Agente Lucy - 2

di
genere
dominazione

“Sì, la sta attendendo.”
Il navigato portiere dell'Horton Grand Hotel 5Stelle Lusso più Stella Cometa e Dodici Costellazioni dello Zodiaco capisce immediatamente cosa sono e si sente autorizzato a squadrarmi per benino. Approva l'abitino D&G nero che cade a pennello sulle mie curve e mi dà freddamente le coordinate per raggiungere la camera del senatore in quel tempio dello sfarzo. Odio quello sguardo, ucciderei per molto meno. Mi spingo in avanti, protendendomi sul bancone. Le mie tette mettono a disagio il leccaculi di professione: “Mi spiace, sono troppo cara per te.”

È per questo che adoro il Colonnello, non m'ha mai guardata come una figa, un culo od un paio di tette.
Il suo sguardo è diverso da quello di tutti gli altri ed io ci ho messo un anno per interpretarlo: in me vede una macchina per uccidere. Boh, non sarà il massimo ma è già qualcosa.
La prima volta è stata una vita fa. È proprio il caso di dirlo.
A Tulsa, Oklahoma ero in cella per una brutta storia delle mie: m'ero messa con il campione della squadra di football dell'università. Uno tutto muscoli e ormoni e zero neuroni... Beh quella è stata una delle mie notti da dimenticare, c'erano anche i suoi amici. Due giorni dopo li ho beccati fuori dal bar e non ci ho visto più.
Sono finita in carcere accusata d'omicidio, rissa, violenza, danni al patrimonio pubblico, linguaggio osceno, disturbo della quiete, resistenza all'arresto, eccetera eccetera... Iniezione letale.
Il Colonnello m'ha fissata per un'ora senza alcuna emozione nello sguardo mentre gli raccontavo e riraccontavo la mia vita, poca cosa, e soprattutto il fattaccio. Tre giorni dopo m'hanno trovata impiccata in cella: un funerale deprimente ed è nata Lucy.
Lo amo come un padre, m'ha fatto rinascere, ma, ahimè, m'ha trovato anche un lavoro al Centro.

L'ascensore si apre sui 300 metri quadri della suite.
Il senatore m'aspetta disinvolto, in camicia senza cravatta e maniche rimboccate. Non è basso, sono io che porto tacco 10. Non è grasso, è gonfio d'autostima ipertrofica. Dei capelli meglio non parlare, di plastica e pettinati come quelli delle bambole.
Okay, il Colonnello mi può ordinare di fare la puttana col Direttore Generale, e lo capisco, sono in missione, ma non può sperare che mi metta a chiacchierare con uno strenuo difensore della famiglia tradizionale, della patria e dei sani principi dei nostri padri fondatori. Lo bacio senza dargli il tempo di parlare e mi rigiro nel suo abbraccio.
Il maiale con seggio al Senato ha esperienza di puttane ed apre sessanta centimetri di zip senza incepparla. Lascio cadere sul parquet lucido il D&G da 2400 dollari. Due dita mi scorrono subito sulla natica, lungo la striatura rossa, la cinghiata più bastarda di ieri. Eccita molto il paladino delle donne.
Gli regalo un paio di mugolii mentre da dietro il centimano prende possesso delle mie nudità, una mano sotto il pube le altre dieci a massaggiarmi le tette. 'Sei la puttana perfetta!.”
Accetto il complimento e mi calo nella parte, twerko contro ben poca cosa. Intanto osservo l'arredamento della suite.
Non mi piace, si salva solo per la parete aperta sullo skyline della città e per la felce in angolo, così grande che se hai un monolocale devi dormire in pianerottolo. Sullo scaffale vicino al lettone da quattro piazze c'è la sua valigetta aperta e, disposti in ordine di grandezza, dildi e plug. Sorrido, spero davvero che i ragazzi non riprendano, perché temo che il nostro senatore ce l'abbia sottodimensionato rispetto al suo ego.
Il cinghiale s'è animato, mi rivolta schiena contro la porta e mi violenta in bocca con la lingua. Col braccio teso all'indietro aziona il telecomando e s'illumina lo schermo a parete, grande come al cinema. È un mio video che ha un mercato incredibile in Russia: l'ho girato sei mesi fa in una finta palestra di boxe con finti atleti di wrestling. E le finzioni terminano qui.
Direi che il senatore ha fatto ricerche su di me, questo video non si trova facilmente.
M'accompagna di fronte al megaschermo e lo fissa assorto come la domenica mattina in chiesa. Cazzo, non vorrà mica farmelo vedere tutto?, dura 132 minuti, sediamoci almeno!
Mi palpa la natica ferita mentre osserva pensoso i lavoretti che mi stanno facendo attorcigliata non so come alle corde del ring. Si risveglia: “Incredibile! Peccato non poterlo fare, domani devi partire per la missione... Ma godi davvero? Com'è prendere tre cazzi insieme?”
Non voglio parlargli. M'inginocchio per spompinarlo, noi puttane chiudiamo i discorsi così.
Mi ferma le mani. “No, aspetta.”
Ogni grand'uomo tutto d'un pezzo ha qualche piccolo segreto, il senatore ce l'ha sicuramente tra le mutande.
Mi spinge sul letto, lui va verso la valigetta.
No, questo porco con circoscrizione elettorale non può fare quel che cazzo vuole. Ignoro il letto e mi stendo pancia in giù sullo scaffale di cristallo addossato alla vetrata. Le luci delle auto si rincorrono come formiche cento metri sotto di me. Forse qualche guardone col binocolo mi spia dai palazzi intorno.
All'esemplare buon padre di famiglia la cosa sta benissimo, lui non non ha certo fretta di sfoderare il suo cazzetto. Mi carezza la schiena nuda, scorre le dita attorno all'ano e me le spinge in fica. Una pacca bastarda sulla chiappa arrossata e “Tienilo più alto.” mi ordina.
Mi raccolgo a gattoni, culo in aria e figa a disposizione del porco di turno.
“Ora ti faccio godere come nel video.” mi soffia cattivo nell'orecchio mentre mi tiene per i capelli. Mi gira la testa e riprova a baciarmi da maschio, mi violenta in bocca con la lingua, ma è un bacio che sa di collutorio, zero eccitazione. Solo una certa preoccupazione quando lo vedo infilarsi un guanto chirurgico e cospargerselo di olio lubrificante.
Odio questo laido che ha anche le puttane gratis.
Devo dirlo al Colonnello: se mi fa rinascere un'altra volta, voglio fare la senatrice!

- - - - - -

Sono già impanicata!. Orari e coincidenze mi mettono ansia e anche se sono atterrata in perfetto orario a Los Angeles ho il terrore di perdere l'aereo per Panama. Sono fatta così, mi agito.
Corro e supero tutti trascinando il trolley.
Il viaggio sarà lungo, ho optato per una soluzione comoda, jeans e felpina anonimi e la mia vuitton comprata in spiaggia, azzurra di coccodrillo e falsa come giuda, ma che fa ricca. Anche così faccio il vuoto attorno, sono figa qualsiasi cosa mi butto addosso.
Lo stuart è confuso, mi prende il biglietto fissandomi le tette e m'accompagna al mio posto. E poi dicono che sono tutti gay. Lo seguo fino alla business class mentre sono al cellulare con Vargas, il mio micione. Parla un americano da business man.
“Tu mi uccidi, Lucy!!!”
“...What?”
“Stamattina è uscito il tuo nuovo video, mi hai ucciso, fantastica!”
Passo col trolley sui piedi di una passeggera e le faccio cadere tutto. Scuse sincere alla tizia mentre Vargas mi confessa che la sua scena preferita è l'ultima, quella in cui mi inculano in quattro legata con le gambe in spaccata. “Ma come fai?”
“Ho fatto danza da piccola.”
Aiuto a raccogliere, siamo incastrati nel corridoio, lo stuart interviene a darmi una mano, è un professionista, la palpata al culo sembra accidentale.
Al telefono non ascolto i guaiti del mio allupato micione milionario e comincio a prendere in considerazione lo stuart che mi precede. Trent'anni, un filo di barba curata, bel fisico, assolutamente gay, ci farei un paio d'ore fatte bene. È un lungo volo notturno, sto già fantasticando un bel maschio tra le cosce sprofondata in questa magnifica poltrona. In effetti la business class sembra deserta, sarebbe divertente e paga Vargas.
Me la tiro, parlo forte. “Il prossimo film è dei pirati, giriamo tra un mese su un vero galeone.... Ma devo chiudere, micione mio, tra poco decolliamo.”
Riattacco.
Lo stuart mentre ritira il trolley mi fa: “Ah, sei un attrice?”
Faccio la vergognosa. “Ma no, sono agli inizi, solo qualche filmetto e pubblicità.”
“Ma dai!, quale?”
“Il McKane'BigFish.”
L'ho fatto impallidire, ha negli occhi i manifesti col primo piano mio culetto in short strappati. Un manifesto che stende etero e gay.

Crollo sulla poltrona, qui si sta da dio, io adoro il lusso.
L'aereo si muove subito, mi godo questa partenza col culetto sofficemente sprofondato su una megapoltrona sofficiosa. Devo trattarlo bene, io col culetto ci campo.
Il decollo di notte con miliardi li luci sotto è meraviglioso. Mi sento libera.
Lo stuart s'è innamorato di me e mi porta lo champagne che odio ma che fa molto vip. Lo sorseggio e gli dico che è ottimo come una che beve solo champagne. Flirtiamo un poco, per gioco, lui per mettere a proprio agio le clienti della compagnia aerea, io perché mi diverto a farglielo venire duro.
Ma un bipbip all'orecchio mi richiama all'ordine. Sono in missione, farei meglio a ripassarmi il piano.

Dunque.
Devo incontrare Luìs Enrique Vargas di professione milionario che m'ha contattato ed offerto una cifra pazzesca per una vacanza di tre giorni sul suo yacht. L'ho fatto soffrire un poco, una brava ragazza non accetta subito l'invito d'uno sconosciuto che l'ha vista pornificare in video per adulti. E da brava puttana che si rispetti ho preteso prove che fosse davvero il famoso milionario colombiano che è anche su wikipedia e non un qualsiasi sfigato cacciatore d'autografi.
In realtà Vargas è un uomo di Uribe ed io dovrei essere un pacco regalo per il narcostronzo.
Il piano è semplice: volo a Cartagena da Vargas, puttaneggio con lui e quando mi presenta Uribe uccido il narcostronzo. Su come poi scappare e tornarmene a San Diego il piano è lacunoso. Ma devo star tranquilla, m'ha detto il Colonnello: i ragazzi al Centro sapranno sempre dove sono. Più tranquilla di così!
Tra le mille cose che ho dovuto fare prima di partire c'è stata anche la visita in clinica. I sensori quantici funzionano tutti a meraviglia. Il dottor Hiroshi era incazzato, non gli andava proprio giù che sulla mia scheda personale c'era scritto che non mi funzionava il sensore all'orecchio. Il dottor Hiroshi è fatto così, è permaloso e geloso del suo lavoro, non gli va che si metta in dubbio l'affidabilità delle sue invenzioni.
Invece funziona, evviva!, non mi rimane più uno straccio di privacy. I ragazzi del Centro sentono e vedono tutto quel che vedo e sento io e possono comunicare con me facendomi fischiare l'orecchio: un fischio significa non ti abbiamo perso sappiamo dove sei, due brevi tutto ok, tre brevi allarme... eccetera eccetera. Tutta una serie di segnali in codice per dirmi 'cazzi tuoi, arrangiati'.
Il piano è tutto qui, non mi resta che incontrare Vargas.
Ah, Luìs Enrique Vargas s'è fatto ufficialmente i milioni col commercio delle banane. C'è già sintonia tra noi due: anch'io commercio banane sottocopertura.


---

Atterriamo a Panama di prima mattina, scalo di due ore.
Lo stuart butta lì che ha una camera dove dormire. Io ho bisogno di una doccia.
Cazzo che delusione!, s'è addormentato subito! Meglio così, mi coccolo in doccia e mi metto qualcosa di più eccitante per il mio micione che m'aspetta a Cartagena per tre giorni di passione. Fosse anche lui come lo stuart mi andrebbe di lusso.

- - -

All'aeroporto di Cartagena c'è ad attendermi una stangona nera inguainata prada: labbra siliconate, unghie ancor più rosse, lunghe sette centimetri, un metro e mezzo di cosce e due bocce gonfiate a tre atmosfere che non la lascerebbero affondare nemmeno in una tempesta tropicale nel Pacifico.
Con me è gentile come un serpente con un pulcino: con lo sguardo m'ordina di seguirla. La seguo fissandole il culo di marmo; non sono (troppo) lesbica, lo faccio per i ragazzi del Centro che devono regolare la ripresa.
La figonanera, nero vestita, mi precede su tacco 12 verso l'uscita senza sbattere la testa contro il panello dei voli. Fuori ci attende una limousine nera con finestrini neri; l'autista è un nero in completo armani nero ed occhiali neri. Sono a disagio, sono in bianco. Mi piace il bianco coi capelli biondi.
La limousine blindata sfreccia nel traffico con l'arroganza di un gangster (o di un politico italiano) ed arrivati in prossimità del porto s'infila in un capannone dove ci sono rinchiusi altri due gorilla, guarda caso in armani nero. La sadolesbica scende ed è costretta girare attorno ai dieci metri di limousine per aprirmi lo sportello e farmi scendere. Sono nel ruolo di verginella, devo mostrarmi intimidita.
“Scendi, devi essere perquisita.”
Lo fa un peso massimo che rischia di strappare coi bicipiti la manica della costosa giacca: mi fruga professionalmente (forse un po' troppo pesantemente) a caccia di mitra o lanciarazzi nascosti sotto i leggings e nel top.
Questo è un viaggio di lavoro ed io sono già vestita da troietta che la dà al suo micione milionario.
Con un cenno m'ordina di levarmi tutto. Okay, non è certo la prima volta che mi spoglio davanti a tre uomini ed una lesbica; l'unica differenza è che questa volta non mi saltano addosso ma m'ispezionano con un rivelatore a caccia di microspie ingerite. Sono tranquilla, i sensori quantici non sono rivelabili.
Non contenti vogliono infilarmi un tubo di gomma che fa un inquietante bipbip. Mi ribello scandalizzata, un'ispezione così non la fanno nemmeno a Guantanamo, ma i ragazzi del Centro m'avvisano con un doppio fischio all'orecchio che è tutto okay, che posso precedere e non devo crear problemi.
Mi spingono il tubo in gola e in fica e poi su per il retto mentre bestemmio.
Stronzi i gorilla, stronzi i ragazzi e stronza io!
“Non puoi portare nulla di tuo sullo yacht.” Con fare annoiato, la lesbostronza prende il cellulare dalla mia Vuitton di coccodrillo azzurro rigorosamente falsa, e lo chiude in una cassetta di metallo schermato.
“Ferma! E io come faccio sapere se m'ha spedito il bonifico?”
La sadolesbica sopprime l'istinto di schiaffeggiarmi e mi restituisce il cell. M'allontano da tutti e verifico di nascosto sull'home banking, come una puttana col suo malloppo. “Sì, il resto fra tre giorni come d'accordo. E vediamo di stare ai patti! il mio agente sa che sono qui ed io sono amica di un senatore.”
“Certo, il Presidente è correttissimo.” La figonanera ha davvero chiamato così Vargas: presidente con la P maiuscola! “Tranquilla, non ti sarà richiesto nulla che non hai già fatto.”
Scema!, e secondo te questo dovrebbe tranquillizzarmi?
Mi dà da rivestirmi. Un bikini rosso di dieci centimetri quadrati in tutto che mi copre solo capezzoli e forse la figa.
Ma non è tutto: la sadolesbica si china per allacciarmi in vita un cinturone borchiato di pelle nera. Lo sistema morbido sui fianchi nudi, cascante sotto il pancino fino a nascondermi la fighetta mal celata dal microslip, e ci abbina polsini e cavigliere di materiale sintetico, con anelli di metallo per giochetti piccanti.
E per completare il mio completino bdsm, l'accessorio immancabile nell'armadio di ogni amante del genere: collare girocollo in ecopelle anallergica, con borchie ed anelli in metallo, resistente e regolabile con fibbia, a soli 29,99! Ma l'avranno pagato dieci volte tanto, altrimenti che ricchi sarebbero?
Mi guardo riflessa nei finestrini e nei loro occhi: sono una strafiga galattica e l'accessorio più sexy è la fiammata rossa sulle chiappetta rotonda. Lo sguardo della lesbocarogna non mi piace, mi spoglia letteralmente. Cazzo spogli?, sono praticamente già nuda.
Spero solo di non prendere freddo in mare.

La limousine parcheggia sul molo accanto ad uno yacht bianco avorio.
Sto buttando via il mio tempo, questi sono solo dei buffoni.
La sadoesibizionista mi trascina fuori per il guinzaglio fissato al collare.
No, non esco a quattro zampe, ho i polsi legati dietro la schiena con un moschettone e cammino elegante come una modella in una sfilata d'abbigliamento fetishtrash sadomaso. Niente corsetti o latex, solo un bikini rosso che mi copre i capezzoli e forse la figa, giusto per dare una punta di colore, cinturone nero in vita e cinturini borchiati qua e là, altrimenti sarei stata troppo nuda. Poca roba davvero, ma io sto bene con qualunque cosa mi metta.
Andiamo a passeggio verso lo yacht ormeggiato incuranti di bloccare il traffico pedonale e di far cadere mandibole. Mi guardano come se non avessero mai visto una figa in bikini al guinzaglio.
Cazzo, questi sono solo arricchiti a caccia di pubblicità.
In cima alla passerella c'è a ricevermi Luìs Enrique Vargas in persona.
scritto il
2025-09-22
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