Cara amica ti confesso

di
genere
confessioni

Cristina mi chiamò urlando come una scema. Si voltarono tutti.
Io ero in coda in Comune e mi ci volle un istante per riconoscerla. La salutai con un sorriso tirato ma lei m'assalì abbracciandomi affettuosa: “Erica! Non ci posso credere. Saranno passati più di dieci anni!”, e mi guardò con invidia.
Per lei erano passati veramente, le si erano ingrossati i fianchi ed il viso s'era fatto più duro. Era una mia vecchia compagna di liceo. Io e Cristina siamo state prima inseparabili amichette del cuore e poi feroci nemiche per questioni d'amore. Ovviamente la stronza ero stata io, ma Cristina pareva aver scordato.
Volle assolutamente che andassimo a mangiare insieme, c'era un bar lì vicino dove facevamo insalate buonissime. Perché no?, in fondo poteva essere piacevole ricordare insieme un periodo che avevo seppellito.
Cristina invece era innamorata di quegli anni e si ricordava ogni cosa e volto “... No, Marco era davvero uno stronzo, non sono arrabbiata con te, anzi, tu mi hai aperto gli occhi con lui. Mi sono poi messa con Roberto, viviamo insieme, non so se lo ricordi, era in Quinta D... ma accidenti! Sono passati quasi dodici anni e tu sembri ancora la stessa!! Io mi sono laureata a Milano, adesso lavoro in uno studio e...” eccetera ed eccetera per un quarto d'ora, il riassunto di una vita perfetta come le tende della sala che aveva appena cambiato.
“Tu cosa fai?”
Raccontai quello che potevo. No, non ero andata avanti con gli studi, avevo tentato la carriera di modella a Milano, ma dopo tre anni ci ho rinunciato. Avevo fatto di tutto e per un po' ero stata con uno che aveva un bar, ma poi ho avuto l'occasione d'andare a Los Angeles e mi ero fermata in America qualche anno. Da tre anni, però, vivevo in Costa Azzurra con il mio uomo.
“Los Angeles? Costa Azzurra?!! Sei fantastica, eri la più bella di tutte, lo sapevo che avresti avuto successo, tu eri l'unica che... Com'è lui?”
Stava mentendo su tutto e voleva solo sapere se avevo trovato uno ricco.
“Ha quarantatré anni, possiede una catena d'alberghi.” Risi. “Vedi Cristina?, ho saputo selezionare, non la do più a cani e porci.” Non resistetti al piacere di questa frecciatina.
Ai bei tempi del liceo, in classe davanti al professore, Cristina aveva dato fuori per la storia di Marco e urlava che ero una lurida zoccola che la dava a cani e porci. Non contenta, in piena crisi isterica, con le compagne che cercavano di farla star zitta e col professore paonazzo, per dimostrare che ero puttana, aveva fatto l'elenco nomi e cognomi di tutti quelli che, secondo lei, m'avevano sbattuta.
A Cristina divennero rosse anche le orecchie: “Ma è stato una vita fa... non sarai ancora arrabbiata per quella scemenza?!”
“Io?! Ma se non mi ricordavo nemmeno ch'eri esistita?” Me n'andai lasciandole il conto da pagare.


Mi godetti questa piccola soddisfazione fino alla stazione, ma una volta in treno mi intristii. Ero stata un'altra volta stronza.
Ma non potevo certo dire a Cristina che aveva indovinato alla perfezione, che la do a cani e porci e che nel suo elenco mancavano un sacco di nomi, fra cui quello di suo padre
Sorrisi da sola. Dopo dodici anni torno per due ore nella mia città e chi incontro? Proprio Cristina. Nel treno lanciato verso casa mi sentivo isolata dal mondo e m'immaginai cosa avrei potuto raccontare a quella pettegola. M'aveva lasciato la mail, subito appena sedute al bar, per la paura di perderci un'altra volta.
Falsa!
Finsi di scriverle una confessione.

“Ciao Cristina,
voglio chiarire alcune cose con te.
“Tu hai ragione solo in parte: io sono una troia molto, ma molto più troia di quanto tu possa immaginare.
“Ma è meglio che ti racconti dall'inizio, questa volta senza mentirti! E per dimostrarti che non ti nasconderò nulla, ti dico subito che mi sono fatta sbattere anche da tuo padre.
“No, Cristina, tuo papà non ha colpe, sono stata io a provocarlo (è sempre colpa della zoccola). Però anche tu, possibile che non hai mai notato le sue premure e come mi fissava continuamente il culetto? Non t'è mai venuto uno straccio di dubbio sul perché voleva sempre darmi un passaggio per riportarmi a casa?
“A tuo papà piacevano tette e culo e diceva che voleva solo carezzarmi, ma sai, è difficile frenarsi. Non biasimarlo, ero io a che volevo succhiare. Non poteva resistere, tuo padre aveva il testosterone a palla e non aveva la forza di respingere l'amichetta di sua figlia! Ma fra noi è stata una storia seria, l'abbiamo fatto per anni in auto e dopo la maturità un paio di volte in motel. Mi piace tuo papà, il suo era un cazzo duro da uomo, mi faceva dimenticare quello degli altri e, ovviamente!, quello di Marco, il tuo innamoratino, quello che t'ha fatta soffrire tanto. Marco era carino, lo ammetto, ma non dirmi che aveva un uccello per cui valeva la pena di litigare!
“Acqua passata, l'hai detto tu, ora stai con Roberto...
“Ma sai che forse mi ricordo di lui? Non era quello che aveva già l'auto? Un'Alfa Romeo? Io mi ricordo un Roberto che aveva una vera ossessione per l'anale. Era solo uno stronzetto, devo dirlo, ma inculava da bastardo sul cofano della sua bella Alfa. Gli rimanevano in mano ciocche di capelli e io, te lo raccontavo anche allora, ho sempre adorato quelli che ti prendono così da bruti, come animali. Beh, Roberto, se è lui, mi attizza davvero, m'ha dato parecchi passaggi in auto, sempre di nascosto e portandomi dietro al cimitero.
Scommetto che quando parli con lui delle tue vecchie amiche di liceo (tu adori parlare dei bei tempi!), lui storce la bocca al mio nome e dice che hai ragione tu, ch'ero una troia, una battona da strada. Se invece finge di non ricordarsi di me, mi sa proprio che è lo stesso! Tu non incazzarti, a loro non va di confessare di andare a puttane.
“Ma dagli il culo, fidati di me, non vorrai mica che vada davvero a puttane e trans?
“Lo dico perché so che tu odi le escort. E quando t'ho detto che i primi anni ho fatto la modella hai capito subito che, per mantenermi, vendevo anche il culo. Sì, l'ho fatto senza problemi e devo dire con un certo successo.
“So cosa stai pensando ed hai ragione: vendermi mi veniva naturale. Ricordi?, da ragazza sono stata anche con dei cessi inguardabili, un bel pompino solo perché mi portavano in giro dove volevo o mi regalavano una borsa. Fare la escort, però, era molto più semplice: mi pagavano e dopo tre minuti m'ero scordata di loro e non li vedevo più... a parte una mezza dozzina di clienti affezionati, avvocati e professionisti. No, tranquilla, tra loro non c'era tuo padre! E ridi un po'... Anche lui faceva regalini, sai? E uno molto costoso. Temo che creda ancora d'essere stato il primo a farmi il culo! Ma tu non dirgli niente, ci rimarrebbe male.
“E non ti sorprenderà sapere che tutti i contratti di moda (sfilate e servizi fotografici) li ho firmati piegata a novanta su una scrivania e che per ottenere un servizio di dieci giorni alle Seychelles avrò bevuto mezzo litro di sborra. Qui ho davvero sbagliato tutto e sono rimasta fuori dal vero giro che conta.
“Ma in quei mesi era un casino! Allora ero totalmente persa per uno stronzo di trent'anni. Ti dico solo che ero io a mantenerlo! Ma dovevi vederlo, un animale fantastico, tatuaggio sulla spalla e cazzo da paura! Se esiste uno che m'ha 'iniziata' è sicuramente lui. Non faceva l'amore, stuprava come un ossesso e le mie prime vere ammucchiate le ho fatte con lui (non parlo di spompinamenti come alle feste di liceo, ma orge vere con cazzi incazzati). Ed è stato lui che m'ha portata nel locale di Milano dove ho poi lavorato per qualche mese.
“T'ho mentito, non era un bar, ma un club privé ed io non stavo al banco. A ventun anni ero una delle vacchette delle serate per single, la più giovane e bella. Non lo dico per gasarmi, attiravo realmente frotte di clienti e s'era innamorato di me anche il proprietario. A te disgusta, vero?, sapere che trombavo sul palco con due bei negri cazzuti e dopo mi facevo montare da quindici-venti sconosciuti. In effetti era una cosa che alla fine mi metteva nausea, tre ore con decine di mani addosso e cazzi in bocca, non capivo più dov'ero. Giuro!, m'erano venuti i calli alle ginocchia, ma, credimi, ora che mi hai fatto ricordare quelle nottate... Meglio andare avanti!
“Di Los Angeles sai già tutto, l'ho letto nei tuoi occhi mentre ti raccontavo. Ci sono stata un paio d'anni e ho fatto soldi veri. Ho girato un centinaio di video. Una ventina li puoi trovare ancora in rete. Allora avevo ventun'anni e parevo ancora una ragazzina del liceo, mi richiedevano per ogni categoria: legal, lesbo, anal, double, triple, gang interrazziali, anche bdsm... Insomma, un bel successo, in Giappone spopola ancora un noiosissimo bukkake in cui mi sborrano in viso e bocca in ottantasei. Ma gli orientali sono strani! A te consiglierei il mio video con Lewis, un giamaicano con fisico da urlo ed un bazooka carico al posto del cazzo!
“Non fingere di non sapere come cercarmi. Sai benissimo che nome usavo: Christie Kiss. E nemmeno qui!, possibile che non t'è venuto alcun dubbio sul perché mi facevo chiamare Christie? Tu Cristina mi piacevi ed invidiavo i tuoi bei seni (ma hai visto come sono diventati i miei, non male vero?). Sì, mi sono ispirata a te, per me eri la più eccitante. Mi hai insegnato molto nelle belle pomiciate a casa tua e, lo giuro, Chris, baciavi e leccavi la fica come nessun'altra... e puoi capirmi se dopo, tornando a casa, volevo anche il cazzo di tuo padre. Io sono fatta così.
“Comunque in California ho conosciuto il bel mondo; ville sull'oceano, yacht e feste. Una conoscenza tira l'altra e sono stata la mantenuta di uomini ricchi e noiosi, finché sono finita nel ranch di Sammy, un tipo che m'intrigava parecchio. Aveva due cagnoni affettuosi, che aveva addestrato a leccarmi la fica. Non essere invidiosa!, non puoi competere con la lingua di un cane.
“Sammy era un esibizionista patologico, era certo di avere il meglio di tutto e gli piaceva vantarsene con gli amici... ed io ero la sua strafiga da esibire in bikini a bordo piscina e, quando aveva bevuto troppo, voleva che mostrassi come eccitavo anche i cani. Metteva delle specie di calzini ai miei cagnoni ed una maschera da cagnolina a me. Disgustoso? Forse, ma per me era una vertigine rotolare con cani festanti davanti a uomini e donne.
“Ad uno di questi party Raphael mi ha vista e s'è innamorato di me. Non sorridere Cristina, è davvero innamorato e stiamo insieme da quasi quattro anni. Siamo più che uguali, siamo complementari.
“È ricchissimo (non ti dico quanto per non farti schiattare d'invidia) e mi riempie di cure ed attenzioni: ho personal trainer e massaggiatore privati, insegnanti di tennis ed equitazione, ma anche di francese ed inglese (vuole levarmi il mio orribile accento americano!). Lo sai?, mi sono iscritta ad architettura ed ho disegnato i bagni di un suo nuovo albergo.
“Ma a te interessa solo sapere come l'ho 'circuito'. Sei banale, pensi che il mondo giri attorno alla figa. Invece è lui che mi tiene in pugno, non io lui.
“Raphael ha acquistato da Sammy i due cagnoni e me. Sì, hai capito bene, sono la sua sub. O schiava se preferisci, ma temo che tu non potrai mai comprendere la raffinatezza d'un simile legame. Con lui il sesso è totale, anche in questo momento, mentre ti scrivo, mi sembra di far sesso con lui.
“M'ha addomesticata con pazienza ed ha scelto la mia divisa per i nostri giochi: un corpetto di latex stretto sui seni ed una maschera nera da Catwoman. Non ridere!, sono uno schianto di figa.
"Facciamo giochi proibiti, se sei curiosa magari te ne scrivo quando avrò più tempo. O forse vuoi sapere subito qualcosina per avere almeno una piccola soddisfazione dopo che t'ho confessato di aver pornificato con tuo papà e tuo marito (sempre se il Roberto che ho conosciuto io è il tuo amore della vita).
“Raphael mi punisce, mi fa il culo a strisce. La prossima volta penserò a te, Cristina, a quando ci leccavamo.
“Sto a bocconi sul letto, bendata e con le cuffie con la musica, immobile in attesa (ti parlo di ore) e poi magari m'arriva una singola cinghiata da farmi quasi svenire. Una tensione da impazzire. Ogni volta arrivo io ad implorare di frustarmi e farmi male e quando mi libera faccio l'amore come non l'ho fatto mai con nessun altro.
“Questo gioco ha mille varianti. Posso essere legata al letto mentre intuisco che si sta scopando un'altra, e magari essere fistata e torturata da questa; o legata ad una panca o appesa al soffitto e non riuscire ad indovinare cosa mi sta infilando, cosa usa sui capezzoli, dove mi farà male, chi è quello che mi sta penetrando... Da paura, eccitazione allo stato puro! Ho sempre qualche dolorino che mi ricorda lui, anche adesso, seduta sul treno, un bruciore mi ricorda ieri sera. Lo amo.
“Sono sua.
“Mi porta anche fuori, sempre cieca, con le cuffie alle orecchie e nuda dalla vita in giù, due ora auto fino ad un club. Io intuisco solo che è pieno di gente: uno mi infila le dita, una mi bacia in bocca, tutti che mi ingroppano come ai tempi del privè di Milano. Ma da bendata, non sai cosa vuol dire!
“Una volta sola mi hanno levato la benda. Mi sono ritrovata in una stanza, ammanettata, sola con quattro negri col cazzo già armato. Quel giorno ho davvero temuto che m'avesse venduta! Non sai la felicità che ho provato quando è venuto a riprendermi! Lo amo. Era il mio compleanno.
“Mi sorprende sempre. Quando m'aspetto il peggio, arrivano i miei due cagnoni che mi saltano addosso festanti ed io gioco felice con loro, rotolandomi a terra, sapendo che Raphael ci guarda. Invece intuisco quando mi porta in stalla, conosco troppo bene la strada e quando entriamo l'odore di Crazy Horse è inconfondibile.
“Ma non t'ho detto ancora che m'ha regalato un purosangue! L'ho chiamato Crazy Horse. Sai?, l'ho addestrato io, sono bravissima! Lo ricompenso con dei segoni che mi fanno la doccia, ahahah. È intelligentissimo e quando mi vede entrare vestita da gattina gli viene subito duro..
“Non immaginarti cose impossibili, Cristina. Sono bendata, vado a tastoni ed è già un successo se riesco sfregarmela... ma sarai la prima a saperlo se rimango incinta, ahah!

“Sono quasi arrivata, devo chiudere.
É stato un piacere rivederti,
Erica (la tua stronza)
“PS Salutami tuo papà
"PPS Chiedi a Roberto se è lo stesso che ricordo io

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scritto il
2025-08-21
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