Era orbo per sua scelta, per non vedere l'orrore gravare sul suo corpo, la percepiva, quello non riusciva a fare almeno.
Il tocco cessò di colpo. La sedia a dondolo iniziò a muoversi dolcemente avanti e indietro ma man mano, prese velocità.
Scricchiolava.
Lui si aggrappò con la paura di cadere, di certo non poteva udire il lamento come se fosse un guaito, e un motivetto triste intonato con voce femminile.





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2019-02-10
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