Jenny. Sindrome di Dracula.

Scritto da , il 2018-12-07, genere etero

La ragazza non rientra certo nelle sue preferenze di donna.
Troppo esile, non propriamente magra ma esile, la corporatura di una silfide. L’unica sua rotondità è il sedere, ben fatto ma piccolo. Il seno poi? Due cupole appena accennate come quello di una adolescente. Il viso è solo carino.
Maledetta la sindrome di Dracula! Si dice mentre l’aspetta.
E’ in caduta libera!
Sente sempre di più il bisogno di donne giovani, come per fermare il suo tempo che sta correndo freneticamente, come se scoparle contribuisse a ringiovanirlo. Sempre più spesso si fa prendere da queste avventure che non portano a nulla, gli creano ancora più disagio, fanno crescere il disprezzo per se stesso.
Si ripete da tempo, quando la sua razionalità riesce ad riemergere, che è uno sciocco.
Quante volte ha tentato di mantenere sotto controllo questa tentazione ma la sua determinazione svanisce ogni volta come la neve di primavera al sole.

Ma una cosa è certa! Non travia! Non corrompe!
NO! Lui non ha mai traviato! Non ha mai corrotto!

Ha ventidue anni… lei, sposata da sei mesi.
Intelligente? Certo che si, ma non lo dimostra con il suo comportamento.
Tradisce il marito saltuariamente con il suo ex ragazzo che quando ha voglia la chiama e lei accorre scodinzolando come una cagnolina, si accuccia davanti a lui che la usa e dopo la rimanda dal suo maritino. Lo tradisce, sempre saltuariamente, anche con il miglior amico del marito, amico fedele e generoso a quanto sembra dato che l’ha scopata la prima volta durante il pranzo di nozze, loro che abbandonano temporaneamente la festa e si riparano per scopare in un angolo appena nascosto.
Ma perché si è sposata… poi? Piena incongruenza.
Beh… affari suoi.
E alla domanda se con questi ragazzi usa precauzioni, ebbene lei candidamente confessa di no… che si fida di loro!
Ti fidi? Ti fidi anche di me? Le chiede.
Non so… risponde.
Lei gli scrive, poi… ma si, la solita trafila, lei si racconta e alla sua richiesta d’incontrarla per scopare, per una sola volta chiarisce lui, ebbene…? Senza titubare un solo attimo, accetta.
E’ curiosa di come sarà farlo con lui, dice.
Solo curiosità.
Il motivo per il quale lui decide di volerla incontrare?
Solo fisico.
Si decide dopo le foto.
Le foto di lei nuda. Il suo fisico adolescenziale, il piccolo seno, la fanno giudicare molto meno grande d‘età di quanto è. Sembra una quindicenne.
Inoltre le foto mostrano un altro piccolo particolare, la sua vagina.
Aperta, le labbra dischiuse, bagnate e un clitoride straordinario. In quella foto mostra un cappuccio consistente dal quale spunta la capocchia di un piccolo glande lucido e di colore acceso.
Sono questi particolari che gli fanno decidere d’incontrarla. Non altro.
Incollare la bocca a quella vagina e tormentare quel grosso clitoride fino a farla impazzire. Strizzarlo fra le labbra e poi fra i denti, morderlo, farla inarcare, sentirla gemere e mugolare.
Succhiarlo… quel clito!
Quello che spera è che non subisca passivamente a gambe aperte ma che morda, che graffi e che urli!

La sta aspettando alla stazione degli autobus, ma evidentemente è in ritardo. Riporta nuovamente il pensiero a quel grosso clitoride.
Cosa c’è di razionale essere attratti da questo particolare?
Tette grosse, cazzi larghi, culi larghi! Alla fine tutto è solo un lavoro mentale d’immaginazione, droga per la mente, ma il problema è… si può restare immuni a queste sollecitazioni?
Gli torna alla mente G. che si diceva innamorata di lui ma che gli confessava con il suo candore incredibile che si scopava anche un maestro di tennis che era il vero prototipo del cretino e neanche gran che fisicamente!
Perché? Lei diceva che non resisteva all’idea di essere scopata dal suo cazzo che era più largo di una lattina di coca cola.
Lei… la ragazza di oggi con quel suo clitoride enorme, è convinta che non sia un pregio ma un difetto fisico e tale da vergognarsene. Ai suoi amanti, persino a suo marito, quella sua caratteristica non piace, non è mai piaciuta, non la toccano, non la baciano lì, a volte se ne escono con lazzi ironici e denigratori. La umiliano.
A fatica è riuscito a convincerla del contrario, che lì è bella e che lui non vede l’ora di incollare la bocca a quel suo clitoride e non si staccherà se non dopo averla sfinita. Lei confida anche di non godere dell’amplesso in sé, di non raggiungere l’orgasmo, di riuscire a godere solo masturbandosi.

Una piccola cittadina dei colli Euganei. La fermata degli autobus.
Eccola.
La vede uscire, cercare la macchina con una occhiata circolare, lo vede, lo raggiunge.
Sale.
E’ più carina che in foto, occhi colore dell’autunno, caldi. Un visino dolce.
-Ciao…-
-Ciao…-
Lui parte.
Lei continua a guardarlo, lo scruta.
-Senti…-
Lui intuisce la sua insicurezza.
-Dimmi…-
-Senti… non sono più così sicura di volerlo fare…-
-Me lo dici ora? E… perché? Non ti piaccio più?-
-No no… mi piaci. Ma… è che sei così più grande di me, non l’ho mai fatto con uno della tua età, mi metti soggezione, mi sembra di scopare mio padre, mi avevi detto che potevo cambiare idea anche all’ultimo momento…-
Cazzo! Cosa combina questa?
Non riesce ad arrabbiarsi veramente con lei.
Non cerca neanche di convincerla.
Sa che lei non ha mai conosciuto suo padre e ora ha una specie di blocco.
Non vuole forzarla!
-Dove stiamo andando…?-
-Ora? Sto andando a casaccio…-
-Mi spiace tanto! E’ che… quando ti ho visto mi è venuta l’angoscia, mi spiace… ora sei incazzato…-
-Beh si… ti riporto alla stazione dei bus…-
-No dai… non subito, facciamo un giro e fammi vedere dove mi avresti portata, non sono mai stata in un motel con un uomo…-
-E’ un alberghetto… carino…-
-Andiamo fino a là… vorrei vederlo…-
-Ma si… perché no?-
Lui le guarda le gambe, sono leggermente dischiuse, la corta gonna mostra le cosce, magre si… ma gradevoli, la trova anche sensuale. Peccato! Ora è sicuro che smanierebbe con lui, che proverebbe quegli orgasmi che non conosce.
In breve arrivano, lui propone di fare due passi nel bosco vicino.

-Dimmi di tuo padre… mi incuriosisce il fatto che lo identifichi con me-
-Mamma è molto riservata al riguardo, è una donna eccezionale. Non so chi è, nulla di nulla, potresti benissimo essere tu…-
-Se ti tranquillizza, non ero in Italia quando sei nata, sicuro al cento per cento…-
-Mi spiace… ti guardo e vedo lui, forse perché mi piaci e inconsciamente vorrei che fosse come te?-
-E tua madre non ha un uomo?-
-Come ti ho detto è molto riservata, penso di si dato che a volte dorme fuori, ma non so nulla di preciso… quando ero piccola ha avuto un uomo che girava per casa ma lo ha cacciato quando le ho detto che mi toccava-
-Hai avuto tanti ragazzi. Il primo quando?-
-A quattordici anni-
-E poi una lunga serie… giusto?-
-Si…-
-E perché? Visto che non provi piacere? Quale è lo stimolo per il quale ti concedi con questa facilità?-
-Non lo so, sul momento provo eccitazione, non so dire di no, poi… chissà perché-
-Solo a me sai dire… di no.-
-Senti… se prometti che non cerchi di scoparmi vengo in stanza con te, posso soddisfarti con la mano, con la bocca…-
-No!-


“No! Cazzo! Pensa…
Non sono il tipo da accontentarsi! E comunque non ora!
Specialmente con te che mi hai richiamato alla coscienza la cosa della figlia! So che se volessi, ti potrei avere. Ne ho il modo, la capacità, ma ora ho uno scrupolo.
Si che potrei e non resisteresti alle mie carezze, ai miei baci fra le cosce e saresti tu a chiedermi di penetrarti dopo che te l’ho strofinato a lungo fra le tue cosce chiuse, strette, strofinato sul tuo solco e proprio su quel grosso clitoride!
Volevo, vorrei… insegnarti a godere.
Come un maestro.
Farti capire che è necessario che ti concedi solo quando ne hai desiderio e comunque non a uno qualsiasi.
Il sesso può essere squallido e può essere meraviglioso!
Non buttare via il tuo corpo, non buttare via la tua anima!
Non imbrattare la tua vita di macchie indelebili!
Anche in questo ti posso essere maestro!
Ma… mi hai tarpato il desiderio, la voglia, la volontà di farlo. Non mi va più!
Si… è vero potresti essere mia figlia.”

Più tardi mangiano un gelato seduti assieme nel giardino.
Non c’è più traccia di sesso fra loro.
La riaccompagna alla stazione dei bus. Lei lo bacia su una guancia.
-Sono stata bene con te… grazie.-

Una pagina di vita.
Una pagina girata e diventata subito passato.
Mille pagine di parole vuote, scarabocchi senza senso.
Mille ancora bianche.
Aspettando qualcuno che lo guarisca dal ”mal di vivere”.


T.

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