A piedi nudi nel parco
di
Lord Kalvan
genere
etero
A piedi nudi nel parco
By @lady_aemme
Sono su Instagram, se vi fa piacere venite a conoscermi
Forse nessuno di voi sa che io nutro una attrazione irresistibile per i fumetti porno, i fumetti profondamente porno intendo.
Una passione viscerale che nacque in me quando, ragazzina, scoprii per caso alcuni di questi fumetti porno nascosti nel sottotetto.
E quando li guardo, li leggo, mi eccito a tal punto che mi bagno, e talvolta sono costretta a masturbarmi, immaginandomi protagonista di quelle scene.
Un giorno mi perviene un messaggio da un mio ammiratore contenente una tavola di fumetti.
Una tavola, con scene fortemente porno che ritraevano un episodio di sesso di gruppo, violento, accompagnata da una scritta: "Pagherei oro per vederti in questa situazione".
L'ammiratore che mi aveva mandato quel messaggio non era a conoscenza del mio amore viscerale per i fumetti ultra porno, e quelle scene disegnate con maestria avevano eccitato oltremodo la mia fantasia.
Ma, capirete, tra la fantasia e la realtà corre un abisso.
"E secondo te io dovrei fare questa roba?", risposi incredula all'ammiratore che mi aveva inviato il fumetto con le scene da replicare.
"Ma sarebbe tutto finto, ovviamente, tutta scena...", mi rispose.
"Tu sei matto", gli risposi decisa.
"Anche se ci fossero 5000 buoni motivi per accettare?"
Il dubbio si insinuò in me, e la mia maledetta curiosità fece il resto.
Quella sera avevo lasciato la macchina in piazza della Liberazione.
Erano le tre del mattino e il cielo era ancora buio e stellato.
L'aria era freddina, mi alzai il bavero del soprabito e m'incamminai.
Ero ancora un pò stordita dalla musica sparata in discoteca e barcollavo per l'alcol non ancora del tutto smaltito.
Decisi di tagliare per il parco: avrei risparmiato 500 metri di strada.
Presi un viottolo acciottolato: maledetti tacchi, si infilavano tra il pietrisco e mi facevano perdere continuamente l'equilibrio.
Cominciai a sentire un vociare: uomini che ridevano e parlavano ad alta voce.
Alzai lo sguardo davanti a me e vidi un gruppetto di neri che caracollavano divertiti.
Mi avevano notato e cominciarono a farsi sguardi di intesa.
Presero ad avvicinarsi.
Accelerai l'andatura, ma i tacchi si impigliarono tra le pietre e mi ritrovai per terra.
Intorno a me, in piedi, i quattro uomini mi guardavano sogghignando.
Iniziai a dire qualcosa ma subito uno di loro mi chiuse la bocca con una mano e mi rifilò un ceffone.
"Zitta troia, non parlare, non urlare se non vuoi ritrovarti con la faccia fracassata. Mi hai capito, troia?", mi chiese con uno sguardo infuocato.
Ero terrorizzata, tremavo come una foglia e mi limitai ad annuire con la testa.
"Brava, troia", mi sentii dire.
Mi tirarono su e mi trascinarono verso il chiosco in legno sulla collinetta.
Mi addossarono sulla parete posteriore del piccolo chiosco e cominciarono a spogliarmi.
Erano in 4.
Quattro neri alti e muscolosi. Puzzavano di vino.
Sentivo le loro mani dappertutto.
Due di loro si misero davanti a me calandosi i pantaloni. Mi afferrarono per i capelli e mi spinsero la testa in giù.
"Lecca, troia. Lecca e succhia. Ma fallo bene, altrimenti ti gonfio la faccia, chiaro?"
Annuii mentre prendevo in bocca i loro uccelli e cominciavo a leccarli.
I due dietro mi martoriavano i seni e le natiche.
Uno di loro infilò due dita nella mia fica mentre col pollice mi penetrava il culo. Urlai per il dolore e subito venni investita da un ceffone in pieno viso che mi fece girare la testa.
"Ti ho detto di non urlare, troia. Fallo un'altra volta e ti spacco i denti. Troia."
Le lacrime mi scendevano sul viso mentre quelli ridevano e mi penetravano con violenza dappertutto.
Uno di loro venne a posizionarsi sotto di me, mi attirò a sé e con un colpo secco mi penetrò nella fica lasciandomi per qualche istante senza fiato. Quello dietro mi allargò le natiche, mi dilatò con le dita il culo e cominciò a spingere con forza col suo uccello, già duro come un pezzo di legno. Spingeva in modo ritmico: due, tre, quattro colpi, sempre più forti e violenti fin quando penetrò in profondità facendomi un male indescrivibile.
Non so per quanto tempo stettero dentro, spingendo e ansimando come animali.
A un certo punto si fermarono, ma solo per invertirsi di posto.
I due davanti passarono dietro e viceversa. Venni nuovamente invasa da quei membri enormi, gonfi e duri come marmo. Avevo la fica e il culo in fiamme, mentre quelli davanti mi mettevano in bocca i loro attrezzi spaventosi.
Quello dietro iniziò a darmi sberle sulle natiche, a tirarmi i capelli urlandomi senza sosta "Troia, puttana, ti sfondo, ti riduco in brandelli", mentre gli altri tre ridevano, sogghignavano e mi davano sberle sulla faccia e sui fianchi.
Non so quanto tempo passò, ma a un certo punto uscirono, mi fecero mettere con violenza in ginocchio, mi alzarono la faccia e mi sputarono urlando "Troia, apri la bocca, caccia la lingua, troia".
Dopo un pò venne il primo che mi esplose in faccia il suo liquido.
Venni inondata da una quantità impressionante di sperma caldo che finì sui miei capelli, sugli occhi, in bocca.
Quindi mi mise in bocca il suo membro gocciolante e me lo fece succhiare. Mentre lo leccavo venni inondata dalla seconda scarica.
Anche quello mi rifilò in bocca il suo attrezzo e mi fece leccare quello che ancora usciva.
Poi il terzo, che esplose il suo sperma direttamente nella mia bocca.
La mia gola venne invasa da una massa liquida di proporzioni enormi, ingoiai tutto, con diffcoltà.
Tossii per lo sforzo e venni raggiunta da un'altra sberla.
"Apri quella cazzo di bocca, troia!", mi urlò il quarto mentre mi innaffiava col suo liquido.
Mentre ingoiavo lo sperma che avevo in bocca sentii che venivo penetrata nella fica da un oggetto freddo.
Cercai di guardare cosa succedeva ma venni tirata per i capelli.
"Pensa a leccare, troia. Lecca tutto, troia".
Continuavo a succhiare i loro uccelli mentre con le dita raccoglievano lo sperma che mi copriva il viso e me lo mettevano in bocca per farmelo leccare.
Ingoiai tiutto lo sperma che avevano riversato su di me, mentre si divertivano a penetrarmi con la bottiglia che prima stavano bevendo.
"Brava la troia, brava. Ti sei divertita, vero?"
Stavo piangendo, quando un altro ceffone mi centrò in pieno volto.
"Ti ho chiesto se ti è piaciuto, troia. Rispondimi. Ti è piaciuto troia?"
"Si", risposi tremando, "si, certo".
"Ecco, brava la troia. Andiamo ragazzi, abbiamo fatto la nostra buona azione quotidiana. Abbiamo fatto godere questa troietta. Dovremmo farci pagare, no?"
E così dicendo mi presero il portafoglio buttandomi la borsetta addosso: "Questa puoi tenertela", mi disse uno, e fecero per andarsene.
Uno di loro tornò repentinamente indietro e mi rifilò un calcio sullo stomaco.
"Troia, sei solo una troia", mi disse sputandomi addosso.
Mi ritrovai per terra, dolorante, infreddolita, sporca e nuda.
Raccolsi gli abiti stracciati, li rindossai alla meno peggio e mi diressi in silenzio verso il parcheggio, a piedi nudi nel parco.
"Una meraviglia, bravissima! Un oscar meriti tesoro!", e mi allungò un foglio con la schermata del bonifico istantaneo che aveva appena fatto: 5000 euro, come d'accordo.
"Ho goduto come mai, grazie a te. Tre seghe di seguito mi sono fatto mentre ti guardavo e ti desideravo. Ma dimmi, mentre quei neri ti scopavano con violenza sei venuta? Dimmelo, ti prego!", mi chiese implorante.
"Un biglietto viola ce l'hai?", gli chiesi sorridendo.
"Tutto, per te", e mi mise in mano il biglietto da 500 euro.
"Due volte, mio caro, quasi tre: se solo quella bottiglia fosse restata un pò più a lungo nella mia fica..."
"Ti adoro, sono pazzo di te, grazie tesoro, grazie"
Lo guardai sorridente, e mi avviai stanca verso la mia auto.
Era stata tutta una recita, ma, cazzo, mi ero eccitata davvero: avevo reso reale un fumetto o avevo trasformato quel giorno della mia vita in un fumetto porno?
Non sapevo quale fosse la risposta giusta.
Mentre questi pensieri mi attraversavano la mente venni raggiunta dai ragazzi che avevano recitato la parte dei violentatori.
Mi diedero un mazzo di fiori e una busta corposa.
L'aprii e dentro vi trovai una grossa mazzetta di banconote da cento, e il solito biglietto: "per la mia principessa".
Dannato arabo, ti pareva che non c'era lui di mezzo?
Avevo assoluto bisogno di una doccia calda.
By @lady_aemme
Sono su Instagram, se vi fa piacere venite a conoscermi
Forse nessuno di voi sa che io nutro una attrazione irresistibile per i fumetti porno, i fumetti profondamente porno intendo.
Una passione viscerale che nacque in me quando, ragazzina, scoprii per caso alcuni di questi fumetti porno nascosti nel sottotetto.
E quando li guardo, li leggo, mi eccito a tal punto che mi bagno, e talvolta sono costretta a masturbarmi, immaginandomi protagonista di quelle scene.
Un giorno mi perviene un messaggio da un mio ammiratore contenente una tavola di fumetti.
Una tavola, con scene fortemente porno che ritraevano un episodio di sesso di gruppo, violento, accompagnata da una scritta: "Pagherei oro per vederti in questa situazione".
L'ammiratore che mi aveva mandato quel messaggio non era a conoscenza del mio amore viscerale per i fumetti ultra porno, e quelle scene disegnate con maestria avevano eccitato oltremodo la mia fantasia.
Ma, capirete, tra la fantasia e la realtà corre un abisso.
"E secondo te io dovrei fare questa roba?", risposi incredula all'ammiratore che mi aveva inviato il fumetto con le scene da replicare.
"Ma sarebbe tutto finto, ovviamente, tutta scena...", mi rispose.
"Tu sei matto", gli risposi decisa.
"Anche se ci fossero 5000 buoni motivi per accettare?"
Il dubbio si insinuò in me, e la mia maledetta curiosità fece il resto.
Quella sera avevo lasciato la macchina in piazza della Liberazione.
Erano le tre del mattino e il cielo era ancora buio e stellato.
L'aria era freddina, mi alzai il bavero del soprabito e m'incamminai.
Ero ancora un pò stordita dalla musica sparata in discoteca e barcollavo per l'alcol non ancora del tutto smaltito.
Decisi di tagliare per il parco: avrei risparmiato 500 metri di strada.
Presi un viottolo acciottolato: maledetti tacchi, si infilavano tra il pietrisco e mi facevano perdere continuamente l'equilibrio.
Cominciai a sentire un vociare: uomini che ridevano e parlavano ad alta voce.
Alzai lo sguardo davanti a me e vidi un gruppetto di neri che caracollavano divertiti.
Mi avevano notato e cominciarono a farsi sguardi di intesa.
Presero ad avvicinarsi.
Accelerai l'andatura, ma i tacchi si impigliarono tra le pietre e mi ritrovai per terra.
Intorno a me, in piedi, i quattro uomini mi guardavano sogghignando.
Iniziai a dire qualcosa ma subito uno di loro mi chiuse la bocca con una mano e mi rifilò un ceffone.
"Zitta troia, non parlare, non urlare se non vuoi ritrovarti con la faccia fracassata. Mi hai capito, troia?", mi chiese con uno sguardo infuocato.
Ero terrorizzata, tremavo come una foglia e mi limitai ad annuire con la testa.
"Brava, troia", mi sentii dire.
Mi tirarono su e mi trascinarono verso il chiosco in legno sulla collinetta.
Mi addossarono sulla parete posteriore del piccolo chiosco e cominciarono a spogliarmi.
Erano in 4.
Quattro neri alti e muscolosi. Puzzavano di vino.
Sentivo le loro mani dappertutto.
Due di loro si misero davanti a me calandosi i pantaloni. Mi afferrarono per i capelli e mi spinsero la testa in giù.
"Lecca, troia. Lecca e succhia. Ma fallo bene, altrimenti ti gonfio la faccia, chiaro?"
Annuii mentre prendevo in bocca i loro uccelli e cominciavo a leccarli.
I due dietro mi martoriavano i seni e le natiche.
Uno di loro infilò due dita nella mia fica mentre col pollice mi penetrava il culo. Urlai per il dolore e subito venni investita da un ceffone in pieno viso che mi fece girare la testa.
"Ti ho detto di non urlare, troia. Fallo un'altra volta e ti spacco i denti. Troia."
Le lacrime mi scendevano sul viso mentre quelli ridevano e mi penetravano con violenza dappertutto.
Uno di loro venne a posizionarsi sotto di me, mi attirò a sé e con un colpo secco mi penetrò nella fica lasciandomi per qualche istante senza fiato. Quello dietro mi allargò le natiche, mi dilatò con le dita il culo e cominciò a spingere con forza col suo uccello, già duro come un pezzo di legno. Spingeva in modo ritmico: due, tre, quattro colpi, sempre più forti e violenti fin quando penetrò in profondità facendomi un male indescrivibile.
Non so per quanto tempo stettero dentro, spingendo e ansimando come animali.
A un certo punto si fermarono, ma solo per invertirsi di posto.
I due davanti passarono dietro e viceversa. Venni nuovamente invasa da quei membri enormi, gonfi e duri come marmo. Avevo la fica e il culo in fiamme, mentre quelli davanti mi mettevano in bocca i loro attrezzi spaventosi.
Quello dietro iniziò a darmi sberle sulle natiche, a tirarmi i capelli urlandomi senza sosta "Troia, puttana, ti sfondo, ti riduco in brandelli", mentre gli altri tre ridevano, sogghignavano e mi davano sberle sulla faccia e sui fianchi.
Non so quanto tempo passò, ma a un certo punto uscirono, mi fecero mettere con violenza in ginocchio, mi alzarono la faccia e mi sputarono urlando "Troia, apri la bocca, caccia la lingua, troia".
Dopo un pò venne il primo che mi esplose in faccia il suo liquido.
Venni inondata da una quantità impressionante di sperma caldo che finì sui miei capelli, sugli occhi, in bocca.
Quindi mi mise in bocca il suo membro gocciolante e me lo fece succhiare. Mentre lo leccavo venni inondata dalla seconda scarica.
Anche quello mi rifilò in bocca il suo attrezzo e mi fece leccare quello che ancora usciva.
Poi il terzo, che esplose il suo sperma direttamente nella mia bocca.
La mia gola venne invasa da una massa liquida di proporzioni enormi, ingoiai tutto, con diffcoltà.
Tossii per lo sforzo e venni raggiunta da un'altra sberla.
"Apri quella cazzo di bocca, troia!", mi urlò il quarto mentre mi innaffiava col suo liquido.
Mentre ingoiavo lo sperma che avevo in bocca sentii che venivo penetrata nella fica da un oggetto freddo.
Cercai di guardare cosa succedeva ma venni tirata per i capelli.
"Pensa a leccare, troia. Lecca tutto, troia".
Continuavo a succhiare i loro uccelli mentre con le dita raccoglievano lo sperma che mi copriva il viso e me lo mettevano in bocca per farmelo leccare.
Ingoiai tiutto lo sperma che avevano riversato su di me, mentre si divertivano a penetrarmi con la bottiglia che prima stavano bevendo.
"Brava la troia, brava. Ti sei divertita, vero?"
Stavo piangendo, quando un altro ceffone mi centrò in pieno volto.
"Ti ho chiesto se ti è piaciuto, troia. Rispondimi. Ti è piaciuto troia?"
"Si", risposi tremando, "si, certo".
"Ecco, brava la troia. Andiamo ragazzi, abbiamo fatto la nostra buona azione quotidiana. Abbiamo fatto godere questa troietta. Dovremmo farci pagare, no?"
E così dicendo mi presero il portafoglio buttandomi la borsetta addosso: "Questa puoi tenertela", mi disse uno, e fecero per andarsene.
Uno di loro tornò repentinamente indietro e mi rifilò un calcio sullo stomaco.
"Troia, sei solo una troia", mi disse sputandomi addosso.
Mi ritrovai per terra, dolorante, infreddolita, sporca e nuda.
Raccolsi gli abiti stracciati, li rindossai alla meno peggio e mi diressi in silenzio verso il parcheggio, a piedi nudi nel parco.
"Una meraviglia, bravissima! Un oscar meriti tesoro!", e mi allungò un foglio con la schermata del bonifico istantaneo che aveva appena fatto: 5000 euro, come d'accordo.
"Ho goduto come mai, grazie a te. Tre seghe di seguito mi sono fatto mentre ti guardavo e ti desideravo. Ma dimmi, mentre quei neri ti scopavano con violenza sei venuta? Dimmelo, ti prego!", mi chiese implorante.
"Un biglietto viola ce l'hai?", gli chiesi sorridendo.
"Tutto, per te", e mi mise in mano il biglietto da 500 euro.
"Due volte, mio caro, quasi tre: se solo quella bottiglia fosse restata un pò più a lungo nella mia fica..."
"Ti adoro, sono pazzo di te, grazie tesoro, grazie"
Lo guardai sorridente, e mi avviai stanca verso la mia auto.
Era stata tutta una recita, ma, cazzo, mi ero eccitata davvero: avevo reso reale un fumetto o avevo trasformato quel giorno della mia vita in un fumetto porno?
Non sapevo quale fosse la risposta giusta.
Mentre questi pensieri mi attraversavano la mente venni raggiunta dai ragazzi che avevano recitato la parte dei violentatori.
Mi diedero un mazzo di fiori e una busta corposa.
L'aprii e dentro vi trovai una grossa mazzetta di banconote da cento, e il solito biglietto: "per la mia principessa".
Dannato arabo, ti pareva che non c'era lui di mezzo?
Avevo assoluto bisogno di una doccia calda.
1
9
voti
voti
valutazione
8
8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L'antiquario
Commenti dei lettori al racconto erotico