Tavola da surf

Scritto da , il 2015-03-30, genere incesti

Questo racconto è già esistente in rete.
Io l'ho modificato e ampliato secondo le mie fantasie.

Mai, in vita mia, avrei immaginato che una tavoletta da surf potesse farmi perdere la testa per mia nipote Denise.
Eppure è bastato un’impronta impressa su quella dannata tavoletta per farmi sconvolgere i sensi e precipitare con l’anima nella spirale della libidine.
Da quel momento non ho più avuto un attimo di tregua, la mia mente è stata un continuo fermento e non trovava più pace.
L’unico modo per calmare i bollori dello spirito era quello di soddisfare il desiderio che si era impadronito della mia mente, che frenetica nutriva la bramosia per mia nipote.
Ma prima di raccontarvi l’epilogo di questa straordinaria storia è meglio partire dal principio.

Mio figlio Bruno vive con la sua moglie Alessia e la figlia Denise a Milano. Da molti anni lui e la sua famiglia hanno preso l’abitudine di trascorrere le vacanze nei mari caldi dei tropici, in località famose e rinomate del mondo.
Tutto questo accadeva fino all’estate scorsa, quando un impegno improvviso lo ha costretto a cambiare programma ed a rinunciare alle meravigliose vacanze da favola con la propria famiglia.
Alessia e Denise, a malincuore, dovettero accettare di trascorrere l'estate a casa mia, nella Versilia.
Così tutto venne programmato nei minimi particolari, mare, gite per le città d’arte e pizza a volontà, Denise ne era entusiasta e mi è sembrato che tutto stava procedendo a gonfie vele.
Le carte del destino sono sempre distribuite in modo imprevedibile.

Una mattina di luglio, mentre ero tranquillamente steso a leggermi il giornale, all’ombra del parasole, fui distratto da mia nipote Denise che stava trascinando la tavola da surf sulla spiaggia. Una volta conclusa l’opera, prese un telo e se lo avvolse attorno alla vita per cambiarsi il costume.
Le abitudini non sempre seguono una linea costante, spesso subiscono dei cambiamenti radicali, così, senza alcun motivo, Denise decise di restare con il telo avvolto attorno ai fianchi, nonostante si fosse già tolta il bikini.
In quelle condizioni si procura una pesca dal cesto e si sedette sulla tavola da surf. Ad un certo punto, annoiata e stufa di stare con noi, indossa il costume asciutto ed ancheggiando raggiunge un gruppetto di ragazzini che aveva conosciuto nei giorni precedenti.

Una normale giornata che si stava concludendo, come capitava ormai da parecchio tempo, con il faticoso compito di raccogliere tutti gli oggetti sparsi per la spiaggia e di caricarli in macchina, mentre le donne se ne stavano tranquillamente sedute dentro con il condizionatore acceso.
A volte per darmi un tono facevo finta di essere contrariato e borbottavo ma loro, inflessibili, non ci cascavano e tranquillamente, chiacchierando, continuavano ad ignorarmi, lasciandomi li, a fare il mulo.
La tavola da surf fu l’ultima della lista, perché finiva in cima al bagagliaio.
Quando tornai indietro a recuperarla, appena mi abbassai per afferrarla, lo sguardo cadde su una strana immagine che si era impressa sulla superficie. La guardai attentamente, mi sembrò incredibile eppure sotto i miei occhi si era manifestato perfettamente il disegno dello scoscio di una donna. Si notavano anche i particolari anatomici. Si vedevano le grosse labbra della figa e quelle piccole, meravigliosamente tracciate nei dettagli; e cosa sorprendente il clitoride.
Stentavo a credere a quel miracolo, ma non ci volle la sibilla cumana per capire di chi fosse quella meravigliosa rappresentazione.
Mi sembrò di vedere lo scoscio di Denise riflesso allo specchio. Per un mistero della natura in quel momento mi sentivo come se mi fossi nascosto dietro una superficie riflettente a spiare le parti intime di mia nipote, quasi mi vergognai.
Quell’immagine tuttavia mi aveva incantato, soprattutto aveva stimolato i miei sensi. Non ci volle molto per somatizzare quella situazione straordinaria. Con mia grande sorpresa, e direi scioccato, mi trovai una poderosa erezione che, a causa del costume vecchio stile, rischiava di risaltare agli occhi delle mie donnine.
Così, nascondendo il pacco dietro la tavola da surf raggiunsi l’auto, e prima di legare l’asse sul bagagliaio mi preoccupai di cancellare quell’immagine sublime, con mia grande riluttanza.
Ma la cosa non era finita lì.
Durante il viaggio di ritorno a casa, mentre la mente era completamente impegnata a ricordare quelle fattezze anatomiche tracciate sulla tavoletta, accadde l’imprevisto.
L’eccitazione tuttavia non mi aveva ancora abbandonato. Ed a peggiorare quella situazione incresciosa fu la circostanza di avere seduta al fianco la bella e conturbante nipotina, la fonte di quei turbamenti, che sfoggiava ingenuamente le sue meravigliose cosce completamente scoperte e spalancate.
Di fronte a tanta provocazione, il cazzo continuava insistentemente a mantenersi rigido, sembrava che volesse esplodere dentro il costume. La sofferenza era immane perché era incastrato in uno spazio angusto, che provocava dei dolori allucinanti.
Lo scoscio di Denise continuava a campeggiare nello spazio visivo della mia mente, continuando a tenere acceso gli impulsi sessuali che da parecchie ore facevano fremere tutto il corpo.
“Nonno! Nonno! Fermati davanti a quel chiosco che compriamo un’anguria!”
Rallentai e lentamente feci coincidere il finestrino di Denise con il chiosco. Appena arrestai la marcia dell’auto, Denise abbassò il finestrino, mettendosi in ginocchio sul sedile, in una perfetta pecorina, sporgendosi fuori con il busto.
Quando vidi il suo costume perizomato, ficcato tra le chiappa rotonde, che boriose puntavano verso di me, fino a sfiorarmi il gomito, quasi mi venne un colpo.
Il cazzo logicamente ebbe un sussulto violento, come se volesse uscire dal costume ed infilarsi tra quei morbidi glutei esposti in belle vista, che apparivano sodi e vellutati come la pesca.
Denise, dopo aver pagato il commerciante, afferrò l’anguria con entrambe le mani, ripiegando con il busto verso l’interno dell’auto. Quel movimento la costrinse ad indietreggiare eccessivamente con il culo verso il mio bacino. Alla fine successe il patatrac. Denise perse l’equilibrio finendo con le natiche tra il volante ed il mio grembo, quindi, andò ad incastrarsi perfettamente con i glutei sul mio cazzo duro, che a causa di quello urto improvviso balzò fuori dal costume.
Quel contatto inaspettato mi diede una vera e propria scarica di adrenalina alla schiena. Sentire il culo di mia nipote appoggiato sul cazzo mi sembrava di toccare il cielo con un dito.
Quel meraviglioso scoscio che avevo ammirato impresso sulla tavoletta da surf ora lo sentivo incollato sul mio cazzo. Era una sensazione inaudita che difficilmente potrei rendere con le sole parole.
Mia moglie ed Alessia scoppiarono a ridere.
Mia nuora rivolgendosi a sua figlia: “Denise sei propria imbranata! Alzati da li? Non vedi che stai schiacciando il nonno!”
Anche Denise scoppiò a ridere.
“Nonno! Aiutami non ce la faccio a tirarmi fuori da qui! Credo di essermi trascinata dietro la leva del cambio! Aiutami prima che si ficchi da qualche parte!”
Alessia: “Denise! Ma come parli!
“Mamma! Non si può fare neanche una battuta! Non sono una bambina, ormai sono grande abbastanza! Vorrei vedere te, con 'sta leva in mezzo alle chiappe!”
Non era la leva del cambio, ma il mio cazzo duro come la roccia, uscito dal costume, a premere contro il suo scoscio, e si era ficcato perfettamente tra le chiappe.
Mia moglie: “Alessia! Guarda! Il negozio di cui ti avevo parlato è laggiù!”
“Caspita è ancora aperto!”
“Voi due non vi muovete! Noi arriviamo subito!”
Scesero dall’auto e ci lasciarono in quella buffa posizione.
Intanto il proprietario del chiosco: “Mi scusi signore potrebbe spostare l’auto?”
“Certamente!”
Il motore era ancora acceso, per cui ingranai la marcia e mi spostai alcuni metri più avanti, in una piazzola circondata da siepi.
Per innestare la marcia dovetti afferrare la leva del cambio che sporgeva tra le cosce aperte di Denise.
Quando fermai l’auto mi accorsi che Denise se ne stava in silenzio. Fissava con un’espressione sconcertata la leva del cambio.
“Nonno… scusami mi aiuteresti ad alzarmi?”
“Perché? Non sei comoda? Sei seduta sul mio grembo!”
“Veramente dovrei… insomma è imbarazzante…!”
“Cosa è imbarazzante?”
Il mio sangue pulsava violentemente nelle vene, come la lava incandescente di un vulcano. Avevo Denise seduta sul mio cazzo, incastrata tra il mio torace ed il volante. Per lei era impossibile fuggire da quella trappola.
Del resto, quella situazione rovente non era altro che il risvolto naturale dei miei desideri peccaminosi, emersi prepotentemente dal mio inconscio quando vidi quella fantastica immagine disegnata sulla tavola da surf.
In quel momento mi sentivo inevitabilmente contaminato dalla sua sensualità, che mi attirava a se come la luce attira le falene.
Per cui, seguendo soltanto i miei istinti naturali e ciechi, mossi la mano e la ficcai tra le sue cosce spalancate, per soddisfare il desiderio impellente di accarezzare la sua pelle liscia.
Quel contatto imprevisto le fece rabbrividire la cute, che si increspò come se fosse stata investita da una folata di vento gelido. Il suo corpo fremette, ed appena mossi le dita, la sentii tremare come una foglia. Era difficile capire se fosse paura o eccitamento.
Comunque, ormai la situazione era irrimediabilmente compromessa, non potevo più tirarmi indietro. Dovetti continuare a saggiare il terreno per capire fino a che punto potevo spingermi.
La mano, guidata solo dagli istinti più perversi, arrivò finalmente a lambire la protuberanza della figa. Appena vi appoggiai la punta delle dita Denise emise un sospiro, chiuse gli occhi e dalla sua bocca uscirono dei gemiti soffocati dalla gola.
Le sue labbra carnose si mordevano tra loro. Mi venne una gran voglia di baciarle. Ma prima dovevo avere la certezza del suo consenso. Così mi feci più audace e spostai di lato il tenue costume, esponendo quella meravigliosa immagine che avevo visto impressa sulla tavoletta da surf.
Dopo aver impastato con il palmo della mano le morbidi labbra vaginali, spostai quelle interne e con le dita iniziai ad incalzare le fenditure della figa, inoltrandole dentro la carne viva.
“Uhm, oh nonno!”
Ero super eccitato ed il cazzo pulsava contro il suo culo. Il glande era completamente schiacciato dalla parte inferiore della figa, e spuntava sanguigno tra i suoi glutei rotondo. Lei lo sentiva pulsare tra le sue natiche e da come ansimava si intuiva che la cosa cominciava a piacerle.
Intanto le dita incalzavano nella figa, che era completamente impregnata di umori. Le punte erano totalmente intrise, per cui scivolavano veloci dentro di lei provocando dei singulti di piacere.
Ero impazzito dal desiderio di possederla, la libidine mi aveva sconvolto la mente, per cui non riuscivo più a controllare i miei gesti. Bramavo quel corpo che, in quel momento era completamente soggiogato dalla mia volontà.
“Oh, nonno!”
“Ti piace?”
“Sì! oh.”
Spostai il sedile più indietro per avere più spazio di manovra. Infatti non appena arretrai lei si spostò indietro liberando il cazzo dal suo peso.
Quando il cazzo s’innalzò tra le sue cosce, lei lo prese con le mani e cominciò a stimolarlo facendo scorrere la pelle tesa sulla massa dura dell’asta.
La durezza del cazzo strusciava contro la sua figa, stimolando le labbra ed il clitoride. Eravamo completamente assorbiti in quell’estasi dei sensi e non ci curavamo più di niente.
Al culmine della lussuria, senza più alcun controllo, con i freni morali completamente vanificati dal desiderio di sesso che ci aveva coinvolti entrambi, costrinsi la punta del cazzo a puntare contro la vulva vaginale, e muovendola freneticamente riuscii a varcare l’ingresso di quell’inferno incestuoso, un tuffo nell’ignoto, senza più possibilità di ritorno.
Nel momento in cui la figa di Denise si era impalata pienamente sul resto del cazzo, lei iniziò a muovere il bacino con moti serpentini, cercando di farlo entrare in profondità e di trarre da quella posizione assurda il massimo godimento possibile.
Quei movimenti erano perfetti, perché, in quelle circostanze, con il poco spazio che avevamo a disposizione, ci permetteva di scopare senza dare troppo nell’occhio, soprattutto si evitava di suscitare la curiosità degli ignari passanti che percorrevano distratti la stradina che correva parallela alla macchina.
“oh, nonno, oh, sto godendo, oh”
“Denise… sei un diavolo, oh”
Infatti percepivo le pareti vaginali che si contorcevano attorno al cazzo, perfettamente incuneato nella sua figa. Agitava i fianchi come se fosse posseduta dal demone eros, ed io mi gustavo la sua superba fica accompagnandola nei movimenti del corpo, perfettamente sincronizzati con i miei.
Ci eravamo completamente smarriti in quella infinita passione dei sensi e di estrema estasi incestuosa, senza colpe e felici di vivere quella esperienza unica, di piaceri immensi, difficile da descrivere.
“oh, Denise sto per venire!”
“Sì, nonno sborrami dentro!”
In quei momenti intensi ci abbracciammo forte, mentre lei appoggiò il viso deformato dall’orgasmo tra il mio collo e la spalla. I movimenti alla fine divennero più convulsi bloccandosi nell’istante in cui scaricai dentro il suo utero, getti di sperma incandescente.
“Oh nonno, lo sento dentro è caldissimo!”
“Denise, sei un diavolo”
Proprio in quel momento la portiera posteriore si aprì.
“Ehi! voi due! che cavolo state combinando?”
“Ciao mamma! mi stavo coccolando il nonno!”
“Lo vedo, non sei un po’ cresciuta per certe cose!”
“No! Quando si ha un nonno fantastico!”
Denise mi strizzò un occhio mentre si levò dal grembo. Il cazzo intanto si era già sfilato dalla sua figa e pendeva giù, completamente afflosciato.
Mia moglie: “Tira avanti il sedile! Non riesco a sedermi!”
“Va bene! Va bene!”
Tutto filò liscio come l’olio.

Devo dire che fu una bella esperienza ed un inizio di una nuova ed entusiasmante avventura! benedetta tavoletta da surf!

++++++++++++

Due giorni dopo capitò ancora.
In un pomeriggio di brutto tempo, mia moglie e mia nuora vollero andare a negozi.
“Io non vengo. Sto a casa a fare compagnia al nonno” disse Denise.
“Va bene. Fai la brava, però. Non stancare il nonno con i tuoi discorsi” le disse la madre.
“Non farò niente di tutto ciò. Tranquilla. Ciao ciao.”
E se ne vanno lasciandoci soli.
“Bene. Abbiamo il pomeriggio per noi, nonno. Che ne dici di andare in camera a divertirci in po'? Continuiamo quello che abbiamo iniziato l'altro giorno.”
“Non vedo l'ora, amore di nonno.”
Ci spostiamo velocemente in camera. Ci baciamo e ci spogliamo rapidamente a vicenda.
Quando siamo nudi, la faccio distendere sul letto. Il mio cazzo è già in tiro e spunta voglioso dal mio ventre.
“Dai, dammelo subito. Lo voglio dentro. Fottimi, chiavami. Fammi sentire che mi vuoi.”
“Sì, puttanella. Adesso ti scopo a dovere. Allarga le gambe, troietta.”
Mi piace questo gioco.
Mi metto in mezzo alle sue gambe e senza troppe cerimonie comincio a sbatterle la fica. Il mio cazzo entra ed esce lucido dei suoi umori.
Mi sollevo con le braccia per vedere il mio cazzo sparire nella sua fica.
“Sì, troietta. Sei già bagnata a quanto vedo.”
Mi inginocchio e le appoggio il culo sulle mie cosce. Prendo le sue gambe e le tiro in alto, poggiandomele sulle spalle.
In questa posizione riesco a scoparle la fica fino in fondo.
“Uhm, che fica spettacolare che hai. Tutta nuda, come piace a me.”
“L'ho rasata apposta” riesce a dirmi ansimando. “Volevo goderti bene.”
“Sì, sei una puttanella. La mia troietta. Sì, ancora un po' e ti sborro dentro. Toh, prendi questo cazzo. Sentilo fino in fondo.”
“Sì, lo sento. Mi stai colpendo l'utero, sì fammi godere, nonno! Dammi la tua sborra! Voglio che mi riempi la fica di sperma. Sì, ancora, ancora, dai, dai, sborrami dentro. Sì, chiavami, fottimi, fammi godere.”
È un lago di umori dentro. Talmente bagnata che se c'è silenzio si sente distintamente lo sciacquettio dei nostri sessi.
“Sì, amore, adesso ti spruzzo dentro.”
Un potente getto di sperma parte dalla punta del mio cazzo e si infrange sul suo utero, getti di sperma incandescente la riempiono.
Nel contempo sento le pareti della vagina che si contraggono e che succhiano il mio uccello dentro di lei.
“Sei protetta, amore?”
“No”
“Ma sei matta? E se ti metto incinta?”
“E' quello che voglio. Un bambino da sbattere in faccia a mio padre, che non è capace di scoparmi come si deve! Non resiste neanche due minuti. Come mi vede nuda, viene.”
“Tuo padre ti scopa? Mio figlio?”
“Chi credi sia stato a sverginarmi? Avevo 13 anni. Non è riuscito a fare altro, però. E' venuto subito dopo. E neanche dentro, tra l'altro. Ora voglio fargli vedere che cosa significa scopare come si deve.”
“Ma, amore, mi stai usando come vendetta a mio figlio?”
“Sì e no, sì è una vendetta, no perché ti desidero e voglio sentirti dentro di me. Mi piace sentire quando mi vengono dentro. Finora l'ho fatto solo con due ragazzi, ma tu sei di un'altra categoria. Sei fenomenale. Sensazioni che non ho mai percepito dagli altri. I ragazzi li facevo venire dentro quando non ero fertile. Ma ora… ora sono in ovulazione. Tra nove mesi credo che avrai un altro figlio. Ti piace l'idea?”
“Altroché amore, aumentiamo le probabilità, allora. Vieni, amore, che ti spruzzo dentro ancora.”
In tutto il pomeriggio le vengo dentro sei volte. Non ho mai scopato così tanto con una donna.
“È tardi. Dobbiamo rifare il letto, altrimenti capiscono che abbiamo fatto sesso” le dico dopo che le sono venuto dentro per l'ennesima volta.
Rifacciamo il letto e ci rivestiamo. Si mette uno striminzito perizoma, un'ampia e corta gonnellina. Non mette il reggiseno sotto la canottiera. Si vedono i capezzoli spuntare dalla stoffa.
“Così possiamo scopare senza svestirci. Mi devi riempire per bene in questi giorni.”
Ci sediamo in cucina.
“Spiegami un po' la storia di tuo padre.”
“Cosa vuoi sapere?”
“Ti ha violentato?”
“Sì, avevo 13 anni ed ero vergine, naturalmente. È successo una domenica mattina che mamma non c'era. Mi ha chiamato e mi ha fatto andare nella sua stanza. Mi ha fatto sedere sul letto accanto a lui. Era già nudo e si è lanciato su di me. Mi ha detto: "Se racconti a qualcuno quello che faremo ora ti picchierò fino ad ammazzarti e butterò il tuo cadavere nella fogna. Sdraiati e apri le gambe". Aveva già il cazzo in tiro e mi ha sverginato, senza neanche farmi bagnare. Mi ha fatto un male cane. Ma dopo neanche due minuti mi è venuto sulla pancia e non è andato oltre. Dopo quella volta, ogni giorno veniva nella mia camera e cercava di scoparmi. Ma non aveva nessuna resistenza. Non è mai riuscito a vernirmi dentro o a farmi godere. Mi stava bene così. Mi ha sempre lasciato in pace, dopotutto. Questa è la storia.”
“Davvero non ti importa che ti abbia violentato?”
“No. È un incapace. Non ne vale neanche la pena di prendersela.”
“Ti scopa ancora?”
“Sì, lo ha fatto ancora prima di portarci qua. Ma tu nonno… sei davvero incredibile. Mi hai fatto godere un sacco. Sento il tuo sperma che mi cola sulle gambe. Guarda.”
E si solleva la gonna.
“Uhm, bambina mia. Sei arrapante con quel perizoma! Guarda il mio cazzo, ti vuole ancora.”
“Accontentiamolo allora.”
Mi abbasso la cerniera dei pantaloni e il cazzo spunta prepotente. Denise si siede in braccio a me, dandomi la schiena.
Senza neanche spostarle il filetto del perizoma, la penetro. Denise comincia a fare su e giù sul mio cazzo. Le infilo le mani sotto la maglietta e le torturo i capezzoli. Li strizzo forte, fino a quando Denise urla di dolore e di piacere. Con la destra scendo sotto la gonna e le massaggio il clitoride. Come lo tocco, lei viene. Le lascio godere l'orgasmo che l'ha raggiunta. Poi ricomincio a massaggiarlo.
“Amore mio, sto venendo… tra poco sborro ancora… sì… sì… prendi il mio cazzo voglioso. Sentilo fino in fondo.”
Mi alzo e faccio appoggiare Denise alla tavola. Mi espone il suo fantastico culetto.
“Ehi, ma che bel culetto che hai! È ancora vergine quel buchino?”
“Sì.”
“È un peccato che non ce n'è il tempo. Domani… sì domani lo facciamo. Adesso ti sborro nella fica. Sì ti riempio ancora. Toh, prendi, prendi… Ah, ah, sì, arriva… arriva…”
Continuo per pochi secondi ancora e dalla punta del mio cazzo partono immense bordate di sperma. Quattro lunghi e possenti getti che si infrangono sulla cervice uterina.
Anche lei viene. Sento le pareti vaginale spremere e mungere il cazzo.
“Sai amore? Credo davvero che ti metto incinta, questi giorni. Non vedo l'ora di vedere la faccia di mio figlio quando glielo dirai.”
Denise ansima ancora per la focosa cavalcata.
“Figurati se gli dico che sei tu il padre! No, non gli dico niente. Gli dico che è uno che non conosco e che mi sono scopata in discoteca.”
“E che vendetta è allora, se non sa neanche chi è il padre di tuo figlio… No, glielo devi dire. Solo a lui, però. A tua madre dille che ti sei scopata un tizio in discoteca al momento sbagliato.”
“Forse hai ragione. Morirà di invidia. Sì. Però glielo dico solo quando comincerà a crescere la pancia. Quando ormai sarà tardi per abortire. Voglio che veda il suo fallimento, come padre e come uomo. Da come si comporta con me, mi domando come abbia fatto a mettere incinta la mamma.”
“Devo raccontarti un segreto. Sono stato io a mettere incinta tua madre. Bruno non riusciva a concludere il più delle volte.”
“Tu… tu sei mio padre?”
“Sconvolta?”
“Direi… piacevolmente sconvolta, però. Chi ne è al corrente?”
“Solo tua madre. Mi ha chiesto un favore. Di inseminarla. Non siamo mai diventati amanti. Ho scopato con lei solo il tempo di ingravidarla. E solo nel periodo fertile. Mi ha usato come donatore di sperma… per così dire. È bastata una sola settimana a concepirti.”
“Allora devo chiamarti papà, non nonno! Non lo sa neanche mio padre?”
“No. Alessia l'ha convinto di essere stato lui a concepire in una delle rare volte che è riuscito a portare a termine l'atto. Forse violentandoti credeva di riuscire ad avere un rapporto completo come si deve.”
“Silenzio. Ho sentito la macchina di mamma. Corro in bagno a togliermi un po' di sborra, altrimenti mi cola tutta sulle gambe. Tu sistemati i pantaloni.”
Denise ha ragione. Poco dopo, entrano mia moglie e mia nuora cariche di borse.
“Trovato qualcosa di bello?”
“Sì e no. Già che c'eravamo abbiamo fatto la spesa. Alessia si è presa una bella camicetta. Dov'è Denise?”
“È andata in bagno. Tra poco arriva.”
“Cosa avete fatto di bello?” chiede mia moglie.
Abbiamo scopato, ho voglia di dirle. “Un po' di TV, giocato a carte, niente di particolare…”

Dopo quel pomeriggio non abbiamo avuto altre occasioni di rimanere soli per goderci a lungo. Solo delle snervanti sveltine.
Tre settimane dopo, Denise mi si avvicina. È raggiante.
“Sono incinta” mi sussurra all'orecchio.
“Congratulazioni, amore mio.”
“Sono io che ringrazio te, "papà". È stato un piacere, in tutti i sensi.”
“Ora dobbiamo solo aspettare. Speriamo che non ti venga subito la nausea e che la pancia non si faccia vedere per qualche mese.”
Mia moglie ci vede confabulare. “Cosa state facendo, voi due? Sempre a tramare qualcosa, eh?”
“Sì, nonna. Volevo convincere il nonno a venire a fare il bagno con me, ma non vuole! Convincilo tu, dai!”
“Ma dai Angelo, vai a fare il bagno con lei, che ti costa?”
“Il bagno non lo voglio fare. Che ne dici, invece, se ci prendiamo un pedalò?”
“Sì… è tanto che non ci vado…”
Ha capito subito l'antifona. Così possiamo parlare da soli, senza orecchie indiscrete. E chissà, magari riusciamo anche a scopare.
Lo affittiamo per un'ora. Appena ci siamo allontanati dalla battigia, Denise si toglie il costume e resta completamente nuda.
“Come ti senti? Niente nausea?”
“Per il momento sto bene. Ma è ancora presto. La nausea dovrebbe arrivare tra qualche settimana. Speriamo che non mi venga! La mamma mi sta sempre appiccicata e temo che possa sospettare qualcosa.”
“Ci stanno guardando?”
“Non mi pare. Ma non riesco a capirlo bene da qui. Dobbiamo allontanarci di più se vogliamo scopare.”
“Vuoi farlo davvero?”
“Sì. Perché non si può farlo mentre si è incinta?”
“Certo che si può fare. Ma non credevo che tu lo volessi fare ancora.”
“Guarda che io non sono come la mamma. Non ti considero affatto un donatore di sperma! Vorrei che tu mi considerassi la tua giovane amante. Dopotutto ho già tuo figlio dentro di me.”
“Già. Mio figlio. Speriamo che non sia un incapace come l'altro.”
“Dai per scontato che sia un maschio?”
“Io credo che lo sia.”
“Hai ragione nonno. Secondo un sito che ho trovato che parla di gravidanze, se mi riempi mentre ho l'ovulazione c'è la probabilità più alta che sia maschio. Però lo avevamo già fatto due giorni prima. Vedremo. Dai, adesso siamo abbastanza distanti. Vieni, scopami.”
“No, vieni tu in braccio a me. Aspetta che mi tolgo il costume.”
La scopo senza troppi problemi. Certo che farlo così non è il massimo. Ma siamo comunque soddisfatti entrambi. Poi ci rivestiamo e torniamo.

A settembre ritorniamo in città. Denise deve andare a scuola. Almeno un paio di volte a settimana, Denise viene a trovarmi. Quando mia moglie non c'è, la scopo. Sempre e solo sveltine. Non so mai quando potrebbe tornare a casa.
Quando la pancia diventa evidente, succede il disastro.
A mio figlio Bruno viene una crisi di nervi e cade in depressione. Fugge di casa e viene trovato morto dopo due settimane di ricerche. A quanto pare, quando Denise gli ha detto la verità e non ha retto.
Alessia si crogiola un po' nel dolore di avere perso un marito, ma si riprende subito, quando viene a sapere che la figlia è incinta.
Messa alle strette, Denise racconta la verità alla madre. I ripetuti stupri da parte del padre e della vendetta architettata col nonno.
Un giorno, viene a trovarmi Alessia.
“Come hai potuto mettere incinta Denise? È anche tua figlia! Hai abusato di lei?”
“No, niente di tutto questo. E comunque lo sa che sono suo padre. Le ho raccontato tutto. Comunque io e Denise siamo amanti, fin da luglio. Aveva voglia di scopare e voleva a tutti costi farsi mettere incinta, per sbatterlo in faccia a Bruno. Voleva farlo sentire una nullità. Non mi dire che tu non lo hai mai tradito perché non ci credo. Quando una donna non viene soddisfatta, ne trova un altro di uomo che possa farlo.”
“Certo che l'ho tradito. Parecchie volte. Ma non gli ho mai fatto pesare il fatto che non era in grado di portare a termine un rapporto sessuale. Lui lo sapeva. Ma ignoravo il fatto che ci provasse con Denise. Le voleva bene.”
“Non ha mai sospettato che non era lui il padre?”
“Non lo so. Forse, ma a me non ha mai detto niente.”
“Cosa intendi fare con Denise?”
“Che domande! Farà nascere il bambino, ovvio. Mica la faccio abortire adesso! È fuori tempo massimo. È quasi di cinque mesi. Tra poco dovrebbe vedersi il sesso del bambino. Tu, piuttosto, cosa intendi fare con lei?”
“Io? Io sarò un nonno premuroso che si occupa della nipotina. Maura non sospetta nulla. Non glielo hai detto, vero?”
“Certo che no! Non sono scema. Resterà tra noi tre. Ma ora che Bruno è morto dovrò trovarmi un lavoro per riuscire a mantenere Denise e il bambino.”
“Senti, perché non fai così. Vendi l'appartamento dove state e vi trasferite da noi. La casa è grande e possiamo dividerla in due appartamenti. Uno per noi e uno per voi. Il vostro appartamento vale molto, così avrete da parte un bel po' di risparmi per vivere bene per molti anni. E Denise non rimarrebbe sola.”
“E tu avrai tuo figlio da crescere, eh! Guarda che l'ho capito che desideri scoparti ancora Denise! L'hai detto tu stesso che siete amanti!”
“Beh, sì, è anche per questo. Ma staremo tutti insieme. Se c'è da dare una mano, una fica da riempire, io ci sono.”
“E come la metti con tua moglie?”
“Lei non si accorge mai di niente! Sta tranquilla! Lei pensa solo alle sue cose. Dai accetta, trasferisciti da noi.”
“Va bene, va bene! Ci vengo. Se non altro, per non lasciare da sola Denise.”

Così fa. Alessia mette in vendita l'appartamento e ne ricava un cospicuo gruzzoletto. Nel frattempo ho chiamato un'impresa che si occuperà dei lavori. Dividerà la casa in due appartamenti. Al piano terra ci starò io con mia moglie e Alessia e Denise al piano di sopra.
A maggio Denise da alla luce mio figlio Martino. Un bel bambino di tre chili.
Adesso mi scopo anche Alessia. A volte capita che madre e figlia mi accolgano insieme nel letto.
Che sballo! Una quarantenne focosa e un'adolescente vogliosa. Il mio cazzo va in brodo di giuggiole. Io sono sempre arrapato e il mio cazzo è sempre in tiro. Fortunatamente sia la madre che la figlia prendono la pillola, ora. Altrimenti avremmo messo su due squadre di calcio, come minimo.
L'anno dopo, mia moglie muore. Un malore improvviso la fa cadere dalla bicicletta e viene investita mortalmente.
Il lutto non dura tanto. Ci pensa Denise a consolarmi, smettendo di prendere la pillola e regalandomi un altro figlio. Anche Alessia smette di prendere la pillola e rimane incinta.
Con i soldi che l'assicurazione dell'investitore mi risarcisce, può smettere di lavorare.
Vivremo tutti insieme. Io e i miei figli. E le madri dei miei figli.
Non dovrei dirlo per rispetto ai nostri morti.
Per fortuna che sono morti, altrimenti non avrei mai avuto questa magnifica famiglia.

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