Come ho stravolto la mia vita - cap. 3 Superare i propri limiti

di
genere
esibizionismo

Rientrare in ufficio vestita così, arrivare con la sua duetto cabrio d’epoca, mi sentivo già molto diversa, erano passate solo poche ore dalla mia richiesta.
Marco parlava al telefono quando mi vede, mi fa con le mani il gesto ondeggiante, come a dire che il mio abbigliamento era così e così, poi sempre a gesti mi fa capire che vuole il caffè, glielo preparo e glielo porto.
Mi ricordo ancora oggi l’imbarazzo di essere vestita succinta al lavoro, mi sentivo fuori luogo, ero più da festa in un locale, mentre ero assorta nei miei pensieri sento Marco che al telefono dice “chi l’ultima arrivata” ha gli auricolari quindi non sento l’altra voce, sembra una donna ma non la distinguo nonostante sia a pochi centimetri.
Sempre a gesti mi dice di stare zitta, prende il caffè in mano con la sinistra, mentre pensavo che non era mancino capisco cosa voleva fare con la destra, mi prende la caviglia in mano, sale da dietro, mi accarezza tutto il polpaccio, il dietro del ginocchio, rimango immobile guardando la porta che non passi nessuno dal corridoio.
La mano è calda e salendo sull’interno coscia al telefono dice: “No non è una fica di legno, sotto sotto è un vulcano, vedrai che ci darà molte soddisfazioni” la mano sale, lo guardo quasi con odio, mi sorride, mi fa cenno che con la mano di poggiare i gomiti sulla scrivania.
Mi sento come perquisita, i pantaloncini da piegata lasciamo scoperte le attaccature delle chiappe, sono viola di vergogna, ma ho una vocina dentro che mi dice che voglio superare anche questa prova, mi sta toccando nuovamente il culo, al telefono hanno cambiato argomento, parlano di immobili.
Solo con l’indice mi entra dentro i pantaloni, arriva al bordo degli slip, mi fa cenno di no con la testa, mi fa girare sempre a gesti come se fossi un animale addestrato, mi fa allargare un po’ le gambe, sto andando a fuoco dalla vergogna ma eseguo.
Entra con il ditino anche davanti, arriva al monte di venere, alla peluria e scende è sopra lo slip però lo sento benissimo si ferma sulla clito, istintivamente chiudo gli occhi, sto per scoppiare a piangere, forse se ne accorge, passa sulle labbra ed esce.
Torno a respirare normale, mentre lui liquida la telefonata con un “ti devo lasciare” facendo capire che l’avrebbe potuto fare in qualsiasi momento.
Mi fa cenno di sedermi sulla sua gamba sinistra, eseguo anche quello, “Bambolina ti piace se ti chiamo così”
Io, ancora color porpora: “Preferirei Susy”
Marco: “Bene bambolina, questo era il pagamento della seconda lezione, troppo per te?”
Io: “Sei un porco, ma questo già lo sai”
Marco: “Di positivo c’è che ci sei stata fino in fondo, e capisco che hai lottato tanto con te stessa, di negativo,
1 gli slip di cotone da liceale anni ‘70;
2 l’abbigliamento deve essere più elegante, più curato, tu sei una bella fica, lo dovresti sapere che stai bene anche con un saio di iuta, ma qui hai a che fare con l’elite della finanzia, dell’imprenditoria, della nobiltà devi essere una gran Signora, porca ma elegante, comprendi?
Faccio segno con la testa di si
3) Se io ti faccio una domanda e tu non rispondi e per giunta mi offendi ti devo dare una punizione, comprì?
Io: “scusa ma sei stato molto maiale, mi hai toccato li”
Marco: “Falla finita con quell’aria da santarellina, ti manca il cazzo, ce l’hai scritto in fronte, il tuo ragazzo preferisce farsi le seghe al pc piuttosto che scoparti e quando lo fa non riesce a farti godere”
Io: “Non è vero, ma come ti permetti”
Marco: “Una parte di te apprezza i complimenti anche pesanti, la mia mano, non l’ammetteresti mai, non era così sgradita, lei apprezzava” guardandomi in mezzo alle gambe.
Non ero rossa, ero viola tra la vergogna e la rabbia.
Marco: “questa è la quarta lezione, devi leggere queste sfumature nelle persone con cui hai a che fare, punti deboli, punti di forza” prende il suo telefono in mano e mi fa vedere “vedi questa è una donna che ha goduto veramente, oppure questa o questa” scorrendo i messaggi dove leggo di sfuggita “non avevo mai goduto così tanto” “fatico a sedermi, ma ogni volta che lo vorrai è tuo” “Marco mio marito giovedì prossimo è fuori per lavoro, dimmi dove sei e ti raggiungo”.
Continua: “Sono sicuro che nel tuo telefono non ci sono messaggi tuoi così, oppure di quel nerd che ti dice mamma mia ieri sera sei stata una bomba”.
E ancora: “Non ti conosco, non conosco i tuoi genitori, non conosco i tuoi ex, ma sono certo che non hai ancora trovato l’uomo che ti sa valorizzare, che sa far sbocciare la rosa che è in te e non posso essere certamente io, mi hai chiesto aiuto te lo darò, mi prenderò le mie soddisfazioni, potremmo diventare amici oppure no, ma niente di più, chiaro?”
Mi rendo conto di essere sempre stata trasparente per lui, riesce oggi come allora a leggermi dentro.
Sono a testa bassa e mi sento così umiliata, vorrei sputargli addosso tutta la mia frustrazione, ma non riesco, sono in tilt emotivo.
Marco: “Stavolta sarò buono sul pagamento, vai in bagno e ti togli e mi porti questi slip inguardabili, ma prima li devi inzuppare bene di te” me lo dice nell’orecchio “devono profumare di fica, pensi di farcela?”.
Mi alzo di scatto e mi siedo alla mia scrivania, senza rispondergli, non riesco a guardarlo negli occhi, lui sorride sotto i baffi che non ha, io tremo di rabbia e ripenso alle sue parole una per una, mi rimbombano in testa.
Dopo venti minuti di mia catalessi, mi riportano alla realtà le sue parole: “Susy allora non vieni da quel cliente?” guardo l’orologio sono le 15:25, mi alzo di scatto e vado in bagno “certo che vengo” ancora una volta la mia forza di volontà aveva avuto la meglio.
Vado in bagno, mi spoglio e mi tocco come da indicazioni, mi passo lo slip tra le labbra, ero già molto umida, ripenso che gli ho detto “certo che vengo”, ma intendevo dal cliente, non in bagno, ho veramente tanta voglia di godere, ma non voglio darmi e dargli questa soddisfazione.
Mi rinfresco esco quasi di corsa ho lo slip in mano, emette un odore forte di me, glielo passo, lo annusa e lo mette nel suo cassetto, andiamo dal cliente, mi sarei aspettata di essere umiliata ancora di più, oltre al gesto, invece mi stupisce ancora una volta e rimane in silenzio.
In auto mi fa: “Bambolina chi mi dice che non avevi il cambio nella borsetta” mi tolgo la cintura, tiro giù la zip del pantaloni che fortunatamente era a sinistra, mi alzo la maglietta sul fianco e gli dico: “contento?”
Mi vede solo il fianco, ma nella mia testa confronto il dito di prima allo sguardo di adesso, tutti e due non mi hanno lasciata indifferente, d’altronde sono senza slip, vestita osè, su una cabrio, spostata di lato per mostrare pezzi di carne che solitamente rimangono coperti.
Con il senno di poi, oggi mi rendo conto che Marco mi caricava a molla, come una vera bambolina di un carillon, andando fuori dai miei limiti, avevo reazioni incomprensibili per me stessa, adesso quei limiti non esistono più, e sono felicissima ed orgogliosa della donna che sono diventata.
Continua........
Per commenti e suggerimenti: amicosegreto@tutanota.com

di
scritto il
2023-07-24
2 . 4 K visite
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.