Le Piacevoli Disavventure di Letizia ep.2
di
Dominus Noctis
genere
prime esperienze
Continuano le avventure di Letizia, la situazione evolve e il clima inizia a farsi più caldo. Prometto che dal prossimo capitolo inizieremo ad avere scene più piccanti. Se vedo che il racconto piace proseguirà, potei anche lasciare un contato per approfondimenti o domande.
L’arrivo a scuola e le prime ore scorrono troppo lentamente. Giulia era arrivata in ritardo, così le confidenze erano slittate all’intervallo. Letizia continua a distrarsi ripensando alla notte precedente. Finalmente la campanella suona, e le due amiche si precipitano nel loro rifugio: l’angolo dietro al muro della palestra, dove possono godersi un po’ di pace, lontano da occhi indiscreti.
Giulia sospirò, accennando un sorriso nervoso.
«È stato strano. Matteo, i suoi comportamenti… la situazione che ha saputo creare… è stato diverso dal solito. Era… troppo sicuro di sé. Come se sapesse già cosa fare, cosa dire. Mi ha preso il polso e mi ha detto che gli piace comandare. Ma lo ha detto come se lo pensasse davvero. Niente tono da gioco.»Letizia si irrigidì. Un brivido le risalì lungo la schiena. Quel gesto. Quelle parole. Impossibile non pensare ad Andrea, e a tutto quello che aveva fatto con lei la sera prima.
«E a te… è piaciuto?» chiese, abbassando la voce.
Giulia arrossì. «Forse sì. Non me lo aspettavo. Ma mi ha… colpita. Mi ha fatto sentire in bilico, non so spiegarlo.»
«E tu? Che hai combinato ieri sera? Diego?»
Letizia stava per rispondere, ma il telefono vibrò. Guarda il telefono per vedere la notifica. Un Direct di Instagram. L’anteprima @BeyondLimit: “Non dimenticare l’elastico. Oggi potresti averne più bisogno del solito.”
Deglutì. Istintivamente si guardò il polso: nudo. L’elastico era rimasto sul banco in aula. Il messaggio era arrivato dopo il viaggio in macchina con Francesco… In un lampo le tornò in mente il momento in cui lui aveva guardato il suo polso e aveva sorriso. Smettila, te lo sei immaginata, si disse. È solo una coincidenza… o forse no?
«Leti?»
Giulia la stava fissando, studiando quell’espressione che conosceva da anni.
«Scusa. Era Diego,» mentì. E sentì subito la bugia graffiarle dentro.
Come se il destino volesse prenderla in giro, un vero messaggio di Diego arrivò subito dopo. WhatsApp: “Buongiorno bell’addormentata. Svegliata tardi oggi? Ti conosco troppo bene. Avrei voluto essere lì a costringerti ad alzarti. Con le cattive, se necessario.”
Letizia sentì sciogliersi qualcosa dentro. Diego non era lì fisicamente, ma riusciva a entrare nella sua testa con una precisione chirurgica. Un altro tipo di dominio. Più sottile. Più pericoloso, forse. Un dominio costruito nel tempo, nella complicità.
«Diego è Diego,» disse infine a Giulia, accennando un sorriso. «Tu lo sai com’è. Mi entra in testa e mi fotte.»
Giulia sorrise appena, senza dire nulla. Il silenzio tra loro era denso, ma non scomodo. Ciascuna aveva i propri fantasmi.
E Letizia, per un istante, si sentì al centro di un triangolo invisibile: Francesco, Diego, Andrea. Il corpo desiderava uno, la mente un altro. Il desiderio? Non aveva ancora deciso da che parte stare.
«Non divagare però, stavi dicendo di ieri sera Giuli» era meglio concentrarsi su altro, magari il racconto della serata precedente dell’amica l’avrebbe distratta a sufficienza.
Giulia abbassò la voce, guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno fosse a portata d’orecchio.
Letizia nota il cambio di espressione di Giulia, sembra essersi fatta seria. L’amica si guarda intorno, poi si sporse leggermente verso Letizia, come se stesse per rivelarle un segreto che la spaventava e l’eccitava allo stesso tempo.
«Leti… ieri è successo qualcosa. Con Matte.»
Letizia la guardò dritta negli occhi. «Sì?»
«La serata è iniziata normalmente, lui mi è venuto a prendere dopo cena e siamo andati a fare un giro in macchina. Però ho percepito da subito qualcosa di diverso, una sua sicurezza… che non c’era. Anche in macchina… non ci sono stati quei baci timidi o tentativi insicuri di accarezzarmi, sembrava facesse esattamente quello che desideravo senza che neanche io lo sapessi… poi il finale della serata è stato una bomba.»
Letizia si sentì subito scattare qualcosa dentro. «In che senso? Lo avete fatto? Vai avanti zoccoletta» si chiamavano così in alcuni momenti le due amiche.
Giulia inspira piano, si morde appena il labbro inferiore. Quando parla, la voce si fa bassa, quasi roca.
«Mi ha chiesto se volevo andare da lui solo per un attimo, prima di riportarmi a casa. Ho detto sì. Ma appena siamo saliti, ha chiuso la porta. Ho sentito il cuore mancare un colpo. Mi ha presa per un braccio e mi ha spinta contro il muro del corridoio. Niente baci, niente parole dolci. Mi ha guardata con quegli occhi, mentre una mano mi stringeva il collo… forte, quasi faticavo a respirare… e mi ha detto solo: “Stai zitta. Girati.”»
Letizia smise di respirare per un istante. Il battito accelerava, ma restava immobile.
«Mi ha sbattuta contro il muro.» Giulia fece una pausa. Gli occhi si fecero più scuri, lucidi. «Con una decisione… che non avevo mai visto in lui. Mi ha strappato quasi i jeans, il perizoma è scivolato giù in un gesto solo. Non c'è stato spazio per pensare, solo per sentire. Il muro era freddo contro il petto, ma lui… lui era fuoco. Mi ha afferrata per i polsi, li ha stretti dietro la schiena con una sola mano, mentre con l’altra mi apriva le gambe.»
Letizia ingoiò a vuoto. Sentiva il cuore martellare nelle tempie, e qualcos’altro, più in basso, pulsare con una fame improvvisa.
«E poi… è entrato. Dentro di me. Così. Senza chiedere. Piano, ma così in fondo che mi è mancato il respiro. Mi ha riempita. E io… tremavo. Ma non di paura. Era come se mi stesse scoperchiando qualcosa dentro. Non avevo via di fuga, e la cosa mi eccitava.»
Letizia aveva le labbra socchiuse. Senza accorgersene, una mano si era spinta sul ventre, le dita sfioravano appena la cucitura dei jeans. Il contatto era minimo, ma bastava per sentire il calore crescere.
«Ero bagnata, Leti. Così tanto che mi colava lungo le cosce. Lui lo sentiva, lo sapeva. Sorrideva mentre spingeva più forte, più veloce. Mi sbatteva contro quel muro con un ritmo che mi strappava i gemiti, anche se cercavo di trattenerli. Non mi parlava. Solo grugniti, respiro affannato. E io godevo come non avevo mai goduto. Sono venuta… quasi subito. Scossa. E lui? Non si è fermato. Mi ha preso ancora. Ancora. Mi ha letteralmente sbattuto fino a svuotarsi.»
Letizia sentì le dita farsi più insistenti, lente, come se avessero vita propria. Il battito tra le gambe era costante, crescente, sordo e dolce.
«Mi ha tenuta ferma mentre mi veniva dentro. Ha spinto forte fino all’ultimo, poi si è staccato da me lasciandomi con le gambe che tremavano. Mi sono girata, senza parole. E lui, guardandomi negli occhi, ha detto solo: “Se ti piace così, la prossima volta mi chiederai come dovrai vestirti. Altrimenti dovrò fartelo capire di nuovo.”»
Il silenzio che seguì era pieno, vibrante. Letizia sentiva la stoffa delle mutandine premere contro il sesso ormai bagnato. Aveva smesso di toccarsi, ma solo perché sapeva che, se avesse continuato, avrebbe perso il controllo.
Giulia la guardava, il respiro ancora appena spezzato. «Forse è una follia,» disse piano, «ma voglio che succeda ancora. Stasera gli scriverò. Gli chiederò come vuole che mi vesta.»
Letizia distolse lo sguardo. Il desiderio le bruciava in fondo al ventre, un misto di invidia, eccitazione e bisogno. Le parole dell’amica si erano insinuate sotto pelle, e adesso Andrea, Diego, Francesco… tutto si mescolava in un’unica corrente calda, pericolosa. Aveva bisogno di toccarsi. Ma non lì. Non ancora. Aveva appena scoperto una parte di sé che chiedeva molto di più.
Un fremito le attraversò la schiena. Poi, la vibrazione del telefono. Instagram di nuovo. Ma non era @BeyondLimit. Un posto condivido da Aurora.
E solo allora si accorse che le mutandine erano di nuovo bagnate. Stavolta non solo per colpa dei ricordi.
Giulia sorrise. Non con le labbra, ma con gli occhi. Occhi che avevano osservato Letizia con attenzione. «Ti stai toccando?»
La domanda fu semplice, diretta, ma pronunciata con un tono che era al tempo stesso carezzevole e affilato. Letizia sussultò, ritraendo la mano come sorpresa a rubare. «Io… no, cioè…» balbettò, arrossendo fino alle orecchie.
Giulia si sporse in avanti, accorciando la distanza tra loro. Il suo profumo, caldo, floreale; la avvolse come una carezza. «Non mentirmi, Leti. Lo riconosco quel silenzio. Quello sguardo un po’ perso, la bocca socchiusa, le cosce strette come se potessero nascondere quello che provi. Ma non puoi. Sai perché?»
Letizia non rispose. Abbassò lo sguardo, il cuore impazzito. Il calore tra le gambe ora era quasi doloroso.
Giulia si avvicinò ancora, sussurrando: «Perché ti si legge in faccia. Sei tutta rossa, ti tremano le mani… e tesoro, se fossi Diego, ti avrei già sbattuta contro quel muro. Solo per vedere quanto sei bagnata davvero.»
Letizia serrò le cosce. Un gemito quasi impercettibile le sfuggì dalle labbra. Non era solo imbarazzo quello che sentiva. O forse sì… ma di quella qualità che accende, che trasforma la vergogna in lussuria.
Giulia tornò a sedersi composta, come se nulla fosse. Prese la bottiglietta e bevve un sorso con calma. «È bello, vero? Quando ti senti scoperta. Quando qualcuno ti guarda dentro… e sa già cosa vuoi. Anche se tu non l’hai ancora capito. Non devi vergognarti. A volte serve solo qualcuno che ti aiuti a capire… fin dove sei disposta a spingerti.»
Letizia restava immobile. Non osava parlare. Ma sapeva di aver varcato un confine. E non desiderava tornare indietro.
«E sai la cosa più strana?» riprese Giulia, giocherellando con il tappo della bottiglietta. «Quando è finita… lui mi ha guardata e ha detto: “A volte basta leggere tra le righe. BeyondLimit insegna.” Come se volesse dire che non era tutta farina del suo sacco. Ma il modo in cui lo ha fatto… sembrava proprio che fosse lui. Come se quelle cose gli venissero naturali.»
Un brivido percorse Letizia. Quel nome. BeyondLimit.
«BeyondLimit?» chiese, fingendo disinteresse.
Giulia annuì. «È una pagina su Instagram. L’ho trovata, privata, ma stamattina mi ha accettato. Ho fatto tardi per colpa sua. Posta cose… strane. Frasi, consigli, piccole regole su come… prendere il controllo, credo. Ma scritte in un modo che ti entra sotto pelle. Elegante, niente di esplicito. Solo… mirato. Come se parlasse proprio a te.»
Letizia deglutì. Il nodo in gola non era paura. Era qualcosa di più scuro, più caldo. Desiderio. O forse un richiamo.
L’arrivo a scuola e le prime ore scorrono troppo lentamente. Giulia era arrivata in ritardo, così le confidenze erano slittate all’intervallo. Letizia continua a distrarsi ripensando alla notte precedente. Finalmente la campanella suona, e le due amiche si precipitano nel loro rifugio: l’angolo dietro al muro della palestra, dove possono godersi un po’ di pace, lontano da occhi indiscreti.
Giulia sospirò, accennando un sorriso nervoso.
«È stato strano. Matteo, i suoi comportamenti… la situazione che ha saputo creare… è stato diverso dal solito. Era… troppo sicuro di sé. Come se sapesse già cosa fare, cosa dire. Mi ha preso il polso e mi ha detto che gli piace comandare. Ma lo ha detto come se lo pensasse davvero. Niente tono da gioco.»Letizia si irrigidì. Un brivido le risalì lungo la schiena. Quel gesto. Quelle parole. Impossibile non pensare ad Andrea, e a tutto quello che aveva fatto con lei la sera prima.
«E a te… è piaciuto?» chiese, abbassando la voce.
Giulia arrossì. «Forse sì. Non me lo aspettavo. Ma mi ha… colpita. Mi ha fatto sentire in bilico, non so spiegarlo.»
«E tu? Che hai combinato ieri sera? Diego?»
Letizia stava per rispondere, ma il telefono vibrò. Guarda il telefono per vedere la notifica. Un Direct di Instagram. L’anteprima @BeyondLimit: “Non dimenticare l’elastico. Oggi potresti averne più bisogno del solito.”
Deglutì. Istintivamente si guardò il polso: nudo. L’elastico era rimasto sul banco in aula. Il messaggio era arrivato dopo il viaggio in macchina con Francesco… In un lampo le tornò in mente il momento in cui lui aveva guardato il suo polso e aveva sorriso. Smettila, te lo sei immaginata, si disse. È solo una coincidenza… o forse no?
«Leti?»
Giulia la stava fissando, studiando quell’espressione che conosceva da anni.
«Scusa. Era Diego,» mentì. E sentì subito la bugia graffiarle dentro.
Come se il destino volesse prenderla in giro, un vero messaggio di Diego arrivò subito dopo. WhatsApp: “Buongiorno bell’addormentata. Svegliata tardi oggi? Ti conosco troppo bene. Avrei voluto essere lì a costringerti ad alzarti. Con le cattive, se necessario.”
Letizia sentì sciogliersi qualcosa dentro. Diego non era lì fisicamente, ma riusciva a entrare nella sua testa con una precisione chirurgica. Un altro tipo di dominio. Più sottile. Più pericoloso, forse. Un dominio costruito nel tempo, nella complicità.
«Diego è Diego,» disse infine a Giulia, accennando un sorriso. «Tu lo sai com’è. Mi entra in testa e mi fotte.»
Giulia sorrise appena, senza dire nulla. Il silenzio tra loro era denso, ma non scomodo. Ciascuna aveva i propri fantasmi.
E Letizia, per un istante, si sentì al centro di un triangolo invisibile: Francesco, Diego, Andrea. Il corpo desiderava uno, la mente un altro. Il desiderio? Non aveva ancora deciso da che parte stare.
«Non divagare però, stavi dicendo di ieri sera Giuli» era meglio concentrarsi su altro, magari il racconto della serata precedente dell’amica l’avrebbe distratta a sufficienza.
Giulia abbassò la voce, guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno fosse a portata d’orecchio.
Letizia nota il cambio di espressione di Giulia, sembra essersi fatta seria. L’amica si guarda intorno, poi si sporse leggermente verso Letizia, come se stesse per rivelarle un segreto che la spaventava e l’eccitava allo stesso tempo.
«Leti… ieri è successo qualcosa. Con Matte.»
Letizia la guardò dritta negli occhi. «Sì?»
«La serata è iniziata normalmente, lui mi è venuto a prendere dopo cena e siamo andati a fare un giro in macchina. Però ho percepito da subito qualcosa di diverso, una sua sicurezza… che non c’era. Anche in macchina… non ci sono stati quei baci timidi o tentativi insicuri di accarezzarmi, sembrava facesse esattamente quello che desideravo senza che neanche io lo sapessi… poi il finale della serata è stato una bomba.»
Letizia si sentì subito scattare qualcosa dentro. «In che senso? Lo avete fatto? Vai avanti zoccoletta» si chiamavano così in alcuni momenti le due amiche.
Giulia inspira piano, si morde appena il labbro inferiore. Quando parla, la voce si fa bassa, quasi roca.
«Mi ha chiesto se volevo andare da lui solo per un attimo, prima di riportarmi a casa. Ho detto sì. Ma appena siamo saliti, ha chiuso la porta. Ho sentito il cuore mancare un colpo. Mi ha presa per un braccio e mi ha spinta contro il muro del corridoio. Niente baci, niente parole dolci. Mi ha guardata con quegli occhi, mentre una mano mi stringeva il collo… forte, quasi faticavo a respirare… e mi ha detto solo: “Stai zitta. Girati.”»
Letizia smise di respirare per un istante. Il battito accelerava, ma restava immobile.
«Mi ha sbattuta contro il muro.» Giulia fece una pausa. Gli occhi si fecero più scuri, lucidi. «Con una decisione… che non avevo mai visto in lui. Mi ha strappato quasi i jeans, il perizoma è scivolato giù in un gesto solo. Non c'è stato spazio per pensare, solo per sentire. Il muro era freddo contro il petto, ma lui… lui era fuoco. Mi ha afferrata per i polsi, li ha stretti dietro la schiena con una sola mano, mentre con l’altra mi apriva le gambe.»
Letizia ingoiò a vuoto. Sentiva il cuore martellare nelle tempie, e qualcos’altro, più in basso, pulsare con una fame improvvisa.
«E poi… è entrato. Dentro di me. Così. Senza chiedere. Piano, ma così in fondo che mi è mancato il respiro. Mi ha riempita. E io… tremavo. Ma non di paura. Era come se mi stesse scoperchiando qualcosa dentro. Non avevo via di fuga, e la cosa mi eccitava.»
Letizia aveva le labbra socchiuse. Senza accorgersene, una mano si era spinta sul ventre, le dita sfioravano appena la cucitura dei jeans. Il contatto era minimo, ma bastava per sentire il calore crescere.
«Ero bagnata, Leti. Così tanto che mi colava lungo le cosce. Lui lo sentiva, lo sapeva. Sorrideva mentre spingeva più forte, più veloce. Mi sbatteva contro quel muro con un ritmo che mi strappava i gemiti, anche se cercavo di trattenerli. Non mi parlava. Solo grugniti, respiro affannato. E io godevo come non avevo mai goduto. Sono venuta… quasi subito. Scossa. E lui? Non si è fermato. Mi ha preso ancora. Ancora. Mi ha letteralmente sbattuto fino a svuotarsi.»
Letizia sentì le dita farsi più insistenti, lente, come se avessero vita propria. Il battito tra le gambe era costante, crescente, sordo e dolce.
«Mi ha tenuta ferma mentre mi veniva dentro. Ha spinto forte fino all’ultimo, poi si è staccato da me lasciandomi con le gambe che tremavano. Mi sono girata, senza parole. E lui, guardandomi negli occhi, ha detto solo: “Se ti piace così, la prossima volta mi chiederai come dovrai vestirti. Altrimenti dovrò fartelo capire di nuovo.”»
Il silenzio che seguì era pieno, vibrante. Letizia sentiva la stoffa delle mutandine premere contro il sesso ormai bagnato. Aveva smesso di toccarsi, ma solo perché sapeva che, se avesse continuato, avrebbe perso il controllo.
Giulia la guardava, il respiro ancora appena spezzato. «Forse è una follia,» disse piano, «ma voglio che succeda ancora. Stasera gli scriverò. Gli chiederò come vuole che mi vesta.»
Letizia distolse lo sguardo. Il desiderio le bruciava in fondo al ventre, un misto di invidia, eccitazione e bisogno. Le parole dell’amica si erano insinuate sotto pelle, e adesso Andrea, Diego, Francesco… tutto si mescolava in un’unica corrente calda, pericolosa. Aveva bisogno di toccarsi. Ma non lì. Non ancora. Aveva appena scoperto una parte di sé che chiedeva molto di più.
Un fremito le attraversò la schiena. Poi, la vibrazione del telefono. Instagram di nuovo. Ma non era @BeyondLimit. Un posto condivido da Aurora.
E solo allora si accorse che le mutandine erano di nuovo bagnate. Stavolta non solo per colpa dei ricordi.
Giulia sorrise. Non con le labbra, ma con gli occhi. Occhi che avevano osservato Letizia con attenzione. «Ti stai toccando?»
La domanda fu semplice, diretta, ma pronunciata con un tono che era al tempo stesso carezzevole e affilato. Letizia sussultò, ritraendo la mano come sorpresa a rubare. «Io… no, cioè…» balbettò, arrossendo fino alle orecchie.
Giulia si sporse in avanti, accorciando la distanza tra loro. Il suo profumo, caldo, floreale; la avvolse come una carezza. «Non mentirmi, Leti. Lo riconosco quel silenzio. Quello sguardo un po’ perso, la bocca socchiusa, le cosce strette come se potessero nascondere quello che provi. Ma non puoi. Sai perché?»
Letizia non rispose. Abbassò lo sguardo, il cuore impazzito. Il calore tra le gambe ora era quasi doloroso.
Giulia si avvicinò ancora, sussurrando: «Perché ti si legge in faccia. Sei tutta rossa, ti tremano le mani… e tesoro, se fossi Diego, ti avrei già sbattuta contro quel muro. Solo per vedere quanto sei bagnata davvero.»
Letizia serrò le cosce. Un gemito quasi impercettibile le sfuggì dalle labbra. Non era solo imbarazzo quello che sentiva. O forse sì… ma di quella qualità che accende, che trasforma la vergogna in lussuria.
Giulia tornò a sedersi composta, come se nulla fosse. Prese la bottiglietta e bevve un sorso con calma. «È bello, vero? Quando ti senti scoperta. Quando qualcuno ti guarda dentro… e sa già cosa vuoi. Anche se tu non l’hai ancora capito. Non devi vergognarti. A volte serve solo qualcuno che ti aiuti a capire… fin dove sei disposta a spingerti.»
Letizia restava immobile. Non osava parlare. Ma sapeva di aver varcato un confine. E non desiderava tornare indietro.
«E sai la cosa più strana?» riprese Giulia, giocherellando con il tappo della bottiglietta. «Quando è finita… lui mi ha guardata e ha detto: “A volte basta leggere tra le righe. BeyondLimit insegna.” Come se volesse dire che non era tutta farina del suo sacco. Ma il modo in cui lo ha fatto… sembrava proprio che fosse lui. Come se quelle cose gli venissero naturali.»
Un brivido percorse Letizia. Quel nome. BeyondLimit.
«BeyondLimit?» chiese, fingendo disinteresse.
Giulia annuì. «È una pagina su Instagram. L’ho trovata, privata, ma stamattina mi ha accettato. Ho fatto tardi per colpa sua. Posta cose… strane. Frasi, consigli, piccole regole su come… prendere il controllo, credo. Ma scritte in un modo che ti entra sotto pelle. Elegante, niente di esplicito. Solo… mirato. Come se parlasse proprio a te.»
Letizia deglutì. Il nodo in gola non era paura. Era qualcosa di più scuro, più caldo. Desiderio. O forse un richiamo.
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