Agente Lucy - 11

di
genere
dominazione

Come premio per aver comunque portato a termine la missione, a grande sprezzo del pericolo e con spirito di sacrificio, il Colonnello m'ha spedita in carcere.
Avrò l'onore di mette la parola fine a questa cazzo di tragedia.
Ci sta, sono contenta, ma le prigioni non so perché mi mettono tristezza.
E non è facile entrarci, mi blocco già al primo livello.
“Puoi avere la lettera del direttore ma qui ci sono io a far rispettare le regole, questo è un carcere di massima sicurezza, nemmeno il presidente degli Stati Uniti può dirmi cosa fare o non fare, perché...”
Insomma, il capo delle guardie è il classico americano con un cazzo da fare che spacca le palle a tutti. “Devi aspettare mezz'ora, siamo a corto di personale femminile, senza perquisizione non entri.”
Mi viene una botta di tristezza, alla parete c'è un bel giovane che ci guarda, latino col bel viso triste: è una guardia carceraria e sta fissando sconsolato quello che diventerà tra vent'anni se rimane in questo cesso di posto. Ha forse ventisei anni, fuori dal carcere fa palestra e sport, le cosce sono da calciatore. Merita di meglio.
“Ho fretta dico.” e m'appoggio mani al muro.
“Guarda che con voglio casini con quella merda di Me too”
“Fammi firmare quello che devo e fammi entrare.”
Mi perquisisce lui, parte dai fianchi.
È il primo a toccarmi le tette nuove, quelle che m'ha regalato il dottor Hiroshi. Non è però il primo in assoluto, perché hanno voluto subito sentirmele Steve e sei-sette colleghi, ma era per salutarmi. E Dolores non conta.
E ci va piano nell'interno coscia, risale lentamente aspettandosi le urla del Me Too. Io zero reazione. È sudato, quando mai perquisirà un'altra figatroia come me?
È un coglione fortunato, questo fuori di qui è solo un americano che beve birra, ma io per lavoro devo coltivare i contatti che possono tornare utili al Centro, quindi lascio che ci vada pesante pube e dintorni.
“Dopo ho bisogno di chiederti una cosa, posso passare in ufficio?”
Il coglione capisce e deglutisce.
M'accompagna per corridoi lunghissimi con due secondini, quello davanti che ci apre la porta di metallo, quello dietro che la richiude a chiave alle nostre spalle prima poter aprirne un'altra. Così per una decina di porte. Una passeggiata deprimente.
Ad ogni sosta allungo la mano dietro per palpare il pacco della bella guardia con davanti un futuro di merda e tra le gambe cazzo e coglioni che meritano di più. Adoro i giovani latini, e se portano la divisa anche di più.
E mentre il porco mi spinge di nascosto un dito fra le chiappe in vista della trombata in ufficio, io passo di nascosto il mio biglietto da visita al bel manzo che dovrebbe cercarsi un altro lavoro. Mi deprime, mi sento in colpa per lui.


Mi lasciano sola nella cella dei colloqui, venti minuti e me lo portano.
Cazzo, in carcere hanno tutto il tempo che vogliono!
Le cose non stanno andando come dovrebbero. Dopo il clamore iniziale per lo scandalo del senatore atterrato col jet privato di un narcotrafficante ed arrestato per corruzione, mafia, tradimento eccetera eccetera, l'America ha perso subito interesse.
D'altra parte è uscito contemporaneamente il nono libro di Harry&Meghan e la gente discute se sia giusto che Carlo si sottoponga ad un terzo intervento di riesumazione nella speranza di poter eguagliare i settant'anni di regno di sua mamma Elisabetta.
Mi arriva un messaggio del secondino innamorato. “Ciao”
“Quando smonti?” Scrivo, ma il correttore automatico mi legge nel cervello e invia: quando monti?
Ci mettiamo d'accordo per un motel a cinque chilometri da qui. Per una strafiga è facile adescare secondini depressi.
Fanno entrare il senatore.
È vestito disinvolto, maglietta e pantaloni arancioni. Io indosso lo stesso D&G da 2400 dollari. Finge di non notarlo. Mi guarda come se avessi indosso il vestitino verde della buonadonna, vuole ricordarmi chi sono e cosa mi ha fatto. Invece io penso alla fine che ha fatto quel cazzo di vestitino, Félipe mi starà cercando anche per farmi pagare l'affronto alla sua buonadonna.
Si siede e mi ride in faccia. “Il Colonnello ha mandato la sua puttana, ahah! Non sa più a che cazzo aggrapparsi!”
Gli passo una cartelletta attraverso il tornello sotto la grata.
Cerca di trattenere la rabbia, un politico lo sa fare massimo per due minuti.
“No, puttanella mia, io non firmo un cazzo! E ti spiego una volta per tutte come stanno le cose. Qui dentro esistono le regole, non possono registrare un membro del Senato... e lo sapete benissimo, tutte le tue registrazioni del cazzo non valgono un cazzo!” Comincia a sbraitare, ha già perso la calma professionale. “Vedi brutta troietta del cazzo, non è servito a nulla prenderti centinaia di cazzi! Te l'avevo detto, ricordi?, ti sei fatta scopare tre settimane per nulla! Le tue registrazioni non valgono un cazzo in tribunale e comunque il tuo Colonnello che ti chiava alla pecorina non potrà mai produrle senza rilevare segreti di stato. Hai capito o no? Siete fottuti, tu ed il tuo Colonnello! Io uscirò di qui e lo sbatterò fuori a calci in culo e tu tornerai a lavorare nel bordello! L'unico lavoro che sai fare.”
Si calma, s'asciuga la fronte. “Quindi ora, mia povera puttanella, ti riprendi la tua confessione e te ne vai a dare via il culo. Capito? Io non firmo.”
“Ehm, senatore, credo d'essere stata fraintesa. Quella non è mica una confessione!” Fa per aprire la cartelletta. Lo blocco. “Un momento per favore! Sono qui per dirle che lei, senatore, ha perfettamente ragione, le mie registrazioni non servono a nulla se lei non confessa. Sì, anche il Colonnello lo sa, lei è stato il più furbo di tutti!... Ed aveva ragione anche riguardo ad Uribe, non era certamente uno affidabile... Però, scusi senatore, temo che quel pomeriggio abbia bevuto troppo, il mohito a stomaco vuoto può essere devastante, e mi sa che non abbia ben chiaro di come siano andate le cose. Non ricorda nulla vero? Forse solo la fuga nel tunnel.”
“...? Quella troia mi tirava per i capelli! Dov'è quella troia.” Come cazzo faccia ad essere così orgoglioso di quei capelli di plastica non si sa!
“Non so, senatore, è sparita... Ma torniamo a quello psicolabile di Uribe: lo sa che aveva mille telecamere nascoste nella sua villa principesca? Un vero paranoico!, e registrava tutto tutto!... Non mi stancherò mai di dire che lei aveva capito che non poteva fidarsi di Uribe, aveva già previsto tutto.” Lo sguardo del senatore si fa meno spavaldo. “Beh, forse le potrà interessare sapere che prima di venir via dalla villa ho fatto in tempo a razziare terabyte di hard disk. Anni ed anni di registrazione!”
Gli compare una gocciolina di sudore sulla fronte. “Ma non mi chieda come hanno fatto i ragazzi del Centro! In mezzo a tutta quella montagna di dati hanno trovato subito due registrazioni dell'anno scorso: due sue visite nella villa di Uribe... Non voglio correre a conclusione, è un lavoro che spetta al giudice, ma in una registrazione chiede a Uribe di togliere di mezzo una giornalista. Si ricorda?, quella che è stata uccisa al centro commerciale.”
Per il senatore è un pugno allo stomaco. Ha perso la voce, balbetta qualcosa.
“No, la prego, lei non deve certo giustificarsi con una puttana! Chiarirà certamente col giudice... E a me questo non interessa proprio, sono qui per un'altra questione imbarazzante.”
Sbarra gli occhi. C'è dell'altro?
“Beh, stamattina s'è riacceso l'interesse mediatico sul suo caso... qualche hacker ha diffuso in tutto il mondo centinaia di foto e video del festino di quel pomeriggio. Le stanno ricevendo tutti: giornali, agenzie e privati.”
“Che foto? Che festino?” Chiede impaurito.
“Non si ricorda proprio?, il mohito è devastante.”
Gli indico con lo sguardo la cartelletta. Come prima foto ho messo la mia preferita: lui impastato tra i tre bellissimi ragazzi latini 21x21. Una foto incredibile, sono quanto di più bello una come me può desiderare. E lo ammetto, invidio il senatore che, ad essere onesta, nudo non ci fa una gran figura.
Ma luie si sofferma sulla seconda, un bel primo piano di un pompino (da inesperto!).
Sfoglia disperato le altre.
Dolores è stata geniale!
“Ahah, ecco ora spiegato il dolorino che sentiva al culo! Ma non tema, nessuno con un minimo d'apertura mentale l'accuserà mai di nulla! Certo però che queste foto stridono un pochino con la sua dirittura morale e politica, non crede?”
“TROIA! Io vi denuncio tutti, io vi... Non potete far questo a un Senatore degli Stati Uniti d'America!”
Gli faccio cenno di volare basso. “Intanto hai già perso i voti di tua moglie e di tua figlia. Già, mi spiace, stamattina hanno ricevuto foto e video... e temo che abbiano anche consigliato a tua moglie di cercare i miei video coreani... Li nascondevi dietro la collezione di bibbie del Settecento, vero?”
Mi alzo. “Il colonnello ha ottenuto per te la sorveglianza H24, non vogliamo che te la cavi suicidandoti.”
“No, no troia! Io sarò pure rovinato, ma per nemmeno diecimila dollari posso sempre trovare chi ti ficca un estintore in culo! Te lo prometto, cagna.”
Lo fisso negli occhi ed avvicino il viso alla grata.
Accetta la sfida e s'avvicina anche lui.
“T'è piaciuto, porco?” Lecco la grata.
Arriccia il naso disgustato. “Tu? Scherzi? Ahah, sei solo una vacca di puttana.”
Scoppio a ridere. “Oh cielo, ma cosa vai a pensare? Mi fraintendi sempre!... Io chiedevo se t'è piaciuto prenderlo in culo... No no, ahah, non guardarmi così! Tu non hai più alcun potere, sei uno zero, non puoi chiedere nemmeno a tua moglie di portarti le mutande pulite! Davvero hai intenzione di vendicarti di me ingaggiando qualche pezzente del cartello di Miami?!”
Solleva le sopracciglia.
“… Ho indovinato, vero? Beh, il Colonnello ormai sa vita, morte e miracoli di te! M'ha detto che quelli di Miami sono anche loro qui dentro e che li hai già incontrati. Sappiamo che sono tuoi amici e che ti devono un sacco di favori. Voi potenti vi aiutate sempre tra di voi... Peccato però per quel maledetto l'uccellino! Ha diffuso anche il video di un'altra tua chiacchierata con Uribe, ti ricordi?, ma sì!, lo scherzetto che avete tirato a quelli di Miami!... Un altro bel problema per te! Adesso che hanno scoperto chi gli ha fatto perdere tanti soldi, non saranno così interessati a rompere il culo a me. Non credi?”
Raccolgo la mia roba. “Ah, sempre per sicurezza, non ti terranno più in isolamento, puoi esser tentato di impiccarti. Stanotte avrai altri in cella.”
Me ne vado sculettante, fighissima nel mio D&G. Mi giro solo per un ultimo saluto.
“Bye bye, Senatore.”


Passo in ufficio, devo mantenere i contatti per il Centro.
Il buon americano con la panza da birra mi sta aspettando eccitato e si sorprende quando apro la mia cartelletta invece della sua patta.
Gli arriva una telefonata che lo mette seduto sull'attenti. So chi è, è il Segretario del Governatore che gli raccomanda di ascoltarmi.
Mi guarda con due occhioni stupiti. Chi cazzo sono?
Gli spiego confidenzialmente che l'Agenzia governativa per cui lavoro sta assumendo esterni. “... cerchiamo buoni americani a cui sta a cuore l'America. Ma solo americani con ruoli di vera responsabilità ed una carriera davanti e il tuo dossier ci ha colpiti.”
L'ho punto sul vivo, gli passo la cartelletta con impresso il logo.
Legge attentamente, è il suo contratto d'assunzione come informatore esterno con allegato assegno.
“Io non cap... ma cosa devo fare?”
“Quello che facevi prima, l'Agenzia controlla il territorio ed ha bisogno di suoi uomini negli uffici chiave. Non ti sarà mai chiesto nulla contro la tua etica professionale... ”
Non è convinto, è uno sospettoso. Sfoglia la cartelletta e in fondo trova una foto. “E questa cos'è?
É la pubblicità del McKane's BogFish con gli shorts strappati, possibile che non l'abbia mai vista?
“Sono io... considerala una gratifica per il tuo primo incarico.”
Non capisce.
“Per questa notte devi mettere nella cella del senatore due ergastolani. Dietro la foto trovi i nomi.”
Li legge. Sono due stupraculi del cartello di Miami. Non capisce.
“È per maggior sicurezza, è meglio non lasciar solo il senatore.”
Rigira la foto, fissa gli shorts. Non capisce ancora.
“Se lo fai ti do il culo.”
Smette di non capire ma adesso non ci crede.
“Su questa scrivania.”
Non ci crede ancora.
Mi stendo a novanta.

Avevo scarse aspettative ti fa apprezzare di più le sorprese. Il merito però è tutto del panzone pesante, cazzo, ha fatto camminare la scrivania fino al muro.
Gli lascio il tempo d'ammirare il lavoro fatto, adesso ci crede che sono io quella del BigFish.
Si riallaccia la patta soddisfatto. Torna professionale: “E per il senatore cosa faccio, li lascio poi nella sua cella?”
“No.” Quel porco poi ci prende gusto. “Facciamo una volta ogni tanto, passo martedì prossimo per organizzare.” Mercoledì iniziano le riprese sul galeone.
Non ci crede, è uno sospettoso, non vuole essere preso per il culo. “Vieni davvero?”
Mi sistemo il D&G e lo saluto mano sul pacco e lingua in bocca.
Sono così puttana che mi faccio schifo.
Con una serie di bip il Colonnello mi fa sapere la sua disapprovazione. Quest'ultima è una mia iniziativa. Il senatore merita di dormire preoccupato e il Colonnello non può biasimarmi, m'ha insegnato lui il gioco sporco.


Trovo facilmente il motel.
Il bel secondino è già nel parcheggio. Non sa che sono qui per un senso di colpa, perché non mi sembra giusta la sua vita.
È uno che non si fa seghe mentali, però: è convinto che sono qui solo perché sono cagna e gli ho toccato l'uccello nella lunga passeggiata per i corridoi del carcere. E un po' ha ragione, gli ritocco l'uccello senza salutare.
Non delude le aspettative, mi sbatte come in palestra, come si allenano le reclute nelle marce forzate, mi mozza il fiato ma non riesce a togliermi dalla testa il piacevole ricordo del senatore: godo nell'anima. Giornata fantastica oggi!
È un tipo metodico, è al terzo giro bocca figa e culo rigorosamente in quest'ordine quando Mark mi rompe i coglioni. Per la millesima volta mi chiama se è tutto okay per il galeone. Ma vaffanculo!
Ci si mette anche il Colonnello, mi bippa richiamandomi all'ordine.
No, oggi sono in libera uscita, decido io chi me lo mette in culo.
Mi metto ginocchioni, culo in aria e figa finalmente a disposizione del porco che voglio io.

The end
scritto il
2025-09-25
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