L' emigrante parte prima

di
genere
etero

Sono sempre stato attratto dalle donne, creature celestiali, che a volte si trasformano in delle vere troie.
Vi chiederete "cos'è che ti piace ?", vederle godere, in quel momento che alzano il viso al cielo, bocca semi aperta, ansimando,  le guancie arrossate e quelle paroline euforiche, di godimento dette a denti stretti, il suo corpo freme, i muscoli della sua  fica iniziono a contrarsi e  avvinchiano il mio pene in una deliziosa morsa calda e appassionata.
Vi racconto qualcosa di me, sono un italiano emigrato in un paese freddo ma in fin dei conti accogliente, da più di trenta anni vivo qui, arrivai giovane ( 20 anni), con in testa solo una cosa, la fica.
I primi Anni furono a dir poco esaltanti per me, che provenivo da un piccolo paese dove tutti conoscono tutti.
Mi ritrovai a contatto con il mondo.
Ecco, queste sono alcune delle mie storie di vita vissuta.
Spero mi perdoniate qualche imprezziosimento.
Inverno in montagna: dopo il lavoro si andava a bere qualcosa, c'era un locale dove si riuniva la maggior parte del personale, mai viste tante persone di nazionalità diverse in così pochi metri quadrati.
Io e i miei amici sempre allo stesso tavolo, tutti italiani e tutti arrapati, il più delle volte i tavoli erano composti da persone che lavoravano nello stesso albergo (brigata).
L' unico di noi che parlava la lingua, il più delle volte faceva da apripista, lui era già da diversi anni con una ragazza del posto.
Un tavolo lì vicino, composto da solo ragazze, tedesche, austriache, canadesi, era la brigata di un albergo dove il mio amico era stato a mangiare con la ragazza, una donna sui 40 lo saluta, era la proprietaria dell' albergo, aspetto nordico,  con capelli biondi corti,  magra con tette piccole.
Il locale si svuota, la maledizione di quelle montagne, polizei stunde, in pratica oltre quell' ora non si poteva stare aperti
( durante la settimana 01:00, fine settimana 02:30) .
Noi sconsolati organizzavamo l' ennesima spaghettata.
Quella sera invitammo le ragazze del tavolo a fianco, anche loro ben felici di poter continuare la serata, tra risate per battute non capite e parole travisate, la serata passava in allegria, con l' ennesima bottiglia di vino ingurgitata, era incredibile la quantità di alcool che riuscivano a bere (solo negli anni a venire mi sono reso conto che qui era uno degli sport nazionali).
Gli spaghetti erano pronti, aglio e olio ben piccanti, era il condimento per eccellenza delle spaghettate notturne.
Ci sedemmo a tavola, loro erano estasiate da quella bontà e mangiavano di gusto.
Io ero seduto vicino a un austriaca.
Era più alta di me di una spanna, con capelli biondi che arrivavano fino alle spalle e occhi blu.
Non era molto formosa e aveva mani grandi, ma aveva un certo fascino.
Il tavolo era piccolo, e sedie così vicine che le nostre cosce si sfioravano,
Cercavo di comunicare con lei,  ma senza grandi risultati.
Pensai " Noi italiani siamo noti per due cose: la cucina e il gesticolare" avevamo già mangiato, quindi  ora era il momento di usare le mani e le  accarezzai la gamba.
Da quel momento capì che il linguaggio universale ( detta anche mano morta) era il migliore per un approccio, se non sai parlare.
Iniziai a massaggiare l' interno della sua  coscia, ma era già troppo tardi.
Mi guardò, una risatina e mi disse qualcosa, ma non capii neanche una parola.
Poi se ne andarono, nella delusione generale.
La sera seguente le ritrovammo nello stesso locale.
Erano da sole lei e la sua datrice di lavoro, anche lei austriaca, mi disse il mio amico. Gli offrimmo una bottiglia di vino e ci rendemmo conto che anche Susanne ( così si chiamava la proprietaria dell' albergo) non dispiacevano particolari attenzioni. Susanne era sposata, ma come accade spessso il marito troppo impegnato la trascurava.
A fine serata ci invitò a bere qualcosa in albergo.
Iniziammo a bere, dopo un pò allungai la mano e gliela misi tra le gambe.
Lei rise mi guardò, guardò Susanne e continuò sorseggiare il suo vino.
Nel frattempo il mio amico avendo dimestichezza con la lingua le intratteneva.
All' improvviso Susanne mise fuori le tette. erano piccole ma sode.
Io non capii, ma il mio amico mi disse " vuole farci  vedere che nonostante abbia allattato ha sempre un bel seno".,
Erano piccole i capezzoli turgidi all' insù, noi le tocchiamo per  testarle, le accarezziamo i contorni dei capezzoli, loro ridono di gusto.
E le tue dico, lei non capisce le tocco le tette.
Susanne dice "vado a prendere un altra bottiglia", il mio amico scompare dietro di lei.
Io le abbasso la cerniera del pantalone, le mutandine erano zuppe, lei  poggia la testa sulla mia spalla e si distende sulla panca.
Inizio a massaggiarle il clitoite, lei mi bacia il collo, ansima la sento gemere, mentre mi mordicchia l' orecchio, mi stringe una gamba con le sue grandi mani, sento il calore della sua fica, le infilo una poi due
dita, le inarco e inizio a massaggiare al
l' interno della vulva, un fremito.
Ecco, l' ho trovato, il punto G, inizio a sfregarlo, lei una mano sulla gamba l' altra mi cinge il collo e mi sussurra" si, Ja, immer noch so, ich mag es, ja, so".
Sento la sua fica contrarsi sulle dita un piacevole calore e un liquido scorre dalla sua fica sul palmo della mia mano.
Lei continua a baciarmi il collo, continua a parlare, io non capisco.
Il mio cazzo pulsava mi faceva quasi male da quando era duro.
Torna il mio amico, lei si siede sulla panca, sento che lei e Susanne confabulano.
Gli dico " non puoi lasciarmi così fammi almeno una sega",  ma non riesco a farmi capire.
Mi faccio aiutare dal mio amico, domani appuntamento alle 22:00 a casa sua.
L' indomani il mio amico mi racconta che s' era scopata nella cella frigorifero.
Io per scherzare gli dico " lei lo voleva duro".
Arrivo a casa sua.
Lei mi dice "togliti le scarpe, le puoi lasciare fuori dalla porta", nonostante  i 30 anni è una delle loro usanze a cui non mi sono ancora abituato.
A modo suo mi fa capire di non fare rumore, io non capisco, mi fa cenno di seguirla apre una porta, era la camera da letto, una abasciur illuminava la stanza, li
c' era qualcuno che dormiva, non capisco, riesce a spiegarmi " è  il suo ragazzo".
Io penso:  cazzo! dove sono finito.
Mi accompagna in sala da pranzo, lei si stava preparando uno spinello e lo fumiamo insieme, poi un altro tra una bottiglia di vino e l' altra.
L' atmosfera si fa calda, un po per il vino, che mi faceva salire lo sballo, un po il pensiero della sera prima, questa volta niente cerniera, ma una ben più comoda gonna.
Lei da prima un pò sulle sue, dopo un massaggio sul collo con qualche bacio dietro l'orecchio si inizia a rilassare.
Lei si alza dal divano per prendere ancora un pò di vino, io la seguo fino al tavolo.
Ora sono dietro di lei le poggio entrambe le mani sulle cosce, e inizio ad accarezzarla.
Alzo la testa, sulla parete dove c'era un grande specchio, avevo voglia di vederle il viso, la spingo fino lì.
Lei di fronte allo specchio braccia appoggiate al muro e gambe aperte, sfodero le quattro parole che conoscevo e dico" ja, schau, si guarda " mentre con una  mano le alzo la gonna e con l' altra le massaggio la fica, guardo il riflesso nello specchio.
Lei  guarda quella mano che la tocca, va dalla fica  al culo e viceversa, le sue guance iniziano ad arrossire con la mano la  spingo verso il mio cazzo, lei segue il movimento, un gemito, poi mi prende la mano e la strofina con vigore sulla fica.
Io nel frattempo le avevo sfilato la gonna. Lei guardava con occhi fissi la bocca mezza aperta la mia mano.
Spostai le mutandine ormai zuppe, lei se le sfilò, prese la mia mano e iniziò di nuovo a strofinarsela tra le gambe.
Inebriato da quella visione, mi inginocchiai dietro di lei e iniziai a baciarle il culo, poi i fianchi, il ventre.
Lei prese la mia testa e me la schiacciò fra le sue gambe, la sua fica fradicia aveva un odoro inebriante.
Volevo che lei vedesse come la leccavo, mi stesi sotto.
Lei, in ginocchio davanti allo specchio vide,  per la prima volta il mio cazzo.
Era duro e rigonfio.
Lo prese tra le mani e me lo segava, guardando attraverso lo specchio per non perdersi nulla di quella scena.
Io allarghai le labbra della fica e le tenni aperte con i due pollici, tirando fuori la lingua.
Lei ondeggiava sulla mia  lingua ruvida e dritta come uno stantuffo godendosi quella sensazione.
La vista della mia lingua che leccava la sua fica, spalancata dalle mie dita, il mio cazzo duro che pulsava tra le sue mani non riusciva più a trattenere i mogolii i gemiti, prende il mio cazzo e lo usa a mo di tappo, infilandoselo in bocca fino alle palle.
Chinandosi in avanti, la mia faccia sprofonda nella sua fica con il culo all' aria, io le infilo un dito nell' ano e inizio a leccare freneticamente.
Lei non riesce  più a trattenersi e gode inondandomi il viso, in  un  orgasmo silenzioso a causa del mio cazzo che le riempiva la bocca, cercando spazio per poter respirare con la lingua scivola dalla cappella fino alla radice del mio membro, una sensazione inebriante mi assale uno spasmo e le riempio la bocca di sperma.
Dopo diversi anni la rividi.
Adesso potevo comunicare con lei .
Mi disse " io non mi faccio scopare per rispetto"  dell' allora ragazzo, adesso marito.
di
scritto il
2024-11-25
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