Agente Lucy - 5

di
genere
dominazione

Ho dormito due giorni di seguito rifocillata ad orari regolari. Non male la cucina di bordo, molto meglio però gli antidolorifici e le cremine lenitive ed idratanti. Ora sto bene. Oddio, sto bene come chi è prigioniera in una cabina di lusso e non conosce la propria sorte.
Anche lo yacht in questi due giorni è stato in un dormiveglia continuo: viaggiava di notte e si riposava di giorno come deve fare la casa di un milionario in vacanza. Ma sempre nel silenzio più totale. Non un anima, solo il cameriere filippino che apriva la porta tre volte al giorno con vassoio in mano ed il povero Tuttostanco che gli toccava slegarmi e controllarmi. Credo sia sordomuto. O finge benissimo.
C'è stato però qualche traffico sospetto, come quando nella notte abbiamo abbordato un peschereccio, probabilmente per svuotare il congelatore. Già, Vargas, il mio micione. E mi sembra d'aver sentito un elicottero, ma è stato quando ero KO.
Due giorni di una palla incredibile! Ma non sono sola, i ragazzi del centro si fanno vivi con continui bip nell'orecchio. Davanti allo specchio ho anche chiacchierato con Steven, ma solo muovendo le labbra, ci sono telecamere e microfoni nascosti che mi spiano H24. L'ho ringraziato d'avermi salvata, con la nazifetente è stato superbo, e gli ho promesso una vacanza romantica in baita, nello Josemite Park. In risposta ho ricevuto tenerissimi bip.
Ma questa sera, dopo il tramonto, lo yacht s'è risvegliato.
No nessun party od orgia da ricchi sul ponte, solo movimenti e voci, ed i motori che rombano a tutta forza come se avesse finalmente un posto dove andare. Sono scema, questo senso di potenza e velocità mi dà la carica, anche se so che per me saranno solo casini.
Ma all'improvviso si ferma e resta ondeggiante. Vedo le luci di una costa lontana e poi il rumore di un elicottero che s'avvicina, sempre più forte fino a far tremare tutto. Vola via subito e lo yacht riparte tutta birra.
E non è una grande sorpresa quando s'apre la porta ed appare il vassoio con grigliata di pesce e sadoallegra invece del filippino. Mi sorride come un'amica di sempre mentre lo poggia sullo scrittoio a parete. “Sei pallida, dovevi prendere un po' di sole.”
Grazie al cazzo! Ma va' a lavorare, stronza!
S'è messa sportiva, leggings mezza coscia dipinti sulla figa e sulle chiappe di marmo e top bianco abbagliante con i capezzoli chiodati in rilievo, uno schianto di figonanera che stordisce maschietti e femminucce. Oggi vuole fare la civettuola con me, mi fissa tenendo la mano poggiata sul fianco buttato in fuori. Sì, sei figa, ma non è proprio storia.
“Sei incazzata con me?!! Dovevo farlo, lo sai.”
Questa stronza m'ha massacrata e fatta maciullare un'intera notte e vuole pure essere ringraziata, “Già è il tuo lavoro.” dico e non aggiungo altro.
“Sì, è il mio lavoro.” Si china come per baciarmi, ma mi sfiora appena le labbra. Vuole annusarmi. “Forse ho esagerato un poco...”, mi scocca un sorriso di complicità, “... ma per colpa tua.”
Cazzo, questo è amore!
È a dieci centimetri da me e nei suoi occhi neri rivivo in un solo istante le due ore in palestra. Mi si arroventa il pube al ricordo di ogni singola follia.
Socchiudo le labbra.
Perché non mi bacia?
“Sei qui per lavoro?”
Ride, sono una che la diverte. “No, mi sono presa un giorno di mare... Fammi vedere come va.”
E chi cazzo la riconosce più? È diventata una lesboinfermiera. Con una delicatezza allarmante slaccia il moschettone che mi tiene bloccata le mani dietro la schiena e mi leva il pigiamino frou-frou celeste. “Va molto molto meglio.” Dice sorpresa valutando ogni livido e segno.
Mi slaccia anche i polsini di ecopelle, un sollievo incredibile! La pelle è raggrinzita, ma non mi hanno scarnificato i polsi.
La bonasamaritana me li friziona con olio profumato. “Questo è miracoloso, stenditi.” Non mi guarda mai negli occhi mentre mi massaggia il corpo. La tigre ha perso le sue unghie e quelle mani mi regalano un benessere che non vorrei; mi ricordo bene di cosa è capace questa degenerata e cerco d'essere fredda e distaccata. Passiva come l'impasto della frolla.
Mi rigira sul letto e mi mette nella posizione preferita dai porci: a gattoni, ginocchia larghe, culo ben alzato e figa a disposizione. La mano ora è un po' meno delicata, insiste a lungo dove e come non farebbe un bravo massaggiatore.
Non resiste, la lesboninfo è troppo ninfomane. Dapprima mi lecca la figa abbracciata alle mie chiappette, poi mi s'incolla a ventosa e succhia peggio di un aspirapolvere fuorigiri. Cazzo, così mi svuota il cervello.
Allento ogni precauzione e penso solo a godere; mi scordo della missione, dei chip al cervello e dei guardoni al Centro e sogno d'essere in vacanza su uno yacht, chiusa in cabina con una magnifica pantera da sesso.
Mi fa sentire i denti, le unghie affondano nei glutei, urlo strozzata come se non avessi mai avuto un orgasmo. Quasi piango riconoscente.
È soddisfatta, si strappa via il top e le bocce esplodono fuori.
S'allunga sul letto, cazzo che schianto di figa!, i leggins glieli levo coi denti e grufolo fra le sue cosce.
Con una mano prende il vassoio e se lo rovescia addosso, un'intera grigliata di pesce sui suoi addominali tesi. La maionese la usa come detergente intimo. È una maledetta bastarda, poi sono sempre gli altri a dover pulire!
Maialeggio sulla sua pelle unta, limoniamo masticando crostacei, divoriamo il pesce tra i nostre cosce e in piena beatitudine ci frizioniamo le fighe con le gambe a forbice.
La fame vien mangiando. La mia amante mi trascina fuori, per i capelli, e mi porta sul ponte. “Tu sei una cazzodipendente.”
Il più felice di rivedermi è il bel brasiliano tatuato. Mi leva un gamberetto dai capelli e mi pulisce la chiappetta dalla maionese, io sono meno romantica, gli cerco l'uccellone nei bermuda. Mi zompa all'istante tra le cosce e mi sbatte sul mio ex-divano che hanno coperto con un orribile telo azzurro. Quasi non lo riconosco, non è più il noioso trivellatore professionista ma una folle festa caraibica ed è eccitante come un ballo proibito.
Whow, mi sento rinascere ma provo anche un senso in colpa con la mia lesboamante, ma lei mi capisce, con un cazzo è tutta un'altra cosa. Non se la prende, è ninfocagna cazzodipendente anche lei.
Ne viene fuori un'orgia di quelle allegre, di fine vacanza. Ho i bipbip in testa.
Tuttostanco è solo per figadititanio, la mia nuova amica di trombate. Pazienza, il bel brasiliano e il potente vichingo mi spalmano in un sandwich che il McKane's BigFish è eccitante come uno yogurt.

---

C'è aria di fine vacanza.
Sento che è l'ultimo giorno di pace.
La panterafiga è malinconica, non le va di parlarne, ogni tanto fissa lo sguardo all'orizzonte e poi torna a ridere, ma si vede che è triste e s'incazza da bestia se cerco di far breccia nei suoi pensieri.
Ha deciso d'essere in vacanza: tanto sole sul ponte, bagni in una baia smeraldo, sonnellini e pranzetto su una spiaggia bianca. Zero pensieri, oziamo e cazzeggiamo coi peni dei nostri stalloni.
“Come ti chiami?”
“Io non esisto.”
E al fresco delle palme mosse dalla brezza facciamo l'amore come se il mondo non esistesse.
Vorrei che non finisse mai questa giornata.
Ma ovviamente arriva le sera. Torniamo sullo yacht e vedo la figamanager dar disposizioni all'equipaggio.
“Mi porti da Uribe? Perché?”
“Perché è così, non fare la cretina.”
“Ma com'è lui?”
“Lo conoscerai.” Distoglie lo sguardo. “... Ha tanti casini, non è... è stressato, non è più come prima.”
“Non ti capisco.”
“Cazzo c'è da capire?”
“Tu non sei così.”
Ride schifata. “Non capisci proprio un cazzo! Ricordatelo bene: tu sei la merda che devo portare a Uribe!... Va' a dormire, domani si comincia presto!”
In cabina ho un groppo di delusione in gola.
I bipbip mi rimproverano e mi richiamano all'ordine, io devo essere come la lesbofetente.
È il mio lavoro.

- - -

Siamo attraccati ad un porticciolo in una baia disabitata sotto una montagna verdissima. È l'alba.
Entra la lesboguerriera in tenuta da mercenaria, mimetica e cinturone con fondine. Una Laracroft mozzafiato.
Dà ancora una controllata al mio stato, sempre più sorpresa che segni e lividi del lavoretto in palestra siano già quasi del tutto scomparsi. È un segreto del dottor Hiroshige, non posso svelarlglielo.
Mi passa da vestirmi. “Mettiti questi.”
“Dove andiamo?”
“Fa' presto!” Anche lei ha i suoi segreti.
Indosso una camicia militare di tre misure più grande, un cappellaccio, calzettoni ed anfibi che mi calzano a pennello. Niente slip e pantaloni, gambe nude e figa al vento. Brutto segno, qui le zanzare massacrano, ma la mia padrona ci tiene a rimarcare i ruoli dopo la vacanza di ieri.
Sul pontile c'è il cambio: i tre stalloni personali della ninfotroia ci affidano a quattro mercenari che temono la lesbozapatista più di me, ma che, per come sono carichi di armi, sarebbe meglio non incontrare nella giungla. I quattro mi sorridono storti e si atteggiano a veri uomini vissuti mentre valutano attentamente la fica yankee: lo sguardo che odio.
Tre sono giovanissimi, l'altro ha superato i trent'anni e gli è già andata bene. È il capetto, io i coglioni li riconosco al primo sguardo. Anche la Laracroftnera è preoccupata per quelli che le hanno mandato.
Ma abbiamo fretta.
Il sentiero s'inerpica subito in un bosco verde, caldo e umido. Mi toglie il fiato, i mercenari invece parlottano tra loro della chica yankee.
Dopo quindici minuti di marcia in colonna, a zigzag in salita sul fianco della montagna, la lesbocomandante ferma tutti e mi lega abbracciata ad un albero. “Ragazzi, qui non si scherza, niente cazzate! Io non le perdono. Quindi occhi aperti ed orecchie tese, non dovete assolutamente distrarvi con la cagna.”
M'annusa il collo da dietro, cercandomi il capezzolo, e torna a parlare in inglese: “So che ti eccitano questi ragazzi, ma resisti, non fare la cagna anche con loro, non me li devi distrarre. Capito?” Le unghie stringono il capezzolo facendomi sgorgare una lacrima, ma nessun lamento. “Conviene anche a te che stiano ben attenti, credimi, se succede qualcosa sarai tu la prima a rimetterci.”
La figonanera perde colpi, ha appena ammesso che eccito i soldati più di lei. E vuole vendicarsi. Mi lecca la guancia. Mi parte una scossa quando fa così.
Alza la voce, in spagnolo. “Facciamo una pausa, scaricatevi adesso.”
I quattro esultano massaggiandosi i pacchi. La ninfoinvidiosa ci tiene a tradurmi in inglese quello che ho già capito.
Il primo cazzo mi risale in figa. Abbracciata al tronco fisso il mare duecento metri sotto di noi, turchese fra le foglie verdi. Al Centro questa volta devono accontentarsi della ripresa un po' mossa, su e giù, di un bel panorama caraibico.
È quel rincoglionito del caposquadra, gli tintinnano le armi. Dà una manata alla chiappa, mi rivolta la camicia sulla schiena, mi afferra per i fianchi e insegna alle tre reclute come un vero guerrigliero narcos si sbatte una puttanella yankee. Io gli concedo la stessa partecipazione di un materasso, ondeggio soltanto guardando l'orizzonte.
Così non va! Senza fermarsi passa mitra e pistole ai compari e una volta alleggerito me lo picchia da buttarmi giù nel mare azzurro. M'aggrappo più forte al tronco. Cazzo se è un pirla, muggisce da toro mentre sborra.
Coi tre ragazzi è tutta un'altra storia, sono una stronza, godo come una fidanzatina. Il capetto guarda disgustato e se ne va a far la guardia sul sentiero. Gemo più forte, squittisco, tremo, dimeno il culo, urlo soy una puta, grido fuck me.
La lesbozapatista non sorride. Richiama il capetto che arriva di corsa atteggiandosi da gran bravo capetto, armi in pugno, munizioni incrociate su petto e sguardo costantemente a caccia di movimenti tra le foglie della foresta.
“Se mi fai arrivare al campo senza noie te la lascio una notte intera.”
La lesbostronza non ha proprio il senso dell'umorismo.
Neppure il guerrigliero, che è un vero leader, “Coi ragazzi?”, chiede.
“Decidi tu.” Gli risponde con il tono di un mavvafanculopirla.

- - - - - -

È l'alba, si riparte.
La notte in tenda non ha avuto nulla di romantico. L'ho passata con mani e piedi legati sotto una copertaccia che puzzava di piscio di cammello. Un freddo così cane che avrei lesbicato volentieri con la sadolesbica, ma la mia sexyaguzzina aveva solo preoccupazioni in testa e non le tirava il clito. Ha dormito con un occhio solo e le orecchie drizzate: al minimo rumore o respiro del bosco si rizzava seduta con la mitraglietta in mano.
Ci rimettiamo in marcia dopo una colazione a base di carne salata ed acqua. Per fortuna ora il sentiero è tutto in discesa, procediamo più velocemente verso un'ampia vallata.
Questi sono ridicoli, credono d'essere militari quando li sbaraglierebbe anche una comitiva di boy-scouts in gita. Parola di lupetto.
Non so assolutamente dove mi trovo, sicuramente in un cesso di posto fra il Guatemala ed il Perù, ma ho appreso parecchie cosette. Questi coglioni danno per certo che non so lo spagnolo, a parte il vocabolario minimo di tutte le puttane del mondo, e parlano tra loro sempre più liberamente. Non sanno che l'anno scorso, all'inizio della mia carriera, ho vissuto due mesi con tre fratelli messicani che avevano la più scalcagnata casa di produzione della West Coast, giravano video su Chaturbate col telefonino. Un periodo che ricordo con una certa nostalgia; Inés, la fidanzata non ho mai capito di chi, era dolcissima e m'ha insegnato a baciare, sarebbe piaciuta alla mia lesbotorturatrice, ed i tre fratelli erano allegri e divertenti, con sessanta centimetri di cazzi sempre in mano. S'inchiappettavano anche tra loro.
Origliare è peccato ma torna comodo e questi guerriglieri da operetta si sono lasciati sfuggire un sacco di cose: che a Macondo c'è la puttana che fa i migliori pompini della storia, che il capetto della comitiva s'è stuprato coi suoi vecchi amici un hippy uno yankee a caccia d'avventure, che la sadozapatista fa tanto la stronza ma è solo la cagna di Uribe, che si mangia di merda da Rafaél e, finalmente!, che domani sera arriveremo al campo e ci troveremo el Profesor! È uno dei nomignoli che questi mentecatti usano per non nominare Daniel Uribe, quello che ha studiato in America, il padrone di tutta la merda che vedi attorno.
Quindi massimo due giorni chiudo la missione: termino Uribe e posso venir via da questo cazzo di posto che sarà ereditato da qualcuno ancor più bastardo del fu-Uribe, che se non altro era andato a scuola. Ma il futuro non mi riguarda, dopo la crociera deludente e due giorni nella foresta sono arrivata alla frutta.
Anche i ragazzi che mi seguono dal Centro non ne potranno più di questa noia mortale.

A mezzogiorno sbuchiamo in un'ampia radura con un casolare ed una jeep che ci aspetta.
I mercenari devono far acqua in tutti i sensi; c'è anche un lavatoio per riempire le borracce. Questi sono tutti scemi! Possibile che non s'accorgano che c'è qualcosa che non va?
E, come volevasi dimostrare, ci troviamo circondati da una squadra di governativi e gli eroici boy-scouts se la danno a gambe levate nel bosco. Una sventagliata alla schiena abbatte il più lento. Gli altri mitra rimangono galantemente puntati sulle donne. La lesborintronata non fa una piega ed io non l'abbandonerei mai, anche per non prendermi una raffica nella schiena.
Con tempismo eccezionale m'arrivano all'orecchio i tre bip di pericolo!
Sono sicuramente governativi, di che governo non mi è dato saperlo, e fanno quel che hanno sempre fatto i soldati vittoriosi. C'insultano, disarmano la lesboguerrigliera, ci perquisiscono malamente, le prendono il satellitare, c'insultano ancora ed il tenente sceglie me per trascinarmi nel capanno.
È un bastardo che incula a crudo contro il muro. È con vera soddisfazione che sento crepitare i mitra nel bosco, quei codardi se lo meritano. Calma, Lucy, molta calma: lascia che il temporale si sfoghi.
Il quarto preferisce prendermi alla missionaria sul fieno dopo avermi slogato la mandibola con una scopata di esofago. Al mio fianco la lesboallibita ha in culo uno che non è certo uno sprovveduto: non s'è fidato di metterglielo tra i denti e la cavalca tenendole la pistola puntata alla nuca.
Finalmente in questa cazzo di missione che è diventata una tragedia ho un colpo di culo: lo spara qualcuno dalla porta aperta e fa scoppiare la testa del mio amante occasionale. Per me è una doccia di sangue e di porcherie che aveva in zucca.
Fuori s'è scatenato l'inferno. Arrivano i nostri!
Ho sempre le mani legate, ormai credo d'esser nata con le mani legate, e mi ripulisco gli occhi sulla camicia del porco che m'è piombato addosso a corpo morto, è il caso di dirlo. Mi porto dietro una maledizione, chi mi scopa muore (in realtà solo uno ogni tanto). Faccio una fatica bestia a levarmelo di dosso, ha ancora il cazzo duro che m'inchioda. Temo invece che si sia smosciato al coraggioso stupraculi al mio fianco. Quel coglione non lo tirerà più fuori dalla natichedimarmo.
È terrorizzato dal tizio col mitra alla porta ed ancor più dalla pantera nera che freme sotto lui. Gli trema la mano, non sa che cazzo fare.
Il mio ignoto salvatore invece sa il fatto suo: non gli fa saltare la testa, sa che se gli spara il dito si contrarrebbe comunque sul grilletto ed avremmo anche un gavettone di cervella della figonanera.
Mi ribalto su un fianco, sfilo la pistola del mio fu-amante, fingo d'inciampare e sparo alla cieca dietro la schiena. Guarda caso il colpo porta via la pistola e l'intera mano allo stupraculidimarmo pentito.
La sadomantide si rialza all'istante e lo morde in faccia. Non le frega un cazzo di sapere chi l'ha salvata, è troppo presa a fargli esplodere i coglioni a ginocchiate e scarpate d'anfibi. Sono pentita d'aver guardato, è stata una scena troppo forte per i ragazzi al Centro.

La lesbofuria non si smentisce mai, mi trascina fuori per il colletto senza chiedermi come sto.
Fuori, sotto il sole accecante, è una carneficina. Hanno fatto solo due prigionieri, inginocchiati a terra, il tenente ed un soldato. Poveracci. Conto una dozzina di guerriglieri che si muovono come un vero esercito. Questi sì che hanno i controcoglioni.
“Gracias, Félipe.”
“Bienvenida Dolores.”
Opporcaputtana, che scema che sono! La sadolesbica non poteva chiamarsi altrimenti: Dolores!
I due si danno maschie manate ed abbracci da veterani. Poi gli occhi scivolano su di me. “Ella es la puta?”
Non m'offendo, coperta di sangue e frattaglie non sono molto riconoscibile.
Un paio di eroi mi lavano versandomi secchiate d'acqua sui capelli e toccandomi le tette per vedere se sono vere. Mi ricredo all'istante, questi sono peggio coglioni dei boy-scouts!
E infatti il tenente approfitta immediatamente della distrazione generale: s'avventa contro il più vicino, gli ruba il mitra e spara sventagliate a cazzo. Il suo soldato fa altrettanto e i nostri, compresa sadodolores, sono tutti faccia nella polvere. I due governativi m'afferrano per le manette e si lanciano dentro il capanno. O no, ancora!!!
Segue una trattativa snervante di urla e bestemmie, noi asserragliati nel fortino e fuori la squadra dei salvatori trombati. Il tenente minaccia di spararmi, ha capito che conto qualcosa per i guerriglieri. La risposta è una raffica che disintegra la porta e scheggia l'intonaco alle nostre spalle. Il tenente allora urla d'allontanarsi, che non scherza, mi farà saltare la testa. Dolores non ci sente e ordina d'uscire con le mani alzate o daranno fuoco alla baracca. Quindi il tenente, rannicchiato sotto la finestrella, la sfida a farlo e spara ad minchiam senza guardar fuori.
Questi qui sono dei bambini che litigano, non giungeranno mai ad un accordo.
Nella preoccupazione generale i due sequestratori asseragliati non si curano di me. Si può essere tanto coglioni? In che cazzo di pianeta sono atterrata? Faccio una veloce analisi della situazione: la mia missione rischia di saltare e questi due sono già morti. Semaforo verde.
Con una spallata spingo il soldatino nello specchio della porta. Viene crivellato all'istante. Il tenente mi guarda allibito, non ci può credere, e tenta di rialzarsi. Il primo calcio è per levargli l'arma di mano, il secondo a gamba tesa è per fargli sbattere il cranio contro il muro.
Cala un silenzio imbarazzante. A mani legate sparo una raffica contro lo stipite della porta per prendere tempo con quelli fuori. M'accovaccio, metto la mitraglietta in grembo al tenente sodomizzatore e lo suicido con un colpo sotto il mento. Niente di personale, amigo.
Non resta che fingermi svenuta sul fieno ed attendere gli eroici salvatori.

Gli eroici salvatori sono anche prudenti, passano almeno dieci minuti di spari isolati ed intimidazioni prima che qualcuno provi ad entrare.
Si muovono in questo carnaio attenti a non pestar cadaveri. Mi trovano e m'indicano l'un l'altro. Mi rigirano, sentono che respiro ed allora per rianimarmi saltano la respirazione bocca a bocca e si slacciano i cinturoni.
Ne entrano altri, ma dietro loro c'è la pornozapatista. Blocca lo stupro: “Via da qui!, dobbiamo andarcene immediatamente.”
La ringrazio con un sorriso stanco, non è il massimo essere il bottino di vinti e vincitori.
Félipe sta già spargendo benzina, la stalla divampa in un rogo appena siamo usciti.

Viaggiamo in colonna, io sulla jeep di Félipe e Dolores. Chiacchierano a denti stretti piuttosto liberamente: sto dormendo esaustasul sedile dietro e, secondo loro, non conosco lo spagnolo.
“No Dolores, non troverai Uribe al campo. È volato giù al fiume, là è scoppiato un casino dopo Vargas.”
“Cazzo che merda! Uribe ha sofferto per quel porco, non se l'aspettava da Vargas...”
“Sicuramente con Vargas c'erano i Santos, ma non sappiamo quali altre famiglie volevano tradire. Non possiamo fidarci di nessuno, è un casino, bisogna far pulizia.... Tu devi raggiungerlo, c'è un carico che parte stanotte, e per la puta ci sono novità, m'ha detto che...” Bisbiglia troppo piano.
“Mierda!” Impreca la lesboguerrigliera. “Dividiamoci. Tu portala in città, passerò a riprenderla appena posso, ma non prima di dieci giorni. Ma sta' attento, questa cagna porta sfiga!”
Aggiorno mentalmente le mie previsioni sulla durata della missione: non due giorni, ma due settimane, massimo tre, e scappo via da questo cesso di paese.

La jeep inchioda. Félipe mi tira giù e la sadodolores riparte mordendo i sassi con i pneumatici consumati.
Porcatroia d'una puttana, che lesboingrata! Non m'ha nemmeno guardata! Come se non esistessi, s'è già dimenticata delle nostre notti d'amore?
No, lo so, la sadodolores non può fare la tenera davanti ai suoi uomini. È solo una finta, in realtà lei mi ha sempre presente nei suoi pensieri. Tornerà.
Cazzo.
scritto il
2025-09-23
4 0
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Agente Lucy - 4

racconto sucessivo

Agente Lucy - 6
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.