L'Impero - 10 - Epilogo

di
genere
fantascienza

Il Generale Douglas McQueen è dimagrito, ha perso ventidue chili in quattro mesi. Scende da cavallo e va incontro alla navetta imperiale che sta atterrando.
McQueen non teme sorprese. Non le ha mai temute e non ci è mai cascato. Sa sempre cosa aspettarsi.
Glenda scende sorridente circondata dall'intera sua Guardia. Non si fida ancora di lui, bene! Quando capiterà sarà un disastro.
“Ciao, Douglas, ma qui è meraviglioso!”
Sono nella tenuta di McQueen nello Yorkshire. Un paesaggio di pace e tranquillità, colline verdi e pecore bianche col muso nero.
“È reale?”
“Certo, Glenda, io odio gli ologrammi più di te... che ne dici se intanto ci facciamo una passeggiata a cavallo?”
“Ahah, non sono vestita adatta!” Glenda mostra le gambe nude sotto la divisa nera, in nanotubi di carbonio. “No, camminiamo un po'. Vieni anche tu.” Dice all'Imperatore che li segue con passo incerto. Le gambe rigide temono di perdere l'equilibrio e lo sguardo è vuoto.
Glenda e Douglas hanno ben poco da dirsi, devono solo capire come non far nascere problemi inutili tra loro due.
L'Impero è ormai tutto nelle loro mani, equamente diviso fra loro due. Dopo il disastro nel deserto della Puglia non è scoppiata alcuna guerra, l'Impero è più unito che mai sotto la salda guida del clone fantoccio del Padre Fondatore e tutti parlano del Nuovo Corso e del Grande Sogno.
McQueen mordicchia un filo d'erba. “Ho saputo che la coppietta che ha combinato tutto questo casino è stata miracolosamente salvata dieci secondi prima dell'esplosione.”
“A te non posso nascondere nulla, ahah!”
“Sono nella tua isola?”
“Non più, due settimane fa Crocodile ha consegnato Luna a Yevgeny Kamińska, il sindaco di Varsavia.”
“Bella mossa! Sei insuperabile, Glenda!... E il negro?”
“Sei davvero interessato ai miei svaghi?”
“No, cazzi tuoi.”
“È il caso di dirlo, ahah!”
“E di questo che ne facciamo?” McQueen indica l'Imperatore.
“Dobbiamo conservarlo, gli ingegneri ne hanno bisogno ancora per almeno altri quindici anni per le mappature neuronali. Il clone al Palazzo è ancora instabile, dev'essere costantemente riallineato.”
“Quindi noi due possiamo andare d'accordo per altri quindici anni?” Sorride sornione McQueen.
“Sarà terribilmente divertente, Douglas, noi sappiamo divertirci.” Glenda si gira indietro. “Nonno, hai voglia di stare qui? Guarda come sono belle queste colline.”
“Chi sei?”
“Sono Glenda, tua nipote, non ti ricordi di me?”
“Non sono rincoglionito, certo che mi ricordo di te, ti piaceva darla al nonno... Ciucciami il cazzo.”
“Nonno, le cose sono cambiate.”
“Ciucciami il cazzo, eri la migliore.”
“Grazie nonno, ma ora non è più il caso.”
“Cagna!, se voglio ti faccio scopare da tutto il mio esercito, ti piacerebbe vero? Sei sempre stata puttana, ciucciami il cazzo.” Se lo tira fuori.
“Lo tieni qui tu?” Chiede Glenda a McQueen.
“Fammi vedere la figa! Sono tuo nonno, l'Imperatore!”
“Cazzo, questo stronzo è messo proprio male.”
“Sì, e se vuoi farlo durare non rinchiuderlo in una cella, tienilo all'aria aperta. Non fare cazzate McQueen! Ci serve ancora, fa' tutto quello che dicono i medici, fallo muovere.”
Glenda lo prende per il cazzo e lo porta nel recinto. "Vieni, nonno."
“Piano, non correre troia!” L'Imperatore cammina a gambe rigide. “Vuoi il mio cazzo? Lo vuoi sentire in culo? Il nonno adesso ti mette incinta!”
“Ti piacerà qui, nonno. Guarda, ci sono anche le pecore.”
McQueen scuote il testone. “Questo porco non mi lascerà più tranquille le pecore.”
scritto il
2025-08-20
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