Lo zio e le nipotine - PARTE IV
di
michele90
genere
incesti
LO ZIO E LE NIPOTINE - PARTE IV
Chiediglielo esplicitamente. Tipo, guardalo negli occhi e digli: "Ehi, Marco, mi vuoi scopare come hai fatto con mia sorella?’ Vedrai che non ti dirà di no."
D'accordo con Gianna, decidemmo di cogliere al volo la prima occasione utile per organizzare un incontro che apparisse del tutto casuale, ma che in realtà fosse meticolosamente pianificato. Qualche giorno dopo, ci trovammo al campeggio, immersi in un’atmosfera che trasudava tranquillità. Marco era lì, vicino al falò, con un paio di amici, una birra stretta in mano, il volto illuminato dalle fiamme che danzavano davanti a lui. Sembrava a suo agio, rilassato, ignaro di ciò che stava per accadere.
Io, Gianna e Paola ci avvicinammo con passi misurati, cercando di non attirare troppo l’attenzione. Paola, però, non riusciva a nascondere un certo nervosismo: le sue mani stringevano nervosamente l’orlo della felpa, ma nei suoi occhi brillava una determinazione ferrea, alimentata dalle parole di incoraggiamento di sua sorella Gianna, che le camminava accanto con un sorriso appena accennato. Quando Marco ci notò, il suo sguardo si posò prima su Gianna, poi su di noi. Un sorriso caldo e accogliente gli illuminò il viso, come se fosse genuinamente contento di vederci.
Marco appena vide Gianna in nostra compagnia, ci accolse con un sorriso. Le dovute presentazioni, Io il loro zio e Paola la sorella.
Aspettammo il momento giusto, osservando Marco con la coda dell’occhio. Quando finalmente lo vedemmo da solo, intento a fissare le fiamme con la birra ormai quasi finita in mano, Paola colse l’attimo. Si avvicinò a lui con un passo deciso, anche se la sua voce tradiva un lieve tremolio. “Ehi, Marco, possiamo parlare un attimo da soli?”
Marco sollevò lo sguardo, visibilmente incuriosito. Le sue sopracciglia si inarcarono appena, mentre un sorrisetto gli sfiorava le labbra. “Certo, dimmi. Che succede?” rispose, posando la birra su una pietra lì vicino e alzandosi con calma.
I due si allontanarono dal gruppo, dirigendosi verso una zona più appartata del campeggio, dove gli alberi formavano una sorta di barriera naturale e il rumore delle risate intorno al fuoco si affievoliva in un sussurro lontano. Io e Gianna li osservammo sparire nell’ombra, scambiandoci uno sguardo complice. Passò un’ora, o forse più, e la curiosità ci stava divorando. Quando finalmente li vedemmo tornare, i loro volti raccontavano già tutto: sorridevano, complici, camminando vicini in un modo che tradiva una nuova intesa. Marco le disse qualcosa all’orecchio, e Paola rise piano, arrossendo appena. Era evidente che non c’era stato alcun problema, ma i dettagli… quelli li morivamo dalla voglia di conoscerli.
l falò si spense lentamente, le fiamme ridotte a brace, e decidemmo di rientrare nel caravan. Non appena fummo dentro, non potei trattenermi. Mi voltai verso Paola, un sorriso malizioso sul volto. “E allora, Paola? Racconta. Che è successo laggiù?”
Lei ci guardò, i suoi occhi brillavano di un misto di imbarazzo ed eccitazione, e capimmo subito che c’era molto da dire.
"Lo fissai dritto negli occhi, il mio sguardo deciso e carico di desiderio. Con voce ferma, quasi un sussurro roco, gli dissi: “Senti, Marco, so quello che hai fatto con Gianna. Me l’ha raccontato tutto, ogni dettaglio. E… beh, voglio dirtelo senza giri di parole: ti va di scopare anche con me? Voglio provare quello che ha provato lei, sentire il tuo calore, il tuo piacere.”
Per un istante, il silenzio ci avvolse. Il mio cuore martellava nel petto, un misto di eccitazione e audacia che mi faceva tremare dentro. Lui mi guardò, un lampo di sorpresa negli occhi, poi un sorriso lento e malizioso gli sfiorò le labbra. “Cazzo, Paola, non me l’aspettavo,” disse con voce bassa, quasi un ringhio. “Ma sai che c’è? Mi piace questa tua schiettezza. Certo che sì, ci sto. Quando vuoi, dove vuoi.”
Per dargli un assaggio della mia determinazione, decisi di fare un gesto a cui non poteva rifiutare. Mi avvicinai a lui, il mio corpo premuto contro il suo, e lo abbracciai con una forza che trasudava voglia. Sentii il suo membro già duro sotto i pantaloni, una pressione evidente contro il mio basso ventre. Sfregai appena, con un movimento lento e deliberato, e un gemito soffocato gli sfuggì dalle labbra. “Porca troia, Paola…” mormorò, il respiro già corto.
Eravamo ai margini della pineta, lontani da occhi indiscreti, nascosti dall’ombra degli alberi. Il posto perfetto per lasciarci andare. Il mio cuore batteva all’impazzata, spinto dal bisogno di dimostrarmi audace, di vivere appieno ciò che Gianna mi aveva descritto con tanto ardore. Mi abbassai lentamente, inginocchiandomi davanti a lui. Il terreno ruvido mi graffiava le ginocchia, ma non ci feci caso. Alzai lo sguardo, trovando i suoi occhi fissi su di me, pieni di aspettativa e desiderio puro.
“Cazzo, Paola, non perdi tempo, eh?” disse Marco con voce roca, guardandomi dall’alto, le mani già pronte sui fianchi.
Sorrisi, un sorriso carico di promesse, mentre gli sfilavo i pantaloncini e gli slip con una mossa decisa. Il suo membro svettò davanti a me, duro e invitante. La presi in mano, sentendo il suo calore pulsare tra le dita. Marco trattenne il fiato, un gemito basso gli sfuggì mentre iniziavo a esplorarlo con la bocca, dapprima lentamente, assaporandolo, lasciando che la mia lingua giocasse con lui. Poi, con più decisione, lo accolsi più a fondo, sentendo il suo sapore intenso riempirmi.
“Porca troia, sei brava… continua così. Più profondo, dai,” mi incitò, la voce spezzata dall’eccitazione, le mani che si intrecciavano nei miei capelli, guidandomi appena.
Le sue parole mi accesero ancora di più. Aumentai il ritmo, desiderosa di farlo impazzire. Mi staccai un attimo, guardandolo con occhi provocanti. “Ti piace, vero? Dimmi quanto ti sto facendo godere,” sussurrai, la voce carica di lussuria.
“Mi stai mandando fuori di testa, cazzo,” rispose, ansimando. “Non fermarti, Paola… sono vicino, così vicino.”
Lo sentii irrigidirsi, il suo corpo teso come una corda pronta a spezzarsi. Un gemito profondo, quasi un ringhio, gli sfuggì dalla gola mentre si abbandonava al piacere, il suo calore che mi inondava la bocca. Continuai a tenerlo dentro, accogliendo tutto, assaporando ogni goccia del suo seme. Quando finalmente mi rialzai, lui mi guardò con occhi ancora velati dal piacere, il respiro pesante.
“Cazzo, Paola… non me l’aspettavo così. Sei stata… incredibile,” disse, passandosi una mano tra i capelli, ancora scosso. Gli sorrisi, leccandomi appena le labbra, il cuore che ancora galoppava.
Continua nella PARTE V
Chiediglielo esplicitamente. Tipo, guardalo negli occhi e digli: "Ehi, Marco, mi vuoi scopare come hai fatto con mia sorella?’ Vedrai che non ti dirà di no."
D'accordo con Gianna, decidemmo di cogliere al volo la prima occasione utile per organizzare un incontro che apparisse del tutto casuale, ma che in realtà fosse meticolosamente pianificato. Qualche giorno dopo, ci trovammo al campeggio, immersi in un’atmosfera che trasudava tranquillità. Marco era lì, vicino al falò, con un paio di amici, una birra stretta in mano, il volto illuminato dalle fiamme che danzavano davanti a lui. Sembrava a suo agio, rilassato, ignaro di ciò che stava per accadere.
Io, Gianna e Paola ci avvicinammo con passi misurati, cercando di non attirare troppo l’attenzione. Paola, però, non riusciva a nascondere un certo nervosismo: le sue mani stringevano nervosamente l’orlo della felpa, ma nei suoi occhi brillava una determinazione ferrea, alimentata dalle parole di incoraggiamento di sua sorella Gianna, che le camminava accanto con un sorriso appena accennato. Quando Marco ci notò, il suo sguardo si posò prima su Gianna, poi su di noi. Un sorriso caldo e accogliente gli illuminò il viso, come se fosse genuinamente contento di vederci.
Marco appena vide Gianna in nostra compagnia, ci accolse con un sorriso. Le dovute presentazioni, Io il loro zio e Paola la sorella.
Aspettammo il momento giusto, osservando Marco con la coda dell’occhio. Quando finalmente lo vedemmo da solo, intento a fissare le fiamme con la birra ormai quasi finita in mano, Paola colse l’attimo. Si avvicinò a lui con un passo deciso, anche se la sua voce tradiva un lieve tremolio. “Ehi, Marco, possiamo parlare un attimo da soli?”
Marco sollevò lo sguardo, visibilmente incuriosito. Le sue sopracciglia si inarcarono appena, mentre un sorrisetto gli sfiorava le labbra. “Certo, dimmi. Che succede?” rispose, posando la birra su una pietra lì vicino e alzandosi con calma.
I due si allontanarono dal gruppo, dirigendosi verso una zona più appartata del campeggio, dove gli alberi formavano una sorta di barriera naturale e il rumore delle risate intorno al fuoco si affievoliva in un sussurro lontano. Io e Gianna li osservammo sparire nell’ombra, scambiandoci uno sguardo complice. Passò un’ora, o forse più, e la curiosità ci stava divorando. Quando finalmente li vedemmo tornare, i loro volti raccontavano già tutto: sorridevano, complici, camminando vicini in un modo che tradiva una nuova intesa. Marco le disse qualcosa all’orecchio, e Paola rise piano, arrossendo appena. Era evidente che non c’era stato alcun problema, ma i dettagli… quelli li morivamo dalla voglia di conoscerli.
l falò si spense lentamente, le fiamme ridotte a brace, e decidemmo di rientrare nel caravan. Non appena fummo dentro, non potei trattenermi. Mi voltai verso Paola, un sorriso malizioso sul volto. “E allora, Paola? Racconta. Che è successo laggiù?”
Lei ci guardò, i suoi occhi brillavano di un misto di imbarazzo ed eccitazione, e capimmo subito che c’era molto da dire.
"Lo fissai dritto negli occhi, il mio sguardo deciso e carico di desiderio. Con voce ferma, quasi un sussurro roco, gli dissi: “Senti, Marco, so quello che hai fatto con Gianna. Me l’ha raccontato tutto, ogni dettaglio. E… beh, voglio dirtelo senza giri di parole: ti va di scopare anche con me? Voglio provare quello che ha provato lei, sentire il tuo calore, il tuo piacere.”
Per un istante, il silenzio ci avvolse. Il mio cuore martellava nel petto, un misto di eccitazione e audacia che mi faceva tremare dentro. Lui mi guardò, un lampo di sorpresa negli occhi, poi un sorriso lento e malizioso gli sfiorò le labbra. “Cazzo, Paola, non me l’aspettavo,” disse con voce bassa, quasi un ringhio. “Ma sai che c’è? Mi piace questa tua schiettezza. Certo che sì, ci sto. Quando vuoi, dove vuoi.”
Per dargli un assaggio della mia determinazione, decisi di fare un gesto a cui non poteva rifiutare. Mi avvicinai a lui, il mio corpo premuto contro il suo, e lo abbracciai con una forza che trasudava voglia. Sentii il suo membro già duro sotto i pantaloni, una pressione evidente contro il mio basso ventre. Sfregai appena, con un movimento lento e deliberato, e un gemito soffocato gli sfuggì dalle labbra. “Porca troia, Paola…” mormorò, il respiro già corto.
Eravamo ai margini della pineta, lontani da occhi indiscreti, nascosti dall’ombra degli alberi. Il posto perfetto per lasciarci andare. Il mio cuore batteva all’impazzata, spinto dal bisogno di dimostrarmi audace, di vivere appieno ciò che Gianna mi aveva descritto con tanto ardore. Mi abbassai lentamente, inginocchiandomi davanti a lui. Il terreno ruvido mi graffiava le ginocchia, ma non ci feci caso. Alzai lo sguardo, trovando i suoi occhi fissi su di me, pieni di aspettativa e desiderio puro.
“Cazzo, Paola, non perdi tempo, eh?” disse Marco con voce roca, guardandomi dall’alto, le mani già pronte sui fianchi.
Sorrisi, un sorriso carico di promesse, mentre gli sfilavo i pantaloncini e gli slip con una mossa decisa. Il suo membro svettò davanti a me, duro e invitante. La presi in mano, sentendo il suo calore pulsare tra le dita. Marco trattenne il fiato, un gemito basso gli sfuggì mentre iniziavo a esplorarlo con la bocca, dapprima lentamente, assaporandolo, lasciando che la mia lingua giocasse con lui. Poi, con più decisione, lo accolsi più a fondo, sentendo il suo sapore intenso riempirmi.
“Porca troia, sei brava… continua così. Più profondo, dai,” mi incitò, la voce spezzata dall’eccitazione, le mani che si intrecciavano nei miei capelli, guidandomi appena.
Le sue parole mi accesero ancora di più. Aumentai il ritmo, desiderosa di farlo impazzire. Mi staccai un attimo, guardandolo con occhi provocanti. “Ti piace, vero? Dimmi quanto ti sto facendo godere,” sussurrai, la voce carica di lussuria.
“Mi stai mandando fuori di testa, cazzo,” rispose, ansimando. “Non fermarti, Paola… sono vicino, così vicino.”
Lo sentii irrigidirsi, il suo corpo teso come una corda pronta a spezzarsi. Un gemito profondo, quasi un ringhio, gli sfuggì dalla gola mentre si abbandonava al piacere, il suo calore che mi inondava la bocca. Continuai a tenerlo dentro, accogliendo tutto, assaporando ogni goccia del suo seme. Quando finalmente mi rialzai, lui mi guardò con occhi ancora velati dal piacere, il respiro pesante.
“Cazzo, Paola… non me l’aspettavo così. Sei stata… incredibile,” disse, passandosi una mano tra i capelli, ancora scosso. Gli sorrisi, leccandomi appena le labbra, il cuore che ancora galoppava.
Continua nella PARTE V
3
voti
voti
valutazione
9.7
9.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Lo zio e le nipotine - PARTE III
Commenti dei lettori al racconto erotico