Appesa al soffitto e Stuprata in culo

Scritto da , il 2018-05-02, genere pulp

Sono sul punto di mettermi alle calcagna di Bertrand, quando sento la vibrazione del messaggio in arrivo.
Eva ha individuato il reporter che sata andando verso di lei, così è pronta ad agganciarlo; di Rolf invecie non ha notizie… OK, io ho visto da che parte è andato, e posso provare a riprenderlo.
Mi chiede anche se mi sono divertita, e intuisco un filo di stizza da parte sua. Beh, posso capire che aspettare per ore nell’ombra che io finisca di fare i miei porci comodi con due stalloni non sia stato il massimo per lei, ma d’altra parte prima che lo incontrassi anche io, lei si è goduta Bertrand per quasi una settimana…
E poi, se io sono Mantide 1, mentre lei è solo Mantide 2, ci sarà pure un perché…
OK, l’uomo-armadio di è diretto da questa parte, e immagino si sia avviato verso l’alberghetto dove presumibilmente lo aspetta Susan, mentre a occhio e croce direi che Bertrand sta andando alla Marina per dormire sulla barca.
Eccolo.
Per fortuna è stanco anche lui e non cammina troppo in fretta.
A me tremano ancora le gambe, e sento le prime goccioline calde che mi colano lentamente lungo l’interno delle cosce… Accidenti, le mie mutandine devono essere rimaste nel cortile. Non molto professionale da parte mia lasciare tracce del genere. Dovrò tornare a recuperarle più tardi.
Avevo visto giusto: questo è il vicolo da cui siamo arrivati, quindi Rolf si sta dirigendo verso il suo albergo: lo vedo che traffica con il telefono, e immagino stia avvertendo Susan del suo arrivo. Chissà se le dice anche di aver scopato una ricca sgualdrina italiana? Mah…
Si ferma al gippone e controlla il paranco nel rimorchio, poi apre la porta di un garage proprio dietro il veicolo: immagino che sia troppo piccolo per contenerlo, e che il tipo si stia chiedendo se non sia il caso di mettere dentro almeno il rimorchio…
Una botta tremenda alla testa.
Scivolo a terra senza riuscire a fermarmi, e per me la luce si spegne prima ancora di sbattere la testa sul selciato.

Cazzo che male.
La testa mi pulsa dolorosamente, e vorrei svenire di nuovo, ma purtroppo non ci riesco. Dove sono? Cosa cazzo è successo?
Faccio uno sforzo e riapro gli occhi… Così la luce mi abbaglia e il mal di testa diventa ancora più doloroso.
Non mi fa male solo la testa: anche i polsi e le spalle… Sfido: sono appesa come un salame.
Ho i polsi legati, e sono attaccata al soffitto con una corda; i piedi mi penzolano a pochi centimetri dal pavimento.
Sono in un ambiente piuttosto angusto: sarà sei metri per tre, e ci sono dei pneumatici a terra… Un garage. Il garage di Rolf?
Quello davanti a me, in effetti, è proprio Rolf. Quella accanto a lui deve essere Susan, anche se non l’ho mai vista prima.
Stanno discutendo fra loro in inglese… Direi in un pessimo inglese, almeno lei: non riesco ad afferrare l’accento. Mi è familiare, ma faccio fatica a capire cosa dice: sarà il dolore alla testa.
Rolf sta parlando del paranco, e anche dei compressori, e si lamenta che la marina dove è attraccata la barca sia troppo lontana e gli tocchi usare il gippone.
Susan replica stizzita e si gira verso di me: devo aver emesso qualche suono, perché mi si rivoge nel suo orribile inglese.
Rolf le dice che io non capisco un accidenti in quella lingua, e lei fa una smorfia prima di chiedere qualcosa che potrebbe essere una richiesta di quale sia la mia nazionalità. Lui dice che se ha capito bene dovrei essere italiana.
Susan fa un’altra smorfia che forse vorrebbe essere un sorriso. Ha un fisico piuttosto atletico, ma la faccia è piatta e legnosa, con un nasone che neanche Barbra Streisand.
- Tu ssì ‘taliana?
Ecco cos’era quell’accento: italo-americano di Brooklyn. Praticamente incomprensibile. Quasi quasi preferirei rispondere in inglese, ma devo mantenete la mia copertura, per quel che può valere.
- Sì, sono italiana – biascico, combattendo l’emicrania – Chi diavolo siete? Dove mi avete portata?
- ‘e questions le facimmo noi, spiòna – mi fa lei nel suo vernacolo siculo-newyorkese che mi aumenta il mal di testa per quanto è aspro.
E’ lei che mi ha beccata a seguire il suo ganzo. A quanto pare secondo loro che io sia intorno alle isole di questa stagione proprio mentre loro scandagliano il fondale può essere una curosa coincidenza; ma che io sia di notte a curiosare alle spalle di Rolf può significare solo che sono una spia.
- Veramente a me interessava solo Rolf – piagnucolo io – Scopa come un toro!
Questo la lascia un istante di stucco.
Si gira verso l’armadio umano e gli sibila una domanda nel suo tremendo inglese.
Rolf scrolla le spalle e ammette di avermi trombata assieme a Bertrand… A suo onore aggiunge che sono una bella gnocca e il mio culo giustifica una scappatella. Quasi quasi gli perdono di avermi appesa come un salame.
Susan è decisamente irritata, ma non sembra specificamente incazzata con Rolf. Forse ce l’ha solo con me?
Mi tira un manrovescio in piena faccia, quindi presumo di sì: ce l’ha proprio con me.
Sento il sapore del sangue in bocca: mi ha spaccato un labbro.
Vediamo, come si comporta una ricca sgualdrina italiana in una situazione del genere? Piagnucola, implora, si dispera..?
Ci provo, ma non attacca. Susan è davvero convinta che io sia una spia e che sia appresso allo stesso tesoro che cercano loro. Beh, la tipa non parla bene né l’inglese né l’italiano, però è sveglia. Deve avere tutto il cervello nel naso…
A quell’idea mi scappa quasi da ridere.
Susan vede il mio mezzo sorriso e s’incazza ancora di più. Mi chiede cosa cazzo ho da ridere, e mi tira un altro ceffone: devo controllarmi meglio, o finirò con il lasciarci la pelle.
Accidenti, sembrava una missione tranquilla, ma questi pazzi mi sembrano perfettamente pronti a tagliarmi la gola. Cosa non si fa per quattro lingotti d’oro…
Susan mi strappa di dosso il vestito: fortuna che l’avevo comprato al supermercato. Scoperto che sotto non ho neanche gli slip, la stronza fa una smorfia. Si accosta a me e mi passa una mano fra le cosce.
- Tu ssì tutta bagnata, bottana! Allora è vero che te facisti futte da du ommeni…
Faccio una smorfia: - Sono una ricca sgualdrina, cos’altro dovrei fare?
La risposta non le piace affatto.
Vuole sapere per chi lavoro e perché li sto spiando: non la beve che sono solo una ricca turista annoiata e un po’ zoccola.
Io ricomincio a piangere, e il dolore alla testa aiuta a farmi spuntare qualche lacrima, ma Susan non si lascia ingannare dalla mia scena.
Prende una pistola: una vecchia Colt a tamburo, e me la punta contro.
- Per chi worki, ah? Spikka, now!
Fa sul serio? Io piagnucolo che non so di cosa parli.
Susan spara. Il colpo mi passa vicinissimo alla testa.
Rolf s’incazza: il colpo di pistola potrebbe richiamare la polizia… Le toglie la pistola di mano e le dice che ci pensa lui a farmi parlare.
Come? Beh, affari suoi…
Susan fa un’altra smorfia: pensa che il tipo voglia solo divertirsi ancora con me, e probabilmente ha ragione.
Rolf insiste, e alla fine Susan scrolla le spalle e accetta di fare come dice lui.
Finalmente parlano abbastanza liberamente fra loro, convinti che io non capisca una parola… In effetti lei è davvero dura da capire, ma alla fine riesco a seguire qualcosa: lei adesso prende il gippone e porta l’attrezzatura alla Marina. Bertrand la aiuterà a portare tutto a bordo con la protezione del buio per attirare meno l’attenzione, così di primo mattino partiranno per le isole.
Rolf rimarrà al garage e avrà cura di me… Che caro, gli sono davvero piaciuta.
Poi Susan chiede una cosa che non capisco, e Rolf scrolla le spalle.
- Un centinaio di metri a ovest di Dragonada, poco a nord del canale, a trenta metri di profondità: proprio come dicevano le carte di Bertrand.
Bingo! Ora però devo uscirne viva per raccontarlo all’Agenzia…
Altra domanda, e Rolf conferma che Bertrand ha il punto esatto sulla mappa. Lo stronzo invece di cercare ha preferito fottersi la sgualdrina (me) mentre lui scandagliava il fondale, ma almeno mi ha tenuta fuori dai piedi…
Sì, sì, ci penserà lui a me: Susan non deve preoccuparsi di niente.
L’italo-americana fa un’altra smorfia (le vengono bene, col nasone che si ritrova), annuisce e raccoglie il suo giubbotto da terra.
Poi abbraccia Rolf, e i due si baciano velocemente: lui le palpa saporitamente il sedere, poi lei si scrolla e se ne va sbattendo la porta.
Rolf sospira, poi si gira verso di me e fa un bel ghigno: - OK, sgualdrina: ora siamo soli, tu e io…

Forse dovrei sentirmi lusingata per il desiderio di Rolf di restare solo con me, ma francamente avrei preferito essere lasciata in pace. Anche perché le intenzioni del biondone non sembrano molto galanti.
A parte i sandali e l’orologio da polso, sono nuda: al mio vestitino ci ha pensato Susan, e adesso i resti stracciati sono sotto ai miei piedi penzolanti. Rolf mi gira intorno guardandomi con attenzione, e mormora qualche apprezzamento in inglese che non dovrei comprendere ma che tutto sommato gradisco: commenta la mia tintarella integrale, gli addominali pronunciati, i muscoli delle gambe e delle braccia… Dice che devo essere un tipo sportivo e che per la mia età non sono male.
Per la mia età! Maledetto stronzo, questa me la paga…
Poi si sofferma a guardarmi i capezzoli.
Comincia a fare un po’ freddo nel garage, e io sono nuda; le mie punte già normalmente piuttosto pronunciate, sono erte come mozziconi di sigaretta.
Rolf le osserva attento, le sfiora con un dito… Sento il suo alito, poi il tocco delicato e umido della lingua. Mi sto eccitando….
Mentre mi succhia un capezzolo, titilla l’altro con due dita e poi…
- Ahiaaa! – strillo, quando lo stronzo me lo tira come se volesse strapparmelo.
Lui sogghigna divertito, e a me viene il dubbio che l’energumeno sia uno di quei maschi che si eccitano facendo male alle donne… Di sicuro ha scoperto un modo divertente ed eccitante per fare del male a me.
Si gira e mette mano all scaffale degli attrezzi; quando si volta di nuovo verso di me, ha in mano un paio di tenaglie di quelle per strappare i chiodi ed eventualmente spezzarli. Me la agita davanti con un sorriso cattivo, poi la usa per sfiorarmi con l’acciaio gelido il capezzolo che mi ha succhiato, ancora caldo e bagnato di saliva.
Rabbrividisco per la sensazione violenta. Mi rendo con orrore di essere eccitata e spaventata allo stesso tempo, e lui se ne accorge.
Apre la tenaglia e serra le morse intorno al capezzolo bagnato, tirando poi con uno strattone violento.
- AHIAAA!!! Bastardo, così me lo stacchi…
Il dolore è acciecante, atroce… E meno male che le morse non erano strette, altrimenti potevo dire addio alla mia punta.
Rolf mi sorride gelido, e mi agita davanti le tenaglie: - Bello, vero? Ero sicuro che ti sarebbe piaciuto…
Poi appoggia l’orrendo attrezzo sulla panca e mi si avvicina di nuovo: - Però questo gioco può aspettare. Ti sporcheresti tutta di sangue, e a me piace farlo quando sei ancora pulita…
Faccio uno sforzo e pretendo di non capire. Poi lo vedo aprirsi la patta dei pantaloni e mi rilasso un po’.
Rolf mi ha già avuta in tutti i buchi poche ore prima, ma evidentemente gli sono piaciuta e vuole infornarmi di nuovo… Dovrei essere lusingata.
Fra l’altro, se vuole scoparmi, dovrà rinunciare per il momento al programma di strapparmi i capezzoli.
E’ già in tiro, il maiale: ha il cazzo durissimo anche se mi ha scopata da poco. Dev’essere davvero un po’ sadico, se l’idea di violentarmi lo arrapa così tanto…
Lo vedo prendere una latta di olio e portarsela dietro di me. Poi sento la sensazione viscosa del liquido che mi cola nel solco fra le natiche, e un paio di dita che mi scovolano senza riguardi il buco del culo, ancora spanato per la sodomia precedente.
- Sei ancora bella larga, brava… – mi fa quasi nell’orecchio – Vedrai come ci divertiremo noi due, questa notte!
Rabbrividisco sentendo l’olio per motore che mi cola lungo l’interno delle gambe ancora appiccicate di sborra ormai secca.
Sento il calore della cappella che si appoggia all’ano, poi le manacce ruvide del tipo mi afferrano per i fianchi, e infine il cazzone nodoso mi squarcia il buco bagnato di olio, affondandomi nelle viscere con un colpo solo.
- AIAAAHHHH!!! – urlo, sentendomi spaccare in due da quella nerchia mostruosa - Mi sbudellaaa…
- Perché strilli, puttana? – mi ringhia lo stronzo nell’orecchio – Te l’ho già rotto prima, non ti ricordi?
Già, solo che nel cortile ero eccitata come una cagna in calore, mentre adesso sono asciutta come una suora di clausura, se non fosse per l’olio motore che mi ha versato addosso lui per sua comodità.
Avverto la penetrazione bruciante del randello che mi sprofonda nell’intestino aprendomi in due come un’ostrica: il dolore è lacerante, è come se mi incendiasse il cervello; quando il cazzo arriva finalmente a fondo corsa e ce l’ho dentro fino alle palle, mi sento dolorosamente piena di maschio: piena da scoppiare.
- Ti piace nel culo, puttana? Scommetto che quel cornuto di tuo marito non lo sa nemmeno che ti fai fottere nel culo dai tuoi amici…
Già, dimenticavo che per lui sono sposata. Quasi quasi adesso mi farebbe comodo un marito: uno di quelli da film, che arrivano sul più bello per salvare la loro donna… Sì, come no. Però magari potrebbe arrivare Eva: il mio iPhone è sempre nella borsa buttata nell’angolo, quindi chissà!
Cerco di pensare positivo, ma il cazzo dell’energumeno mi sta davvero squarciando il culo e il dolore è accecante.
La cosa più imbarazzante, è che comincio a provarci anche un po’ di gusto: non mi capita spesso un maschio capace di sopraffarmi con la sua potenza virile, e Rolf da questo punto di vista è un vero animale. La componente masochistica della mia femminilità mi sta tradendo, ed è abbastanza umiliante.
Dolore fisico, umiliazione, gusto di autodistruzione e perverso piacere si mescolano nella mia mente depravata mentre vengo stuprata nel culo appesa a un gancio come un volgare quarto di bue.
I polsi mi fanno un male boia: la corda di canapa grezza con cui mi hanno legata mi sta segando la carne viva.
Rolf da parte sua se la sta godendo parecchio, e non smette di rimarcarlo con commenti volgari che potrebbero anche gratificarmi se non fosse che ormai è abbastanza chiaro che dopo essersi divertito con il mio corpo il tipo ha tutta l’intenzione di tagliarmi la gola per far sparire una testimone pericolosa.
Il banco da lavoro davanti a me è pieno di attrezzi abbastanza idoeni alo scopo: seghe, coltelli, punteruoli, tenaglie, morse… Sulla parete alle mie spalle ho intravisto con la coda dell’occhio attrezzi più pesanti, compresi picconi, rastrelli, vanghe e seghe a due mani; tutta roba abbastanza inquietante quando sei appesa al soffitto con le mani legate e un maniaco ti sta aprendo il culo con un cazzo abnorme.
L’energumeno è parecchio più alto di me, e con i muscoli che si ritrova non ha problemi a maneggiarmi come meglio gli aggrada da quella posizione: io non sono proprio una piuma, ma così appesa per lui sono come una bambola di pezza, e mi stantuffa il culo con una potenza che non provavo da tempo… Se avesse usato un po’ di lubrificante al silicone adesso magari starei anche godendo.
Invecie ho le lacrime agli occhi per il dolore, perché l’olio aiuta ben poco e il buco mi brucia da pazzi.
Rolf non ha molta fantasia: mi pistona a ritmo e angolazione costanti, ansimando e grufolando come il porco che è; però ha energia da vendere, e dura almeno quaranta minuti.

Io ormai non devo neanche più fingere: gemo di dolore e piango come una femminuccia per il bruciore che continua ad aumentare… Mi sembra quasi di essere ancora sotto Hamid sulla St.Cyrill, quando il negrone mi ha sfondata completamente, lasciandomi aperta a tutte le mie esperienze successive…
- Vengo, troia… - rantola all’improvviso l’energumeno – Ti riempio il culo! Oohhh!!!
Mi riempie davvero: è come se mi rovesciasse dentro una secchiata di liquame caldo e viscoso. L’improvvisa lubrificazione e il calore leniscono un po’ il dolore, però la sborrata sembra non finire mai, e ben presto lo sperma cominca a straripare dal buco slabbrato e a colarmi giù lungo le cosce insieme a ciò che resta dell’olio idraulico mentre il bruto continua imperterrito a scovolarmi l’intestino.
- Aahhh… - rantolo io, straziata dal dolore – Aahhh… Bastardo, mi hai rovinata per sempre! Brucia… Brucia… Aahhh!!!
Quando finalmente la smette di pomparmi sborra in culo come fosse un idrante antincendio, invece di calmarsi continua a fottere come se niente fosse.
Non ci posso credere: per una volta che trovo un maschio con l’energia per soddisfarmi, si tratta di un delinquente deciso a farmi la festa per sempre.
Comunque, anche Rolf è un essere umano: una dozzina di guzzate dopo aver finito di sborrare, il membro comincia finalmente a perdere turgore.
Il tipo bestemmia, rallentando il ritmo della sua monta bestiale; mi serra ancora di più i fianchi con le mani, ma non riesce a recuperare l’erezione. Io a mia volta mi concentro cercando di rilassarmi più che posso, e ben presto l’uccellone sfugge alla morsa del mio povero buco spanato e scivola fuori seguito da un vero spruzzo di liquame appiccicoso.
Rolf bestemmia saltando all’indietro per non farsi imbrattare e io sospiro di sollievo: il secondo stupro anale della mia vita si è finalmente concluso…

Questo racconto di è stato letto 1 3 5 4 3 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.