Nascita di una famiglia incestuosa Cap 2
di
Piggy 4
genere
incesti
Capitolo 2
In tanti mesi che ormai ci conoscevamo Marco non mi aveva mai presentato la sua famiglia. A dire la verità ne parlava poco, ho sempre pensato fosse una forma di pudore e di riservatezza, perciò mi ero fatto mille domande su come comportarmi quella sera a cena. Dovevo essere simpatico ma non invadente. Dovevo stare attento a non far uscire fuori dettagli privati di cui Marco non mi aveva mai parlato. Nella mia camera mi guardavo allo specchio più e più volte, nella speranza di trovare in me un briciolo di presentabilità che, chissà come mai, non riuscivo a vedere. Ero nervoso, sì, avevo paura di non piacere alla sua famiglia, paura di non essere all’altezza dell’uomo che Marco era diventato. La storia della sua infanzia mi aveva toccato molto e guardando l’uomo che avevo di fronte provavo un grande senso di ammirazione. E avevo la consapevolezza che ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto i ponti prima di raggiungere quel livello.
-Caro, cosa vuoi mangiare per cena?- la nonna interruppe i miei pensieri.
-Oh no, nonna, mi sono dimenticato di avvertirti che stasera esco per cena-
-Oh va bene, chi è la fortunata?-
-Nonna! Perché pensi sia una ragazza?-
-Perché tu non esci mai, e ormai sarebbe anche ora che tu ti trovi una ragazza per bene-
-Beh, non è ancora il momento. Vado a cena da Marco, il mio collega-
-Oh quel caro ragazzo che una volta mi ha aiutato con le borse della spesa quando ti ha accompagnato a casa? E come mai a cena da lui?-
-Vedi, siamo diventati amici e ci teneva a farmi conoscere la sua famiglia-
-Va bene, magari ha una figlia. Vedi di combinare qualcosa-
-Nonna! Ma pensi solo a quello? Sì ha una figlia, ma non la conosco…non so nemmeno come si chiama. Come posso solo pensare di corteggiarla? Magari è pure una di quelle ciccione piene di brufoli-
-Beh lo scoprirai stasera. Stai bene vestito così-
-Lo pensi sul serio nonna? Non riesco a vedermici bene-
-Figlio mio, perché questa insicurezza? Stai benissimo, fidati. Dov’è il Carlo che conosco io?-
-E’ che sono un po’ nervoso…e se non dovessi piacere a sua moglie e sua figlia?-
-Carletto, guardati. Lo sai cosa vedo allo specchio adesso? Io vedo un giovane uomo che è dovuto crescere prima del tempo. Che ha affrontato un periodo molto difficile, rimboccandosi le maniche e superandolo brillantemente. E come credi ci sia riuscito? E’ stata la tua caparbietà, la tua forza di volontà, la tua voglia di prenderti la vita. Quel Carlo lì non si farebbe prendere dal panico di conoscere due persone, per quanto tu ci tenga a fare bella figura. Sii te stesso e vedrai che tutto andrà più che bene-
-Nonna…grazie davvero. Mi sento meglio adesso.-
-Ricorda che sei un bravo ragazzo. E un bravo ragazzo non deve avere paura di essere sé stesso con gli altri. Se qualcuno non dovesse apprezzare allora è lui a non essere una bella persona. Fidati della nonna-
-Va bene, nonna. Ti voglio bene-
-Anch’io te ne voglio-
Seguì un forte e tenero abbraccio. Non avevo mai abbracciato così forte la nonna, a parte quando sono morti i miei genitori e avevo bisogno di conforto. Ma allora avevo altro per la testa per notare certe cose, cose che invece ora riuscivo a percepire. Lei è una bella donna di 58 anni. Alta il giusto, fisico rassodato da anni di palestra, che lei era solita frequentare con mia madre, vestiva sempre in modo più giovanile rispetto alla sua età. Penso sia sempre stata consapevole della sua avvenenza, per questo si è sempre curata molto, tra massaggi, palestra, diete e chi più ne ha più ne metta. Oggi se dovessi indovinare la sua età non direi mai che ha 58 anni, direi che ne dimostra almeno 10 in meno. Prima dell’incidente non frequentavo casa sua molto assiduamente, vivevamo abbastanza distanti, ma una volta a settimana capitava di andare a trovarla. E non sono mai stato un tipo molto affettuoso…quando mi salutava faticavo ad abbracciarla, per cui fino a quel momento quella era una sensazione semisconosciuta. La morte dei miei genitori ci ha resi più vulnerabili entrambi, quindi è aumentata la propensione per questo tipo di effusioni. In quell’abbraccio ci ho sentito tutto il calore del suo corpo, le sue braccia che cingevano forte il mio torace, le sue mani che mi accarezzavano tenere la schiena. E il suo profumo…sapeva di vaniglia. Ci stavo bene in quell’abbraccio, tanto che quando si staccò provai una strana sensazione di vuoto. Ma avevo altro a cui pensare, si era fatta l’ora di andare da Marco, quindi archiviai l’episodio in fretta e non ci ripensai più. Io non lo sapevo ancora, ma quella sera, oltre a quella strana sensazione che ho provato nell’abbracciare la nonna, sarebbe accaduta un’altra cosa che avrebbe segnato la mia vita. Presi le chiavi dello scooter, salutai la nonna e il nonno e mi fiondai nell’ascensore. Salii sul mio scooter e mi diressi verso casa di Marco. Abitava non distante dall’azienda, per cui non fu difficile arrivarci. Per strada mi fermai a prendere un mazzo di fiori per sua moglie, una scatola di cioccolatini per sua figlia e una bottiglia di vino rosso, per non arrivare a mani vuote. Misi tutto nel bauletto dello scooter e poi dritto fino a casa di Marco. Trovai subito un parcheggio per lo scooter, lo legai e svuotai il bauletto del suo contenuto e poi arrivai al portone. Mi tremavano le gambe, ma mi vennero in mente le parole della nonna e mi feci forza. Bussai al citofono e rispose una voce femminile.
-Chi è?-
-Ehm, sono Carlo, il collega di Marco, signora-
-Oh ti faccio salire subito. Ma sono la figlia, non sua moglie-
Avevo fatto la prima gaffe…come ho potuto scambiare la voce di una ragazza di…quanto…18 anni con quella di una signora più matura? Salii le scale fino al primo piano e bussai alla porta.
Mi aprì Marco, e dietro di lui sua moglie e sua figlia sorridevano verso di me.
-Ciao Marco, tutto bene?-
-Sto bene, grazie. Carlo, questi sono mia moglie Teresa e mia figlia Laura-
-Incantato. Ho pensato fosse carino non presentarmi a mani vuote, quindi ho preso dei fiori per lei signora-
-Oh grazie, sono bellissimi, ma non c’era bisogno-
-Dei cioccolatini per te, e scusami per aver scambiato la tua voce per quella di tua madre poco fa-
-Fico, grazie. Non preoccuparti troppo, succede spesso.-
-E questa è per te Marco-
-Ottimo, la apriamo a cena, ci sta proprio bene-
-Se volete cominciare ad accomodarvi a tavola, tra poco è pronta la cena-
-Con piacere signora-
-Ma smettila di chiamarmi signora, chiamami Teresa. Ah…tu mangi tutto o sei allergico a qualcosa?-
Teresa era una donna molto attraente, aveva i capelli biondi che le cadevano sulle spalle, occhi verdi, e un fisico solo leggermente più in carne, ma assolutamente non grassa. Non so che età avesse ma sono sicuro che fosse intorno ai 42 anni, abbastanza più giovane di Marco. Indossava un vestito informale ma elegante allo stesso tempo, che consisteva in una blusa a fiori semitrasparente, da cui si intuiva la presenza di un reggiseno sottostante, e una gonna sempre a fiori fin sopra il ginocchio. Non indossava calze. Era sexy e casta allo stesso tempo e la sua bellezza risplendeva nella sala da pranzo. Non fu difficile per me esaudire quella sua richiesta.
-Va bene, Teresa. No, nessuna allergia. E sono una buona forchetta, per cui vai tranquilla-
-Bene, anche se non l’avrei mai detto. Insomma, fisicamente mi sembra che ti mantieni bene-
-Oh, beh, grazie. Che vuoi farci…è una delle poche fortune di cui posso vantarmi-
-Bravo, è giusto prendersi cura di sé stessi. Ora scusatemi ma vado a finire di preparare-
-Vai pure cara- - la congedò Marco.
-Allora, così giovane e già sei un prodigio dell’elettronica?- - esordì Laura, senza staccare gli occhi dal suo smartphone.
-Chi io? Non so cosa ti ha detto tuo padre, ma non credo di essere un genio. E se lo sono sto imparando da lui perciò…-
-Papà, ma allora avevamo un premio Nobel in casa e non ce ne eravamo mai accorti?-
-Smettila, su. Carlo sta imparando da me ma è facile insegnargli il mestiere. E’ molto portato già di suo. E smettila di spippolare su quel telefono, siamo a tavola-
-Ok, ok. Ora lo poso, ma non arrabbiarti davanti agli ospiti-
-Io…io…ecco…non vorrei che tu debba farlo a causa mia…cioè non…- - balbettai
-Oh non è questo…papà odia tenere il cellulare a tavola e vuole che anche noi ci adeguiamo. Ma tu ogni volta che parli con me devi balbettare o sentirti in imbarazzo?-
-Ah…io…scusami, non so perché mi comporto così- - arrossii
-Carlo è un timidone, ma sono sicuro che farete amicizia voi due. Avete più o meno la stessa età, non sarà difficile-
-So che tu studi ancora, vero? Dopo cosa vorresti fare?-
-Sì, se tutto va bene prenderò il diploma questa estate e poi mi piacerebbe frequentare l’accademia della moda-
-Fico, allora ti interessi di moda?-
-Sì, è sempre stata una mia passione fin da piccola. Dopo se vuoi ti faccio vedere qualche mio disegno. Non ti vedrei male nemmeno come modello per qualche mia creazione, sai?-
-Ecco io…tu disegni anche moda maschile?-
-Oh sì, e tu hai proprio il fisico adatto a quello che creo-
-Sono onorato di questo, e darei volentieri uno sguardo ai tuoi modelli-
Laura era raggiante. Quando sorrideva sembrava che tutto intorno sparisse. Che niente avesse più importanza. Come potevo non notare quegli occhi così dolci, quella pelle così liscia, e quel sorriso che ti penetrava dritto dentro al cuore. Io lo sapevo già, Laura era la donna della mia vita. Non importava che l’avessi appena conosciuta, lo sapevo e basta.
-La smetti di fare il cerimonioso? Dai, qui sei come a casa, non ti mangiamo mica?-
-Va bene, scusami. E’ che sono timido di carattere e ho bisogno solo di sciogliermi un po’-
-Lo vedo. Beh, se sei così con tutte le ragazze ci metterai una vita a fidanzarti-
-Per la verità ho avuto solo una breve storia un paio di anni fa, niente di serio.-
-Già. Ecco spiegato il perché-
-Laura! Smettila dai. Come se tu avessi avuto chissà quanti ragazzi…che io sappia solo 2, quindi non importunarlo- - intervenne Marco.
-No, va bene. E’ che io in effetti avrei bisogno di essere coinvolto per sciogliermi. Non è così semplice.-
-Ecco la cena!- - entrò Teresa
-Spero sia tutto di tuo gradimento Carlo, ho preparato un risotto di mare e per secondo c’è una grigliata mista di carne.-
-Ma è perfetto Teresa, sembra tutto delizioso-
La cena trascorse tra chiacchierate, risate e qualche breve momento di imbarazzo per me, poi appena conclusasi, Teresa sparecchiò e andò a mettere i piatti in lavastoviglie e Marco si scusò con me e andò ad aiutarla. Fu il momento in cui Laura andò a prendere i suoi disegni per mostrarmeli.
-Ecco qua. Dai uno sguardo e dimmi cosa ne pensi-
-Cavolo, sei brava! Anche se sono ancora grezzi e amatoriali rendono bene l’idea-
-Grazie, allora li indosseresti volentieri?-
-E’ proprio il mio genere, direi di sì!-
Laura, su di giri per il mio entusiasmo, si alzò sorridente dalla sedia e venne a darmi un bel bacio sulla guancia. Poi si ricompose.
-Scusami. E’ che sono davvero contenta che ti piacciano i miei disegni. Non ho contenuto l’entusiasmo-
-Beh…è stato…inaspettato, ma va bene-
-Sei diventato tutto rosso? Allora ti piaccio?-
-No! Cioè sì, sei molto carina, ma sei la figlia di un mio amico…e ci siamo appena conosciuti e…-
-Oh andiamo, smettila di farti sempre problemi. Anche io trovo che tu sia molto carino, sai?-
-Ecco…grazie…io…-
Rientrarono Marco e Teresa a togliermi dall’imbarazzo. Passammo un’altra mezzora a chiacchierare e prendere il caffè. Poi mi congedai.
-Adesso sarà meglio che vada. Si è fatto tardi e domani dobbiamo andare al lavoro. E’ stata una serata molto piacevole-
-Felice di aver fatto la tua conoscenza. Sei proprio come ti aveva descritto Marco-
-Spero belle cose, eh!-
-Oh sì, decisamente!- - esclamò Laura.
-Allora a presto. E noi ci rivediamo domani, Marco-
-Certo. Grazie per essere venuto. Alla prossima-
In tanti mesi che ormai ci conoscevamo Marco non mi aveva mai presentato la sua famiglia. A dire la verità ne parlava poco, ho sempre pensato fosse una forma di pudore e di riservatezza, perciò mi ero fatto mille domande su come comportarmi quella sera a cena. Dovevo essere simpatico ma non invadente. Dovevo stare attento a non far uscire fuori dettagli privati di cui Marco non mi aveva mai parlato. Nella mia camera mi guardavo allo specchio più e più volte, nella speranza di trovare in me un briciolo di presentabilità che, chissà come mai, non riuscivo a vedere. Ero nervoso, sì, avevo paura di non piacere alla sua famiglia, paura di non essere all’altezza dell’uomo che Marco era diventato. La storia della sua infanzia mi aveva toccato molto e guardando l’uomo che avevo di fronte provavo un grande senso di ammirazione. E avevo la consapevolezza che ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto i ponti prima di raggiungere quel livello.
-Caro, cosa vuoi mangiare per cena?- la nonna interruppe i miei pensieri.
-Oh no, nonna, mi sono dimenticato di avvertirti che stasera esco per cena-
-Oh va bene, chi è la fortunata?-
-Nonna! Perché pensi sia una ragazza?-
-Perché tu non esci mai, e ormai sarebbe anche ora che tu ti trovi una ragazza per bene-
-Beh, non è ancora il momento. Vado a cena da Marco, il mio collega-
-Oh quel caro ragazzo che una volta mi ha aiutato con le borse della spesa quando ti ha accompagnato a casa? E come mai a cena da lui?-
-Vedi, siamo diventati amici e ci teneva a farmi conoscere la sua famiglia-
-Va bene, magari ha una figlia. Vedi di combinare qualcosa-
-Nonna! Ma pensi solo a quello? Sì ha una figlia, ma non la conosco…non so nemmeno come si chiama. Come posso solo pensare di corteggiarla? Magari è pure una di quelle ciccione piene di brufoli-
-Beh lo scoprirai stasera. Stai bene vestito così-
-Lo pensi sul serio nonna? Non riesco a vedermici bene-
-Figlio mio, perché questa insicurezza? Stai benissimo, fidati. Dov’è il Carlo che conosco io?-
-E’ che sono un po’ nervoso…e se non dovessi piacere a sua moglie e sua figlia?-
-Carletto, guardati. Lo sai cosa vedo allo specchio adesso? Io vedo un giovane uomo che è dovuto crescere prima del tempo. Che ha affrontato un periodo molto difficile, rimboccandosi le maniche e superandolo brillantemente. E come credi ci sia riuscito? E’ stata la tua caparbietà, la tua forza di volontà, la tua voglia di prenderti la vita. Quel Carlo lì non si farebbe prendere dal panico di conoscere due persone, per quanto tu ci tenga a fare bella figura. Sii te stesso e vedrai che tutto andrà più che bene-
-Nonna…grazie davvero. Mi sento meglio adesso.-
-Ricorda che sei un bravo ragazzo. E un bravo ragazzo non deve avere paura di essere sé stesso con gli altri. Se qualcuno non dovesse apprezzare allora è lui a non essere una bella persona. Fidati della nonna-
-Va bene, nonna. Ti voglio bene-
-Anch’io te ne voglio-
Seguì un forte e tenero abbraccio. Non avevo mai abbracciato così forte la nonna, a parte quando sono morti i miei genitori e avevo bisogno di conforto. Ma allora avevo altro per la testa per notare certe cose, cose che invece ora riuscivo a percepire. Lei è una bella donna di 58 anni. Alta il giusto, fisico rassodato da anni di palestra, che lei era solita frequentare con mia madre, vestiva sempre in modo più giovanile rispetto alla sua età. Penso sia sempre stata consapevole della sua avvenenza, per questo si è sempre curata molto, tra massaggi, palestra, diete e chi più ne ha più ne metta. Oggi se dovessi indovinare la sua età non direi mai che ha 58 anni, direi che ne dimostra almeno 10 in meno. Prima dell’incidente non frequentavo casa sua molto assiduamente, vivevamo abbastanza distanti, ma una volta a settimana capitava di andare a trovarla. E non sono mai stato un tipo molto affettuoso…quando mi salutava faticavo ad abbracciarla, per cui fino a quel momento quella era una sensazione semisconosciuta. La morte dei miei genitori ci ha resi più vulnerabili entrambi, quindi è aumentata la propensione per questo tipo di effusioni. In quell’abbraccio ci ho sentito tutto il calore del suo corpo, le sue braccia che cingevano forte il mio torace, le sue mani che mi accarezzavano tenere la schiena. E il suo profumo…sapeva di vaniglia. Ci stavo bene in quell’abbraccio, tanto che quando si staccò provai una strana sensazione di vuoto. Ma avevo altro a cui pensare, si era fatta l’ora di andare da Marco, quindi archiviai l’episodio in fretta e non ci ripensai più. Io non lo sapevo ancora, ma quella sera, oltre a quella strana sensazione che ho provato nell’abbracciare la nonna, sarebbe accaduta un’altra cosa che avrebbe segnato la mia vita. Presi le chiavi dello scooter, salutai la nonna e il nonno e mi fiondai nell’ascensore. Salii sul mio scooter e mi diressi verso casa di Marco. Abitava non distante dall’azienda, per cui non fu difficile arrivarci. Per strada mi fermai a prendere un mazzo di fiori per sua moglie, una scatola di cioccolatini per sua figlia e una bottiglia di vino rosso, per non arrivare a mani vuote. Misi tutto nel bauletto dello scooter e poi dritto fino a casa di Marco. Trovai subito un parcheggio per lo scooter, lo legai e svuotai il bauletto del suo contenuto e poi arrivai al portone. Mi tremavano le gambe, ma mi vennero in mente le parole della nonna e mi feci forza. Bussai al citofono e rispose una voce femminile.
-Chi è?-
-Ehm, sono Carlo, il collega di Marco, signora-
-Oh ti faccio salire subito. Ma sono la figlia, non sua moglie-
Avevo fatto la prima gaffe…come ho potuto scambiare la voce di una ragazza di…quanto…18 anni con quella di una signora più matura? Salii le scale fino al primo piano e bussai alla porta.
Mi aprì Marco, e dietro di lui sua moglie e sua figlia sorridevano verso di me.
-Ciao Marco, tutto bene?-
-Sto bene, grazie. Carlo, questi sono mia moglie Teresa e mia figlia Laura-
-Incantato. Ho pensato fosse carino non presentarmi a mani vuote, quindi ho preso dei fiori per lei signora-
-Oh grazie, sono bellissimi, ma non c’era bisogno-
-Dei cioccolatini per te, e scusami per aver scambiato la tua voce per quella di tua madre poco fa-
-Fico, grazie. Non preoccuparti troppo, succede spesso.-
-E questa è per te Marco-
-Ottimo, la apriamo a cena, ci sta proprio bene-
-Se volete cominciare ad accomodarvi a tavola, tra poco è pronta la cena-
-Con piacere signora-
-Ma smettila di chiamarmi signora, chiamami Teresa. Ah…tu mangi tutto o sei allergico a qualcosa?-
Teresa era una donna molto attraente, aveva i capelli biondi che le cadevano sulle spalle, occhi verdi, e un fisico solo leggermente più in carne, ma assolutamente non grassa. Non so che età avesse ma sono sicuro che fosse intorno ai 42 anni, abbastanza più giovane di Marco. Indossava un vestito informale ma elegante allo stesso tempo, che consisteva in una blusa a fiori semitrasparente, da cui si intuiva la presenza di un reggiseno sottostante, e una gonna sempre a fiori fin sopra il ginocchio. Non indossava calze. Era sexy e casta allo stesso tempo e la sua bellezza risplendeva nella sala da pranzo. Non fu difficile per me esaudire quella sua richiesta.
-Va bene, Teresa. No, nessuna allergia. E sono una buona forchetta, per cui vai tranquilla-
-Bene, anche se non l’avrei mai detto. Insomma, fisicamente mi sembra che ti mantieni bene-
-Oh, beh, grazie. Che vuoi farci…è una delle poche fortune di cui posso vantarmi-
-Bravo, è giusto prendersi cura di sé stessi. Ora scusatemi ma vado a finire di preparare-
-Vai pure cara- - la congedò Marco.
-Allora, così giovane e già sei un prodigio dell’elettronica?- - esordì Laura, senza staccare gli occhi dal suo smartphone.
-Chi io? Non so cosa ti ha detto tuo padre, ma non credo di essere un genio. E se lo sono sto imparando da lui perciò…-
-Papà, ma allora avevamo un premio Nobel in casa e non ce ne eravamo mai accorti?-
-Smettila, su. Carlo sta imparando da me ma è facile insegnargli il mestiere. E’ molto portato già di suo. E smettila di spippolare su quel telefono, siamo a tavola-
-Ok, ok. Ora lo poso, ma non arrabbiarti davanti agli ospiti-
-Io…io…ecco…non vorrei che tu debba farlo a causa mia…cioè non…- - balbettai
-Oh non è questo…papà odia tenere il cellulare a tavola e vuole che anche noi ci adeguiamo. Ma tu ogni volta che parli con me devi balbettare o sentirti in imbarazzo?-
-Ah…io…scusami, non so perché mi comporto così- - arrossii
-Carlo è un timidone, ma sono sicuro che farete amicizia voi due. Avete più o meno la stessa età, non sarà difficile-
-So che tu studi ancora, vero? Dopo cosa vorresti fare?-
-Sì, se tutto va bene prenderò il diploma questa estate e poi mi piacerebbe frequentare l’accademia della moda-
-Fico, allora ti interessi di moda?-
-Sì, è sempre stata una mia passione fin da piccola. Dopo se vuoi ti faccio vedere qualche mio disegno. Non ti vedrei male nemmeno come modello per qualche mia creazione, sai?-
-Ecco io…tu disegni anche moda maschile?-
-Oh sì, e tu hai proprio il fisico adatto a quello che creo-
-Sono onorato di questo, e darei volentieri uno sguardo ai tuoi modelli-
Laura era raggiante. Quando sorrideva sembrava che tutto intorno sparisse. Che niente avesse più importanza. Come potevo non notare quegli occhi così dolci, quella pelle così liscia, e quel sorriso che ti penetrava dritto dentro al cuore. Io lo sapevo già, Laura era la donna della mia vita. Non importava che l’avessi appena conosciuta, lo sapevo e basta.
-La smetti di fare il cerimonioso? Dai, qui sei come a casa, non ti mangiamo mica?-
-Va bene, scusami. E’ che sono timido di carattere e ho bisogno solo di sciogliermi un po’-
-Lo vedo. Beh, se sei così con tutte le ragazze ci metterai una vita a fidanzarti-
-Per la verità ho avuto solo una breve storia un paio di anni fa, niente di serio.-
-Già. Ecco spiegato il perché-
-Laura! Smettila dai. Come se tu avessi avuto chissà quanti ragazzi…che io sappia solo 2, quindi non importunarlo- - intervenne Marco.
-No, va bene. E’ che io in effetti avrei bisogno di essere coinvolto per sciogliermi. Non è così semplice.-
-Ecco la cena!- - entrò Teresa
-Spero sia tutto di tuo gradimento Carlo, ho preparato un risotto di mare e per secondo c’è una grigliata mista di carne.-
-Ma è perfetto Teresa, sembra tutto delizioso-
La cena trascorse tra chiacchierate, risate e qualche breve momento di imbarazzo per me, poi appena conclusasi, Teresa sparecchiò e andò a mettere i piatti in lavastoviglie e Marco si scusò con me e andò ad aiutarla. Fu il momento in cui Laura andò a prendere i suoi disegni per mostrarmeli.
-Ecco qua. Dai uno sguardo e dimmi cosa ne pensi-
-Cavolo, sei brava! Anche se sono ancora grezzi e amatoriali rendono bene l’idea-
-Grazie, allora li indosseresti volentieri?-
-E’ proprio il mio genere, direi di sì!-
Laura, su di giri per il mio entusiasmo, si alzò sorridente dalla sedia e venne a darmi un bel bacio sulla guancia. Poi si ricompose.
-Scusami. E’ che sono davvero contenta che ti piacciano i miei disegni. Non ho contenuto l’entusiasmo-
-Beh…è stato…inaspettato, ma va bene-
-Sei diventato tutto rosso? Allora ti piaccio?-
-No! Cioè sì, sei molto carina, ma sei la figlia di un mio amico…e ci siamo appena conosciuti e…-
-Oh andiamo, smettila di farti sempre problemi. Anche io trovo che tu sia molto carino, sai?-
-Ecco…grazie…io…-
Rientrarono Marco e Teresa a togliermi dall’imbarazzo. Passammo un’altra mezzora a chiacchierare e prendere il caffè. Poi mi congedai.
-Adesso sarà meglio che vada. Si è fatto tardi e domani dobbiamo andare al lavoro. E’ stata una serata molto piacevole-
-Felice di aver fatto la tua conoscenza. Sei proprio come ti aveva descritto Marco-
-Spero belle cose, eh!-
-Oh sì, decisamente!- - esclamò Laura.
-Allora a presto. E noi ci rivediamo domani, Marco-
-Certo. Grazie per essere venuto. Alla prossima-
2
0
voti
voti
valutazione
3.5
3.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Nascita di una famiglia incestuosa Cap. 1
Commenti dei lettori al racconto erotico