Non ancora

di
genere
etero

Le aveva fatto bene fare visita al marito, impegnato a Roma, ed era felice che lui avesse compreso il suo bisogno di tornare nella casa al mare. Le luci sfavillanti e le feste tra vip potevano attendere. In quel momento Sandra sentiva il bisogno di passare del tempo sola con sé stessa.
Si ritirò in camera per preparare le valige. Poco dopo la domestica annunciò che Luca era al telefono e chiedeva di lei. Prese la chiamata, con l’intenzione di chiuderla in pochi minuti.
«Mi hanno detto che hai bisogno di un autista.»
La voce calda e fresca del ragazzo le provocò un brivido. Non aveva mai parlato con lui al telefono. Se non l’avesse mai visto, gli avrebbe attribuito almeno una decina di anni in più, una cosa che produsse una vistosa crepa nel muro che aveva eretto per difendersi dai suoi sentimenti nei confronti di Luca.
«Franco mi ha detto che gli hai raccontato di noi. Mi hai stupita, lo ammetto, ma non accadrà quello che pensi. Io non sono la marionetta di mio marito, tantomeno tua.»
Rispose subito con tono deciso, sorprendendola per la seconda volta.
«Lui mi ha lusingato con promesse, per spingermi a stare ancora con te. Mi ha dato un’auto e un posto dove stare all’isola. Cazzate: nemmeno io sono un burattino. Voglio solo esserti amico. Ti ho vista guidare: sei un pericolo per te stessa e gli altri. Allora, lo accetti il passaggio?»
Riuscì a strapparle una risata di cuore. In fondo, non ci sarebbe stato niente di male. La Signora era convinta che la storia con il ragazzo fosse ormai acqua passata. La gita romana l’aveva fatta rinsavire. Senza contare che aveva ragione: lei odiava guidare.
«Tra un paio di ore alla villa.»
Riattaccò senza attendere una risposta.

L’auto entrò nel viale della villa in perfetto orario. Da una finestra al primo piano, la Signora lo vide scendere dall’auto e avviarsi con passo sicuro verso il portone di ingresso. Si era fatto crescere la barba, i capelli, al contrario, erano più corti del loro ultimo incontro. Indossava un paio di pantaloni blu leggeri e una polo. Dal suo punto di osservazione Luca sembrava un uomo, e l’ondata di emozioni che si infransero contro di lei a quella visione produssero un brivido che le percorse lungo tutto il corpo.
La determinazione che aveva avuto due ore prima, quando l’aveva chiamata al telefono, sembrava essersi dissolta. Fu pervasa dall’eccitazione del loro primo incontro, la voglia matta di farsi possedere, ancora una volta, da lui. Si allontanò dalla finestra per accoglierlo, stupendosi della propria remissività. Aveva sempre usato gli uomini a suo piacimento, in quel momento, però, la sola visione del suo ex amante le aveva offuscato la mente al punto da sentirsi disposta a sottostare a qualunque suo desiderio. Una debolezza che la fece temere di essersi innamorata di lui.
Quando scese, lui era già entrato e stava parlando con Claudia. Si avvicinò e gli diede la mano.
«Dicevo a Claudia che il dottor Fagnin mi ha chiesto di accompagnarti all’isola. Sono questi i bagagli da caricare?»
Sandra finse indifferenza e fece un cenno. Subito dopo Luca prese le valige e le caricò in macchina. Claudia ne approfittò per chiedere alla Signora.
«Starà via molto?»
Lei indossò il soprabito e si avviò verso l’uscita.
«Ancora non lo so.»
E uscì senza salutare.
Appena furono fuori della tenuta, Luca si girò verso Sandra e gli rivolse un sorriso disarmante, puerile al punto da smontare qualsiasi dubbio che quello che provava per lui fosse amore. Era visibilmente felice di vederla, al punto che pesava con attenzione le parole per non rovinare l’atmosfera che si era creata: un misto di imbarazzo ed eccitazione per il ricongiungimento.
«Ti ho vista in televisione, eri a Roma con il dottor Fagnin per il giuramento.»
«Non mi sono accorta che stessero riprendendo.»
«Hanno trasmesso un servizio nel telegiornale, sei apparsa per pochi secondi. Ti ho riconosciuta subito. Sarebbe difficile non riuscirci.»
Lei lo fermò subito.
«Luca, per favore, non ricominciamo. Ricorda quello che ci siamo detti.»
Annuì, e si mise a raccontare degli avvenimenti recenti. Sandra, come sempre, non ascoltava le sue parole, concentrata com’era a interpretare le sensazioni che arrivavano dal corpo. Fino a poco prima si era ripetuta che lui non sarebbe stato che l’autista che l’avrebbe accompagnata all’isola, proprio come Gerardo. Dal momento in cui era salita nell’auto, però, aveva respirato ancora il suo odore, e la sua mente già offuscata iniziò a mandare segnali inequivocabili alla carne. Il desiderio di sentire ancora il gusto acerbo e maschio del suo sesso tra le labbra si fece sempre più pressante, a mano a mano che si avvicinavano al luogo dove avevano trascorso uno dei weekend di sesso più intensi della sua vita.
Quando superarono il porto, cedette, maledicendo la sua debolezza, e disse: «Gira qui a destra, in quella strada sterrata.»
Una ultima volta, pensò, poi lo avrebbe cacciato indietro da quel cornuto perverso di suo marito.
Lui la guardò perplesso, poi capì e obbedì sorridendo.
«Parcheggia lì, in quello spiazzo, vicino a quella pineta.»
Appena si fermò, la Signora sbottonò la patta dei pantaloni e liberò la punta, subito dopo impugnò l’asta e mosse le dita, apprezzando la durezza del membro. Subito dopo si chinò.
Lui rimase immobile, con lo sguardo fisso tra le sue gambe, e la lasciò fare. Aveva spento il motore, quindi, ben presto la temperatura dentro il veicolo diventò proibitiva. Godette ignorando alcuni passanti che passarono accanto per andare verso il mare. Dal loro sguardo permeò scandalo e disgusto, in ogni caso proseguirono senza voltarsi. Provò ad abbozzare una proposta: «Andiamo a casa.»
Ma lei non si mosse. La voracità con la quale si stava avventando su di lui gli fece capire che non poteva attendere un minuto in più. Era un animale in calore, i suoi respiri si facevano con il passar del tempo sempre più frequenti. A quel punto, azzardò una proposta alternativa: «Usciamo, spostiamoci nella pineta.»
Con uno sforzo immane riuscì a sollevarla, subito dopo uscì e aprì la porta per aiutarla a scendere. La prese per mano e la guidò dentro la vegetazione, scostando le sterpaglie che intasavano il sentiero improvvisato per farle strada. Quando fu certo di essere fuori dalla vista dei passanti, si sedette sopra un ceppo e abbassò i pantaloni. Sandra sfilò le mutande, lasciandole a terra, subito dopo si sedette sopra di lui, penetrandosi con impazienza.
«Ah, sì. Eccoti.»
Per Luca fu come entrare in estasi.
«Cazzo …»
Sembrava incredibile che i pochi giorni che erano passati dal loro ultimo incontro gli avessero fatto dimenticare il piacere che provava nell’unirsi a quella donna … o, forse, era stata proprio l’astinenza a rendere quel momento più intenso del passato. Le sollevò la maglietta e abbassò il reggiseno per scoprire i capezzoli. Il vigore provocò uno strappo nel pizzo del capo, ma lei non parve farci caso, ansiosa com’era di sentire le sue labbra sulle due punte scure e turgide di libidine.
Nei minuti successivi, il silenzio del boschetto fu rotto di tanto in tanto dai suoi gridolini. Il suo corpo sembrava posseduto da un demone, i movimenti frenetici e disarmonici denotavano l’ansia di arrivare quanto prima al climax, come se l’unione dei loro corpi potesse smettere di regalare emozioni così forti da un momento all’altro.
Doveva essere lei la prima ad arrivare all’orgasmo: sapeva che non avrebbe tollerato una sua capitolazione, lo voleva nel pieno della sua virilità, fino a quando lei lo avrebbe voluto. Fu un sollievo sentirla fremere. Gridò in modo soffocato, leccandosi le labbra, quasi per assaporare quel momento che sembrava non finire più. Luca non aveva mai visto una donna così assatanata di sesso. Lasciò che Sandra desse sfogo alla sua libidine fino alla fine, confidando che, a quel punto, avrebbe concesso anche a lui di venire.
Il petto di Sandra era lucido per il sudore. Lei abbassò il reggiseno, aggiustandolo alla meglio, subito dopo sistemò la maglietta. Quando appoggiò le mani sulle sue spalle, per aiutarsi ad alzarsi, lui cercò di opporsi.
«No …»
Non voleva interrompere quell’unione, si sentiva pulsare dentro di lei. Gli sarebbe bastato un istante, un solo movimento, e il suo piacere si sarebbe spanto ancora una volta dentro di lei, e sarebbe stato tutto perfetto. La Signora non lo ascoltò, e mise fine all’amplesso senza alcuna esitazione, subito dopo si inginocchiò davanti a lui e lo prese in mano. Leccò gli umori che imbrattavano l’asta, scendendo verso i testicoli gonfi. Luca fece una smorfia di dolore.
«Da quanto …?»
«L’ultima volta è stata con te. Ti prego …»
Lei risalì con la lingua lungo l’asta, fermandosi all’altezza del frenulo, manipolando con delicatezza lo scroto. La richiesta di Luca divenne una supplica.
«Ti prego …»
All’improvviso l’espressione della donna si fece severa, lo squadrò, i suoi occhi di smeraldo si erano improvvisamente rabbuiati. Si alzò e disse in modo secco.
«Non adesso. Raccogli le mutande.»
E si avviò verso l’auto.
scritto il
2025-10-19
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