La Terrazza del Piacere

di
genere
trans

Premessa: 'Questa esperienza assai bizzarra ma reale, mi capitò una calda estate di molti anni fa.'

Vivere soli ha come sempre pregi e difetti a pari merito. Però vuoi mettere il senso di indipendenza che si ha con una casa tua, senza genitori tra i piedi, o altra gente intorno mentre fai le cose che ti piacciono di più? Con l'allontanamento di mia madre dalla città, ho potuto finalmente vivere a modo mio, soprattutto senza farla ammattire, per tutto quello che combinavo quando vivevamo insieme sotto lo stesso tetto.

Avevamo venduto l'appartamento di famiglia dov'ero nato e cresciuto, perché troppo esoso da mantenere, la palazzina dov'ero nato e cresciuta, ormai aveva dei costi di gestione inappropriati per chi come me, lavorava a stento un mese si e uno no. In più, si stavano istallando troppi extracomunitari negli appartamenti a fianco, rispetto ad italiani. Io e gli uomini di colore, abbiamo avuto sempre un rapporto di amore/odio per vicende che potrete facilmente indovinare. Tutti i vicini di casa aviti di colore, li avevo conosciuti un po' troppo intimamente, e quando era giunto il momento di restare in amicizia distanziata, non tutti la prendevano bene. Li capii che era giunto il momento di cambiare aria.

Sbrigate tutte le faccende burocratiche del caso, trovai una casa in affitto, un bilocale come il precedente che avevo, ma in una zona diversa. E vero che nessuno affitta a chi non possiede garanzie, io non lavoravo sempre, ma potevo contare su una buona somma di denaro, avuta dalla precedente vendita, e da mia mamma, che fece da garantista perché potessi convincere il signor Enzo, nome di fantasia, ad accettarmi come suo affittuario. Il mio padrone di casa, era un uomo sui sessantacinque anni, vedovo, che viveva in pensione. Credo vivesse con i suoi figli, e aveva deciso di affittare il suo appartamento arredato, per guadagnare qualcosa in più. Forse proprio su suggerimento dei figli.

Quando mi presentai all'uomo, mi squadrò da testa a piedi, prima di accertarsi che fossi una persona per bene, e potessi pagargli l'affitto regolarmente. Entrai nella mia nuova casa, un bilocale situato in due piani. Nella parte bassa, vi era un open space, salottino più cucinotto, con un balconcino e il bagno con doccia, al piano superiore, con tanto di scaletta a chiocciola, c'era la stanza da letto con una terrazza molto ampia, dotata di sdraio lettino per prendere il sole d'estate, e una vista sui palazzi che attorniavano il mio. Ero al secondo piano di una mini palazzina di soli tre piani senza ascensore. Felice di aver trovato una nuova sistemazione, mi preparai per iniziare la mia nuova vita. La sera stessa, telefonai a mia madre per rassicurarla e raccontarle la casa.

Fu dopo una settimana che vivevo li, ad accorgermi con mio stupore, che il palazzo difronte al mio, era abitato esclusivamente da ragazzi extracomunitari. Tutti maschi neri e mulatti di età compresa tra i 40 e 50 anni. Forse un po' troppo rumorosi, li vedevo spesso alzare lo stereo con la loro musica e urlare per parlarsi. La zona non era tanto chiassosa, era una via poco trafficata dalle auto fi passaggio, soprattutto d'estate, a parte gli elicotteri di passaggio e i rumori lontani, si può dire che sembrava di stare in campagna.

Avevo preso l'abitudine di utilizzare la sdraio della terrazza per prendere il sole d'estate, mettendomi un bikini nero che mi regalò uno dei miei tanti uomini, e me ne stavo li, con una bottiglia fresca d'acqua, gli occhiali da sole e i lunghi capelli biondi sciolti, a prendere il sole unta dalla crema solare. Io sono sempre stata una femmina mancata, mia madre mi raccontava spesso che aspettava una femmina, quando madre natura, ha pensato di far uscire me, un maschietto con le sembianze di una bella ragazza. Ho sempre giocato sul mio aspetto fisico. Da qualche parte ho letto qualcosa che diceva più o meno così: "Se hai qualcosa di bello da mostrare, mostralo sempre con gierezza". Non ricordo chi lo disse, ma calzava a pennello per me.

Le sessioni abbronzanti, erano a giornate piene, perché come ho già detto in precedenza, lavoravo a periodi alterni, e avendo molto tempo a disposizione, lo utilzzavo così. Mi svegliavo la mattina, mi preparavo infilavo il costume mi spalmavo l'olio solare, poi uscivo in terrazza a sdraiarmi sul lettino fino all'ora di pranzo. Con il passare dei giorni, notai che gli uomini di colore del palazzo difronte al mio, avevano iniziato a spiarmi regolarmente. Cosa che non mi infastidiva minimamente, anzi, a mia volta, scherzando, tentai di mettermi in posizioni sempre provocanti per stuzzicarli. Una volta mi mettevo a pancia sotto, divaricando leggermente le gambe, e mettendo bene in mostra il culone bello gonfio e abbondante che avevo, altre volte, mi toccavo sotto.

Erano a mio avviso giochi innocenti senza uno scopo preciso di invogliarli. O almeno e così che la vedevo io. Il fatto inaspettato, accadde una mattina di sole, ero come al solito in terrazza a godermi l'abbronzatura in bikini, con i soliti spioni del palazzo difronte, quando il campanello di casa suonò. Credetti di aver sognato e lasciai correre, quando sentii qualcuno che bussava alla mia porta, alternando il campanello al bussare. Mi decisi a scendere e aprire la porta, senza nemmeno pensare a coprirmi. Mi domandai chi potesse essere non avevo amicizie, mi ero trasferita da poco e non capivo chi potesse essere
Il padrone di casa passava ogni fine mese, ed eravamo appena all'inizio. In più gli avevo già anticipato tre mesi di affitto.

Aperta la porta di casa, von mia sorpresa, mi trovao davanti tre uomini neri come il carbone, che sorridendomi, cercavano di comunicare von me in un italiano abbastanza precario. "Ciao bela... Scussa se disturbiamo te, ma volere conoscere" disse uno, gli altri due restarono in assoluto silenzio. Non capivo cosa volessero, cercai di chiedere chi fossero e vosa volessero, ma uno di loro , mi spinse indietro, con una forza che non mi aspettavo. Entrarono tutti r tre, chiudendo la porta. Il panico mi prese all'istante, credetti volevano rapinarmi, e ho temuto il peggio per i soldi che avevo in casa. I tre mi rassicurarono a modo loro che non mi avrebbero fatto male, mi trascinarono al piano di sopra, portandomi fuori in terrazza in camera da letto.

Non capivo cosa volessero da me, ho subito notato che erano gli uomini del palazzo di fronte, e che i loro amici, erano tutti alle finestre in attesa di vedere i loro tre amici in mia compagnia. Adesso iniziavo a capire. Era una calda mattinata di luglio, faceva già caldo a quell'ora, e il primo dei tre che mi aveva parlato all'ingresso, mi disse senza troppi giri di parole, che volevano fare l'amore con me, li davanti ai loro amici. L'idea mi piaceva pure, ma cercai di spiegargli che non avevo preservativi al momento, e che se lo avesse saputo il mio padrone di casa, mi avrebbe buttata fuori senza problemi. Queste cose parevano non interessare ai tre che continuavano a dirmi che non c'era problema. Per loro non c'era problema, ma per me il problema era enorme. Cercai di spiegargli che potevano magari tornare domani o nel pomeriggio, avrei comprato i preservativi, e lo avremmo fatto al fresco li sul letto con l'aria condizionata. Erano richieste sensate.

Richieste che non sembravano invece interessare i tre uomini di colore, che mi spinsero sulla brandina ordinandomi di draiarmi e senza fare tante storie. Non volevo irritarli e cercai fi obbedire e assecondarli, mi sdraiai a pancia sotto sulla branda, mi strapparono il perizoma del bikini, lasciandomi solo il pezzo di sopra. Due mi bloccarono gambe e braccia, mentre il terzo, si spogliò nudo mettendosi con comodo e senza fretta sopra di me. Intanto i loro compagni dall'altra parte della palazzina guardavano vociando parole a me incomprensibili, che le due parti si urlavano a poca distanza, senza che potessi capire cosa si dicessero. Ero già unta d'olio solare e non fu difficile per l'uomo sopra di me, puntare il suo bel cazzone nero lucido, e affondarlo tra le mie chiappe unte a dovere che lo risucchiarono subito all'interno.

Chiusi gli occhi d'istinto e mi lasciai andare ad un lungo sospiro di piacere. Dall'altra parte, sembravano allo stadio, un casino assordante, che temetti avrebbe attirato qualcuno, nonostante il quartiere fosse tutto in vacanza, poteva essere rimasto qualcuno che infastidito dagli schiamazzi degli uomini nella palazzina, avrebbe avvertito i vigilanti. Stavo rischiando molto, ma se da una parte avevo paura di finire fuori casa, dall'altra, ero eccitata da morire per la situazione che si era creata. La mia parte di puttana mi diceva di godermela più che potevo, certe situazioni non capitano tutti i giorni, ma l'altra parte razionale, mi diceva di fare attenzione che era una situazione molto molto pericolosa. Soprattutto perché non conoscevo quella gente, e avere rapporti senza un minimo di protezione, era già da allarme rosso. D'altra parte protestare come avevo visto poco prima, non sarebbe servito a nulla. Meglio godersela finché durava, poi avrei fatto i conti con il resto.

Non appena l'uomo iniziò a stantuffare su e giù dalla mia schiena, facendo le flessioni sulla branda, tutti i miei pensieri svanirono in un colpo di spugna. Iniziai a gemere e godere sempre più ad ogni sua spinta. Adesso i due mi liberarono braccia e gambe, fui nuovamente libera di potermi muovere. Era meraviglioso, scopata alla luce del sole davanti ad un pubblico urlante dall'altra parte del palazzo. Troppo bello e surreale. Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadermi nella vita. Ne avevo fatte di cose, ma quella era davvero unica. Avevo lasciato una casa perché mi ero fatta inculare da tutti gli inquilini, e adesso venivo scopata in una terrazza in una nuova casa davanti ad altri per giunta. Mi dissi che se lo avesse saputo mia mamma, mi avrebbe fatto un cazziatone dei suoi. Ma alla fine non ero stata io ad invitarli, si erano intrufolati loro in casa mia con la forza.

L'uomo nel frattempo, mi stantuffava sempre più velocemente, facendomi morire di piacere, e i due uomini che poco prima mi tenevano gambe e braccia, si misero davanti al mio visetto, avevo i lunghi capelli sul viso, me li scostai con una mano, e loro mi obbligarono a prendere i loro cazzi insieme in bocca. Provai a succhiarli entrambi come potevo, ma non era affatto facile. Godevo come la troia che ero non lo nego affatto. Era bellissimo un sogno. Mi trovai ad incitare quello che mi invulava, tenendomi con un braccio su di lui e assecondando le spinte che mi dava, col braccio lo spingevo in basso. Come per dirgli di incularmi l'anima. Lo sentivo fino infondo alla pancia quando spingeva verso il basso, e le due palle nere facevano "cik ciak" sulle mie chiappe bianche bagnate e oliate.

Degli spruzzi caldi e densi, mi annunciavano che l'uomo era venuto dentro. E anche quei due in bocca vennero riempiendomi di calda sperma bianca. Dall'altra parte il delirio aumentava. L'uomo sopra di me, pur essendo venuto, sembrava non aver perso durezza, e dopo un'attimo, riprese a stantuffarmi con la sperma che adesso colava fuori dalio culo ormai ben spanato. Il "cik ciak" aumentava e anch'io venni sotto la branda. Dopo qualche altra flessione, i vardini fella branda cedettero, e finimmo tutti sul pavimento del terrazzo. Quella branda non era fatta per sopportare dei doppi pesi e ovviamente aveva ceduto. Solo allora, i tre si sollevarono da me, io avevo i muscoli di gambe e braccia atrofizzati, e faticai a rimettermi in piedi.

I tre uomini dopo essersi rivestiti, scapparono all'istante senza un motivo apparente. Quando finalmente, mezza nuda, sporca di sperma e olio solare e senza gli slip del bikini, mi sollevai appoggiata alla ringhiera, scostando i capelli dal visetto, vidi la figura di un uomo che mi guardava in piedi davanti all'ingresso della camera da letto. Era il signor Enzo, il mio padrone di casa. Lo fissai come la vittima che fissa il suo carnefice. Ero senza casa mi dissi tra me. Adesso e finita, mi manderà via sicuramente. Prima che potessi dire una parola, il signor Enzo mi prese per un braccio, sollevandomi e aiutandomi a rientrare in camera. Una volta seduta sul letto, gli dissi che mi dispiaceva tanto, che erano entrati senza permesso, e che mi avevano minacciato. Avevo dovuto assecondarli per forza. L'uomo mi disse di dtare tranquilla, usò il femminile invece del maschile, non mi avrebbe cacciata di casa. Ma pretendeva la riparazione fella branda rotta a spese mie. Per il resto, potevo continuare ad avere la casa in affitto come prima senza problemi. L'unica cosa che mi chiede l'uomo però, fu di diventare mio amico. E così fu. Un'amicizia molto intima ve lo posso assicurare. chrisbabyface@libero.it
scritto il
2025-03-16
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