L' emigrante quinta parte

di
genere
dominazione

Era dicembre, ero di nuovo tra quelle montagne.
Katrin sarebbe arrivata l'indomani, avevamo preso un piccolo appartamento insieme, due camere più servizi.
Erano le 3 del pomeriggio sentì suonare il campanello, era lei.
Mi buttò le braccia al collo e mi disse "sono quasi due mesi che non faccio sesso".
Capì che sarebbe stata una lunga notte.
I mesi passavano senza portare novità, ormai quelle notti di sesso sfrenato erano solo bei ricordi.
Una sera squillo il telefono, era Anika (sua sorella).
Mi ritornò in mente quel viaggio in Germania, solo il pensiero mi eccitava.
Lei disse che sarebbe venuta a farle visita questo fine settimana e se poteva restare a dormire per una notte.
Organizzammo il divano letto nel soggiorno.
Lei arrivò il sabato mattina, non era cambiata.
A prima vista una ragazza anonima con i suoi grandi occhiali, ma gli occhi non erano più quelli di una ragazzina, bensì quelli di una donna consapevole di sé .
Dopo quell' esperienza avuta l'anno scorso, aveva capito perché quella sensazione di impotenza e sottomissione la rendevano così vulnerabile agli appetiti sessuali altrui. Era diventata un oggetto e questa cosa la turbava, ma non poteva farne a meno.
La salutai, due baci sulle guance, gli sussurrai all'orecchio" è un piacere rivederti", mentre la mia mano scorreva leggera sulla sua schiena per poi trasformarsi in una stretta vigorosa ai suoi fianchi.
Le si leggeva negli occhi che le piaceva.
Ecco pensò: di nuovo quella sensazione di caldo nel basso ventre, la voglia di lasciarsi andare, estraniarsi dal proprio corpo e godersi quelle scene di " Anika l'oggetto" che la facevano eccitare al punto di non riuscire più a controllarsi.
Io mi resi conto del suo stato d'animo e dissi "stasera ti voglio sexy".
Lei declutì : ,lui aveva capito!
Era diventata di nuovo una preda facile.
La sera avevo prenotato un tavolo per due in un ristorante del mio amico Gianni.
Katrin quella sera doveva lavorare, ma ci avrebbe raggiunto per il caffè.
Gianni lo avevo conosciuto in quel paesino di montagna, entrambi eravamo attratti in maniera appassionata dall' altro sesso.
Avevamo scoperto i nostri comuni interessi in un viaggio in Austria, dove c'eravamo scopati zia e nipote in una serata indimenticabile.
Gli avevo già parlato di lei, gli dissi "questa sera ti faccio fare un pompino".
La mia delusione era palpabile.
Anika nonostante il mio accorato invito indossava un cappotto lungo fino alle ginocchia di un marroncino scuro.
Entriamo nel ristorante e Gianni ci accoglie, ci porta al tavolo, un tavolino in un angolo del ristorante, il ristorante non era affollato.
Posso : prende le giacche e le porta in guardaroba.
Anika aveva un vestitino rosso attillato, che metteva in risalto il suo ventre piatto e quel culo a mandolino che ricordavo ancora alla perfezione.
Mi avvicino e le dico: "Brava! Così mi piaci. Stasera sarai il mio giocattolo".
Lei è turbata, ma allo stesso tempo esaltata da quelle parole, si sente in balia delle emozioni.
Un calore pervade il suo corpo e si accorge di essere già bagnata.
La serata passa serena tra una risata e una bottiglia di vino.
Io mi diverto a metterla in
imbarazzo e le dico: " Apri le gambe, fammi vedere la fica, togli gli slip ".
Lei arrossisce, si sente eccitata, apre le gambe, si guarda intorno si alza il vestito fino alla vita e si sfila le mutandine che erano già bagnate.
Me le porge, io annuso l'odore del suo sesso che mi eccita
Le dico:" Brava! Voglio vederti godere", lei inizia a picchiatare sul clitoride.
Gianni, "vieni qui ho una sorpresa per te".
Anika si sentiva indifesa, il vestitino alzato fino alla vita mettevano in mostra le sue grazie, istintivamente si copre con la mano il suo sesso.
Io: " non fermarti! Ho detto voglio vederti godere", gli spostai la mano.
Lei era turbata, cercava di mantenere un minimo di dignità, ma l' idea di quegli occhi fissi su di lei che la scrutavano, si sentiva quasi penetrata da quegli sguardi e quella voce che le ordinava: "Non fermarti, toccati! Voglio vedere come godi", perse ogni freno inibitore, si infilò due dita nella fica poi il terzo, con le dita ad uncino cercava quel punto dove risiedeva il piacere, il bacino andeggiava.
Noi guardavamo arrapati.
Gianni impiedi col cazzo duro che pulsava nei pantaloni.
Io dico: " fagli un pompino!".
Gianni aveva il vassoio all'altezza della vita, lei glielo tira fuori e inizia a leccare la cappella e a succhiarlo nascosta dal vassoio, mentre continua a masturbarsi.
Era così eccitata che arrivò subito, con sospiri e gemiti che smorzati dal pene in bocca diventavano mugugni, poi quando arrivò anche Gianni.
Lei ingoia il suo seme, con cupidigia.
Dopo un pò arriva Katrin, vi siete divertiti senza di me? ridendo in modo scherzoso.
Io ero così arrapato che quella sera arrivato a casa mi feci una delle più belle scopate della mia vita.
di
scritto il
2024-12-08
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