Le fantasie di Sansalvador e signora II

Scritto da , il 2016-07-01, genere bisex

“Sei la mia puttana”

Mi guardo intorno, col boccone ancora in bocca e mi fermo. Fisso mia moglie che sta versandosi un po’ d’acqua, stiamo cenando. I nostri ragazzi hanno già finito da un pezzo e sono andati in soggiorno a guardare la tv.

Finisco di masticare e deglutisco.

“Amore… lo sai che per te sono ogni cosa”

Inizia così l’incarnazione della prossima fantasia erotica di mia moglie. L’altra sera, di ritorno da una cena con amici, abbiamo percorso una strada piuttosto isolata dove ai margini c’erano alcune signore della notte. Mia moglie nel vederle mi ha afferrato la mano e me l’ha stretta. In quel preciso istante ho capito che qualcosa avrebbe bollito in pentola di lì a breve. Avrei pensato, in verità, che la parte della troia l’avrebbe fatta lei, invece nella sua testolina ronzava un’idea ben precisa.

“Appena finisci vai di sopra e chiuditi in camera. Troverai l’occorrente sul letto.”

 

Sono passate un paio d’ore, la sto aspettando seduto sulla sedia ai piedi del letto. Ho indossato una gonna stretta, una di quelle talmente corte da lasciare quasi scoperti i genitali, delle calze a rete autoreggenti e dei tacchi a spillo che assomigliano a due trampoli, per via dei quali sono costretto a rimanere seduto per evitare di rompermi una caviglia. A volte mi chiedo se siamo pazzi, se è sano quello che facciamo; ma poi vedo i nostri sedici anni felici alle spalle e mi rispondo inevitabilmente di sì. Il corpetto che indosso è stretto al punto tale da enfatizzare forse eccessivamente i rotolini adiposi ai fianchi, ma va bene così. Ho trovato anche una pochette, mia moglie ha pensato proprio a tutto. Da quando ho iniziato a vestirmi ho avuto un’erezione piuttosto intensa; devo dire che mi eccita recitare questo ruolo. So già cosa mi aspetta e non vedo l’ora di iniziare. Guardo impaziente l’orologio, ma quando arriva?

Quasi in risposta al mio pensiero la porta si apre. Non sento i ragazzi, sono già in camera. Oddio, ma come si è vestita? Ha indossato i miei pantaloni e una mia camicia. Cazzo, fa sul serio!

“Ma non sei pronta!”, mi dice quasi arrabbiata. Io mi guardo e do un’occhiata sul letto, credo di aver indossato tutto quello che mi ha preparato.

“Il trucco, cavolo! In bagno c’è il trucco. Se vuoi essere pagata devi essere perfetta”

Al trucco non avevo proprio pensato. Mi alzo con difficoltà e raggiungo il bagno. In effetti sul lavabo aveva lasciato in bella mostra rossetto, phard e mascara. Mi imbratto il viso alla meno peggio, ho voglia di scopare e vedere mia moglie in abiti maschili mi ha mandato gli ormoni in visibilio.

Esco subito dopo e la trovo con le mani sui fianchi ed un grosso fallo di gomma tra le gambe, che ha indossato da sopra i pantaloni.

“Ciao”, la saluto. Voglio calarmi completamente nella parte, comincio a roteare la borsetta come farebbe una puttana vera nell’attesa del cliente giusto. Lei rimane con le mani sui fianchi e mi fissa.

“Lo vuoi?”, mi dice.

“Sì, è bello grosso!”, rispondo.

“Allora inginocchiati e succhiamelo.”

Mi avvicino titubante, è la prima volta che faccio un pompino ad una protesi; a dirla tutta, è la prima volta che faccio un pompino in assoluto. Mi inginocchio e comincio a succhiare.

“Brava, puttana, brava”

La sento gemere come se stesse davvero godendo e la cosa mi eccita ancor di più. Comincia a muoversi avanti e indietro, dà dei piccoli colpetti facendo raggiungendo il fondo della gola col cazzo di gomma. Ho dei conati, ma lei insiste. Mi afferra per la testa e mi impone di ingoiarlo tutto. Sento gli occhi fuoriuscire dalle orbite, mi lacrimano in maniera incontrollata.

“Coraggio, puttana. Dai che ti piace!”

Mi ingiuria, mi sputa e di tanto in tanto mi molla qualche ceffone. Sono in estasi, sento che le piace questo senso di dominio che la situazione le sta provocando. D’un tratto mi sfila il fallo dalle labbra e mi dice di mettermi a pecora.

“Sollevati la gonna, troia, che ora ti faccio il servizio”, mi bisbiglia all’orecchio. Mi volto e la vedo armeggiare con la vasellina che tiene nel cassetto accanto al letto. Unge ben bene l’arnese mentre io aspetto a culo all’aria. Sento colarmi il trucco dalle guance e faccio per asciugarmi col la stuoia appesa al capezzale del letto ma non ho più tempo. Lei mi penetra con vigore, mi scopa con forza, l’inaspettata penetrazione mi fa scoreggiare e lei si arrabbia. Mi picchia selvaggiamente sulle chiappe totalmente scoperte. Sento dolore, ma al mio cazzo piace, si gonfia, vuole venire. Mi sego, seguendo i suoi colpi pelvici. Siamo entrambi madidi di sudore, lei emette dei mugolii soffocati, simula l’orgasmo, mi dice che sta per venire. Io, invece, sto per venire sul serio. Imbratto il copriletto, gli schizzi raggiungono la parte opposta del letto. A quella vista lei mi sfila l’arnese dal culo e mi dice di leccare la sborra.

“Leccala, leccala per bene! Lecca la mia sborra, puttana!” Nel suo immaginario erotico è lei, col suo manico di gomma, ad aver imbrattato le lenzuola.

Obbedisco, e mentre sono curvo a succhiare il mio sperma, la sento avvicinarsi con la lingua al mio ano, baciarlo e lambirlo come per scusarsi del trattamento che gli ha riservato.

 

Abbiamo fatto l’amore sotto la doccia, a coronamento della nostra fantasia appena appagata. Quale sarà la prossima? Ci addormentiamo abbracciati, pensando all’appuntamento dal ginecologo che mia moglie ha preso per domani.

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