Agente Lucy - 8
di
Ambiguo
genere
dominazione
Mi risveglia un ceffone.
“Eccoti finalmente!”
Non lo degno d'uno guardo. Meglio guardar l'arredamento.
Sono incatenata mani e piedi fra due colonne di marmo di un salone principesco. Cazzo m'hanno sparato in vena?, vorrei dormire ancora un paio di giorni, ma devo rialzarmi per forza, mi tirano troppo i muscoli delle spalle e fatico a respirare. Le gambe sono deboli, mi tremano ubriache.
In qualche modo mi raddrizzo e subito m'arriva il bipbip del buongiorno! Sì, ragazzi, sarà un'altra cazzo di giornata da dimenticare.
No, non sono nuda, ho ancora indosso il vestitino verde in dotazione al bordello. Che faccio?, devo avvisare? Se me lo rovinano chi la sente più quella buonadonna?
Il porco apprezza il mio vestitino stretch, carezza i seni e me lo solleva sulle cosce per sentire cosa c'è sotto. Le mutandine, stronzo!
Sono obbligata a girar il collo dolorante per vedermi intorno: ho il campo visivo dimezzato, m'hanno messo una benda da pirata sull'occhio destro.
La villa di Uribe è anche peggio di quella di Scarface. Cazzo, saranno passati sessant'anni da quel film e questi coglioni arricchiti nemmeno un progresso! Invece dev'essere bellissimo il parco fuori... Eh?, per un attimo ho creduto di vedere delle giraffe. Ohhhcazzo, ci sono proprio delle giraffe nel parco! Uribe meriterebbe di morire solo per questo.
Lui non c'è.
Ed il porco fa il padrone di casa.
“Non sembri sorpresa di vedermi, t'hanno addestrata davvero bene. Sei una tosta, ma di questo ne riparleremo fra qualche ora.”
Passeggia con un mohito ghiacciato in mano. “Sai?, Uribe è molto generoso, ha voluto assolutamente che ci fossi anch'io... In effetti, gli ho fatto un bel favore, no? Ma sarei venuto comunque perché temo che Uribe stia perdendo il contatto con la realtà...”
Scuote la testa e si bagna le labbra nel mohito. Indica la benda che ho sull'occhio. “Possiamo parlare tranquilli, non possono registrare, sei sola... e ormai, vista com'è finita, posso dirti tutto: sai perché Uribe non è ancora qui? Sono due giorni che sta chiuso nella sua sala cinematografica a vedersi e rivedersi Star Wars e Pirati dei Caraibi! Beh, a te conviene che ci rimanga ancora a lungo, tu non hai più fretta d'incontrarlo, ma io mi sono esposto molto, non posso essere in balia di un... di uno poco affidabile!”
Il senatore è vestito disinvolto, in tenuta da mare, pantaloni di lino bianchi e camicia di seta. I capelli meglio non parlarne.
“Non posso rischiare, io devo essere sicuro che non esca nulla e nessuno da questa villa! Oh, il buon Uribe m'ha promesso che dopo esserci divertiti un po' con te ti darà in pasto ai piranha... Già, è un megalomane, ha anche un laghetto amazzonico nella serra! Cosa non ha speso per questo parco! Ippopotami, leopardi, iene... hai visto le giraffe, vero?” Fa una smorfia di compatimento. “... Ma cambia idea ogni secondo! Temo che sarebbe capace di dimenticarsi di te o di sposarti addirittura!”
Mi tocca la benda all'occhio per controllare che sia ben coperto. Si tranquillizza e mi sfiora la figa. “Sei sola e nessuno può vedere cosa succede. Un po' dovrebbe spiacermi, dev'essere frustrante per te... ma ammetterai che la cosa ha il suo lato comico! Ti sei fatta torturare sullo yacth, violentare da miliziani, sbattere da un'intera città, hai fatto la slot machine nella bisca, hai accettato tutto pur di poter entrare in questa villa per uccidere Uribe ed eccoti qui legata drogata e senza forze, pronta a soffrire e morire. Non lo odi il tuo Colonnello?”
S'è scordato che mi sono sparata anche una cenetta al chiaro di luna con Vargas.
Okay, ma non voglio ascoltare discorsi elettorali. Il senatore è fregato!
È un burocrate che si fida ciecamente nelle scartoffie, non può nemmeno sospettare che il Colonnello gli ha girato una mia scheda taroccata: i sensori all'orecchio hanno sempre funzionato e l'occhio con la telecamera è il sinistro, non il destro. In questo momento lo stanno riprendendo audio e video, è inchiodato.
Ma è fortunato, non posso ucciderlo, l'ordine è di lasciarlo tornare negli States. Mi tocca chiacchierare: “Perché hai avvisato Uribe? Per soldi?”
“...!? Scherzi?! Certo non per soldi, anche se ne ha per finanziarmi dieci campagne elettorali... Diciamo che ho fatto un investimento: gli dovevo un piccolo favore ed ora lui me ne deve uno più grosso. Vedi, ad un certo livello i potenti si cercano e s'aiutano tra loro. Così va il mondo!... E poi il fallimento di questa missione mi tornerà molto utile, potrò sbarazzarmi immediatamente del tuo Colonnello ed il Centro sarà completamente mio. Ma dev'essere un fallimento totale! Sarà accusato d'aver mandato al massacro il suo agente più costoso, di non averlo protetto, di essersi limitato a filmare le tue scopate nel bordello per poi perderti... Ah, Uribe ti leverà poi la benda: quel guardone del tuo Colonnello si potrà godere la fine dell'agente Lucy e l'ultima inquadratura sarà quella dei denti dei piranha!”
“Ma sono stato scortese, non vuoi bere qualcosa?”
Lo osservo in ogni movimento. Lo sa e si gode ogni mossa: va lentamente verso il bar, depone il suo mohito e prende un boccale già pieno. Annusa e fa una smorfia di disgusto. “È tiepido, alla temperatura giusta, l'ho fatto scongelare alla perfezione proprio per te!”
Mi viene incontro col boccale in mano. “Tu gradirai moltissimo!”
Mi guarda stupito. “...! Non sai cos'è? Non ci credo, ahahah!”
Mi fa annusare.
Occazzo!
“Forse non sai che sono socio di una catena di cliniche per la fertilità. Non sai quanto seme va sprecato!!... Ma una cagna come te non ne vuole sprecare nemmeno una goccia, vero? Bevi!” Mi sbatte il bordo del boccale contro i denti. “Non farmi incazzare, non ti conviene, bevi!”
Cazzo, vorrei poter dire che l'odore è da vomito, non mi sentirei così puttana. La prima boccata m'impasta la lingua ed il palato, è calda ed appiccicosa, la sento scorrere densa giù per la gola, ma devo riaprire, non mi dà tempo d'inghiottire tutto. M'arriva sul naso, mi cola dal mento. Mi ribello, tiro indietro la testa. Mi tappa il naso e me la fa colare nella bocca. Stronzo, mi rovina il piacere. Tossisco, sputo e starnutisco sborra.
Un mano nera con le unghie perfettamente laccate di rosso prende il boccale dalla mano del senatore. Raddrizzo la testa, è Dolores, la mia sadolesbica, vestita prada come all'aeroporto.
“Lascia a me.” gli dice.
Attende che mi riprenda. Va meglio, le dico agitando su e giù il capo, ma mi lacrimano gli occhi. Mi ripulisce il mento con una lunga leccata e mi mostra la lingua che è una cucchiaiata di sborra. Me la passa con un bacio immondo. Con le dita mi spatola via dalle guance e me lo spinge in bocca l'equivalente di una decine di carichi.
Deglutisco per bene. Stronzo, impara come si fa!
“Ecco, così! Non deve sprecare una goccia.” Approva il coglione.
E a 'sto porco con circoscrizione elettorale le mamme americane offrono i loro bambini da baciare? Nessuna di noi due gli dà retta.
Dolores mi mostra il boccale ancora mezzo pieno, io sono una ottimista, penso di farcela e non nascondo che sono eccitata. Okay, okay, bevo con calma la mia tazzona di yogurt caldo fissandola negli occhi. La ninfofigona m'invidia, mi sottrae il boccale e mi caccia la lingua in gola. C'impastiamo e ci ripuliamo l'un l'altra.
Il senatore non sa che dire. “La deve bere tutta.”
Dolore lo tiene alto sopra la mia testa e lo inclina lentamente: la sborra è densa e si raccoglie gonfiandosi sempre più sul bordo senza colare, ma poi si stacca in un blob che s'allunga in una bava spessa fino a depositarsi sulla lingua. La sento accumularsi lentamente in bocca e, quando rischia di colarmi dal labbro, inghiotto tutto in una sola goduriosa volta. Whow, per una boccata così avrei dovuto poppare una trentina di cazzi.
Me ne cala altre due e poi mi dipinge il viso. Naso, mento e occhio sinistro, ora dal Centro non vedono davvero nulla, e poi mi limona il volto come una cagna col muso nella ciotola.
Abbiamo finito, ho bevuto tutto!
Non è andata come sperava il senatore.
Ma la ninfolesbica non è soddisfatta, mi fa anche leccare il bordo del boccale ed i goccioloni all'esterno e col dito raccoglie la sborra incollata all'interno. Attendo a bocca aperta da brava cagnetta, ad ogni passata si ripulisce il dito sulla mia lingua spinta in fuori finché il bicchiere non è lucido.
Il senatore vuole rifarsi. “Drogala! La voglio io!”
“È già drogata.”
“No, questa puttana è pericolosa, tu non puoi sapere quanto! Drogala ancora, dev'essere uno straccio, e tirala giù. Ma non levarle mai la benda dall'occhio!”
Dolores sparisce un istante dietro me e riappare con una valigetta nera in mano. Cazzo, dovrà portare il completino prada in tintoria!
Con una calma bastarda la apre, sceglie con cura un flaconcino tra una decina di droghe diverse, scartoccia una siringa ed aspira i cc desiderati. Fa schizzare la siringa in aria e mi viene incontro. Ma è come se mi vedesse per la prima volta, ha un'espressione di disappunto.
Figa, il vestitino verde! È zuppo come al torneo femminile di lotta nella sborra!
La sadoprofessionista si mette la siringa di traverso tra i denti e con una forbice d'acciaio taglia il vestito: prima dietro, la parte meno meno impiastricciata, dal solco delle chiappe in su fino al collo, e poi le spalle e le manichine. L'acciaio freddo sulla pelle è un brivido di sesso. Il vestitino tanto raccomandato dalla buonadonna cade ridotto peggio che uno straccio per pavimenti.
Una mano mi stringe l'avambraccio, l'ago mi penetra in vena.
Sentito nulla!
La sadolesbica non resiste: mi carezza il seno nudo e mi trafigge con l'ago il capezzolo. Gli regalo una lacrima che mi lecca.
Il senatore scosta Dolores e mi si para davanti con tutta la sua autorità. “È mia, non perdiamo altro tempo, ho l'aereo stanotte, tra... tra tredici ore.” Controlla sul rolex d'oro al polso. “Lasciamela e va' a chiamare Uribe, dobbiamo chiudere questa faccenda entro stasera.”
Coglione, non sai che nessuno può dar ordini alla sadolesbica?
E non hai visto cosa t'ha versato nel mohito.
Il senatore ha fantasie da porno animati giapponesi.
Sono in ginocchio, mani legate dietro la schiena e seni schiacciati sul pavimento di marmo. Ho un cazzo di tentacolo di gomma spinto nell'esofago e due cuccioli di mostri alieni che mi crescono in pancia.
Il senatore m'è seduto accanto, gambe incrociate e mohito poggiato a terra: con una mano mi tiene bloccato il tentacolo nello stomaco e con l'altra pompa divertito i due plug di gomma, un po' quello in figa, un po' quello in culo, che mi s'ingrossano come due palloni da basket.
È la sua perversione, mi ribalta sulla schiena e mi bacia il pancino gravido: le donne devono fare figli, è nel suo programma elettorale.
E pompa, pompa ancora porcaputtana! Mi pare d'esplodere. Ho in pancia due cuccioli di mostro. Okay okay, supplico il porco di smettere, grido strozzata dal tentacolo ed imploro con gli occhi bagnati.
“Abbiamo appena cominciato, Lucy, voglio sei gemelli.” Valuta con la mano la dimensione del pancione e beve un lungo sorso di mohito.
Stramazza su un fianco con un sorriso ebete stampato in faccia.
Alla cieca, usando le dita di mani e piedi, apro le valvole delle pompette. Uhhhh, mi sgonfio lentamente. Va meglio va meglio, ora sto solo da cani. Mi rigiro sulle ginocchia e vomito il dildo di sessanta centimetri insieme a mezzo litro di sborra.
Una pozzanghera bianca s'allarga sul pavimento nero, così lucido che mi ci specchio. Merda, sono un disastro!
Torno a respirare normalmente.
Un bipbip all'orecchio mi ricorda che sto facendo un buon lavoro. Sapessi cazzo sto facendo! Cerco di rialzarmi, non riesco, mi gira il mondo, e per poco non rotolo nella pozzanghera.
Stronzo!, poi sono gli altri a dover ripulire.
Arriva la panteranera, bellissima e pericolosissima in bianco e nero. S'è cambiata: leggings mezzacoscia bianchi e top bianco che fasciano una vertigine nera. Cammina come chi ha il mondo ai propri piedi. Sposta con un piede il maiale addormentato e gli inietta qualcosa direttamente nella giugulare. Poi s'occupa di me: non mi slega e leva i plug a modo suo, strappandoli con due blop.
Fisso i dildi a terra, cazzo, sono davvero a forma di xenomorfi. No, non farò mai figli!
Dietro lei tre giovani atleti latini, torace lucido e tatuaggi intriganti, sicuramente della squadra under21 di stupro sincronizzato.
Maccazzo!, deve finire sempre così?
- - - -
Li guardo stordita.
Devo chiedere alla buongustaia dove li trova tutti questi manzi. Probabilmente li compra a metro.
Questi tre sono davvero fantastici. Okay, il mio giudizio è appannato dopo quindici giorni di deprimenti clienti da bordello di provinca ma giuro, questi mi devastano dentro, hanno tutto per farmi far pace col mondo: belli giovani atletici, i muscoli giusti, i corpi forti ma sciolti, la pelle liscia e i tatuaggi giusti, sono perfetti animali da letto e tre è il numero giusto per non fare troppa confusione. Ed hanno ancora su i pantaloni, che è meglio, segui le linee della tartaruga e t'immagini chissà cosa! Ho un'insana passione per i maschi latini 21x21. Anni e centimetri.
Cazzo, sto sbarellando, spero sia per la droga ancora in circolo se no ho da preoccuparmi!
“Non deve entrare nessuno.” Ordina la mia salvatrice e poi, rivolta a me “Andiamocene! E non fare scene, puoi camminare.'
Okay, ha altri programmi per me, mi rialzo piano e ondeggio malferma sulle gambe. Ho le mani legate dietro, se perdo l'equilibrio mi stampo la faccia sul marmo.
“Ho sete.”
Vado in qualche modo verso il mobile bar. I ragazzi stanno di guardia alla porta. Attendo davanti al bar mostrando che ho le mani legate. Dolores, scocciata come chi ha una dannata fretta, mi apre un integratore e dopo un attimo d'esitazione mi dà da bere.
C'è elettricità fra noi due.
Sul bancone ci sono allineati una decina di shottini già pronti per me, il senatore voleva proprio ubriacarmi di sborra. È una tentazione troppo forte per la mia ninfoamica, li fissa un istante e se ne ingolla uno. Gonfia le labbra e poi deglutisce.
Gli ha dato soddisfazione. Ne prende un altro, mi mostra la lingua impastata e manda. Siamo fatte l'una per l'altra, è puro amore ninfolesbico di due puttane perse.
“T'ho iniettato acqua distillata.”
“Lo so... grazie.” Ringrazio sincera.
È scocciata. Si fa un altro shottino di sborra. “Tu porti sfiga, hai incasinato tutto.”
Mi appoggia uno shottino sulle labbra, inclino di scatto la testa. Non perdiamo una goccia.
I tre della squadra di stupro sincronizzato ci guardano curiosi. Sono a guardia della porta, da lì penseranno che è orribile batida de coco. Minchia se sono belli! Hanno il viso giovane e stronzo di chi sa di avere un corpo patrimonio dell'unesco. Mi fanno sesso, manderei tutto a fanculo e mi farei stuprare per una settimana, li spremerei peggio del boccale di sborra. E non è la porcheria che m'hanno iniettato a farmi venire queste idee, è la vista dei loro bei pacchi gonfi.
“Un altro le dico.”
Inghiotto fissando i tre giovani 21x21.
Mai bevuto tanta sborra, nemmeno ai tempi del liceo.
Dolores appoggia il bicchierino: “Ora siamo pari... tu m'hai salvata nel capanno.” trova finalmente la forza di dirmi.
Mi scappa da ridere.
Solleva un sopracciglio interrogativo.
“Beh, devi ammetterlo!, eri ridicola nel fieno con pistola alla nuca e soldatino in culo!”
Mi guarda sprezzante. Sono una merda d'amica.
M'annoda in vita lo straccio di vestitino verde, stringendo incazzata, e se ne va.
No, io non l'amo, la adoro, sono follemente innamorata di quelle natiche da pantera nera, fasciate di bianco, muscolose ed incavate sui fianchi, che seguo ipnotizzata.
I bip nell'orecchio mi ricordano che forse ho una missione da portare a termine.
Posso camminare un cazzo, ho ancora in circolo la porcheria di stanotte. Mi gira la testa e fatico a stare in equilibrio, ma la seguo col passo sempre più sicuro sul pavimento a specchio di sale e saloni.
Questa villa è immensa e ad ogni porta c'è una guardia col mitra in spalla che pare non vederci. Passano due fighe stellari e devono far finta di non vederci? Che sfigati! Si masturberanno dopo, che vita del cazzo!
Arriviamo in quella che dev'essere l'armeria dell'esercito di Uribe, un lungo caveau con un bancone centrale e quaranta metri di armi appese alla parete. La lesbonarcos qui è a casa sua. Manda via le guardie con lo sguardo.
Sceglie veloce tra gli scaffali due Glock G27 ed una mitragliatrice alla schwazenegger. S'allaccia i cinturone e si lega le fondine alle cosce inguainate. Una figa extragalattica! La Convenzione Internazionale dovrebbe proibire leggings e top bianchi. Vorrei allacciargliele io le fondine, carezzarle le cosce e magari il monte di venere in rilievo, un vero pacco che vorrebbero poter sfoggiare nelle mutande tanti maschietti ipo-attrezzati... e mammamia, poter lisciare con le dita la cucitura che affonda nella figa e separa le labbra!
Due bip all'orecchio mi richiamano all'ordine. Ecché sarà mai?! Che paura avete?, guardo soltanto e poi ho ancora le mani legate dietro la schiena. Distolgo gli occhi dalla figa e fisso i due capezzoli che forano il top. Anche i ragazzi stanno in silenzio.
“Che intenzioni hai?” Chiedo.
“È vero quello che ci ha detto il senatore?” Mi risponde con una domanda. La nazilesbica non si lascia interrogare.
“Non so che vi ha detto, ma è difficile credere ad un politico.”
“Che hai una telecamera invisibile nell'occhio.” Mi leva la benda.
“Sì, ma è nell'altro occhio... ed ho anche sensori quantici nell'orecchio che registrano tutto.”
Dolores capisce al volo. “... quindi il tuo obiettivo era quel porco.”
“Non solo.”
Sta meditando. “... in queste settimane hanno sentito e visto tutto, sei più cagna di quel che pensavo.”
“Eddillo che mi ami!”
“No, con Uribe non posso aiutarti.” Inserisce i caricatori nelle pistole.
“Dimmi dov'è.”
“Perdi tempo. Uribe è già finito, lo uccideranno prima o poi. Non può più uscire da questa cazzo di fortezza, gli sta crollando il mondo addosso e non gli interessa più nulla, è impazzito!”
Uribe un pazzo?! Chi l'avrebbe mai detto? Ma Dolores è dilaniata dal senso del dovere. “Ormai vede e s'inventa traditori ovunque e li dà in pasto a leopardi e coccodrilli... Io non lo tradisco di certo, ma me ne vado!...”
Spinge le due Glock27 nelle fondine e con due pacche simultanee ai fianchi chiude le sicure. Whowww. M'ha uccisa!
“Sì, è ora di cambiare aria!” Dice a sé stessa. “... in questo momento sentono quel che dico?”
“Sì, e ti vedono anche.“
S'appoggia mani e natiche allo spigolo del bancone ed allunga le gambe. “E tu senti loro? Potete parlarvi?”
“No, non possono parlarmi ma mi mandano segnali.”
“Ho un patto da proporvi.”
“Dimmi.”
“Okay...” Apre un cassetto e digita su un tastierino. “ 20,7,1810”
Dietro di me si apre una porta blindata perfettamente celata. “Facile da ricordare, è il giorno dell'Indipendenza... Questo tunnel ti porta fuori. A parte Uribe, pochi qui in villa ne conoscono l'esistenza e nessuno sa dove arriva. Sono due chilometri fino ad un garage dove ci sono auto sempre pronte... e puoi chiudertelo alle spalle, basta schiacciare questo e nessuno può più aprirlo.” Mi mostra un pulsante rosso dietro la porta d'acciaio.
Okay, ma ci sta offrendo davvero pochino! Dico con gli occhi.
“... A voi interessa il senatore, Okay, per me non è un problema portarlo fuori di qui e caricarlo sul jet privato di Uribe. Ve lo scarico dove preferite.”
È ancora troppo poco.
“No Uribe non ve lo consegno... ma posso dare l'allarme, dire che i Santos vogliono prendere d'assalto la villa, ed ordinare alle guardie d'appostarsi sui muri di cinta. Avresti la villa quasi deserta per almeno un'ora, un tempo sufficiente per fare quel che devi fare...” Richiude il tunnel, la porta torna invisibile. “Ma voglio un salvacondotto! La garanzia di non venir perseguita o condannata per alcun motivo... Mi pare una proposta equa.”
“Io ci aggiungerei anche i salvacondotti per i tre ragazzi di là.”
Sorride, “Sei una cagna.” e mi carezza la guancia.
Mi scioglio in acqua.
“Allora, accettate?”
Sorrido io. “Sono legata, nuda e disarmata, una situazione non troppo paritaria! Intanto slegami.”
“Sei troppo eccitante legata.”
Stronza! Traffico un poco coi gomiti dietro la schiena e le consegno le manette. La prima cosa che faccio con le mani libere e lisciarle l'interno coscia.
“L'ho sempre saputo che ne eri capace... Non ti sei mai liberata prima perché sei una cagna masochista.”
Chiudo la mano a coppa e la premo sotto la figa: “Balle, non è vero!!”
“Cosa non è vero? Mai incontrata una masochista peggiore.” Mi tocca il capezzolo.
Allungo il collo per sfiorarle le labbra, le punte delle lingue s'incontrano con una scossa che mi fa inciampare il cuore. “Non è vero, tu non avevi capito un cazzo e se non vi avvisava il senatore non mi avresti mai scoperta...”
“Ti sbagli di grosso, piccola! Ho capito che non eri una semplice pigliacazzi quando hai fatto saltare la mano a quel coglione.”
“Questa poi!!! Ma se non hai nemmeno capito cos'è successo! Non dovevo interrompervi,” Mi struscio addosso. “... godevi troppo ad essere inculata mentre ti guardavo.”
“Cosa??? Sei tu la vacca esibizionista! Mi sarei liberata da sola.”
Una serie di bip c'interrompono. “Aspetta!”
“Cosa dicono? Accettano?”
M'arriva un bipbip di conferma. “Sì, okay.” Le dico.
“Posso fidarmi?”
“Del Colonnello assolutamente sì!, è il più stronzo che conosca.”
“Bene...”
“Sì, ma fammi capire: se tu non sei esibizionista, perché la prima cosa che ho visto dopo esser affogata sono state le chiappe di Tuttostanco che ti chiavava sul mio divano?”
“Tuttostanco?”
“Ma sì, quel toro stanco che si porta in giro dieci chili di mazza.”
“Tu sei tutta scema!”
“Okay, dammi venti minuti ed hai la villa tutta per te.”
“È un addio?”
“Non fare la tragica.”
“Quindi non mi saluti?”
Il bacio che mi regala è bellissimo, ma... “No!, non sei tu. Non voglio ricordarti così!” Le dico.
M'afferra i capelli della fronte e mi piega sul tavolo. Sbatto il muso contro la mitragliatrice, mi blocca il collo con una mano, sento l'acciaio freddo contro la figa. “Spera di non incontrarmi mai più, Lucy.”
Ha detto il mio nome! Mi ama!! Spinge la Glock, cazzo il mirino fa male!, m'allargo con le dita, dà una spinta bastarda ed ho una pistola carica in fica. Preme da volerci entrare con impugnatura e tutta la mano. Non mi fa un ditalino, ruota il polso rigirando la canna squadrata che mi scava.
Sono bocconi persa sul bancone, il cervello in tilt e la imploro di violentarmi anche in culo con l'altra Glock, ma non appena sento il metallo premere contro il buchetto non resisto più e squirto come un gavettone di Ferragosto.
“Che delusione, Dolores, mi tradisci anche tu!”
È la voce di Uribe, cazzo!
Non l'ho più dimenticata.
È qui.
È alla porta con indosso il costume di Obi-Wan Kenobi con tanto di cappuccio da frate calato sugli occhi. Non scoppio a ridere solo perché ha in braccio un lanciafiamme.
E s'è portato dietro l'intera Cavalleria Jedi, c'è ben poco da fare.
Una serie di bip bip mi martellano in testa. Hanno ragione d'incazzarsi, ho mandato tutto a puttane.
“Eccoti finalmente!”
Non lo degno d'uno guardo. Meglio guardar l'arredamento.
Sono incatenata mani e piedi fra due colonne di marmo di un salone principesco. Cazzo m'hanno sparato in vena?, vorrei dormire ancora un paio di giorni, ma devo rialzarmi per forza, mi tirano troppo i muscoli delle spalle e fatico a respirare. Le gambe sono deboli, mi tremano ubriache.
In qualche modo mi raddrizzo e subito m'arriva il bipbip del buongiorno! Sì, ragazzi, sarà un'altra cazzo di giornata da dimenticare.
No, non sono nuda, ho ancora indosso il vestitino verde in dotazione al bordello. Che faccio?, devo avvisare? Se me lo rovinano chi la sente più quella buonadonna?
Il porco apprezza il mio vestitino stretch, carezza i seni e me lo solleva sulle cosce per sentire cosa c'è sotto. Le mutandine, stronzo!
Sono obbligata a girar il collo dolorante per vedermi intorno: ho il campo visivo dimezzato, m'hanno messo una benda da pirata sull'occhio destro.
La villa di Uribe è anche peggio di quella di Scarface. Cazzo, saranno passati sessant'anni da quel film e questi coglioni arricchiti nemmeno un progresso! Invece dev'essere bellissimo il parco fuori... Eh?, per un attimo ho creduto di vedere delle giraffe. Ohhhcazzo, ci sono proprio delle giraffe nel parco! Uribe meriterebbe di morire solo per questo.
Lui non c'è.
Ed il porco fa il padrone di casa.
“Non sembri sorpresa di vedermi, t'hanno addestrata davvero bene. Sei una tosta, ma di questo ne riparleremo fra qualche ora.”
Passeggia con un mohito ghiacciato in mano. “Sai?, Uribe è molto generoso, ha voluto assolutamente che ci fossi anch'io... In effetti, gli ho fatto un bel favore, no? Ma sarei venuto comunque perché temo che Uribe stia perdendo il contatto con la realtà...”
Scuote la testa e si bagna le labbra nel mohito. Indica la benda che ho sull'occhio. “Possiamo parlare tranquilli, non possono registrare, sei sola... e ormai, vista com'è finita, posso dirti tutto: sai perché Uribe non è ancora qui? Sono due giorni che sta chiuso nella sua sala cinematografica a vedersi e rivedersi Star Wars e Pirati dei Caraibi! Beh, a te conviene che ci rimanga ancora a lungo, tu non hai più fretta d'incontrarlo, ma io mi sono esposto molto, non posso essere in balia di un... di uno poco affidabile!”
Il senatore è vestito disinvolto, in tenuta da mare, pantaloni di lino bianchi e camicia di seta. I capelli meglio non parlarne.
“Non posso rischiare, io devo essere sicuro che non esca nulla e nessuno da questa villa! Oh, il buon Uribe m'ha promesso che dopo esserci divertiti un po' con te ti darà in pasto ai piranha... Già, è un megalomane, ha anche un laghetto amazzonico nella serra! Cosa non ha speso per questo parco! Ippopotami, leopardi, iene... hai visto le giraffe, vero?” Fa una smorfia di compatimento. “... Ma cambia idea ogni secondo! Temo che sarebbe capace di dimenticarsi di te o di sposarti addirittura!”
Mi tocca la benda all'occhio per controllare che sia ben coperto. Si tranquillizza e mi sfiora la figa. “Sei sola e nessuno può vedere cosa succede. Un po' dovrebbe spiacermi, dev'essere frustrante per te... ma ammetterai che la cosa ha il suo lato comico! Ti sei fatta torturare sullo yacth, violentare da miliziani, sbattere da un'intera città, hai fatto la slot machine nella bisca, hai accettato tutto pur di poter entrare in questa villa per uccidere Uribe ed eccoti qui legata drogata e senza forze, pronta a soffrire e morire. Non lo odi il tuo Colonnello?”
S'è scordato che mi sono sparata anche una cenetta al chiaro di luna con Vargas.
Okay, ma non voglio ascoltare discorsi elettorali. Il senatore è fregato!
È un burocrate che si fida ciecamente nelle scartoffie, non può nemmeno sospettare che il Colonnello gli ha girato una mia scheda taroccata: i sensori all'orecchio hanno sempre funzionato e l'occhio con la telecamera è il sinistro, non il destro. In questo momento lo stanno riprendendo audio e video, è inchiodato.
Ma è fortunato, non posso ucciderlo, l'ordine è di lasciarlo tornare negli States. Mi tocca chiacchierare: “Perché hai avvisato Uribe? Per soldi?”
“...!? Scherzi?! Certo non per soldi, anche se ne ha per finanziarmi dieci campagne elettorali... Diciamo che ho fatto un investimento: gli dovevo un piccolo favore ed ora lui me ne deve uno più grosso. Vedi, ad un certo livello i potenti si cercano e s'aiutano tra loro. Così va il mondo!... E poi il fallimento di questa missione mi tornerà molto utile, potrò sbarazzarmi immediatamente del tuo Colonnello ed il Centro sarà completamente mio. Ma dev'essere un fallimento totale! Sarà accusato d'aver mandato al massacro il suo agente più costoso, di non averlo protetto, di essersi limitato a filmare le tue scopate nel bordello per poi perderti... Ah, Uribe ti leverà poi la benda: quel guardone del tuo Colonnello si potrà godere la fine dell'agente Lucy e l'ultima inquadratura sarà quella dei denti dei piranha!”
“Ma sono stato scortese, non vuoi bere qualcosa?”
Lo osservo in ogni movimento. Lo sa e si gode ogni mossa: va lentamente verso il bar, depone il suo mohito e prende un boccale già pieno. Annusa e fa una smorfia di disgusto. “È tiepido, alla temperatura giusta, l'ho fatto scongelare alla perfezione proprio per te!”
Mi viene incontro col boccale in mano. “Tu gradirai moltissimo!”
Mi guarda stupito. “...! Non sai cos'è? Non ci credo, ahahah!”
Mi fa annusare.
Occazzo!
“Forse non sai che sono socio di una catena di cliniche per la fertilità. Non sai quanto seme va sprecato!!... Ma una cagna come te non ne vuole sprecare nemmeno una goccia, vero? Bevi!” Mi sbatte il bordo del boccale contro i denti. “Non farmi incazzare, non ti conviene, bevi!”
Cazzo, vorrei poter dire che l'odore è da vomito, non mi sentirei così puttana. La prima boccata m'impasta la lingua ed il palato, è calda ed appiccicosa, la sento scorrere densa giù per la gola, ma devo riaprire, non mi dà tempo d'inghiottire tutto. M'arriva sul naso, mi cola dal mento. Mi ribello, tiro indietro la testa. Mi tappa il naso e me la fa colare nella bocca. Stronzo, mi rovina il piacere. Tossisco, sputo e starnutisco sborra.
Un mano nera con le unghie perfettamente laccate di rosso prende il boccale dalla mano del senatore. Raddrizzo la testa, è Dolores, la mia sadolesbica, vestita prada come all'aeroporto.
“Lascia a me.” gli dice.
Attende che mi riprenda. Va meglio, le dico agitando su e giù il capo, ma mi lacrimano gli occhi. Mi ripulisce il mento con una lunga leccata e mi mostra la lingua che è una cucchiaiata di sborra. Me la passa con un bacio immondo. Con le dita mi spatola via dalle guance e me lo spinge in bocca l'equivalente di una decine di carichi.
Deglutisco per bene. Stronzo, impara come si fa!
“Ecco, così! Non deve sprecare una goccia.” Approva il coglione.
E a 'sto porco con circoscrizione elettorale le mamme americane offrono i loro bambini da baciare? Nessuna di noi due gli dà retta.
Dolores mi mostra il boccale ancora mezzo pieno, io sono una ottimista, penso di farcela e non nascondo che sono eccitata. Okay, okay, bevo con calma la mia tazzona di yogurt caldo fissandola negli occhi. La ninfofigona m'invidia, mi sottrae il boccale e mi caccia la lingua in gola. C'impastiamo e ci ripuliamo l'un l'altra.
Il senatore non sa che dire. “La deve bere tutta.”
Dolore lo tiene alto sopra la mia testa e lo inclina lentamente: la sborra è densa e si raccoglie gonfiandosi sempre più sul bordo senza colare, ma poi si stacca in un blob che s'allunga in una bava spessa fino a depositarsi sulla lingua. La sento accumularsi lentamente in bocca e, quando rischia di colarmi dal labbro, inghiotto tutto in una sola goduriosa volta. Whow, per una boccata così avrei dovuto poppare una trentina di cazzi.
Me ne cala altre due e poi mi dipinge il viso. Naso, mento e occhio sinistro, ora dal Centro non vedono davvero nulla, e poi mi limona il volto come una cagna col muso nella ciotola.
Abbiamo finito, ho bevuto tutto!
Non è andata come sperava il senatore.
Ma la ninfolesbica non è soddisfatta, mi fa anche leccare il bordo del boccale ed i goccioloni all'esterno e col dito raccoglie la sborra incollata all'interno. Attendo a bocca aperta da brava cagnetta, ad ogni passata si ripulisce il dito sulla mia lingua spinta in fuori finché il bicchiere non è lucido.
Il senatore vuole rifarsi. “Drogala! La voglio io!”
“È già drogata.”
“No, questa puttana è pericolosa, tu non puoi sapere quanto! Drogala ancora, dev'essere uno straccio, e tirala giù. Ma non levarle mai la benda dall'occhio!”
Dolores sparisce un istante dietro me e riappare con una valigetta nera in mano. Cazzo, dovrà portare il completino prada in tintoria!
Con una calma bastarda la apre, sceglie con cura un flaconcino tra una decina di droghe diverse, scartoccia una siringa ed aspira i cc desiderati. Fa schizzare la siringa in aria e mi viene incontro. Ma è come se mi vedesse per la prima volta, ha un'espressione di disappunto.
Figa, il vestitino verde! È zuppo come al torneo femminile di lotta nella sborra!
La sadoprofessionista si mette la siringa di traverso tra i denti e con una forbice d'acciaio taglia il vestito: prima dietro, la parte meno meno impiastricciata, dal solco delle chiappe in su fino al collo, e poi le spalle e le manichine. L'acciaio freddo sulla pelle è un brivido di sesso. Il vestitino tanto raccomandato dalla buonadonna cade ridotto peggio che uno straccio per pavimenti.
Una mano mi stringe l'avambraccio, l'ago mi penetra in vena.
Sentito nulla!
La sadolesbica non resiste: mi carezza il seno nudo e mi trafigge con l'ago il capezzolo. Gli regalo una lacrima che mi lecca.
Il senatore scosta Dolores e mi si para davanti con tutta la sua autorità. “È mia, non perdiamo altro tempo, ho l'aereo stanotte, tra... tra tredici ore.” Controlla sul rolex d'oro al polso. “Lasciamela e va' a chiamare Uribe, dobbiamo chiudere questa faccenda entro stasera.”
Coglione, non sai che nessuno può dar ordini alla sadolesbica?
E non hai visto cosa t'ha versato nel mohito.
Il senatore ha fantasie da porno animati giapponesi.
Sono in ginocchio, mani legate dietro la schiena e seni schiacciati sul pavimento di marmo. Ho un cazzo di tentacolo di gomma spinto nell'esofago e due cuccioli di mostri alieni che mi crescono in pancia.
Il senatore m'è seduto accanto, gambe incrociate e mohito poggiato a terra: con una mano mi tiene bloccato il tentacolo nello stomaco e con l'altra pompa divertito i due plug di gomma, un po' quello in figa, un po' quello in culo, che mi s'ingrossano come due palloni da basket.
È la sua perversione, mi ribalta sulla schiena e mi bacia il pancino gravido: le donne devono fare figli, è nel suo programma elettorale.
E pompa, pompa ancora porcaputtana! Mi pare d'esplodere. Ho in pancia due cuccioli di mostro. Okay okay, supplico il porco di smettere, grido strozzata dal tentacolo ed imploro con gli occhi bagnati.
“Abbiamo appena cominciato, Lucy, voglio sei gemelli.” Valuta con la mano la dimensione del pancione e beve un lungo sorso di mohito.
Stramazza su un fianco con un sorriso ebete stampato in faccia.
Alla cieca, usando le dita di mani e piedi, apro le valvole delle pompette. Uhhhh, mi sgonfio lentamente. Va meglio va meglio, ora sto solo da cani. Mi rigiro sulle ginocchia e vomito il dildo di sessanta centimetri insieme a mezzo litro di sborra.
Una pozzanghera bianca s'allarga sul pavimento nero, così lucido che mi ci specchio. Merda, sono un disastro!
Torno a respirare normalmente.
Un bipbip all'orecchio mi ricorda che sto facendo un buon lavoro. Sapessi cazzo sto facendo! Cerco di rialzarmi, non riesco, mi gira il mondo, e per poco non rotolo nella pozzanghera.
Stronzo!, poi sono gli altri a dover ripulire.
Arriva la panteranera, bellissima e pericolosissima in bianco e nero. S'è cambiata: leggings mezzacoscia bianchi e top bianco che fasciano una vertigine nera. Cammina come chi ha il mondo ai propri piedi. Sposta con un piede il maiale addormentato e gli inietta qualcosa direttamente nella giugulare. Poi s'occupa di me: non mi slega e leva i plug a modo suo, strappandoli con due blop.
Fisso i dildi a terra, cazzo, sono davvero a forma di xenomorfi. No, non farò mai figli!
Dietro lei tre giovani atleti latini, torace lucido e tatuaggi intriganti, sicuramente della squadra under21 di stupro sincronizzato.
Maccazzo!, deve finire sempre così?
- - - -
Li guardo stordita.
Devo chiedere alla buongustaia dove li trova tutti questi manzi. Probabilmente li compra a metro.
Questi tre sono davvero fantastici. Okay, il mio giudizio è appannato dopo quindici giorni di deprimenti clienti da bordello di provinca ma giuro, questi mi devastano dentro, hanno tutto per farmi far pace col mondo: belli giovani atletici, i muscoli giusti, i corpi forti ma sciolti, la pelle liscia e i tatuaggi giusti, sono perfetti animali da letto e tre è il numero giusto per non fare troppa confusione. Ed hanno ancora su i pantaloni, che è meglio, segui le linee della tartaruga e t'immagini chissà cosa! Ho un'insana passione per i maschi latini 21x21. Anni e centimetri.
Cazzo, sto sbarellando, spero sia per la droga ancora in circolo se no ho da preoccuparmi!
“Non deve entrare nessuno.” Ordina la mia salvatrice e poi, rivolta a me “Andiamocene! E non fare scene, puoi camminare.'
Okay, ha altri programmi per me, mi rialzo piano e ondeggio malferma sulle gambe. Ho le mani legate dietro, se perdo l'equilibrio mi stampo la faccia sul marmo.
“Ho sete.”
Vado in qualche modo verso il mobile bar. I ragazzi stanno di guardia alla porta. Attendo davanti al bar mostrando che ho le mani legate. Dolores, scocciata come chi ha una dannata fretta, mi apre un integratore e dopo un attimo d'esitazione mi dà da bere.
C'è elettricità fra noi due.
Sul bancone ci sono allineati una decina di shottini già pronti per me, il senatore voleva proprio ubriacarmi di sborra. È una tentazione troppo forte per la mia ninfoamica, li fissa un istante e se ne ingolla uno. Gonfia le labbra e poi deglutisce.
Gli ha dato soddisfazione. Ne prende un altro, mi mostra la lingua impastata e manda. Siamo fatte l'una per l'altra, è puro amore ninfolesbico di due puttane perse.
“T'ho iniettato acqua distillata.”
“Lo so... grazie.” Ringrazio sincera.
È scocciata. Si fa un altro shottino di sborra. “Tu porti sfiga, hai incasinato tutto.”
Mi appoggia uno shottino sulle labbra, inclino di scatto la testa. Non perdiamo una goccia.
I tre della squadra di stupro sincronizzato ci guardano curiosi. Sono a guardia della porta, da lì penseranno che è orribile batida de coco. Minchia se sono belli! Hanno il viso giovane e stronzo di chi sa di avere un corpo patrimonio dell'unesco. Mi fanno sesso, manderei tutto a fanculo e mi farei stuprare per una settimana, li spremerei peggio del boccale di sborra. E non è la porcheria che m'hanno iniettato a farmi venire queste idee, è la vista dei loro bei pacchi gonfi.
“Un altro le dico.”
Inghiotto fissando i tre giovani 21x21.
Mai bevuto tanta sborra, nemmeno ai tempi del liceo.
Dolores appoggia il bicchierino: “Ora siamo pari... tu m'hai salvata nel capanno.” trova finalmente la forza di dirmi.
Mi scappa da ridere.
Solleva un sopracciglio interrogativo.
“Beh, devi ammetterlo!, eri ridicola nel fieno con pistola alla nuca e soldatino in culo!”
Mi guarda sprezzante. Sono una merda d'amica.
M'annoda in vita lo straccio di vestitino verde, stringendo incazzata, e se ne va.
No, io non l'amo, la adoro, sono follemente innamorata di quelle natiche da pantera nera, fasciate di bianco, muscolose ed incavate sui fianchi, che seguo ipnotizzata.
I bip nell'orecchio mi ricordano che forse ho una missione da portare a termine.
Posso camminare un cazzo, ho ancora in circolo la porcheria di stanotte. Mi gira la testa e fatico a stare in equilibrio, ma la seguo col passo sempre più sicuro sul pavimento a specchio di sale e saloni.
Questa villa è immensa e ad ogni porta c'è una guardia col mitra in spalla che pare non vederci. Passano due fighe stellari e devono far finta di non vederci? Che sfigati! Si masturberanno dopo, che vita del cazzo!
Arriviamo in quella che dev'essere l'armeria dell'esercito di Uribe, un lungo caveau con un bancone centrale e quaranta metri di armi appese alla parete. La lesbonarcos qui è a casa sua. Manda via le guardie con lo sguardo.
Sceglie veloce tra gli scaffali due Glock G27 ed una mitragliatrice alla schwazenegger. S'allaccia i cinturone e si lega le fondine alle cosce inguainate. Una figa extragalattica! La Convenzione Internazionale dovrebbe proibire leggings e top bianchi. Vorrei allacciargliele io le fondine, carezzarle le cosce e magari il monte di venere in rilievo, un vero pacco che vorrebbero poter sfoggiare nelle mutande tanti maschietti ipo-attrezzati... e mammamia, poter lisciare con le dita la cucitura che affonda nella figa e separa le labbra!
Due bip all'orecchio mi richiamano all'ordine. Ecché sarà mai?! Che paura avete?, guardo soltanto e poi ho ancora le mani legate dietro la schiena. Distolgo gli occhi dalla figa e fisso i due capezzoli che forano il top. Anche i ragazzi stanno in silenzio.
“Che intenzioni hai?” Chiedo.
“È vero quello che ci ha detto il senatore?” Mi risponde con una domanda. La nazilesbica non si lascia interrogare.
“Non so che vi ha detto, ma è difficile credere ad un politico.”
“Che hai una telecamera invisibile nell'occhio.” Mi leva la benda.
“Sì, ma è nell'altro occhio... ed ho anche sensori quantici nell'orecchio che registrano tutto.”
Dolores capisce al volo. “... quindi il tuo obiettivo era quel porco.”
“Non solo.”
Sta meditando. “... in queste settimane hanno sentito e visto tutto, sei più cagna di quel che pensavo.”
“Eddillo che mi ami!”
“No, con Uribe non posso aiutarti.” Inserisce i caricatori nelle pistole.
“Dimmi dov'è.”
“Perdi tempo. Uribe è già finito, lo uccideranno prima o poi. Non può più uscire da questa cazzo di fortezza, gli sta crollando il mondo addosso e non gli interessa più nulla, è impazzito!”
Uribe un pazzo?! Chi l'avrebbe mai detto? Ma Dolores è dilaniata dal senso del dovere. “Ormai vede e s'inventa traditori ovunque e li dà in pasto a leopardi e coccodrilli... Io non lo tradisco di certo, ma me ne vado!...”
Spinge le due Glock27 nelle fondine e con due pacche simultanee ai fianchi chiude le sicure. Whowww. M'ha uccisa!
“Sì, è ora di cambiare aria!” Dice a sé stessa. “... in questo momento sentono quel che dico?”
“Sì, e ti vedono anche.“
S'appoggia mani e natiche allo spigolo del bancone ed allunga le gambe. “E tu senti loro? Potete parlarvi?”
“No, non possono parlarmi ma mi mandano segnali.”
“Ho un patto da proporvi.”
“Dimmi.”
“Okay...” Apre un cassetto e digita su un tastierino. “ 20,7,1810”
Dietro di me si apre una porta blindata perfettamente celata. “Facile da ricordare, è il giorno dell'Indipendenza... Questo tunnel ti porta fuori. A parte Uribe, pochi qui in villa ne conoscono l'esistenza e nessuno sa dove arriva. Sono due chilometri fino ad un garage dove ci sono auto sempre pronte... e puoi chiudertelo alle spalle, basta schiacciare questo e nessuno può più aprirlo.” Mi mostra un pulsante rosso dietro la porta d'acciaio.
Okay, ma ci sta offrendo davvero pochino! Dico con gli occhi.
“... A voi interessa il senatore, Okay, per me non è un problema portarlo fuori di qui e caricarlo sul jet privato di Uribe. Ve lo scarico dove preferite.”
È ancora troppo poco.
“No Uribe non ve lo consegno... ma posso dare l'allarme, dire che i Santos vogliono prendere d'assalto la villa, ed ordinare alle guardie d'appostarsi sui muri di cinta. Avresti la villa quasi deserta per almeno un'ora, un tempo sufficiente per fare quel che devi fare...” Richiude il tunnel, la porta torna invisibile. “Ma voglio un salvacondotto! La garanzia di non venir perseguita o condannata per alcun motivo... Mi pare una proposta equa.”
“Io ci aggiungerei anche i salvacondotti per i tre ragazzi di là.”
Sorride, “Sei una cagna.” e mi carezza la guancia.
Mi scioglio in acqua.
“Allora, accettate?”
Sorrido io. “Sono legata, nuda e disarmata, una situazione non troppo paritaria! Intanto slegami.”
“Sei troppo eccitante legata.”
Stronza! Traffico un poco coi gomiti dietro la schiena e le consegno le manette. La prima cosa che faccio con le mani libere e lisciarle l'interno coscia.
“L'ho sempre saputo che ne eri capace... Non ti sei mai liberata prima perché sei una cagna masochista.”
Chiudo la mano a coppa e la premo sotto la figa: “Balle, non è vero!!”
“Cosa non è vero? Mai incontrata una masochista peggiore.” Mi tocca il capezzolo.
Allungo il collo per sfiorarle le labbra, le punte delle lingue s'incontrano con una scossa che mi fa inciampare il cuore. “Non è vero, tu non avevi capito un cazzo e se non vi avvisava il senatore non mi avresti mai scoperta...”
“Ti sbagli di grosso, piccola! Ho capito che non eri una semplice pigliacazzi quando hai fatto saltare la mano a quel coglione.”
“Questa poi!!! Ma se non hai nemmeno capito cos'è successo! Non dovevo interrompervi,” Mi struscio addosso. “... godevi troppo ad essere inculata mentre ti guardavo.”
“Cosa??? Sei tu la vacca esibizionista! Mi sarei liberata da sola.”
Una serie di bip c'interrompono. “Aspetta!”
“Cosa dicono? Accettano?”
M'arriva un bipbip di conferma. “Sì, okay.” Le dico.
“Posso fidarmi?”
“Del Colonnello assolutamente sì!, è il più stronzo che conosca.”
“Bene...”
“Sì, ma fammi capire: se tu non sei esibizionista, perché la prima cosa che ho visto dopo esser affogata sono state le chiappe di Tuttostanco che ti chiavava sul mio divano?”
“Tuttostanco?”
“Ma sì, quel toro stanco che si porta in giro dieci chili di mazza.”
“Tu sei tutta scema!”
“Okay, dammi venti minuti ed hai la villa tutta per te.”
“È un addio?”
“Non fare la tragica.”
“Quindi non mi saluti?”
Il bacio che mi regala è bellissimo, ma... “No!, non sei tu. Non voglio ricordarti così!” Le dico.
M'afferra i capelli della fronte e mi piega sul tavolo. Sbatto il muso contro la mitragliatrice, mi blocca il collo con una mano, sento l'acciaio freddo contro la figa. “Spera di non incontrarmi mai più, Lucy.”
Ha detto il mio nome! Mi ama!! Spinge la Glock, cazzo il mirino fa male!, m'allargo con le dita, dà una spinta bastarda ed ho una pistola carica in fica. Preme da volerci entrare con impugnatura e tutta la mano. Non mi fa un ditalino, ruota il polso rigirando la canna squadrata che mi scava.
Sono bocconi persa sul bancone, il cervello in tilt e la imploro di violentarmi anche in culo con l'altra Glock, ma non appena sento il metallo premere contro il buchetto non resisto più e squirto come un gavettone di Ferragosto.
“Che delusione, Dolores, mi tradisci anche tu!”
È la voce di Uribe, cazzo!
Non l'ho più dimenticata.
È qui.
È alla porta con indosso il costume di Obi-Wan Kenobi con tanto di cappuccio da frate calato sugli occhi. Non scoppio a ridere solo perché ha in braccio un lanciafiamme.
E s'è portato dietro l'intera Cavalleria Jedi, c'è ben poco da fare.
Una serie di bip bip mi martellano in testa. Hanno ragione d'incazzarsi, ho mandato tutto a puttane.
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