Cap: Adrenalina e Catfighting

Scritto da , il 2018-11-30, genere pulp

(dal diario di Pat)
L’ammucchiata nel lettone di Roby è stata abbastanza succosa, e tutto sommato rivelatrice: è evidente che i tatuati di Amersfoort stanno usando i due sfigati toscani. Adesso però sono curiosa di vedere come si sviluppano le cose ora che i maschi hanno le palle sgonfie.
Dopo il naturale languore post-orgasmico, è Karin a proporsi di ravvivare il tutto con un gesto significativo: in sostanza ci propone uno spinello di gruppo da loro…
Chiedo conferma in inglese, e lei sorride aggiungendo che oltre all’hashish potrebbero avere anche qualcosa di più forte.
Perché non sono sorpresa?
Traduco agli sfigati, e i due si dimostrano piuttosto aperti di vedute.
Hmmm… Controllo l’orologio come se per guadagnare tempo: sarebbe interessante scoprire dove abitano Jen e Karin. Ovviamente è anche un rischio infilarmi nella loro tana, ma io ho sempre quella dannata assuefazione da adrenalina che mi fa sempre scegliere di ficcarmi nei guai, quindi accetto anch’io.
Ci infiliamo di nuovo i vestiti e ci avviamo nella notte.

Attraversiamo Port Nature e Heliopolis passando dietro al Glam, e raggiungiamo l’ingresso del Campeggio.
Jen fa strada nel labirinto dei bungalow e delle tende, con Roby sottobraccio e noi tre al seguito: Franco in mezzo e Karin e io ai suoi fianchi, in modo da lasciarci palpeggiare il culo tutte e due esattamente come sta facendo Jen con la Roby davanti a noi.
Ammetto di essere già calda per un secondo round quando arriviamo all’area camper: Jen si ferma davanti a un mezzo di medie dimensioni abbastanza usato e tipico di una coppia olandese come la loro.
Entriamo, e l’odore la dice lunga sulla natura delle attività ricreative dell’allegra coppia di Amersfoort.
Non posso fare a meno di notare che Jen, entrato per ultimo, si chiude la porta a chiave alle spalle: può sembrare ovvio per chi si accinge a consumare droghe vietate in Francia, ma a me non promette niente di buono. Controllo ancora l’orologio, e mi preparo al peggio.
Karin prepara velocemente un paio di spinelli, li accende e ce li offre, uno a Roby e l’altro a suo marito.
I due sfigati inalano con foga e poi passano a me e a Jen. Io faccio solo finta, a rischio di strozzarmi, e giro prontamente lo spinelloa Karin, che lo assapora con chiaro piacere.
Andiamo avanti un po’, con noi ragazze a passarcene uno e i maschietti a gestirsi l’altro, finché Karin non si accorge che io non aspiro e mi propone qualcos’altro.
Mi chedevo quando sarebbe enuta fuori la coca.
Declino, con la scusa che domani devo guidare.
Segue ovviamente la domanda su dove debba andare, e ovviamente anche su dove sia Eva…
Devo andare in moto da lei, a Montpellier…
Moto? Sembrano sorpresi, segno che la loro attività di sorveglianza nonè stata delle più precise. Buon a sapersi, significa che non sanno che in realtà la moto ce l’ha Jasmine.
Karen si lamenta che io non sono divertente: lei e Jen ci tenevano tanto a conoscere anche Eva!
Io faccio spallucce: mi dispiace, ma Eva non c’è.
Solo allora mi accorgo che ho Jen alle spalle. E’ per quello che mi prende alla sprovvista: per quello, e per la dannata aria vizita piena di fumo…
Jen ha già sniffato, quindi è lucido e pieno di energia a dispetto degli spinelli, che invece hanno rincretinito Roby e Franco: mi afferra per le braccia da dietro e me le blocca con delle manette.
Potrei scalciare, ma siamo bloccati dentro un cazzo di camper, e non c’è spazio per mosse di karate..
Mi hanno fottuta come una principiante. Dannata adrenalina.
Roby e Franco ridacchiano come scemi mentre Karin dice che non mi lasceranno andare finché non avrò detto loro che fine ha hatto Eva…
Jen mi torce le braccia all’indietro e mi aggancia le manette a un uncino al soffitto del camper; poi mi sfila il vestito, così mi ritrovo nuda e appesa al tetto del camper.
Roby sembra trovare divertente il giochino erotico, e Franco ha addirittura un inizio di erezione nella patta dei pantaloni.
Karen mette in moto il camper, e io mi rendo conto del pericolo.
Tutti i miei calcoli erano basati sull’impossibilità per i due di Amersfoort di lasciare il villaggio portandosi dietro qualcuno contro la sua volontà, visto che l’unico ingresso è sorvegliato dalle guardie.
Ma cazzo, con un camper…
Infatti Karen guida con calma fino all’uscita, saluta in francese le guardie attraverso il finestrino mostrando la carta magnetica, Roby e Franco fanno “ciao” con la mano, e nessuno si accorge che nel retro del camper ci sono io, ammanettata e imbavagliata con Jen che mi tiene d’occhio.
Cazzo.
Mi hanno rapita.

Karen guida per neanche venti minuti, poi accosta e spegne il motore.
Chissà dove cazzo siamo? Fuori non ci sono luci, e non sento rumori…
Le luci dentro sono accese. Karen ci raggiunge e annuncia che adesso giocheremo: il gioco consiste nel farmi dire dove sia Eva…
Roby e Franco ridono come scemi: magari hanno capito, più probabilmente no, ma rincoglioniti come sono pensano sicuramente che stiamo giocando.
Roby in particolare mi guarda con aria concupiscente: appesa nuda per le braccia, probabilmente le sembro sexy…
Karen sorride anche lei come se stesse giocando, ma Jen non sorride per niente.
- Allora, Pat: dov’è Eva?
- Ve l’ho detto: a Montpelier.
- E dove esattamnte: ci mettiamo solo mezz’ora ad andare a Montpelier… Vogliamo scopare anche con lei!
- A quest’ora di notte starà dormendo. E comunque non so in che albergo sia andata.
- Ma perché sarebbe andata in albergo?
- Non sono cose che vi riguardino.
- Davvero?
- AHIAA!!!
La conversazione civilizzata è già finita.
Jen ha tirato fuori una frusta e mi ha colpita con forza alla schiena.
Franco sobbalza e poi ride come uno scemo. Roby spalanca gli occhioni nocciola, estasiata.
Quei due non mi saranno di nessun aiuto.
Jen subentra nell’interrogatorio: - Voi due siete un pacco singolo. Ci pagano solo per tutte e due, quindi farai meglio a dirci dove trovare la tua sgualdrina, altrimenti per te finisce davvero molto male…

(dal diario di Roby)
Ho la testa leggera.
L’aria profuma di fumo e di sesso; non ho idea di cosa si stiano dicendo Pat e i biondoni in inglese, ma a giudicare dal gonfiore dei suoi capezzoli la veneta si sta divertendo un mondo ad essere appesa e strapazzata.
Mi piace questo gioco un po’ BDSM: non vedo l’ora che tocchi a me.
Pat è bloccata, con le braccia appese al soffitto e i piedi che toccano appena il pavimento del camper: i sandali e l’orologio sono le uniche cose che ha ancora addosso, e devo dire che offre uno spettacolo tremendamente sexy. I muscoli tesi di gambe e braccia, le ascelle profondamente incavate, lo stomaco piatto, i capezzoli eretti e il pelo della fica proteso in avanti quasi a mo’ di sfida…
Ho voglia di buttarmi in ginocchio davanti a lei e leccargliela: magari poi Jen mi infilza da dietro mentre la lecco.
Hmmm…
Jen riprende la frusta e torna a sferzarle le chiappe. Rabbrividisco ad ogni schioccare dei flagelli sulla pelle abbronzata di quei glutei di caucciù: vorrei essere io a venir frustata…
Pat grugnisce di dolore a ogni sferzata.
Karin torna a farle delle domande, e lei replica sputando e mancandola di poco: a Pat piace giocare pesante.
Anche Karin non scherza: le molla uno schiaffone in piena faccia.
E’ la prima volta che partecipo a un giochino sadomaso; ma sono sicura che non sarà l’ultima: è eccitante da pazzi…
Infatti sia Jen che Franco hanno i cazzi belli duri. Karin se ne accorge e si fa una risatina. Poi li fa avvicinare e apre i pantaloni a entrambi, sfoderando le loro erezioni e menandole una per mano.
Io mi porto una mano fra le gambe e comincia a masturbarmi, eccitata.

I maschi si liberano delle camice e restano a torso nudo mentre Karin li masturba insieme; sono sempre più ingrifata, e comincio a sentirmi esclusa.
Karin mi vede intenta a stropicciarmi la passera e mi sorride, invitandomi ad avvicinarmi.
Balzo avanti contenta mentre i ragazzi saltano fuori dai pantaloni, e un istante più tardi io e Karin siamo entrambe a bocca piena, una alle prese con l’uomo dell’altra.
Spompino Jen con impegno, perché ci tengo che abbia una buona opinione di me come bocchinara, ma soprattutto perché il suo bel cazzone mi piace da impazzire.
Purtroppo non dura a lungo: Jen si staca da me e prende un preservativo da un cassetto. Ma cosa fa? Mi piace sentirmi sborrare dentro… Chi se ne frega se ci resto, tanto sono in viaggio di nozze!
No, ha in mente un gioco più raffinato: apre il frigorifero e tira fuori un barattolo di mostarda di Digione… Se la spalma sul cazzo inguainato nel guanto di gomma.
Poi mi fa un ghigno sexy e si porta alle spalle di Pat, che si dimena cercando di liberarsi…
Jen afferra Pat per i fianchi, bloccandola, e le punta il cazzo duro fra le chiappe.
Non ci posso credere: se la incula col preservativo spalmato di senape!
Pat è una rotta in culo da paura, lo so per esperienza, e infatti il maschio la trafigge senza difficoltà già al primo colpo, ma poi…
- AARGHHH!!!
Pat caccia un urlo lacerante quando l’ariete coperto di senape le affonda nel retto. Rabbrividisco anch’io, eccitata mio malgrado: deve bruciare da pazzi…
Jen affonda nel culo di Pat fino alle palle, stringendosela bene contro tenendola per le ossa iliache e allogandosi per bene in fondo alla sacca intestinale.
Pat urla come una pazza, straziata da quel coso enorme di suo, ma soprattutto ustionata dalla mostarda che come lubrificante sarà anche efficace, ma deve bruciare le mucose interne peggio del vetriolo.
Il mio biondone preferito comincia a fottere il culo della lesbicona bionda che mi piace tanto, e io mi masturbo guardandoli accoppiarsi in quel modo osceno.
Pat ha gli occhi grigi pieni di lacrime e si contorce come una serpe schiacciata da un elefante, mentre Jen l’impala senza pietà strizzandole le tette e torcendole i capezzoli così gonfi che sembrano sul punto di scoppiare…

Karin smette anche lei di sbocchianre Franco e gli fa cenno di andare anche lui da Pat.
Mio marito non è una cima, ma afferra l’idea: si avvicina a Pat da davanti, le solleva una gamba mentre Jen la tiene ferma spremendole le tette, e la infila in figa con l’uccello sgocciolante della saliva di Karin.
Pat sobbalza sentendosi penetrare anche da davanti, e io accelero il mio ditalino, sconvolta dall’invidia: la veneta si sta prendendo due cazzi, un tramezzino pazzesco in una posizione tra le più sexy che abbia mai visto…
Karin scoppia a ridere e mi si avvicina con un lampo negli occhi.
Sento la sua mano sulla spalla, poi le sue labbra sulla bocca… Lesbicare con Karin non è la mia priorità, ma a questo punto sono così infoiata che la darei via anche al gobbo di Notre-Dame…
- Aahhh! Aahhh! Aahhh…
Pat continua a urlare, sbudellata da quella doppia trivellata mentre è appesa impotente come un baccalà, mentre Karin mi infila una mano fra le gambe e comincia a sgrillettarmi di brutto.
- Oohhh… - annaspo io, già più di là che di qua.
Karin mi dà la lingua da succhiare mentre mi masturba freneticamente, e io non smetto il mio ditale: ci sono quasi…
- Oorgshhh! – grido, esplodendo in un orgasmo fulminante.
Mi affloscio come un palloncino sgonfio sul divanetto mentre Karin mi slingua le tette. Con la coda dell’occhio assisto alla fine dello scempio di Pat: i due maschi che la trivellano in tandem hanno accelerato, e lei è inzuppata di sudore mentre viene trapanata in tutti i buchi con violenza bestiale.
La vedo irrigidirsi dopo un ultimo urlo rauco, e infine abbandonarsi inerte e rimanere appesa come un salame.

Jen fa una smorfia e smette di incularsela: dev’essere noioso sodomizzare una donna svenuta.
Si stacca da lei, sfila il goldone sporco e lo getta in terra, sventolando il pene ancora eretto da paura.
Franco smette anche lui di scoparsi la figa di Pat ed estrae il cazzo nudo e grondante di umori.
Karin mi fa l’occhiolino e mi indica i due cazzi dritti e duri.
Io m’illumino d’immenso e scatto verso di loro. Mi metto in ginocchio e i due uomini mi si avvicinano menandosi il cazzo con l’aria di chi ha bisogno di scaricarsi i coglioni.
Afferro le aste tese e dure e prendo a segarli uno per mano, avvicinandomi le cappelle violacee alla bocca.
Succhio prima uno poi l’altro, poi di nuovo il primo…
Il meno maschio dei due mi viene addosso quasi subito: Franco emette un suono lamentoso e mi eiacula in mano. Dirigo il getto di sperma sul seno e mi delizio nel sentire il calore del seme coniugale che mi bagna le pocce.
Poi riprendo in bocca la cappella, la succhio delle ultime gocce che mando giù senza esitare, e infine torno a dedicarmi al maschio dominante.
Spompino e sgolino Jen per un altro paio di minuti, poi anche lui mi sborra addosso. Uno, due, tre spruzzi di sborra mi innaffiano le tette nude; dirigo gli schizzi sui capezzoli per gustarne meglio il calore appiccicoso, e mi inebrio nella mia stessa depravazione…
Karin si avvicina e prende a leccarmi i seni grondanti di sborra, raccogliendo con la lingua ogni singola goccia di sperma biancastro e colloso per poi inghiottirla con evidente soddisfazione…
Cazzo, che gioco eccitante!

Sono intontita dal piacere.
Jen controlla Pat, che è sempre appesa al soffitto, svenuta.
Karin ridacchia divertita, e accende altri due spinelli. Lui commenta qualcosa in olandese, e lei apre la porta del camper lasciando entrare un po’ d’aria fresca.
Usciamo nella notte per riprenderci e tirare una boccata di fumo.
Mi guardo intorno: siamo in un tratturo di campagna, immerso nell’oscurità. Ci sono piante piuttosto alte tutto intorno, odore di umido e insetti da tutte le parti. Nessun’altra luce nelle vicinanze oltre a quelle del camper: solo all’orizzonte il bagliore delle città sulla costa.
Io e Karin ci scambiamo un paio di volte il suo spinello mentre Franco assaggia quello di Jen.
Mi scappa la pipì.
Riesco a farlo capire a Jen, che alza le spalle e mi indica con aria indifferente il camper.
Aspiro un’ultima boccata e torno dentro a cercare la toilette.
E’ davvero minuscola, ma riesco a svuotarmi la vescica. Riesco, sollevata, e volto lo sguardo verso Pat: spero che adesso tocchi a me essere al centro dell’attenzione…
La veneta si è svegliata: mi guarda con occhi iniettati di sangue.
- Liberami…
Esito; non sono sicura delle regole del gioco: - Non so se…
- Liberami, cazzo! – all’improvviso Pat sembra davvero arrabbiata – Staccami da questo fottuto gancio o giuro che ti strappo le tette e mi ci faccio un frappè!
Provo un fremito all’idea di subire quella violenza esagerata…
Lo sguardo di Pat è glaciale, il tono perentorio.
Non so dirle di no…
Mi arrampico sul divanetto, mi allungo alle manette giocattolo e dopo un paio di tentativi faccio scattare il bottoncino che le sblocca.
Uno scatto, e Pat ricade con i piedi per terra. Si aggrappa a me per reggersi, e io non so trattenermi: la abbraccio con foga e cerco la sua bocca da baciare… Ho una voglia pazzesca di lei.
La veneta mi si scrolla di dosso con insofferenza: - Non adesso, scema!
Mi piace quando mi tratta male.

La vedo controllare l’orologio, poi giocare con i pulsanti come se non fosse soddisfatta di quel che legge sul quadrante.
Quando ha finito con l’orologio passa ai cassetti del cucinino: sta cercando qualcosa, non capisco cosa; sembra soddisfatta quando trova un piccolo coltello da macellaio per affettare le bistecche.
Sono indecisa se restare con lei o raggiungere gli altri di fuori, quando la porta si apre e Jen si affaccia per vedere che fine ho fatto.
Lui e Pat incrociano lo sguardo interdetti, poi la veneta scatta.
Sobbalzo nel vederla saltare letteralmente al collo del biondone con il coltello in pugno. Mi sembra una reazione un po’ esagerata alle torture di prima, ma d’altra parte come ho detto, io non conosco bene le regole del gioco; e lo spettacolo di Pat, nuda e in azione, è molto sexy.
Jen è più alto e molto più forte di Pat, ma è colto di sorpresa e soprattutto deve guardarsi dal coltellaccio: lo scontro sembra quasi alla pari.
Mi sposto per guardare meglio, perché dopo l’impatto iniziale in cui lui è riuscito ad afferrare il polso destro di Pat i due sono finiti fuori dalla porta del camper.

Mi affaccio e li vedo rotolare per terra.
Jen riesce a far saltare il coltello dalla mano di Pat, ma lei gli sferra un pugno in faccia e lo schiena liberandosi dalla sua stretta.
Franco e Karin fissano la scena più sbalorditi di me.
Pat sembra indemoniata: ha spaccato il labbro a Jen e si alza cercando di riprendere il coltello. Karin scatta a sua volta per prenderlo per prima, e le due donne sbattono una contro l’altra, senza che nessuna delle due riesca a prenderlo.
Ora sono Pat e Karin ad azzuffarsi come tigri, ed è uno spettacolo: sono nude tutte e due, sexy e fisicamente in forma. Pat è fisicamente più forte e anche un po’ più alta, ma Karin ha almeno dieci anni di meno ed è più agile e svelta oltre ad avere anche lei una muscolatura assai superiore alla media.
Pat ha afferrato l’olandese per il collo, ma questa le sferra una ginocchiata allo stomaco che fa piegare in due la veneta per il dolore. Karin sfrutta il vantaggo per liberarsi e colpire con un pugno; Pat lo evita e sferra un pugno a sua volta colpendo l’avversaria a una tetta e schiacciandogliela violentemente.
Karin caccia un urlo di dolore e Pat raddoppia colpendola in piena faccia.
La bionda tatuata barcolla e quella abbronzatissima l’afferra trascinandola a terra con un tonfo d’acqua.
Mi accorgo solo adesso che siamo sulla riva di quello che sembra una spece di lago: non me n’ero accorta per via del buio. Le due lottatrici sono finite nell’acqua nerastra e si dimenano schiazzando e grugnendo come ragazzine, solo che sembrano davvero fare sul serio.
Più agile, Karin sguscia dalla presa di Pat e la colpisce con forza in piena faccia. La veneta sputa una boccata di sangue e reagisce con un czzotto dei suoi che rovescia la faccia dell’olandese che finisce di nuovo nell’acqua. Una volta giù, però, Karin scalcia a forbice, e Pat finisce anche lei sul bagnasciuga.
Le due donne si avvinghiano e si rotolano nella fanghiglia, sputando e ansimando.
Raggiungo Franco per vedere meglio, e mi accorgo che in mano a Jen è comparsa una pistola.
Una pistola? Adesso mi sembra che stiamo esagerando…

Pat e Karin sono in ginocchio nel fango, avvinghiate una all’altra mentre cercano di prendersi per il collo a vicenda.
Jen incita la sua donna con aria divertita, e Karin – più agile – sembra avere la meglio: serra le dita al collo di Pat e stringe.
Pat se la scrolla parzialmente di dosso e le sferra un pugno violento in faccia: credo si chiami “gancio destro”, perché la prende lateralmente sotto la mascella e sembra farle volare via la testa.
Karin caccia uno strillo e cade all’indietro mollando la presa.
Una detonazione violenta accanto a me mi fa sobbalzare: Jen ha sparato un colpo di pistola.
Franco mi afferra per le spalle come per proteggermi. Karin è finita in acqua di schiena e Pat s’immobilizza fissando Jen, che ha la pistola fumante in mano.
Il biondone grida qualcosa in inglese, e la scena pare bloccarsi, con Pat in piedi che fissa ansimante la pistola che si vede puntare contro, e Karin che si rialza lentamente in piedi spostandosi lateralmente per non trovarsi sulla stessa linea di tiro.
Cazzo, stiamo esagerando davvero: così non è più divertente.

Sto per dirlo a voce alta, quando risuona un altro sparo, più lontano…
La testa rasata di Jen pare esplodere come una zucca matura, schizzando sangue da tutte le parti.
Io caccio un grido isterico quando mi arriva addosso qualcosa di caldo e bagnato, e capisco che si tratta di brandelli di cervello del mio amante.
La pistola di Jen cade in terra, e lui stramazza al suolo a sua volta, buttando sangue da tutte le parti.
Karin grida a sua volta, poi si getta verso l’arma caduta a terra, precedendo Pat di diversi metri.
Io ho la pistola davanti ai piedi, e mi faccio prendere dal panico: la colpisco con un calcio per allontanarla mentre Franco mi tiene ancora per le spalle.
Karin impreca nella sua lingua e salta per raggiungerla lo stesso.
Pat si piega a raccogliere qualcos’altro e poi le salta addosso; Karin riesce alla fine ad afferrare la pistola, ma non può puntarla perché Pat le è già addosso.
Vedo scintillare qualcosa alla luce del camper, e riconosco il coltello da cucina che la veneta aveva perso poco prima.
Ora le due bionde si dimenano di nuovo per terra: sono inzuppate d’acqua e di fango, e rotolandosi nella polvere si insudiciano ancora di più.

Sento all’imporovviso il rombo di una moto che mi distrae un attimo dalla zuffa feroce davanti ai miei occhi: le due donne nude ora si stanno rotolando praticamente addosso a Jen, che giace in una pozza di sangue e non si muove più.
Agile come una gatta selvatica, Karin si divincola un’altra volta dalla presa di Pat e le punta addosso la pistola.
Pat scatta in avanti con la mano destra, e vedo la lama d’acciaio conficcarsi nello stomaco piatto e nudo di Karin, praticamente all’altezza dell’ombelico.
La ragazza tatuata sgrana gli occhi, caccia un gemito di dolore e lascia cadere la pistola; Pat rimane immobile davanti a lei e torce il coltello nella ferita, squarciandola completamente prima di strapparlo via.
La povera Karin sputa una boccata di sangue, aggrappandosi disperatamente alla ferita con entrambe le mani, e cade in ginocchio. Il sangue spruzza ritmicamente dallo squarcio alla pancia ad ogni battito del cuore; la disgraziata cerca di dire qualcosa.
- Vaffanculo, puttana – risponde Pat con un ringhio, sputandole in faccia.
Poi le sferra una ginocchiata sotto il mento, mandandola a rotolare definitivamente a terra.

L’intontimento mi è passato completamente, ma sono sull’orlo di una crisi isterica.
Pat ha ancora il coltello in pugno: la lama gronda di sangue.
Mi guarda e fa un sorriso crudele: - Sei stata brava a calciare via la pistola. Forse sei meno oca di quel che credevo.
Bontà sua… Io sto per vomitare.
Il rombo della moto si fa improvvisamente più vicino; sento stridere le ruote per terra e mi volto, sempre fra le braccia di Franco.
Una moto fuoristrada si è fermata davanti a noi: due figure fasciate nelle tute da motociclista e con il casco in testa saltano di sella e si avvicinano. Una ha un fucile in mano: dev’essere l’arma che ha fatto saltare la testa di Jen.
- Tutto a posto Pat?
Una voce femminile da sotto il casco.
- Era ora, accidenti! Dove vi eravate cacciate?
Le visiere si sollevano e vedo che sono due donne: una sembra Eva, l’amichetta di Pat; l’altra non la conosco.
- Scusa. Ma era troppo eccitante vederti fare catfighting nel fango con quella stronza.
Pat grugnisce e si volta verso la sua vittima.
La “stronza” è ancora viva: stesa in terra di schiena accanto al suo uomo, si aggrappa tremando alla ferita da cui schizza il sangue a fiotti, e rantola parole incomprensibili.
Pat si piega a guardarla: - Accidenti, speravo di prendere viva almeno lei per interrogarla…
Eva appoggia il fucile alla moto e si toglie il casco prima di inginocchiarsi accanto alla sua connazionale agonizzante.
Si rivolge a lei nella sua lingua, ma quella non sembra in condizioni di rispondere: ha la bocca piena di sangue e gli occhi sbarrati per il dolore.
Pat sospira, si scrolla di dosso un po’ di fango, poi si piega sulla donna nuda ai suoi piedi e l’afferra per la testa in un modo che non ho mai visto fare prima.
Uno strattone deciso, e sento il rumore secco delle vertebre spezzate. La luce negli occhi di Karin si spegne di colpo.
Pat le ha spezzato il collo per porre fine alle sue sofferenze.
E io svengo nelle braccia di mio marito.

(dal diario di Pat)
Siamo da qualche parte al margine delle paludi nell’entroterra di Sète; Eva dice che la strada asfaltata più vicina è a tre chilometri: i tatuati hanno scelto bene il posto dove cercare di estorcermi le informazioni su dove fosse Eva, ed eventualmente dove smaltire il mio cadavere.
Buon per noi: sarà più facile smaltire i loro.

Nascosta la Serenissima nel porto turistico affollatissimo di Agde, poco a sud di Cap, Eva non ha avuto problemi a rintracciare Jasmine per telefono e poi me tramite il mio segnalatore nell’orologio.
Il problema era che io ero finita appesa come una scema nel camper e loro, appostate fuori con il fucile di precisione, non sapevano bene cosa fare per non rischiare di farmi ammazzare. Per fortuna la sfigata si è fatta convincere a liberarmi…
Una volta che eravamo tutti fuori, per Eva era solo questione di apprezzare l’effettiva situazione e poi di fare fuoco quando i bersagli armati erano a distanza di sicurezza da noi.
Ora però siamo alle prese con il problema più noioso: la bonifica.

Non possiamo chiamare il nucleo smaltimenti dell’Agenzia: siamo in Francia, e ci vorrebbe troppo tempo. Tocca fare da sole.
Io sono un po’ stanca, lo ammetto: il culo mi brucia da pazzi dopo il trattamento che ho ricevuto nel camper, le braccia mi fanno un male cane per la posizione in cui sono stata bloccata per ore, e quella zoccola di Karin si è rivelata un’avversaria più tosta del previsto: mi ha anche spaccato un labbro.
La sfigata alla fine è svenuta: la violenza bestiale cui ha assistito alla fine l’ha stesa.
Ma suo marito è ancora in piedi, anche se piuttosto sbattuto, e possiamo metterlo al lavoro.
C’è da ripulire in camper da ogni traccia del nostro passaggio, e soprattutto bisogna far sparire i corpi.
Per fortuna eravamo tutti nudi e non tocca spogliarli; Jas provvede a liberarli di ogni anello o orologio, e poi brucia loro i polpastrelli. Purtroppo sono pieni di tatuaggi; c’è un motivo se l’Agenzia li proibisce: sono un mezzo di identificazione che non puoi mai rimuovere.
Fortunatamente siamo in una palude, e il processo di putrefazione dovrebbe essere rapido e sufficiente a cancellare tutto. Prendo lo sfigato, gli metto in mano la vanghetta in dotazione al camper e lo metto a scavare due buche sul bagnasciuga.
Poi raggiungo Eva sul camper dove lucidiamo tutto ciò che abbiamo toccato io o gli sfigati…
Non è possibile eliminare del tutto le tracce di DNA, anche visto che abbiamo fatto sesso in maniera alqualto disordinata, però possiamo limitarle il più possibile.
Aiuto lo sfigato maschio a buttare i cadaveri nelle buche e poi a coprirle, assicurandomi che si riempiano anche d’acqua in fretta.
Poi ripuliamo alla meglio lo spiazzo anche delle tracce dei pneumatici e carichiamo la sfigata femmina ancora svenuta sul camper.
Metto in moto e seguo la moto di Eva e Jas per alcuni chilometri lungo il limitare della palude fino a trovare un posto idoneo a smaltire anche quello.
Roby si è finalmente ripresa; chiamiamo un taxi con il suo cellulare, poi faciamo rivestire gli sfigati con i loro stracci e Jas li accompagna sulla strada asfaltata dove li carica sul taxi e li rimanda a Cap con quello.
Poi mi tocca restarmene da sola sul camper per quasi due ore mentre Jas riporta Eva e il suo fucile fino ad Agde a riprendere la Serenissima; quando torna a prendere anche me è quasi l’alba.
Spruzzo benzina un po’ dappertutto e dò fuoco al camper.
Poi salto in sella mezza nuda dietro a Jasmine e mi faccio riportare a Cap, dove arriviamo mentre Eva riporta la Serenissima in rada.
Che nottata del cazzo.
Giuro che non mi lamenterò più delle mie crisi di astinenza da adrenalina…

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