Il diavolo in corpo
di
Malroth
genere
prime esperienze
Nel convento di Santa Prudenziana, immerso nella campagna umbra, il silenzio era rotto solo dal canto lontano delle campane e dal fruscio delle tonache. Madre Superiora era partita per Roma, lasciando la disciplina nelle mani di Suor Teresa, trentotto anni, alta, capelli nerissimi nascosti sotto la veletta, occhi di un verde gelido che sembravano vedere dentro l’anima.
Suor Teresa gestiva la lavanderia del convento, un compito umile che le permetteva di scrutare i segreti più intimi delle novizie attraverso i loro indumenti sporchi.
Anna aveva compiuto diciotto anni da tre settimane. Era cresciuta tra quelle mura, orfana accolta a sei anni, e da allora aveva imparato che le regole erano legge e che Suor Teresa non perdonava mai due volte lo stesso peccato.
Capelli dorati che le accarezzavano la schiena come seta, occhi azzurri innocenti ma velati da un desiderio represso, un corpo snello con curve appena sbocciate: seni piccoli e sodi, fianchi stretti che terminavano in un culetto rotondo e invitante. Da mesi, Anna aveva ceduto alla tentazione di letture proibite – romanzi erotici nascosti nella biblioteca, pagine ingiallite piene di descrizioni lascive di corpi intrecciati, penetrazioni appassionate e orgasmi proibiti. Ogni notte, sola nella sua cella, sfogliava quei testi maledetti, le dita che scivolavano tra le cosce, sfiorando la fighetta umida, invocando involontariamente forze oscure. Fu così che il diavolo entrò in lei: attraverso quelle parole peccaminose, insinuandosi nella sua vagina calda e bagnata come un serpente viscido, nutrendosi dei suoi gemiti soffocati e dei succhi che colavano copiosi dalle sue labbra intime.
Suor Teresa lo scoprì in modo banale, ma rivelatore. Mentre lavava le mutandine di cotone bianco delle novizie, notò quelle di Anna: sempre fradice, intrise di un umore appiccicoso e profumato di desiderio, con macchie giallastre. "Questa ragazzina è posseduta," pensò la suora, il cuore che le accelerava mentre annusava di nascosto quel tessuto intriso di peccato.
Decise di agire quella notte stessa, convocando Anna nella stanza della disciplina – una cella spoglia con una sedia di legno, un crocifisso alla parete e una lampada a olio.
«Spogliati dalla vita in giù, mia cara Anna,» ordinò Suor Teresa, la voce bassa e vellutata, carica di un'autorità che fece rabbrividire la ragazza. «Togliti la gonna e quelle mutandine bagnate. Voglio vedere la tua fighetta bionda esposta.»
Anna, le guance arrossate, obbedì tremando. Le dita sottili slacciarono la corda, lasciando cadere la gonna grigia ai piedi. Poi, con un sospiro spezzato, abbassò le mutandine intrise, rivelando la sua vulva depilata, le labbra rosa e gonfie che luccicavano già di umidità, il clitoride eretto come un piccolo bocciolo invitante. Il diavolo dentro di lei pulsava, facendola bagnare ancora di più.
Suor Teresa si sedette sulla sedia, la tonaca nera che si apriva leggermente sulle ginocchia muscolose. «Vieni qui, sdraiati sulle mie ginocchia come una brava ragazzina posseduta.» Anna si avvicinò, il cuore in gola, e si chinò, il ventre nudo contro la stoffa ruvida, il culetto pallido e sodo alzato in aria, la fighetta esposta tra le cosce aperte.
La suora accarezzò prima le natiche, dita callose che sfioravano la pelle setosa, poi scese più in basso, sfiorando le labbra della vagina. «Senti come sei fradicia, piccola bionda? Il diavolo ti ha resa una troietta bagnata. Ma io lo tirerò fuori... con queste dita sante.»
Infilò due dita – l'indice e il medio – dentro la vagina stretta di Anna, lente, profonde, curvandole per toccare quel punto sensibile all'interno. Anna gemette, un suono osceno che echeggiò nella cella, il corpo che si inarcava involontariamente, spingendo contro le dita della suora. Suor Teresa molestò la fighetta di Anna e ritrasse le dita con ritmo esperto. Le dita scivolarono di nuovo nel calore umido, producendo suoni bagnati e succosi che riempivano l'aria. «Lo sento... il diavolo si contorce intorno alle mie dita, aggrappato alle tue pareti vellutate.»
Anna piangeva per la vergogna, i succhi che colavano copiosi lungo le cosce. Improvvisamente, una voce rauca, demoniaca, uscì dal suo ventre: «Teresa... vai via! Questa ragazzina è mia!»
Suor Teresa sorrise, spingendo le due dita più a fondo, ruotandole per stimolare ogni centimetro. «Vai via! Cristo sia con noi! Vai via, brutta bestia!»
Il diavolo rise, vibrando contro le dita: «Sono entrato nel suo corpo attraverso quelle pagine sporche... l'ho fatta venire ogni notte, ho il pieno controllo sul corpo della ragazzina...»
«Bugiardo,» sibilò la suora, accelerando il ritmo, le dita che entravano e uscivano con schiocchi umidi, il pollice che sfregava il clitoride eretto di Anna.
Un fiotto caldo schizzò fuori, e con esso il diavolo emerse: una cosa nera, viscida, serpentiforme che strisciò fuori dalla vagina dilatata di Anna, lasciando una scia di muco appiccicoso sulle labbra intime gonfie.
Suor Teresa ritrasse le dita con un suono bagnato. La creatura nera si contorse sul pavimento, sibilando.
«Maledetto,» disse la suora, inginocchiandosi accanto a esso, il crocifisso in mano. «Ora che sei fuori da fighetta di Anna, dimmi: perché dovrei risparmiarti? Hai trasformato questa bambina in una troietta bagnata. Perché lo hai fatto?»
Il diavolo sibilò: «Teresa... unisciti a me... lasciami il corpo della ragazzina...»
Suor Teresa rise, premendo il crocifisso contro la cosa nera. «No, diavolo! Non ti permetterò di molestare altre ragazze. Torna all'inferno!» Il crocifisso bruciò la creatura, che urlò e si dissolse in fumo acre.
Anna giaceva sul pavimento, la vagina ancora pulsante, i succhi che colavano. Suor Teresa la prese in braccia. «Ora, piccolina mia, devi essere punita per aver lasciato entrare il diavolo nella tua fighetta birichina.» La sdraiò sulle ginocchia, il culetto alzato come quello di una bambina disobbediente.
«Tesoro,» sussurrò la suora con voce materna ma sensuale, accarezzando le natiche pallide. «Hai bagnato le mutandine per quel diavoletto cattivo? Ora la zia Teresa ti fa una bella sculacciata.» Il primo schiaffo arrivò secco sulle natiche, facendole arrossare immediatamente. Anna squittì, dimenandosi come una mocciosa.
«Conta,» ordinò Suor Teresa, la mano che calava ritmata, ogni colpo che faceva sobbalzare la carne soda, il calore che si diffondeva fino alla fighetta ancora bagnata. «Uno... grazie, zia Teresa...» gemette Anna.
La suora continuò, venti colpi lenti e sensuali, le dita che ogni tanto sfioravano la vulva umida tra uno schiaffo e l'altro. «Brava piccola, senti come il tuo culetto diventa rosso? È la punizione per la tua fighetta golosa.» Alla fine, Anna piangeva di dolore e eccitazione, il culetto ardente.
Suor Teresa la cullò, baciandole il viso, una mano che scivolava tra le cosce per accarezzare la clitoride gonfia. «Ora sei pura, piccolina mia. Ma ogni notte tornerai qui, per la tua penitenza... e il tuo piacere.»
Anna annuì, il corpo fremente, sapendo che il vero demone era appena nato: il desiderio per Suor Teresa, eterno e insaziabile.
Suor Teresa gestiva la lavanderia del convento, un compito umile che le permetteva di scrutare i segreti più intimi delle novizie attraverso i loro indumenti sporchi.
Anna aveva compiuto diciotto anni da tre settimane. Era cresciuta tra quelle mura, orfana accolta a sei anni, e da allora aveva imparato che le regole erano legge e che Suor Teresa non perdonava mai due volte lo stesso peccato.
Capelli dorati che le accarezzavano la schiena come seta, occhi azzurri innocenti ma velati da un desiderio represso, un corpo snello con curve appena sbocciate: seni piccoli e sodi, fianchi stretti che terminavano in un culetto rotondo e invitante. Da mesi, Anna aveva ceduto alla tentazione di letture proibite – romanzi erotici nascosti nella biblioteca, pagine ingiallite piene di descrizioni lascive di corpi intrecciati, penetrazioni appassionate e orgasmi proibiti. Ogni notte, sola nella sua cella, sfogliava quei testi maledetti, le dita che scivolavano tra le cosce, sfiorando la fighetta umida, invocando involontariamente forze oscure. Fu così che il diavolo entrò in lei: attraverso quelle parole peccaminose, insinuandosi nella sua vagina calda e bagnata come un serpente viscido, nutrendosi dei suoi gemiti soffocati e dei succhi che colavano copiosi dalle sue labbra intime.
Suor Teresa lo scoprì in modo banale, ma rivelatore. Mentre lavava le mutandine di cotone bianco delle novizie, notò quelle di Anna: sempre fradice, intrise di un umore appiccicoso e profumato di desiderio, con macchie giallastre. "Questa ragazzina è posseduta," pensò la suora, il cuore che le accelerava mentre annusava di nascosto quel tessuto intriso di peccato.
Decise di agire quella notte stessa, convocando Anna nella stanza della disciplina – una cella spoglia con una sedia di legno, un crocifisso alla parete e una lampada a olio.
«Spogliati dalla vita in giù, mia cara Anna,» ordinò Suor Teresa, la voce bassa e vellutata, carica di un'autorità che fece rabbrividire la ragazza. «Togliti la gonna e quelle mutandine bagnate. Voglio vedere la tua fighetta bionda esposta.»
Anna, le guance arrossate, obbedì tremando. Le dita sottili slacciarono la corda, lasciando cadere la gonna grigia ai piedi. Poi, con un sospiro spezzato, abbassò le mutandine intrise, rivelando la sua vulva depilata, le labbra rosa e gonfie che luccicavano già di umidità, il clitoride eretto come un piccolo bocciolo invitante. Il diavolo dentro di lei pulsava, facendola bagnare ancora di più.
Suor Teresa si sedette sulla sedia, la tonaca nera che si apriva leggermente sulle ginocchia muscolose. «Vieni qui, sdraiati sulle mie ginocchia come una brava ragazzina posseduta.» Anna si avvicinò, il cuore in gola, e si chinò, il ventre nudo contro la stoffa ruvida, il culetto pallido e sodo alzato in aria, la fighetta esposta tra le cosce aperte.
La suora accarezzò prima le natiche, dita callose che sfioravano la pelle setosa, poi scese più in basso, sfiorando le labbra della vagina. «Senti come sei fradicia, piccola bionda? Il diavolo ti ha resa una troietta bagnata. Ma io lo tirerò fuori... con queste dita sante.»
Infilò due dita – l'indice e il medio – dentro la vagina stretta di Anna, lente, profonde, curvandole per toccare quel punto sensibile all'interno. Anna gemette, un suono osceno che echeggiò nella cella, il corpo che si inarcava involontariamente, spingendo contro le dita della suora. Suor Teresa molestò la fighetta di Anna e ritrasse le dita con ritmo esperto. Le dita scivolarono di nuovo nel calore umido, producendo suoni bagnati e succosi che riempivano l'aria. «Lo sento... il diavolo si contorce intorno alle mie dita, aggrappato alle tue pareti vellutate.»
Anna piangeva per la vergogna, i succhi che colavano copiosi lungo le cosce. Improvvisamente, una voce rauca, demoniaca, uscì dal suo ventre: «Teresa... vai via! Questa ragazzina è mia!»
Suor Teresa sorrise, spingendo le due dita più a fondo, ruotandole per stimolare ogni centimetro. «Vai via! Cristo sia con noi! Vai via, brutta bestia!»
Il diavolo rise, vibrando contro le dita: «Sono entrato nel suo corpo attraverso quelle pagine sporche... l'ho fatta venire ogni notte, ho il pieno controllo sul corpo della ragazzina...»
«Bugiardo,» sibilò la suora, accelerando il ritmo, le dita che entravano e uscivano con schiocchi umidi, il pollice che sfregava il clitoride eretto di Anna.
Un fiotto caldo schizzò fuori, e con esso il diavolo emerse: una cosa nera, viscida, serpentiforme che strisciò fuori dalla vagina dilatata di Anna, lasciando una scia di muco appiccicoso sulle labbra intime gonfie.
Suor Teresa ritrasse le dita con un suono bagnato. La creatura nera si contorse sul pavimento, sibilando.
«Maledetto,» disse la suora, inginocchiandosi accanto a esso, il crocifisso in mano. «Ora che sei fuori da fighetta di Anna, dimmi: perché dovrei risparmiarti? Hai trasformato questa bambina in una troietta bagnata. Perché lo hai fatto?»
Il diavolo sibilò: «Teresa... unisciti a me... lasciami il corpo della ragazzina...»
Suor Teresa rise, premendo il crocifisso contro la cosa nera. «No, diavolo! Non ti permetterò di molestare altre ragazze. Torna all'inferno!» Il crocifisso bruciò la creatura, che urlò e si dissolse in fumo acre.
Anna giaceva sul pavimento, la vagina ancora pulsante, i succhi che colavano. Suor Teresa la prese in braccia. «Ora, piccolina mia, devi essere punita per aver lasciato entrare il diavolo nella tua fighetta birichina.» La sdraiò sulle ginocchia, il culetto alzato come quello di una bambina disobbediente.
«Tesoro,» sussurrò la suora con voce materna ma sensuale, accarezzando le natiche pallide. «Hai bagnato le mutandine per quel diavoletto cattivo? Ora la zia Teresa ti fa una bella sculacciata.» Il primo schiaffo arrivò secco sulle natiche, facendole arrossare immediatamente. Anna squittì, dimenandosi come una mocciosa.
«Conta,» ordinò Suor Teresa, la mano che calava ritmata, ogni colpo che faceva sobbalzare la carne soda, il calore che si diffondeva fino alla fighetta ancora bagnata. «Uno... grazie, zia Teresa...» gemette Anna.
La suora continuò, venti colpi lenti e sensuali, le dita che ogni tanto sfioravano la vulva umida tra uno schiaffo e l'altro. «Brava piccola, senti come il tuo culetto diventa rosso? È la punizione per la tua fighetta golosa.» Alla fine, Anna piangeva di dolore e eccitazione, il culetto ardente.
Suor Teresa la cullò, baciandole il viso, una mano che scivolava tra le cosce per accarezzare la clitoride gonfia. «Ora sei pura, piccolina mia. Ma ogni notte tornerai qui, per la tua penitenza... e il tuo piacere.»
Anna annuì, il corpo fremente, sapendo che il vero demone era appena nato: il desiderio per Suor Teresa, eterno e insaziabile.
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