Ellen - 6
di
XXX-Comics
genere
dominazione
“Da quant'è che hai quest'auto?”
“Due mesi.”
“Te l'ha regalata la tua amante?” Sogghigna.
“No e fatti i cazzi tuoi!” Mathias s'è già pentito d'aver dato un passaggio ad Emil.
Sono sul ponte di Øresund, sulla Mini Cooper rossa regalata da Ellen. Alle loro spalle Kopenhagen sotto il temporale e di fronte la Svezia col cielo bianco. Sono diretti a Malmö, alla Festa di Mezza Estate organizzata dal loro agente, Larsson.
“Cazzo t'arrabbi? Anch'io lo faccio per regali.”
“No è diverso, tu lo fai per farti assegnare lavori. Emil, ricorda, non vai da nessuna parte se devi fare pompini a tutti per ogni merda di sfilata o servizio fotografico.”
“Non dire cazzate! Come dire che tu non l'hai mai succhiato a Larsson!”
“Mai, giuro!”
“Non ci credo.”
“Io a quello non lo succhio nemmeno se mi procura la pubblicità di Paco Rabanne!”
“Sì col cazzo, gli daresti anche il culo per Rabanne!!... ma è impossibile, qui siamo in culo ai lupi.”
“Non è vero, Larsson ha contatti ovunque. Potrebbe anche.”
Emil ride: “Allora ungiti bene il culetto!... Non sembra perché peserà 120 chili, ma Larsson ha un cazzone come il tuo. sai?” Gli poggia la mano fra le gambe.
“Togli quella mano, frocio!” Ma ride. “Non sperarci, il mio non ciucci.”
“Volevo solo sentire.” Glielo stringe. “Ci credo.”
“Cosa?”
“Che ti ha regalato questa macchina!”
“Pirla!”
“Cazzo, ma non ha un'amica questa qui?”
“Adesso mi vuoi far credere che t'interessa la figa?”
“Perché no? La tua ti ha regalato l'epilazione laser al culo.”
“Cazzo dici? Sei uno stronzo. Non ti rompo il culo perché ti piace.”
“Me l'ha detto Maud. Rompilo a lei.”
---
Ellen ascolta ogni sua vibrazione, è in tensione.
Evita i tapis roulant chilometrici ed affollati e cammina veloce verso il gate. L'ansia cresce ad ogni passo. Non vede la folla attorno a sé.
Chiama Alina senza fermarsi. L'altra mano che trascina il trolley.
“Amore! Io ti adorooo!!! È tutto pronto, sai?”
“Dove sei?”
“Come dove sono?!”
Per un attimo Ellen ha sperato che fosse lì in aeroporto. “Nulla...”
“Ora ti dico tutto... Mangia qualcosa in aeroporto o sull'aereo, poi non avrai tempo. Arrivata a Barcellona prendi l'auto che t'abbiamo noleggiato e vai verso Terragona. Degli amici ci hanno prestato una villetta, è ad un'ora di strada, poi ti mando la posizione. È tutta per te, ci sono piscina e idromassaggio. Qui ti cambi e... Hai portato dietro il vestitino che adoro?”
“Sì.”
“Scommetto che adesso sei in jeans! Tu sei uno schianto in jeans, amore, fanno onore al tuo culetto di marmo, ma devi metterti qualcosa di più pratico per la serata, ahah!... Okay, a venti minuti da lì c'è un supermercato aperto 24H. Ci vai a mezzanotte e compri qualcosa per il tuo compleanno, ma non dimenticarti di prendere un cetriolo per farti riconoscere... è tutto direi.”
“Ci sarà Bruce?” È l'ex-marine che lavora nel club.
“No, c'è Ramón, è anche meglio per queste cose. Ti gestirà lui e controllerà che le cose non degenerino troppo! Ahahah! Ti invidio, amore!... Ah, nessun rischio! Ramón mi ha già spedito gli esami del sangue... Mi ami Ellen?”
“Sì.”
“Lo sai, ora mi devi un favore.” La voce è cambiata.
“Lo so.”
“C'è Doc che mi chiede sempre di te... Non ti dico quanto mi stressa! L'hai proprio stregato, poverino!, m'ha offerto una cifra pazzesca per te... È passato quasi un anno, ma lo ricordi, vero? È quel figlio di papà fissato con la palestra e tutte quelle macchine per... per allenare, ahiaaa!”
Ellen vorrebbe averlo dimenticato: “Okay, ricambio il favore.”
“Bene. Ora riposati, amore, hai tre ore di volo ed una d'auto.”
---
Alla festa c'è la gente che gli piace.
Ragazze e ragazzi di Larsson e delle altre agenzie più un centinaio d'imbucati.
Ma Mathias non ha dubbi, lui è il più figo di tutti. Si tiene in disparte seduto al bancone, giacca di Armani aperta sul petto nudo ed in mano un gin tonic che non beve.
Una ragazza gli sbatte addosso. Una figa pazzesca, è la modella croata.
È strafatta di tutto, anche di musica assordante. Gli occhi sbarrati in un altro universo vedono marziani e folletti. Si accorge di lui annusandolo. Lo addenta al collo e scivola con la lingua su torace ed addome. Mathias la tira indietro per i capelli prima che glielo tiri fuori e la rialza. “Andiamo di sopra.”
La spinge verso le scale ma incrocia Larsson. “Ah Mathias, vieni un momento di là, devo parlarti d'una cosa.”
Lascia la puttana dov'è e lo segue per sale e corridoi fino ad un ufficietto. Qui si sente a disagio, la mole di Larsson toglie l'aria.
Non crede a quel che sente, Larsson gli sta proponendo l'occasione della vita! Se la fa spiegare e rispiegare per mezz'ora. Tre settimane in Giappone! Cinque sfilate, servizi fotografici ed un video pubblicitario.
“Vogliono te, se ci muoviamo in fretta possiamo firmare il contratto entro venerdì!... Ora però torna alla festa e divertiti, domani ne riparliamo.”
Mathias vive in un sogno e gliene frega un cazzo di tutto quel casino intorno, ma gli viene in mente la figa croata e la cerca in giro. È sparita.
Emil non l'ha vista, lo saluta e scappa via con Thomas. Cazzo, un pompino da Emil ci stava anche. Della puttana strafatta nessuna traccia.
Finalmente la trova in una stanza, è a cavalcioni di uno con in culo un altro.
Per un attimo Mathias ha creduto che fosse Ellen.
Richiude la porta.
---
“Ciao Doc! Ascolta bene, ho fretta, possiamo organizzare, lei c'è.”
“Ellen? La figa danese!!”
“No, Madre Teresa!... Allora? Mi avevi detto una cifra precisa: la confermi?”
“Certo! Ma solo se poss... Solo alle condizioni che sai. Quando? Dove?”
“Ahah, sei proprio innamorato! Manda il bonifico e ti prenoto una notte a Minorca”
“Quale camera?”
“La tua personale, quella con la tua 'panca' e tutti i tuoi giochini del cazzo.”
“Alina, sei fantastica! La migliore, io ti...”
“... tu mi devi un favore.”
“Ma se ti mando già il bonifico?!”
“Nel club funziona così, lo sai... Ho una coppia di russi, cercano per la loro ragazza kazaka.”
“Com'è?”
“Giovanissima, più bella di Ellen.”
“... e dov'è la fregatura?”
“Diciamo che vogliono allenarla... È una campionessa di calcio, ahahah!"
"Occazzo, non mi va di lasciarci i coglioni!"
"Ellen vale un piccolo sacrificio."
"... Okay."
"Sei proprio innamorato!"
---
Il supermercato è enorme, illuminato a giorno. È deserto.
Ellen è a disagio, la musica di sottofondo non copre il rumore dei suoi tacchi nelle corsie millecolori. Indossa il vestitino strecht che piace tanro ad Alina: turchese, di una taglia più stretto e corto sulle cosce. Una puttana da marciapiede lo troverebbe elegante.
Nel reparto ortofrutta sceglie il cetriolo e non vuole prendere altro, ha fretta d'uscire, non ne può più, la tensione la sta disgregando.
La vibrazione del cellulare la chiama.
“Ciao.”
“Ciao.”
“Nulla, volevo sentirti... Com'è Parigi?”
“Non sono a Parigi.”
“...!”
“Tu dove sei?”
“Alla festa di Larsson, a Malmö... Sei con un altro?”
“Non fare il geloso... Hai prenotato il volo per la Sardegna?”
“Sì, sabato mattina... Ci sarai?”
“Certo!”
“Allora ti farò scordare il tuo amico! Ahaha.” Ride nervoso.
“Sono via per lavoro.”
“Se me lo dici pianto tutto e corro da te.”
“Non posso, credimi...”
“Quando ti sento mi viene duro.”
“Divertiti alla festa, Mathias, buon compleanno.”
“Buon compleanno, Ellen, divertiti.”
La cassiera dai fianchi cascanti la squadra con invidia e quando vede il sacchetto col cetriolo s'incazza. La tratta di merda, bestemmiando tra i denti che le tocca lavorare di notte per le puttane da marciapiede.
Il parcheggio è illuminato da pochi lampioni.
Non c'è più la sua auto. Ellen inspira forte. Si comincia.
---
Lo sa, questa notte non riuscirà ad addormentarsi. È troppo eccitata.
Si alza per non svegliare il suo uomo e socchiude appena la porta per vedere se il piccolo dorme.
Si prepara una tisana cercando di capire se ha preso tutto per Parigi. L'aereo è alle sette, deve uscire di casa presto.
In realtà Magda ha in mente solo Ellen. La sente tra le cosce come nella notte di Berlino. Vorrebbe avere i coraggio di chiamarla o almeno di mandarle un messaggio per chiederle come sta. Sentirebbe la sua voce, sfiorerebbe le sue labbra e la spoglierebbe di baci. La rivuole nuda, le lunghe gambe lisce intrecciate con le sue.
Torna in camera e si getta sul suo uomo strozzandolo con la lingua e raspandolo sotto.
“Ma sei impazzita?”
“Sì, maledetto, scopami!”
---
Non l'ha sentito arrivare. Una mano l'afferra per il braccio e la costringe a voltarsi stritolandoglielo in una morsa. La prima cosa che vede è il bagliore di un coltello tenuto basso. È buio, non lo vede in volto; è alto come lei, ma enorme, con una pancia da rinoceronte.
Con un inglese stentato le soffia in viso puzza di vino: “Sta' calma, qui ci sono le telecamere, abbracciami, fa' vedere che siamo amici.” La stringe per il culo contro il suo panzone duro.
Ellen osserva da sopra la spalla l'ingresso illuminato del supermercato lontano: le telecamere non possono vedere che le ha sollevato il vestito dietro e le fa sentire la lama gelida tra le cosce. “Baciami troia o te lo ficco su per il culo.”
Lo bacia per calmarlo, ha schifo di lui e terrore del coltello che le taglia via le mutandine. Gocciola quando le sente cadere. Il maiale si scolla dalla sua bocca. “Non pensarci nemmeno a urlare, ti faresti solo male Ora fa' la brava, dammi la borsa e vieni con me, capito troia?” Due dita l'artigliano in figa.
La trascina per una stradina sterrata, Ellen perde le scarpe. Voltano dietro una fabbrica abbandonata, c'è un furgone scuro. Delle ombre nere si muovono. Un fascio di luce l'abbaglia in viso e poi s'abbassa sulle sue gambe. Stanno valutando la troia.
---
Non si ritrae da lui.i.
Si sente rimestare tutto dentro, si sente puttana, puttana marcia, è da folli sentirsi così, Ha paura, lo vuole, non può tirarsi indietro.
Lui è grosso, ha le spalle da rugbista e le cosce larghe, ma è il bacino che teme, è un toro che spacca anche la schiena. Si sente cagna, ora che gli ha gonfiato i coglioni e rizzato il cazzo non può salutare ed andarsene. Una puttana non lo farebbe mai.
Gli altri stanno ridendo. Non gliene frega un cazzo.
Lo tocca, sente un cazzone, è troppo grosso, si sente una verginella. Si abbandona a lui, ha due dita spinte in culo..
Si lascia abbracciare, palpare, il cazzo spigoloso gli fora lo stomaco, intorno ridono.
“Sei fantastico, Mathias!”
“Portami di sopra, Larsson”
---
La scrutano in un silenzio buio come la notte.
“Io questa figa me fottevo gratis.” Si smaschera un minchione.
Il rinoceronte la lancia verso il gruppo: “Questa qui vale vent'anni di galera!”
Dei corpi la stringono, delle mani la violano. Ellen scivola in ginocchio, un cazzo in gola ed uno nell'occhio. Un bastardo glielo spinge in figa, qualcuno lo tira via e glielo ficca lui.
“Fermi ragazzi! Facciamo le cose per bene.” Apre lo sportello del furgone, tira fuori una specie di cavalletto a v rovesciata e ci getta sopra una copertaccia. Ad Ellen s'annebbia la vista tanto la eccita.
Ramon la trascina via per i capelli a quelli che le tengono le gambe aperte. La trascina nella polvere e le calla il cazzo enorme in gola. “Questa figa aveva mille euro in borsetta. Se ce li dividiamo non ci resta un cazzo.”
La sfila tirandola indietro per i capelli. Una bava di mezzo metro. “Sei proprio figa.” Un ceffone scoppia nel boschetto.
Ellen non l'ha nemmeno visto arrivare, la guancia s'infiamma intorpidendosi.
Le tiene ferma la testa artigliandole i capelli. “I mille euro andranno a chi le borra più volte. Figa bocca culo non importa, vince chi la riempie pi volte... Sei d'accordo cagna? Scegli tu, se non vuoi divertirti con noi io posso andare avanti fino a domani.” Questa volta lo vede partire: uno schiaffo che le fa girare la testa e strappare i capelli artigliati nella sua mano.
Questo è un professionista, è sicuramente Ramón: non le rimarrà alcun livido e non le ha spaccato il labbro. Ma ha nelle orecchie ancora lo schianto dello sberlone. Ellen, bloccata per i capelli, sforza in avanti la testa per riprenderglielo in bocca.
Ridono.
“Forza ragazzi, questa cagna ha bisogno di cazzi.”
Con sollievo Ellen vede passar di mano una bottiglietta d'olio.
Sotto il fascio della torcia la mettono a novanta sul cavalletto e la legano per i polsi ai piedi del cavalletto. Ramón è il primo a schiantarle culo e schiena. Ellen se lo gode come una giusta punizione.
E poi gli altri, sempre sotto il fascio di luce e le risate intorno. Sono giovani, uno è un vero bastardo calato nella parte, le tormenta i capezzoli da urlare, gli altri sono solo torelli col cazzo carico; ci sono anche i tre cazzi neri che Alina le aveva promesso per il compleanno.
Uno dopo l'altro prima glielo inzuppano per saggiarle la figa e poi le rompono il culo a picconate fino a ingravidarla. Lei geme ed implora per far godere quei bastardi. In gola ha il cazzo di chi aspetta il proprio turno. Nessuno gira attorno col cazzo ciondoloni in mano. La cagna danese legata al cavalletto l'ha fatto diventare di marmo a tutti.
Trema di culo, la sborra le cola sulle cosce. Ramón la slega e la carica di peso sul furgone. Finge di baciarla e sottovoce, senza farsi sentire dai ragazzi le dice: “Se vuoi puoi fermarti anche adesso... e ricorda, fammi un solo gesto ed io li mando via all'istante.”
Ellen ha chiesto ad Alina una notte ed un giorno per il suo compleanno.
“Grazie, Ramón."
Il portellone si chiude. Ha un negro tra le cosce.
- - -
Il sole è ormai tramontato dietro l'isola ed il mare s'è calmato.
L'acqua rinchiusa tra gli scogli della caletta ondeggia gonfiandosi e ruba al cielo tenui guizzi arancioni che si rincorrono sul verde trasparente.
È gelida. Mathias ha resistito forse quindici minuti; Ellen nuota da quasi un'ora.
Un granchio uscito dal suo nascondiglio si muove sul fondale limpidissimo.
Ellen riemerge dall'acqua sulle gambe incerte, i capelli che grondano sul costume intero, lucido di splendore. Mathias le corre incontro e l'avvolge in una spugna bianca, spessa tre centimetri, frizionandole i capelli ed i seni morbidi.
La solleva in braccio e la porta ai materassini.
Ellen trema, cerca il calore di Mathias.
“Mi sei mancata... perché ci vediamo così poco?”
“Perché è più bello così. Fidati.”
“Ti sei stancata di me?... Okay, no, non dirmi nulla!... E a me non deve fregare un cazzo, ma hai ancora i lividi... la crema non è sufficiente per coprirli... Lasciamelo dire, il tuo amico è uno stronzo... Ma se va bene a te, va bene anche a me!”
“Non ne voglio parlare.”
Ellen si estranea e controlla mail e messaggi sul cellulare, innervosendo Mathias.
Magda, la sua segretaria s'è fatta coraggio: "Se vuoi puoi venire a cena da me mercoledì. Andreas è con suo papà dai nonni. Ordiniamo giapponese. Sempre se ti va."
Ellen sente bisogno di una notte dolce e le manda un bacio ed un cuoricino.
C'è anche il messaggio di Alina: 'Ti adoro anche se mi hai fiaccato un'intera squadra.” Faccine che ridono.
Le manda un 'scusa' e faccina con aureola.
'Hai fatto bene ad allenarti. Sabato prox a Riga hai una camera con Doc. Non deludermi.'
'Okay'
'Ti amo Ellen.'
“Chi è?”
“Tu sei troppo curioso!... Comunque è solo la mia amica di Riga.”
“Lo sapevo.”
“...?!”
“Quando ti senti con lei diventi sempre seria... No, strana!”
Ellen ride. “Ci lavoro con lei! Come dovrei essere? E sono nervosa solo perché le devo un favore, tutto qui!...”
“Okay, tieniti i tuoi misteri.”
Ellen è spazientita: “Non capiresti... Sei giovane e bello, pensa a divertiti... Ma a proposito di segreti, quando ti deciderai a dirmi quello che ti frigge dentro? È da Kopenhagen che vuoi dirmelo.”
Mathias, sgamato, scoppia a ridere. Si alza seduto e le racconta tutto il Giappone, sfilate, date, spostamenti... Tutto!
Ellen che non è capace di far complimenti dice soltanto “Te lo meriti, ci hai sempre creduto.” E un po' le spiace, non lo rivedrà fino ad agosto.
“Ma lo sai che a momenti non firmavo?... non mi sembrava giusto per te, starò via quasi un mese.”
“Avresti fatto una cazzata colossale.”
“No, la cazzata che ho fatto è un'altra!” Si gira a pancia in giù. “Ed è tutta colpa tua!”
Ellen si mette in ginocchio, seduta sui piedi: “E sarebbe?” Chiede incuriosita. Gli carezza le chiappe che tendono il costume.
“Non so se posso dirtelo, poi magari pensi che... Lo vuoi davvero sapere? Eheh... Uff, come cazzo dirlo?!... Okay, Larsson, il mio agente, hai presente?, dopo che mi ha detto del Giappone... io ci sono stato... colpa tua! ”
Ellen gli carezza il ciuffo. “E allora? Devo forse consolarti o vuoi che mi scandalizzi?... Ci sta, hai un culetto spettacolare, piaci anche agli uomini e adesso per me sei ancora più eccitante... se hai preso le precauzioni.”
“Tu non sei a posto! Ti sto dicendo che ho dato via il culo ad un maschione e tu pensi solo al preservativo!"
“Non si scherza sulla salute.“ Si mette cavalcioni su di lui e gli massaggia le spalle. “Se vuoi ti dico anche che lo invidio... Lo sai? Ora lo tieni per le palle.”
Mathias è a cazzo duro ficcato nella sabbia. Ellen gli sta ondeggiando sul suo culo, gli spalma le natiche, sente le sue cosche nude contro le sue. “... io non avevo voglia, non m'interessano gli uomini, ma Larsson l'aveva duro per me, voleva ficcarmi, mi è sembrato giusto... è colpa tua.”
“Ha messo il preserv...?
“Sì! Sìììì l'ha messoooo! Tu ti preoccupi solo di quello, ahahah!”
“Ma perché continui a dire che è colpa mia? Io non ti ho mai...”
“Perché voglio essere come te!”
“Due mesi.”
“Te l'ha regalata la tua amante?” Sogghigna.
“No e fatti i cazzi tuoi!” Mathias s'è già pentito d'aver dato un passaggio ad Emil.
Sono sul ponte di Øresund, sulla Mini Cooper rossa regalata da Ellen. Alle loro spalle Kopenhagen sotto il temporale e di fronte la Svezia col cielo bianco. Sono diretti a Malmö, alla Festa di Mezza Estate organizzata dal loro agente, Larsson.
“Cazzo t'arrabbi? Anch'io lo faccio per regali.”
“No è diverso, tu lo fai per farti assegnare lavori. Emil, ricorda, non vai da nessuna parte se devi fare pompini a tutti per ogni merda di sfilata o servizio fotografico.”
“Non dire cazzate! Come dire che tu non l'hai mai succhiato a Larsson!”
“Mai, giuro!”
“Non ci credo.”
“Io a quello non lo succhio nemmeno se mi procura la pubblicità di Paco Rabanne!”
“Sì col cazzo, gli daresti anche il culo per Rabanne!!... ma è impossibile, qui siamo in culo ai lupi.”
“Non è vero, Larsson ha contatti ovunque. Potrebbe anche.”
Emil ride: “Allora ungiti bene il culetto!... Non sembra perché peserà 120 chili, ma Larsson ha un cazzone come il tuo. sai?” Gli poggia la mano fra le gambe.
“Togli quella mano, frocio!” Ma ride. “Non sperarci, il mio non ciucci.”
“Volevo solo sentire.” Glielo stringe. “Ci credo.”
“Cosa?”
“Che ti ha regalato questa macchina!”
“Pirla!”
“Cazzo, ma non ha un'amica questa qui?”
“Adesso mi vuoi far credere che t'interessa la figa?”
“Perché no? La tua ti ha regalato l'epilazione laser al culo.”
“Cazzo dici? Sei uno stronzo. Non ti rompo il culo perché ti piace.”
“Me l'ha detto Maud. Rompilo a lei.”
---
Ellen ascolta ogni sua vibrazione, è in tensione.
Evita i tapis roulant chilometrici ed affollati e cammina veloce verso il gate. L'ansia cresce ad ogni passo. Non vede la folla attorno a sé.
Chiama Alina senza fermarsi. L'altra mano che trascina il trolley.
“Amore! Io ti adorooo!!! È tutto pronto, sai?”
“Dove sei?”
“Come dove sono?!”
Per un attimo Ellen ha sperato che fosse lì in aeroporto. “Nulla...”
“Ora ti dico tutto... Mangia qualcosa in aeroporto o sull'aereo, poi non avrai tempo. Arrivata a Barcellona prendi l'auto che t'abbiamo noleggiato e vai verso Terragona. Degli amici ci hanno prestato una villetta, è ad un'ora di strada, poi ti mando la posizione. È tutta per te, ci sono piscina e idromassaggio. Qui ti cambi e... Hai portato dietro il vestitino che adoro?”
“Sì.”
“Scommetto che adesso sei in jeans! Tu sei uno schianto in jeans, amore, fanno onore al tuo culetto di marmo, ma devi metterti qualcosa di più pratico per la serata, ahah!... Okay, a venti minuti da lì c'è un supermercato aperto 24H. Ci vai a mezzanotte e compri qualcosa per il tuo compleanno, ma non dimenticarti di prendere un cetriolo per farti riconoscere... è tutto direi.”
“Ci sarà Bruce?” È l'ex-marine che lavora nel club.
“No, c'è Ramón, è anche meglio per queste cose. Ti gestirà lui e controllerà che le cose non degenerino troppo! Ahahah! Ti invidio, amore!... Ah, nessun rischio! Ramón mi ha già spedito gli esami del sangue... Mi ami Ellen?”
“Sì.”
“Lo sai, ora mi devi un favore.” La voce è cambiata.
“Lo so.”
“C'è Doc che mi chiede sempre di te... Non ti dico quanto mi stressa! L'hai proprio stregato, poverino!, m'ha offerto una cifra pazzesca per te... È passato quasi un anno, ma lo ricordi, vero? È quel figlio di papà fissato con la palestra e tutte quelle macchine per... per allenare, ahiaaa!”
Ellen vorrebbe averlo dimenticato: “Okay, ricambio il favore.”
“Bene. Ora riposati, amore, hai tre ore di volo ed una d'auto.”
---
Alla festa c'è la gente che gli piace.
Ragazze e ragazzi di Larsson e delle altre agenzie più un centinaio d'imbucati.
Ma Mathias non ha dubbi, lui è il più figo di tutti. Si tiene in disparte seduto al bancone, giacca di Armani aperta sul petto nudo ed in mano un gin tonic che non beve.
Una ragazza gli sbatte addosso. Una figa pazzesca, è la modella croata.
È strafatta di tutto, anche di musica assordante. Gli occhi sbarrati in un altro universo vedono marziani e folletti. Si accorge di lui annusandolo. Lo addenta al collo e scivola con la lingua su torace ed addome. Mathias la tira indietro per i capelli prima che glielo tiri fuori e la rialza. “Andiamo di sopra.”
La spinge verso le scale ma incrocia Larsson. “Ah Mathias, vieni un momento di là, devo parlarti d'una cosa.”
Lascia la puttana dov'è e lo segue per sale e corridoi fino ad un ufficietto. Qui si sente a disagio, la mole di Larsson toglie l'aria.
Non crede a quel che sente, Larsson gli sta proponendo l'occasione della vita! Se la fa spiegare e rispiegare per mezz'ora. Tre settimane in Giappone! Cinque sfilate, servizi fotografici ed un video pubblicitario.
“Vogliono te, se ci muoviamo in fretta possiamo firmare il contratto entro venerdì!... Ora però torna alla festa e divertiti, domani ne riparliamo.”
Mathias vive in un sogno e gliene frega un cazzo di tutto quel casino intorno, ma gli viene in mente la figa croata e la cerca in giro. È sparita.
Emil non l'ha vista, lo saluta e scappa via con Thomas. Cazzo, un pompino da Emil ci stava anche. Della puttana strafatta nessuna traccia.
Finalmente la trova in una stanza, è a cavalcioni di uno con in culo un altro.
Per un attimo Mathias ha creduto che fosse Ellen.
Richiude la porta.
---
“Ciao Doc! Ascolta bene, ho fretta, possiamo organizzare, lei c'è.”
“Ellen? La figa danese!!”
“No, Madre Teresa!... Allora? Mi avevi detto una cifra precisa: la confermi?”
“Certo! Ma solo se poss... Solo alle condizioni che sai. Quando? Dove?”
“Ahah, sei proprio innamorato! Manda il bonifico e ti prenoto una notte a Minorca”
“Quale camera?”
“La tua personale, quella con la tua 'panca' e tutti i tuoi giochini del cazzo.”
“Alina, sei fantastica! La migliore, io ti...”
“... tu mi devi un favore.”
“Ma se ti mando già il bonifico?!”
“Nel club funziona così, lo sai... Ho una coppia di russi, cercano per la loro ragazza kazaka.”
“Com'è?”
“Giovanissima, più bella di Ellen.”
“... e dov'è la fregatura?”
“Diciamo che vogliono allenarla... È una campionessa di calcio, ahahah!"
"Occazzo, non mi va di lasciarci i coglioni!"
"Ellen vale un piccolo sacrificio."
"... Okay."
"Sei proprio innamorato!"
---
Il supermercato è enorme, illuminato a giorno. È deserto.
Ellen è a disagio, la musica di sottofondo non copre il rumore dei suoi tacchi nelle corsie millecolori. Indossa il vestitino strecht che piace tanro ad Alina: turchese, di una taglia più stretto e corto sulle cosce. Una puttana da marciapiede lo troverebbe elegante.
Nel reparto ortofrutta sceglie il cetriolo e non vuole prendere altro, ha fretta d'uscire, non ne può più, la tensione la sta disgregando.
La vibrazione del cellulare la chiama.
“Ciao.”
“Ciao.”
“Nulla, volevo sentirti... Com'è Parigi?”
“Non sono a Parigi.”
“...!”
“Tu dove sei?”
“Alla festa di Larsson, a Malmö... Sei con un altro?”
“Non fare il geloso... Hai prenotato il volo per la Sardegna?”
“Sì, sabato mattina... Ci sarai?”
“Certo!”
“Allora ti farò scordare il tuo amico! Ahaha.” Ride nervoso.
“Sono via per lavoro.”
“Se me lo dici pianto tutto e corro da te.”
“Non posso, credimi...”
“Quando ti sento mi viene duro.”
“Divertiti alla festa, Mathias, buon compleanno.”
“Buon compleanno, Ellen, divertiti.”
La cassiera dai fianchi cascanti la squadra con invidia e quando vede il sacchetto col cetriolo s'incazza. La tratta di merda, bestemmiando tra i denti che le tocca lavorare di notte per le puttane da marciapiede.
Il parcheggio è illuminato da pochi lampioni.
Non c'è più la sua auto. Ellen inspira forte. Si comincia.
---
Lo sa, questa notte non riuscirà ad addormentarsi. È troppo eccitata.
Si alza per non svegliare il suo uomo e socchiude appena la porta per vedere se il piccolo dorme.
Si prepara una tisana cercando di capire se ha preso tutto per Parigi. L'aereo è alle sette, deve uscire di casa presto.
In realtà Magda ha in mente solo Ellen. La sente tra le cosce come nella notte di Berlino. Vorrebbe avere i coraggio di chiamarla o almeno di mandarle un messaggio per chiederle come sta. Sentirebbe la sua voce, sfiorerebbe le sue labbra e la spoglierebbe di baci. La rivuole nuda, le lunghe gambe lisce intrecciate con le sue.
Torna in camera e si getta sul suo uomo strozzandolo con la lingua e raspandolo sotto.
“Ma sei impazzita?”
“Sì, maledetto, scopami!”
---
Non l'ha sentito arrivare. Una mano l'afferra per il braccio e la costringe a voltarsi stritolandoglielo in una morsa. La prima cosa che vede è il bagliore di un coltello tenuto basso. È buio, non lo vede in volto; è alto come lei, ma enorme, con una pancia da rinoceronte.
Con un inglese stentato le soffia in viso puzza di vino: “Sta' calma, qui ci sono le telecamere, abbracciami, fa' vedere che siamo amici.” La stringe per il culo contro il suo panzone duro.
Ellen osserva da sopra la spalla l'ingresso illuminato del supermercato lontano: le telecamere non possono vedere che le ha sollevato il vestito dietro e le fa sentire la lama gelida tra le cosce. “Baciami troia o te lo ficco su per il culo.”
Lo bacia per calmarlo, ha schifo di lui e terrore del coltello che le taglia via le mutandine. Gocciola quando le sente cadere. Il maiale si scolla dalla sua bocca. “Non pensarci nemmeno a urlare, ti faresti solo male Ora fa' la brava, dammi la borsa e vieni con me, capito troia?” Due dita l'artigliano in figa.
La trascina per una stradina sterrata, Ellen perde le scarpe. Voltano dietro una fabbrica abbandonata, c'è un furgone scuro. Delle ombre nere si muovono. Un fascio di luce l'abbaglia in viso e poi s'abbassa sulle sue gambe. Stanno valutando la troia.
---
Non si ritrae da lui.i.
Si sente rimestare tutto dentro, si sente puttana, puttana marcia, è da folli sentirsi così, Ha paura, lo vuole, non può tirarsi indietro.
Lui è grosso, ha le spalle da rugbista e le cosce larghe, ma è il bacino che teme, è un toro che spacca anche la schiena. Si sente cagna, ora che gli ha gonfiato i coglioni e rizzato il cazzo non può salutare ed andarsene. Una puttana non lo farebbe mai.
Gli altri stanno ridendo. Non gliene frega un cazzo.
Lo tocca, sente un cazzone, è troppo grosso, si sente una verginella. Si abbandona a lui, ha due dita spinte in culo..
Si lascia abbracciare, palpare, il cazzo spigoloso gli fora lo stomaco, intorno ridono.
“Sei fantastico, Mathias!”
“Portami di sopra, Larsson”
---
La scrutano in un silenzio buio come la notte.
“Io questa figa me fottevo gratis.” Si smaschera un minchione.
Il rinoceronte la lancia verso il gruppo: “Questa qui vale vent'anni di galera!”
Dei corpi la stringono, delle mani la violano. Ellen scivola in ginocchio, un cazzo in gola ed uno nell'occhio. Un bastardo glielo spinge in figa, qualcuno lo tira via e glielo ficca lui.
“Fermi ragazzi! Facciamo le cose per bene.” Apre lo sportello del furgone, tira fuori una specie di cavalletto a v rovesciata e ci getta sopra una copertaccia. Ad Ellen s'annebbia la vista tanto la eccita.
Ramon la trascina via per i capelli a quelli che le tengono le gambe aperte. La trascina nella polvere e le calla il cazzo enorme in gola. “Questa figa aveva mille euro in borsetta. Se ce li dividiamo non ci resta un cazzo.”
La sfila tirandola indietro per i capelli. Una bava di mezzo metro. “Sei proprio figa.” Un ceffone scoppia nel boschetto.
Ellen non l'ha nemmeno visto arrivare, la guancia s'infiamma intorpidendosi.
Le tiene ferma la testa artigliandole i capelli. “I mille euro andranno a chi le borra più volte. Figa bocca culo non importa, vince chi la riempie pi volte... Sei d'accordo cagna? Scegli tu, se non vuoi divertirti con noi io posso andare avanti fino a domani.” Questa volta lo vede partire: uno schiaffo che le fa girare la testa e strappare i capelli artigliati nella sua mano.
Questo è un professionista, è sicuramente Ramón: non le rimarrà alcun livido e non le ha spaccato il labbro. Ma ha nelle orecchie ancora lo schianto dello sberlone. Ellen, bloccata per i capelli, sforza in avanti la testa per riprenderglielo in bocca.
Ridono.
“Forza ragazzi, questa cagna ha bisogno di cazzi.”
Con sollievo Ellen vede passar di mano una bottiglietta d'olio.
Sotto il fascio della torcia la mettono a novanta sul cavalletto e la legano per i polsi ai piedi del cavalletto. Ramón è il primo a schiantarle culo e schiena. Ellen se lo gode come una giusta punizione.
E poi gli altri, sempre sotto il fascio di luce e le risate intorno. Sono giovani, uno è un vero bastardo calato nella parte, le tormenta i capezzoli da urlare, gli altri sono solo torelli col cazzo carico; ci sono anche i tre cazzi neri che Alina le aveva promesso per il compleanno.
Uno dopo l'altro prima glielo inzuppano per saggiarle la figa e poi le rompono il culo a picconate fino a ingravidarla. Lei geme ed implora per far godere quei bastardi. In gola ha il cazzo di chi aspetta il proprio turno. Nessuno gira attorno col cazzo ciondoloni in mano. La cagna danese legata al cavalletto l'ha fatto diventare di marmo a tutti.
Trema di culo, la sborra le cola sulle cosce. Ramón la slega e la carica di peso sul furgone. Finge di baciarla e sottovoce, senza farsi sentire dai ragazzi le dice: “Se vuoi puoi fermarti anche adesso... e ricorda, fammi un solo gesto ed io li mando via all'istante.”
Ellen ha chiesto ad Alina una notte ed un giorno per il suo compleanno.
“Grazie, Ramón."
Il portellone si chiude. Ha un negro tra le cosce.
- - -
Il sole è ormai tramontato dietro l'isola ed il mare s'è calmato.
L'acqua rinchiusa tra gli scogli della caletta ondeggia gonfiandosi e ruba al cielo tenui guizzi arancioni che si rincorrono sul verde trasparente.
È gelida. Mathias ha resistito forse quindici minuti; Ellen nuota da quasi un'ora.
Un granchio uscito dal suo nascondiglio si muove sul fondale limpidissimo.
Ellen riemerge dall'acqua sulle gambe incerte, i capelli che grondano sul costume intero, lucido di splendore. Mathias le corre incontro e l'avvolge in una spugna bianca, spessa tre centimetri, frizionandole i capelli ed i seni morbidi.
La solleva in braccio e la porta ai materassini.
Ellen trema, cerca il calore di Mathias.
“Mi sei mancata... perché ci vediamo così poco?”
“Perché è più bello così. Fidati.”
“Ti sei stancata di me?... Okay, no, non dirmi nulla!... E a me non deve fregare un cazzo, ma hai ancora i lividi... la crema non è sufficiente per coprirli... Lasciamelo dire, il tuo amico è uno stronzo... Ma se va bene a te, va bene anche a me!”
“Non ne voglio parlare.”
Ellen si estranea e controlla mail e messaggi sul cellulare, innervosendo Mathias.
Magda, la sua segretaria s'è fatta coraggio: "Se vuoi puoi venire a cena da me mercoledì. Andreas è con suo papà dai nonni. Ordiniamo giapponese. Sempre se ti va."
Ellen sente bisogno di una notte dolce e le manda un bacio ed un cuoricino.
C'è anche il messaggio di Alina: 'Ti adoro anche se mi hai fiaccato un'intera squadra.” Faccine che ridono.
Le manda un 'scusa' e faccina con aureola.
'Hai fatto bene ad allenarti. Sabato prox a Riga hai una camera con Doc. Non deludermi.'
'Okay'
'Ti amo Ellen.'
“Chi è?”
“Tu sei troppo curioso!... Comunque è solo la mia amica di Riga.”
“Lo sapevo.”
“...?!”
“Quando ti senti con lei diventi sempre seria... No, strana!”
Ellen ride. “Ci lavoro con lei! Come dovrei essere? E sono nervosa solo perché le devo un favore, tutto qui!...”
“Okay, tieniti i tuoi misteri.”
Ellen è spazientita: “Non capiresti... Sei giovane e bello, pensa a divertiti... Ma a proposito di segreti, quando ti deciderai a dirmi quello che ti frigge dentro? È da Kopenhagen che vuoi dirmelo.”
Mathias, sgamato, scoppia a ridere. Si alza seduto e le racconta tutto il Giappone, sfilate, date, spostamenti... Tutto!
Ellen che non è capace di far complimenti dice soltanto “Te lo meriti, ci hai sempre creduto.” E un po' le spiace, non lo rivedrà fino ad agosto.
“Ma lo sai che a momenti non firmavo?... non mi sembrava giusto per te, starò via quasi un mese.”
“Avresti fatto una cazzata colossale.”
“No, la cazzata che ho fatto è un'altra!” Si gira a pancia in giù. “Ed è tutta colpa tua!”
Ellen si mette in ginocchio, seduta sui piedi: “E sarebbe?” Chiede incuriosita. Gli carezza le chiappe che tendono il costume.
“Non so se posso dirtelo, poi magari pensi che... Lo vuoi davvero sapere? Eheh... Uff, come cazzo dirlo?!... Okay, Larsson, il mio agente, hai presente?, dopo che mi ha detto del Giappone... io ci sono stato... colpa tua! ”
Ellen gli carezza il ciuffo. “E allora? Devo forse consolarti o vuoi che mi scandalizzi?... Ci sta, hai un culetto spettacolare, piaci anche agli uomini e adesso per me sei ancora più eccitante... se hai preso le precauzioni.”
“Tu non sei a posto! Ti sto dicendo che ho dato via il culo ad un maschione e tu pensi solo al preservativo!"
“Non si scherza sulla salute.“ Si mette cavalcioni su di lui e gli massaggia le spalle. “Se vuoi ti dico anche che lo invidio... Lo sai? Ora lo tieni per le palle.”
Mathias è a cazzo duro ficcato nella sabbia. Ellen gli sta ondeggiando sul suo culo, gli spalma le natiche, sente le sue cosche nude contro le sue. “... io non avevo voglia, non m'interessano gli uomini, ma Larsson l'aveva duro per me, voleva ficcarmi, mi è sembrato giusto... è colpa tua.”
“Ha messo il preserv...?
“Sì! Sìììì l'ha messoooo! Tu ti preoccupi solo di quello, ahahah!”
“Ma perché continui a dire che è colpa mia? Io non ti ho mai...”
“Perché voglio essere come te!”
0
voti
voti
valutazione
0
0
Commenti dei lettori al racconto erotico