La cavia
di
Clara f.
genere
sadomaso
Capitolo secondo. Scalza, completamente nuda e morta dal freddo, attraversai guidata da un'infermiera buona parte dell'edificio, rossa di vergogna per la mia nudità. Fui consegnata a un suo collega che giunti in una grande stanza, senza tanti complimenti mi mise di traverso sulle sue ginocchia e senza darmi il tempo di respirare mi infilo' in culo la sonda del clistere. L'acqua saponata, circa 2 litri mi invase l'intestino. Cominciai a lamentarmi. Basta, per piacere, sto scoppiando, non ce la faccio più, ho l'acqua in gola, me la sento nelle orecchie, mi esce dal naso, basta, vi prego, basta. Continuai a dimenarmi e a chiedere di interrompere per lunghi minuti che a me parvero delle ore. Alla fine avevo lo stomaco che mi scoppiava. Dovevo trattenerlo per un quarto d'ora e fui tappata. Di li a poco cominciai ad accusare forti dolori di stomaco. Aaah, aaah, mi fa male la pancia, ahi, ahi, ahi, ahiii, che dolore, che dolore, aiutatemi, aiutatemi, fatemi andare in bagno, fatemi cagare, vi prego, non ce la faccio più, non ce la faccio più, non ce la faccio piuuuu'. Dopo 15 lunghissimi minuti potei liberarmi, cacao tutto quello che non avevo cagato in un anno intero. Scombussolata com'ero fui messa sotto la doccia. "Aaaaaaah, è fredda, è fredda, è gelata, vi prego, muoio. L'acqua fu quindi chiusa, fui insaponata dalla testa ai piedi e strigliata come un cavallo. Un spazzola a setole dure mi strigliò i seni, la vulva, il buco del culo, le piante dei piedi. Alla fine fui asciugata alla meno peggio e sempre nuda messa a letto. I polsi e le caviglie mi furono legati ai quattro lati del letto e fui coperta da un lenzuolo. Alla fine venni bendata. No, la benda no, vi prego, vado in confusione, toglietemela, vi prego. Piansi e tremai dal freddo per delle ore, poi mi addormetai. Ad un certo punto qualcuno entrò nella stanza e mi tolse la benda. Devo pisciare, vi prego mi scoppia la vescica. Mi fu data una padella ospedaliera e liberai la vescica. Fui fatta alzare e rimessa sotto la doccia gelata e nuovamente strigliata come un cavallo. Rimessa a letto mi infilarono il termometro nel culo e con mio sommo fastidio ce lo lasciarono per 10 minuti. Entrò quindi un infermiere che mi fece un prelievo il quale faticando a trovare la vena mi squassò il braccio. Gridai di dolore e scoppiai a piangere. Quella giornata mi lasciarono relativamente tranquilla se si eccettuano altri due termometri nel culo. A colazione ebbi una tazza di latte freddo, a pranzo un piatto di pastina in bianco scotta e a cena un piatto di semolino. Prima di andare a dormire ancora la doccia gelata. Ancora bendata tremai per il freddo per tutta la notte.
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