Quella cena a Zurigo

di
genere
tradimenti

In una frizzante serata autunnale, Zurigo si preparava già ad accogliere l’imminente atmosfera natalizia.
Le strade erano illuminate da luminarie scintillanti e il profumo di caldarroste si diffondeva amplificandosi
nell'aria.
Era più di un anno che si scrivevano, raccontandosi dei loro viaggi, che li portavano sempre
in posti diametralmente opposti: lui era un esecutivo di un’importante società e volava spesso per affari; lei sugli aerei ci lavorava.
Parlavano spesso delle loro fantasie più intime, e del sesso con i loro rispettivi partners, a Londra e a Singapore; poi c’era stata quella fortuita coincidenza di un volo a Zurigo per lei, non troppo lontano ma comunque sempre a più di 3 ore di auto da dove viveva lui.
Follia? Forse sì, ma probabilmente era una delle pochissime occasioni che avrebbero mai avuto per incontrarsi, per vedere che effetto faceva trovarsi l’uno di fronte all’altra, dal vivo, di persona.
Il volo sarebbe arrivato abbastanza tardi, alle h. 20, e non avrebbero quindi avuto poi così tanto tempo, dato che la mattina dopo lei sarebbe dovuta ripartire già a mezzogiorno, e lui avrebbe avuto un CdA in Italia, alla medesima ora.
Ma ciò non lo aveva scoraggiato dal suo intento: si era preso mezza giornata libera e aveva guidato per più di 3 ore attraverso le montagne della Svizzera per arrivare fino a Zurigo… ormai non pensava più a nient’altro che a quell’incontro!
A 10.000 metri di quota lei aveva in mente la stessa identica cosa: la curiosità verso quell’uomo era tantissima, soprattutto dopo che lui le aveva inviato quella foto in cui, fiero, le mostrava in primo piano il suo pene eretto, ben curato, depilato, e sullo sfondo si stagliava sullo schermo di un tablet l’immagine di lei, nuda, con la didascalia “questo è l'effetto che mi fai ogni volta che ti vedo o ti penso!”.
Vedere il suo membro l’aveva eccitata da morire, si era addirittura masturbata, cosa che già succedeva sovente dopo aver letto ciò che lui le scriveva in chat, o nei racconti erotici che creava, che li vedevano sempre entrambi protagonisti.
Ogni volta le rimbombava nella mente lo stesso desiderio: essere davanti a lui, per ricevere il frutto del suo sesso, sentirlo sul suo corpo, sul suo viso, dovunque lui avesse voluto.
Non vedeva l’ora di arrivare, ma al tempo stesso aveva un po’ di timore su questo loro primo incontro.
Alla fine, sarebbe stata solo una cena o no?
Atterrato l’aereo e sbrigate tutte le procedure, si era apprestata a uscire insieme all’equipaggio, sei persone in totale, e mentre conversava con loro aveva notato, in zona arrivi, un uomo elegante, vestito di nero: pantaloni neri, dolcevita nero, impeccabile, tanto da farlo sembrare quasi un autista di Uber che aspetta il proprio cliente; per giunta, con un sorriso smagliante, teneva in mano un tablet (lo stesso tablet della foto, probabilmente!) con su scritto “Flying Kitty”.
Quando i loro sguardi si erano finalmente incrociati per la prima volta, l’emozione aveva subito preso il sopravvento sul loro volto, anche se avevano entrambi tentato invano di nasconderla.
Dopo aver salutato la crew si era avvicinata, e lui con tono cortese le aveva domandato: “Miss Flying Kitty?”
“Si, sono io!” aveva risposto lei, sorridendo.
“La sua auto è pronta”
“Dammi 5 minuti, vado a cambiarmi"
Tolta la mise da assistente di volo, si era presentata poco dopo al suo cospetto con un elegante abito grigio, lungo fino al ginocchio.
Lui aveva preso il suo trolley e insieme si erano diretti al parcheggio multipiano, per prendere l’auto, una grande berlina nera.
Dal trolley lei aveva poi tirato fuori la sua borsa, per portarla con sé in auto.
Erano così partiti, direzione centro città.
Lei, percependo a più riprese addosso gli occhi di lui durante il tragitto, lo aveva ironicamente rimproverato: “Non ti distrarre, continua a guidare, non vorrei mai che avessimo un incidente!”
Le curve del corpo di lei, così come quelle della strada, apparivano effettivamente dinanzi a lui così ben visibili, da distrarlo continuamente dalla guida: d’altronde erano quelle stesse curve che aveva da sempre sognato di poter ammirare, toccare…
Arrivati in centro e parcheggiata l’auto, si erano avventurati per le strade anguste ma al tempo stesso accoglienti del centro storico, dove le facciate dei vecchi edifici, che li sovrastavano quasi in un caldo abbraccio, erano decorate con ghirlande luminose.
Erano poi finalmente giunti a un ristorante affacciato sul fiume Limmat, con una vista incantevole sullo skyline e sui suoi riflessi di luce sull'acqua.
All'interno, il calore del locale li aveva subito fatti sentire i benvenuti, così come il cameriere cortese che era venuto loro incontro, portandoli a sedere a un tavolo vicino a una grande finestra panoramica, che permetteva loro di ammirare il paesaggio notturno di Zurigo, in attesa di dare inizio a questa cena indimenticabile.
Dal menu, che offriva una selezione di prelibatezze svizzere, avevano scelto e deciso di provare la fonduta, un classico piatto a base di formaggio fuso, servito con pane croccante e patate.
Mentre attendevano il loro piatto, avevano subito iniziato a conversare dei loro viaggi, delle loro avventure, immergendosi sempre più nell'atmosfera magica che li circondava.
La fonduta era stata poi adagiata con un vassoio sul tavolo, fumante, invitante, e loro non avevano perso tempo, immergendo golosamente il pane croccante nel formaggio cremoso. Il sapore ricco e avvolgente di questa pietanza si sposava perfettamente con il freddo fuori, creando sui loro palati un'esperienza culinaria davvero speciale.
Dopo cena avevano deciso di fare una passeggiata lungo fiume e, nonostante camminassero l’uno al fianco dell’altra, avvolti nei loro cappotti, percepivano entrambi una fortissima tensione sessuale. Ad un tratto lui non aveva più resistito e, quasi facendolo sembrare un caso, aveva sfiorato la mano di lei; di getto, come guidati da un comune senso di liberazione, le loro dita si era intrecciate, e avevano proseguito mano nella mano il percorso, come una coppia di amanti.
Era poi stato sempre lui, non opponendosi più all’impulso che gli implodeva dentro, ad abbracciarla e a darle un bacio, che lei aveva subito ricambiato, senza pensarci due volte.
Si erano così lasciati andare a un bacio lungo, appassionato, che solo la pioggia aveva ahimè poco dopo interrotto, insieme al momento idilliaco.
Erano corsi verso l’auto, parcheggiata lungo la strada, e una volta entrati, avevano ripreso a baciarsi, ancora con più veemenza e trasporto.
“E adesso che facciamo?” aveva poi chiesto lei.
“Non lo so” aveva risposto lui, anche se, senza pensarci, aveva messo in moto l’auto, partendo e vagando per le strade della città, senza una meta precisa.
“Sai che guardo spesso quella foto?”
“Davvero?!”
“Sì, e mi eccita sempre rivederla, esattamente come la prima volta!”
Sul volto di lui era apparso un sorriso lusingato.
“Gira qua a destra, verso quel supermercato”
“Ma è chiuso!”
“Sì, appunto, fermati laggiù in fondo, lì dove non c’è luce!”
Lui aveva eseguito scrupolosamente quell’ordine, così deciso.
“Se siamo arrivati fino a questo punto, sappiamo entrambi benissimo cosa vogliamo! E poi, è da quando ti ho finalmente vicino a me, stasera, che non riesco a togliermi dalla mente il tuo cazzo, e adesso ce l’ho proprio qui, a portata di mano!”
Così parlando si era avvicinata a lui e, dandogli un ulteriore bacio, aveva appoggiato il palmo sulla patta, sentendola prepotentemente gonfia; gli aveva poi velocemente slacciato la cintura dei pantaloni e, una volta abbassata la zip, aveva infilato la stessa mano dentro, liberando quel grosso membro che fino a un momento prima lui aveva faticato a tenere imprigionato nei boxer.
“Dal vivo è ancora più bello! E poi, il suo odore!”
Senza dire un’altra parola, gli si era gettata sopra con la bocca, iniziando avidamente a leccarlo, a succhiare, e poi di nuovo a leccare tutta l’asta fino ai testicoli, insalivandoli bene.
Lui, nel frattempo, aveva allungato la sua mano, tra le cosce di lei, apprezzando subito che indossasse delle autoreggenti e, poco dopo, risalendo fino all’inguine, accorgendosi con piacevole sorpresa che non aveva le mutandine.
Aveva pertanto iniziato a masturbare quella sua figa calda, accogliente, bagnatissima, mentre lei era alle prese con un magistrale lavoro di bocca.
I tocchi ritmici di lui sul suo clitoride, teso come le corde di un violino, la facevano ansimare rumorosamente e, insieme al risucchio di sottofondo, sembravano costituire un duo erotico, il cui concerto riecheggiava nell’auto.
Lei si era fermata solo per un attimo per sussurrargli “Quanto volevo succhiarlo!” per poi farlo sparire di nuovo tra le sue labbra.
Lui al contempo continuava ad armeggiare dentro di lei con la sua mano e, con ormai tre dita le stava procurando un enorme piacere che, portandola ben presto al limite, e gemendo fragorosamente, le aveva infine provocato un intenso orgasmo.
Quel suo grido di piacere era stato anche per lui una stimolazione molto potente, e ben presto, continuando a tenerle la testa ma lasciandosi finalmente andare, aveva inondato con diversi schizzi di piacere la bocca di lei che, senza battere ciglio, aveva dato l’idea di aver deglutito lentamente, fino all’ultima goccia.
Lei aveva poi tirato su il capo e, dopo aver trovato un fazzoletto, con un gesto plateale si era pulita il labbro inferiore, ancora sporco del suo nettare.
“Sei stata incredibile!” le aveva detto lui, estasiato.
Lei, senza rispondere, aveva aperto la bocca, facendogli vedere che custodiva ancora il suo seme all’interno; poi, chiudendola, aveva inghiottito tutto.
Al suo “Questa volta non è andata sprecata!” lui aveva riso, visibilmente soddisfatto.
"E’ mezzanotte, che vuoi fare?”
“Ti accompagno in hotel e poi torno in Italia”
Durante il tragitto verso l’albergo non avevano più parlato, la mano di lui sul pomello del cambio automatico, lei con la sua appoggiata sopra.
Arrivati davanti all’hotel lei gli aveva impartito un nuovo perentorio ordine “Parcheggia lì, è decisamente troppo tardi per tornare”
Lui senza proferire parola aveva ubbidito, e dopo aver preso il trolley e la borsa, erano entrati e, una volta preso l’ascensore, avevano imboccato insieme il corridoio verso la camera da letto.
La mattina dopo, una volta sveglia, accorgendosi che lui non c’era più, aveva istintivamente afferrato le lenzuola, portandole alle narici, confermandole che sapevano ancora di sesso: aveva così chiuso gli occhi per rivivere le emozioni provate durante la notte appena trascorsa, di come lei si era concessa totalmente a quell’uomo.
Rivedeva le sue mani che spargevano l’olio di mandorla dolce sul corpo di lui, ancora riecheggiavano nelle sue orecchie i gemiti soffocati di lui mentre subiva quel massaggio alla prostata inaspettato, di come poi l’aveva presa e penetrata in piedi, contro il muro, e infine di come l'aveva fatta gridare di piacere mentre la sodomizzava.
Riaprendo gli occhi aveva notato sul comodino uno dei preservativi che avevano usato, con ancora dentro il suo seme: senza pensarci un attimo, aveva infilato l’indice fino a inumidirlo tutto, per poi passarselo sulla lingua e sentire nuovamente il suo sapore, per un'ultima volta.
Sull’altro lato del letto aveva poi trovato una nota scritta a penna, con una bella calligrafia:
“Anche se il destino adesso ci porterà di nuovo su strade differenti, sappi che quello che abbiamo condiviso questa notte rimarrà indelebile nella mia mente. Per me non è un addio, ma un arrivederci!”
scritto il
2023-12-29
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