Tra dolore e desiderio

di
genere
tradimenti

Giulia entrò nel salotto con passo incerto, le lacrime che le rigavano le guance ancora umide. I suoi occhi verdi, solitamente brillanti di malizia, erano offuscati dal dolore, le ciglia lunghe incollate tra loro. Si fermò sulla soglia, le braccia strette intorno al corpo come se cercasse di trattenere qualcosa che stava per spezzarsi. Andrea, in piedi vicino alla finestra con un bicchiere di whisky in mano, la osservò mentre si avvicinava. Il suo fisico muscoloso, scolpito da anni di palestra, si tese istintivamente quando lei gli si parò davanti, il respiro corto e irregolare.

"Marco è un idiota", mormorò Giulia, la voce rotta. Le sue mani tremavano mentre si aggrappava alla camicia di Andrea, le dita che affondavano nel tessuto come se cercasse un appiglio. Lui posò il bicchiere sul tavolino con un gesto lento, poi le avvolse le spalle con un braccio, attirandola contro il suo petto. Il profumo dolce del suo shampoo si mescolò all’odore muschiato del suo sudore, un contrasto che gli fece stringere lo stomaco. "Non ha capito niente," continuò lei, la voce un sussurro roco. "Non ha idea di quanto mi abbia ferita."

Andrea sentì il calore del suo corpo attraverso la stoffa sottile della maglietta, il modo in cui i suoi fianchi si modellavano contro i suoi. Il lato B di Giulia, sodo e rotondo, premeva contro la sua coscia, e per un attimo si chiese se fosse consapevole di quanto quel contatto lo stesse facendo impazzire. "Lo so," rispose, la voce bassa, cercando di mantenere un tono rassicurante. Ma le sue mani tradivano la sua calma apparente, scivolando lungo la schiena di lei fino a fermarsi appena sopra la curva del suo sedere. "Ma urlarsi addosso non risolverà niente."

Giulia sollevò lo sguardo, i suoi occhi verdi che brillavano di una luce pericolosa. Le lacrime avevano lasciato strisce lucide sulle sue guance, ma il suo viso era ora contratto in un’espressione che mescolava rabbia e qualcosa di molto più oscuro. "Forse no," sussurrò, le labbra che si avvicinavano al suo orecchio. Il suo respiro caldo gli solleticò la pelle, mandandogli un brivido lungo la schiena. "Ma sai cosa mi farebbe sentire meglio?" La sua mano scivolò lungo il suo petto, le dita che tracciavano linee infuocate attraverso la stoffa, fino a fermarsi sul rigonfiamento evidente nei suoi pantaloni. "Qualcosa che Marco non mi dà più."

Andrea sentì il suo cazzo pulsare sotto il tocco audace di lei, il sangue che affluiva con una velocità che gli fece girare la testa. Prima che potesse rispondere, Giulia si lasciò cadere in ginocchio davanti a lui, le mani che afferravano la cintura dei suoi pantaloni con una determinazione che non lasciava spazio a dubbi. Il rumore della zip che si abbassava riempì la stanza, seguito dal fruscio della stoffa che scivolava lungo le sue gambe. Il suo cazzo, già duro e gonfio, balzò fuori, la punta lucida di pre-sperma che brillava sotto la luce del lampadario.

Giulia non esitò. Le sue labbra si schiusero in un sorriso malizioso mentre avvolgeva la mano intorno alla base del suo membro, stringendo con una presa decisa. "Dio, sei enorme," mormorò, la voce roca di desiderio. Poi, senza preavviso, la sua bocca si chiuse intorno alla punta, la lingua che tracciava cerchi lenti e umidi intorno alla fessura, raccogliendo ogni goccia di liquido che ne fuoriusciva. Andrea gemette, le dita che si intrecciavano tra i suoi capelli scuri, stringendo con forza mentre lei lo prendeva più a fondo. La sua gola si aprì per lui, accogliendolo con una facilità che lo fece ansimare, il calore umido che lo avvolgeva come una morsa.

"Cazzo, Giulia," ringhiò, spingendo i fianchi in avanti senza rendersene conto. Lei lo accolse senza protestare, le sue mani che si aggrappavano ai suoi glutei per guidarlo più a fondo, fino a quando la sua punta non colpì la parte posteriore della sua gola. Il suono umido e osceno del suo pompino riempì la stanza, mescolandosi ai suoi gemiti rochi e ai respiri affannosi di lei. La saliva le colava lungo il mento, leccata via con movimenti rapidi della lingua ogni volta che si ritraeva, solo per poi ingoiarlo di nuovo con una voracità che lo fece tremare.

Andrea non riuscì a resistere. Con un movimento brusco, la afferrò per le braccia e la tirò in piedi, spingendola contro il muro con una forza che la fece ansimare. Le sue mani scivolarono sotto la gonna corta di lei, strappando via le mutandine con un gesto secco. Il tessuto si lacerò con un suono che sembrò amplificare il desiderio che pulsava tra loro. Giulia allargò le gambe senza esitare, il suo corpo che si inarcava verso di lui, la figa già bagnata e gonfia, pronta per essere riempita.

"Vuoi che ti scopi, piccola?" le sussurrò all’orecchio, la voce roca di lussuria. Le sue dita scivolarono tra le sue pieghe, raccogliendo il suo umore prima di portarle alle labbra di lei. Giulia leccò via ogni traccia del suo stesso sapore, gli occhi che non lasciavano mai i suoi. "Dimmi quanto lo vuoi."

"Ti prego," gemette lei, le unghie che affondavano nelle sue spalle. "Scopami come si deve. Fammi dimenticare tutto."

Andrea non se lo fece ripetere. Con un movimento fluido, sollevò una delle sue gambe, agganciandola intorno al suo fianco, e poi affondò dentro di lei con una spinta decisa. La sua figa stretta lo avvolse come un guanto, i muscoli interni che si contraevano intorno al suo cazzo, risucchiandolo più a fondo. Giulia gridò, il suono acuto e disperato, mentre lui iniziava a muoversi con un ritmo implacabile. Ogni spinta era accompagnata da un gemito roco, i loro corpi che si scontravano con una forza che faceva tremare il muro alle loro spalle.

"Così, cazzo," ringhiò Andrea, afferrandole i fianchi per tenerla ferma mentre la martellava senza pietà. Il suo lato B rimbalzava a ogni colpo, la pelle liscia che luccicava di sudore sotto la luce. Giulia si aggrappava a lui, le unghie che gli graffiavano la schiena, la bocca aperta in un grido silenzioso. "Prendilo tutto, piccola. Prendi ogni centimetro."

Lei non rispose con parole. Invece, si inarcò contro di lui, il suo corpo che si tendeva come una corda di violino mentre l’orgasmo la travolgeva. La sua figa si strinse intorno al suo cazzo con una forza che lo fece gemere, i muscoli interni che lo mungevano senza pietà. Andrea sentì il calore familiare che gli risaliva lungo la schiena, il piacere che si accumulava alla base della spina dorsale, pronto a esplodere. Con un’ultima spinta profonda, si seppellì dentro di lei fino in fondo, il suo sperma che schizzava fuori in getti caldi e densi, riempiendola fino a quando non ne fuoriuscì più nemmeno una goccia.

Per un lungo momento, rimasero così, i corpi ancora uniti, i respiri affannosi che si mescolavano nell’aria carica di tensione. Giulia appoggiò la fronte contro la sua spalla, le dita che tremavano mentre accarezzavano la sua pelle sudata. Andrea le avvolse le braccia intorno, stringendola a sé come se avesse paura che potesse svanire. Il silenzio tra loro era pesante, carico di emozioni che nessuno dei due osava nominare.

"Che cazzo abbiamo fatto?" mormorò infine Giulia, la voce appena udibile. Andrea non rispose. Non aveva una risposta. Sapeva solo che, nonostante tutto, non si pentiva di nulla.

E questo, forse, era la cosa più pericolosa di tutte.
scritto il
2025-12-03
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