Bello e “possibile”? -quinta parte

di
genere
prime esperienze

La sera in cui avrei esaudito un mio sogno ero eccitatissima e sentivo un vuoto allo stomaco. La prima ad arrivare fu “lei”, indossava una gonna stretta appena sotto il bel culo tondo e sodo, una camicetta bianca sbottonata sapientemente per mostrare il reggiseno di pizzo sotto e tacchi altissimi. Le offrii un bicchiere di vino rosso, lo sorseggiò fissandomi con lussuria, lo poggiò e si avventò su di me baciandomi come sapeva fare lei. Io avevo un lungo vestito di sera nero molo scollato, lei infilò la mano e acchiappò il mio capezzolo, poi lo raggiunse con la bocca e mi resi conto che “lei” era molto più brava di “lui”, perché sapeva veramente cosa piace a una donna. Ansimai, ma cercai di fermarla. “Dobbiamo aspettarlo…. Non possiamo…” “Ti desidero da giorni…” e la sua mano raggiunse la mia figa fradicia. Sorrise compiaciuta. “No, ascolta, lui non era neanche tanto d’accordo. Ho faticato a convincerlo. Non vorrei irritarlo”. Mi si avvicinò all’orecchio e sussurrò sensuale: “Voglio leccarti la figa fino a farti implorare….ho una voglia di te che non immagini neanche”. In effetti mi aveva confessato che quel giorno in bagno lei mi aveva seguita sperando in ciò che avvenne dopo, perché aveva capito cosa andavo a fare. Ero poggiata contro il tavolo, inarcai la schiena quando entrò due dita, ma si fermò quando sentimmo bussare alla porta. Mi ricomposi subito e corsi ad aprire. Lui era più bello del solito, lo feci accomodare e lei ci raggiunse dalla cucina. Li presentai, ma si erano già intravisti nei corridoi universitari. Parlammo davvero molto poco, solo per rompere il ghiaccio. All’improvviso “lui” si rivolse a “lei” e propose: “Ti va se cominciamo a dedicarci a lei?” “Oh si!” Rispose con gli occhi brillanti. Io arrossii e li presi per mano portandoli in camera da letto. “Lei” mi sfilò il vestito accarezzandomi ovunque, poi mi invitò a sdraiarmi, “lui” le fu dietro e cominciò a spogliarla strusciandosi addosso. Lo lasciò fare e quando rimase nuda, si voltò e lo spogliò lasciandogli una scia di baci evitando il pene. Così, bellissimi e nudi si girarono a guardarmi, mi domandai cosa avessi fatto per meritare questi splendori, salirono sul letto, lui cominciò a baciarmi, lei si avventò nuovamente sui capezzoli, subito risposi, allungai le mani per toccarli, ma era difficile nella posizione in cui ero. Poi lei scese giù, sempre più giù e si impossessò della mia figa, mentre lui mi metteva in bocca il suo pene ormai al suo massimo splendore. Lei leccava la giga come tutti e due gli uomini che lo avevano fatto erano riusciti. Conosceva ogni singola parte e come stimolarla. Giocava con la sua lingua di velluto con le grandi labbra e con il clitoride, poi la introdusse nel mio buchetto e sembrò acciaio mentre la muoveva dentro per poi riuscire e rientrare ed era pura estasi, questo intensificò il mio pompino, lo leccavo attorno alla cappella, poi lo prendevo tutto e lo succhiavo, poi lo leccavo per la lunghezza e leccavo pure le palle, mentre con la mano lo segavo e tornavo a prenderlo fino in gola. Lui sospirava ondeggiando i fianchi, lei si concentrò a farmi venire, cosa che avvenne appena lei lo ebbe deciso. L’orgasmo fu così potente che interruppi il pompino, lui si alzò e lo vidi dirigersi verso di lei, che era in ginocchio fra le mie gambe, la penetrò di colpo, lei urlò e cominciò a dimenarsi assecondando i colpi che lui le dava. Lui le afferrò un seno e le stritolava il capezzolo. Lei gemeva e anche lui. Guardarli era bellissimo da una parte, perché erano così belli che fusi insieme sembravano un’opera d’arte. Dall’altro per me era orribile, mi stavano totalmente escludendo, io non c’ero più, c’erano solo loro a scopare selvaggia metterlo. Io, di lei, pensavo non amasse andare con gli uomini, o almeno così mi aveva fatto capire. Lui le dava colpi sempre più forti e lei cominciò a dire: “Siiiii, scopami a sangue….” E mentre lo diceva aveva come una beatitudine sul viso. Lui le rispose. “Cazzo sei stupenda…la tua figa è il paradiso….ti riempirò l’utero con la mia sborra!” Erano cose che non mi aveva mai detto, mi sembrava un estraneo, eppure rimanevo seduta, immobile, a guardare quella oscenità. Venne prima lei urlando come una ossessa, poi venne lui grugnendo e spingendo ripetutamente dentro di lei. Caddero sfiniti sul mio letto e si guardarono sorridendo. Allora io mi svegliai da quel torpore, scesi dal letto, afferrai tutti i vestiti di lei, la presi per il polso e la tirai su trascinandola verso l’uscita. “Che succede? Che hai?” Chiedeva ignara della mia rabbia e del mio dolore. La buttai fuori nuda com’era, le lanciai gli abiti addosso e le gridai: “Non azzardarti ad avvicinarti a me! Io e te non ci siamo mai conosciute!” E sbattei la porta. Tornai di corsa in camera da letto e trovai “lui” in piedi, era arrabbiato, parecchio, mi guardò quasi con disprezzo. “Che cazzo vuol dire tutto questo?” Chiese aspettandosi la risposta che arrivò lapidaria. Con le lacrime agli occhi risposi: “Mi dispiace…..mi sono innamorata di te e l’ho capito soltanto adesso vedendoti con lei…..non ce l’ho fatta….io….” “Zitta!” Urlò. E di nuovo mi guardò con disprezzo.
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scritto il
2023-11-18
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