Gli ospiti

Scritto da , il 2010-05-25, genere orge

Prima di farsi bendare da suo marito Alfredo doveva finire di prepararsi. Sapeva che il marito quella sera avrebbe invitato Sandro e Anna, ma preferiva farsi bendare per non doverli riconoscere. A Luisa piaceva avere ospiti e quella sera si era messa una guepiere particolare: nera e ricamata a rose, fatta per sostenere i seni senza tuttavia coprirli, spingendoli invece in avanti, protesi verso lo specchio della camera nel quale si guardava. Completavano il tutto le calze nere, rette dalle stringhe sottili della guepiere, e il piedistallo delle scarpe con il tacco a spillo, che davano alle sue belle gambe un profilo slanciato.
Alfredo l’aspettava in salotto nella sua vestaglia di seta. Lei si fermò a qualche passo, con gli occhi sempre bassi, per permettere all’uomo di controllare se il suo abbigliamento lo soddisfaceva. Lui si avvicinò e posò una mano imperiosa sul pube scoperto della donna, che dal canto suo tormentava nervosamente il fermaglio delle stringhe sull’esterno della coscia, e, facendole ondeggiare i fianchi con poca creanza, si fece largo tra le sue cosce.
«Sei già bagnata: brava» Lei chinò il capo arrossendo un po’ per lo strano complimento.
«Ora dammi i polsi»
Luisa obbedì e il marito li legò con dei lacci di seta rosso cupo.
«Troppo stretti?» lei scosse la testa, con un gesto da bambina.
L’uomo estrasse dalla tasca della vestaglia un fazzoletto della stessa seta dei lacci, lo piegò e lo usò per bendare Luisa, che da quando era uscita dalla toilette non aveva ancora osato guardarlo in viso.
Alfredo le sollevò le mani legate, le baciò sulle dita «Sei bella, Luisa», disse e la strinse a sé baciandola sulla bocca carnosa, il cui rossetto marcato ne accentuava la somiglianza ad un sesso femminile. La prese dolcemente per la nuca per baciarle il collo e lei abbandonò il capo all’indietro, con le labbra socchiuse. Le sfuggì anche un sospiro.
«Inginocchiati ora»
La donna bendata si inginocchiò davanti al marito, il quale, slacciata la vestaglia, mostrò un pene non ancora del tutto eretto. Lui attese un attimo prima di offrirlo alla bocca della moglie e si attardò ad osservarne le labbra che si socchiudevano aspettando di essere penetrate. Alfredo, tenendolo in mano lo guidò a pochi centimetri da quella bocca desiderata, perché lei ne riconoscesse l’odore prima di gustarlo, e, quando un gemito della donna inginocchiata tradì che ciò era avvenuto, il suo pene era ormai completamente duro. Solo allora lo posò un attimo sulle labbra socchiuse di lei, per poi ritrarlo prima che potesse risucchiarlo dentro di sé: ripeté il gioco finché lei comprese che non poteva vincerlo. Quindi le mise una mano sul capo e stavolta il suo scettro, ormai tirato all’invero simile, si fece largo tra le labbra umide della donna che, sollevando le mani legate dalla seta purpurea, prese ad accarezzare i testicoli del suo signore, oppure a masturbarne la verga quando, sfilatosela di bocca, si limitava a leccarne la punta, oppure sotto, portando l’uomo vicino all’eiaculazione.
«Basta adesso», disse Alfredo imperioso, e, presole il laccio delle mani, la obbligò a rialzarsi. Infatti tra non molto sarebbero arrivati gli ospiti e c’erano altri preparativi da curare.

Il tavolo stretto e lungo del soggiorno, adatto ai molti invitati (ma non solo, come vedremo) era di pesante legno massiccio: ci si poteva ballare sopra senza smuoverlo di un millimetro. Ad Alfredo piaceva il contrasto tra la pelle chiara della moglie e il rosso cupo, per cui, oltre ai legacci ed alle bende, aveva fatto fare di quella seta anche un piumino leggero, con cui aveva ricoperto la dura superficie del tavolo, e poi alcuni cuscini che ora vi stavano sparsi sopra, in attesa di accomodare la schiava della serata. E poi c’erano altri lacci, con cui avrebbe legato al tavolo le gambe aperte della moglie.
Sapeva che Sandro sarebbe arrivato puntuale con la sua compagna (perché in queste cose arrivare al momento giusto era necessario come imbottigliare un vino con la luna propizia) per cui guardò l’orologio per assicurarsi di essere anch’egli in perfetto orario. Quindi accese i candelabri, spense le luci e condusse la moglie in soggiorno tirandola per i polsi.
Sollevandola un po’, la adagiò sul tavolo di modo che le gambe sporgessero oltre il bordo all’altezza delle ginocchia. Quindi sistemò un cuscino dietro la nuca della donna e le chiese se era comoda in quella posizione. Luisa si limitò ad annuire completamente assorta. Alfredo allora continuò a prepararla, prima facendole sollevare le braccia oltre la testa per imprigionarle in quella posizione, poi dedicandosi alle sue caviglie, che non poté fare a meno di baciare, mentre le legava alla parte superiore delle gambe del tavolo, decorate da un’incisione particolare che impediva al laccio di scivolare verso il basso. Così legata Luisa poteva pure rilassare le gambe, che rimanevano sorrette dai morbidi lacci di seta, ma, a causa di altri lacci che le costringevano le ginocchia, non poteva evitare di rimanere con le cosce sconciamente allargate, mentre il sesso era offerto proprio sul bordo del tavolo, dove chiunque poteva agevolmente prenderla senza che lei potesse opporvi alcuna resistenza. Alfredo aveva imparato a legarla in quel modo da una coppia di conoscenti. Ricordava ancora la visione di quella splendida signora legata a quel modo. Solo che ella non aveva voluto la benda, ma un grande specchio proprio sopra il tavolo, per godersi ogni fase del suo supplizio.
«Sei perfetta, Luisa» Commentò l’uomo ammirando la donna offerta in quel modo superbo, e non poté fare a meno di godersi quell’ultimo momento di intimità appoggiando sulle labbra socchiuse della donna il proprio glande. Lei, avida come una pianta carnivora, si affrettò ad inghiottirlo, cercando di forzare il laccio che le bloccava i polsi, volendo afferrare il dono offertole dal marito. Alfredo evitò ben altro dono alla bocca della moglie solo perché il campanello suonò per tempo.
«Baciami…» sussurrò la donna.

Alfredo, prima di aprire, controllò nello specchio dell’ingresso se aveva le labbra sporche di rossetto. Sandro lo conosceva bene mentre la ragazza l’aveva vista solo un paio di volte. Anna era proprio una gran fica, pensò vedendola entrare. Con i suoi vent’anni era almeno un decina d’anni più giovane di loro ed entrò come nel paese delle meraviglie di fronte al ricco arredamento della sua villa. Aveva indosso una pelliccia lunga che Alfredo cortesemente si offrì di riporre nel guardaroba, e sotto rivelò il suo corpo seminudo, le cui curve giovani erano sottolineate dalla lingerie, appena un po’ esagerata (non poteva certo avere ancora la classe di Luisa, pensò Alfredo compiaciuto). Era solo una delle puttanelle che Sandro rimediava in discoteca per farne delle gran puttane attratte dal lusso, e dalla lussuria, che sapeva offrire loro finché se ne stancava, e non poteva certo aver imparato a vestirsi andando a scuola dalle suore. Portava un girocollo di brillanti che sul davanti pendeva, a mo’ di cravatta (o di collare) nel vallo tra i seni. Ad Alfredo venne subito in mente di afferrarla per quel pendaglio e farla inginocchiare subito al cospetto delle propria verga dura. Ma c’era tempo per conoscerla in quel modo e li pregò invece di seguirlo nel salotto che dava sulla piscina dove offrì a Sandro da bere.
«Lei no –disse lui– è troppo piccola. Vero tesoro? Lei beve solo latte. Dai bimba mia, fai vedere ad Al come bevi il latte»
La ragazzina, un po’ sorpresa sull’uscio della casa, aveva ritrovato la sua sicurezza appena si era tolta la pelliccia e gli occhi dell’amico del suo Sandro si erano posati sulle sue natiche da ballerina. Da allora non si era più tolta un sorriso soddisfatto dalle labbra e sempre con quel sorriso si chinava ora per prendere in bocca il cazzo di Alfredo. Pratico della casa, Sandro se ne andò in bagno per sistemarsi e quando tornò, anch’esso in vestaglia, trovò la sua troietta a gambe aperte sulle ginocchia dell’amico intenta a strusciarsi contro il suo cazzo senza peraltro essersi ancora fatta togliere le mutandine. Vedendolo arrivare si limitò a girare il capo nella sua direzione, sempre con il suo sorriso da porcellina sulle labbra, e poi rimise la lingua in bocca al suo ospite.

Il sorriso tornò a svanirle quando Al li condusse nel soggiorno dove la vista di Luisa legata a quel modo riempì gli occhi del suo Sandro. Poiché il tavolo era rivolto verso la porta, entrando non si poteva non notare la fica spalancata delle donna, tracimante di umori che colavano palesemente verso l’ano che, con le sue lievi contrazioni, tradiva tutta l’eccitazione che gli occhi bendati non svelavano.
Alfredo, da buon padrone di casa, invitò gli ospiti a servirsi liberamente della sua donna, e Sandro subito volle infilare il dito medio in quel buchetto pulsante e stretto mentre, chinatosi su di lei, iniziava a succhiarne il miele. Luisa aveva iniziato ad accumulare desiderio e timore non appena aveva sentito suonare alla porta. La voce del marito l’aveva tranquillizzata lasciandole solo il desiderio che il fatto di essere legata e costretta liberò da ogni altra considerazione morale: nella cecità che aveva voluto esserle imposta, le rimase la sola consapevolezza del suo corpo e del suo sesso offerto in quel modo osceno al piacere di sconosciuti per desiderio del marito. Mentre gli ospiti erano di là, il pensiero che tra un poco avrebbe sentito sul suo corpo mani, bocche e sessi maschili, e forse anche femminili, l’aveva oltremodo eccitata senza che, a causa dei legacci, potesse in alcun modo darsi da sola alcun tipo di piacere e sollievo al desiderio inaudito che le destava improvvise fiammate e tensioni imperiose nel basso ventre. Il solo sentire un dito che le si faceva strada nel culo le strappò un gemito profondo che fece sorridere Sandro, dandogli un’idea precisa di ciò che avrebbe infilato in quel punto, e poi, quando anche la bocca dell’uomo le si posò sul sesso, ebbe uno scarto laterale che solo i resistenti legacci approntati dal marito trattennero.
Di lì a poco un’altra morbida bocca le si posò sui seni. Era Anna che Alfredo, a lato del tavolo, aveva obbligato a piegarsi sui seni di Luisa per baciarli mentre lui se la scopava da dietro. Alfredo, che da più di un’ora prometteva alla bocca della moglie il suo orgasmo, si sfilò dalla tenera fichetta che stava prendendo per godere nella bocca di Luisa che, presa tra la lingua di Sandro e le carezze dell’altra, venne appena sentì schizzare in gola il piacere del marito che riconobbe dal gemito osceno che sfuggì lui.
Vedere Luisa bendata a quel modo, con il capo posato sul cuscino, e le labbra rosse intente a succhiargli il seme (senza riuscire ad impedire ad un rivoletto di uscirle a lato della bocca) fece quasi mancare le ginocchia di Alfredo, che a stento riuscì ad afferrarsi al tavolo perché neanche una goccia andasse perduta. Solo dopo si lasciò andare su una sedia per vedere le sevizie che gli ospiti continuavano a fare alla donna legata sul tavolo.
Anna aveva abbandonato i seni di Luisa e si era infilata tra le gambe di Sandro ancora intento a succhiare l’altra. L’uomo però fece alzare la giovane amante da cui volle farsi guidare il cazzo nel corpo di Luisa. Scivolò in lei con un sol colpo tanto era bagnata. La porcellina si mise alle spalle dell’amante per baciargli il collo e incitarlo bisbigliandogli frasi oscene nelle orecchie che a tratti mordeva o succhiava. Con una mano spostò la vestaglia dell’uomo accarezzandogli il sedere fino a stuzzicargli l’entrata del culo.
Alfredo nel frattempo era tornato un po’ in sé e con uno sguardo ordinò alla ragazza di venire da lui. Anna aveva preso in bocca quell’uccello poco prima e ne aveva conservato un buon ricordo quindi non ebbe difficoltà a raddrizzarlo. Sandro, stufo della fica fin troppo fradicia di Luisa, l’aveva infilato tra le labbra della prigioniera ancora luccicanti dello sperma di Alfredo. Il padrone di casa allora ne approfittò per alzarsi tirandosi dietro la ragazzina per farla chinare tra le gambe della moglie. Mentre la ragazzina avvicinava di nuovo la bocca ai seni di Luisa, Alfredo la prese di nuovo da dietro, soddisfatto della visuale raggiunta. Stavolta però non si sarebbe accontentato di vedere Anna succhiare dei seni. Prendendola sulla nuca per i capelli la obbligò con il viso sul pube dell’altra. Anna non era preparata a questo e guardò implorante Sandro che, con il cazzo infilato in bocca a Luisa, le sorrise ordinandole di obbedire.
Luisa, intenta a far godere l’ospite con la propria bocca, aveva percepito chiaramente il corpo morbido della giovane tra le gambe e lo stato confusionale in cui versava le impedì di reagire. Quando però si era resa conto che Alfredo la stava obbligando a leccargliela cercò di sottrarsi a quel bacio. Tuttavia era sempre legata strettamente. Anna allora pensò che poteva essere divertente tormentare l’altra ed iniziò a tirare con la propria bocca i peli pubici della donna che, con il grosso arnese di Sandro in bocca, non poteva far altro che mugugnare. Allora iniziò, sempre scopata dall’ancora più eccitato Alfredo, a cercare i punti, attorno al pube e sulle cosce, che, per esperienza, sapeva in grado di rivoltare la spina dorsale alle donne, senza ancora osare toccare il sesso aperto dell’altra. Dopo aver giocato in quel modo per un po’ guardò il proprio uomo e, dopo essersi infilata il medio in bocca, lo infilò nell’ano fradicio di succhi vaginali di Luisa che, con un muggito disperato, portò il pube verso l’alto dove la bocca della ragazza era ormai pronta per farla impazzire. Sandro dovette togliersi dalla bocca della donna, che scuoteva la testa emettendo dei “no” mugugnati misti a grida strozzate di sconvolto piacere, ed ora stava in disparte a godersi quello spettacolo masturbandosi piano. Anna, eccitatissima per il piacere che sentiva esplodere nell’altra, era da parte sua incalzata da Alfredo fuori di sé nel vedere la moglie in quello stato, e, nonostante ciò, riusciva a mantenere la lingua nella vagina aperta dell’altra, oppure a morderle la clitoride gonfissima, sodomizzandola con più dita fino a farla urlare. Allora Alfredo spostò la diavoletta e con l’uccello ancora lubrificato dai suoi umori, si prese l’ano della moglie che, dimentica ormai dei molteplici orgasmi avuti dall’altra, si lasciò andare a quel nuovo tipo di piacere finché sentì il marito goderle in culo mentre Sandro faceva altrettanto nella fica della ragazza che l'aveva raggiunto per impalarsi su di lui.

Questo racconto di è stato letto 6 5 7 2 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.