Il mese che ha cambiato la mia vita - 3 giorni a Bergamo

di
genere
confessioni

Mi chiamo Giorgia ho 37 anni, sono sposata da 5 anni,
sono impiegata amministrativa presso un’azienda di software, per non farmi trasferire a Bergamo dai nuovi proprietari, accetto di diventare il giocattolo sessuale del mio nuovo capo.
Dopo il pompino al ragionier Morelli mentre il bastardo del mio nuovo capo mi scopava, le giornate passavano abbastanza tranquille, anche il ritmo delle richieste diminuì un po’, gli facevo 2/3 pompini a settimana e ogni tanto sempre meno mi scopava facendomi godere.
Sempre più spesso iniziavo il pompino, poi voleva il pompino di fica, a gambe chiuse, forse apposta per non farmi provare piacere, spesso mi ritrovavo con un sigaro dietro e poi immancabile voleva l’ingoio.
Pratica che non ho mai digerito più di tanto, avevo imparato a buttarlo giu come un’ostrica, senza tenerlo troppo in bocca, devo dire che la dose con il passare del tempo mi sembrava sempre meno, e sempre meno densa.
Mentre ero su di lui, mi chiedeva di mio marito, di cosa mi eccitasse, se la bocca non era impegnata su di lui, mi interrogava.
Ricordo quando mi disse che a Marzo sarei salita tre giorni a Bergamo, giovedì e venerdì c’era un corso di formazione, il sabato sarebbe stata la festa aziendale.
Mi si gelò il sangue quando mi disse: “E’ giunta l’ora di aprire questo culetto, tra un po’ hai quarant’anni.”
“Non dici niente?”
Io: “Umberto ho paura di sentire male”
Aveva iniziato a sgrillettarmi mentre io facevo su e giù, mi aveva praticamente fermato impalata, con il sigaro dietro, che dava più noia che altro, e la destra che sembrava suonasse la chitarra, ho sentito montare l’orgasmo velocissimo, ansimavo come un toro che sta per caricare.
Quando mi è entrato dentro anche con l’indice toccandomi il punto G e dicendomi: “Lo vedi troietta che l’idea ti piace da matti” ho goduto come non mai, una capitolazione totale della brava ragazza nei confronti del troione che stavo diventando.



Devo dire che, al calare dell’orgasmi fuori casa, avevo aumentato il ritmo di scopate con mio marito, quasi mi eccitasse essere a disposizione del mio capo in ufficio.
L’idea di essere sverginata analmente era sempre presente, paura del dolore e forte eccitazione, credo che la cosa che mi eccitasse di più, fosse l’autorità che mi faceva sentire obbligata.
Una parte di me, ripensandoci oggi, voleva non essere la brava ragazza che ero stata fino a quel giorno, voleva essere il troione che mi stava facendo diventare Umberto.
Arrivammo al fatidico giorno della partenza per Bergamo, la sera prima avevo violentato mio marito, mentendo sul fatto che avrei riposato la passera tre giorni.
Il viaggio, il corso passò tutto rapidamente, avevo appena finito di farmi la doccia, quando la porta della camera si aprì, Umberto e Morelli mi piombarono in camera salutandomi come due vecchi amici.
Umberto mi spiegò che la camera doppia era prenotata per lui e la moglie (ci misi un po’ a capire che ero io), e che il rag. Morelli ci avrebbe fatto compagnia per la cena.
Diventai paonazza a ricordare il vecchiaccio malefico e porco dire “a Bergamo me la devi far scopare”

Andammo a cena tutti e tre, appena in disparte dissi a Umberto, di mandarlo via, che non volevo fare niente con lui.
Dalla risposta: “non ti preoccupare vuole solo vedere” capii subito che erano d’accordo.
Cosa avrebbe voluto vedere? Scopare? Un pompino? Ma certo che no, chiaramente si voleva godere lo sverginamento anale.
Ero in panico, non solo avrei dovuto fare una cosa che mi era stata insegnata contro natura, ma addirittura davanti ad un uomo venti anni più grande.
Il vino bianco aiutò molto la testa, le mani di tutti e due che mi toccavano l’interno coscia, aiutarono molto la passera ad essere disposta e disponibile.
Salendo in camera, sapevo che quella sera avrei superato molti miei tabù, sarei stata la puttana del mio nuovo capo che forse mi avrebbe ceduto al mio vecchio responsabile dell’ufficio, che era stato al mio matrimonio, conosceva mio marito e mio figlio.
Ricordare per scrivere questo capitolo della mia vita, mi eccita e mi fa vergognare da matti.
Venni sverginata analmente mentre Morelli guardava, quando mi si mise davanti nudo in piena erezione, guardai Umberto supplichevole, mi sono sempre raccontata che sono stata costretta, ma una parte di me voleva essere costretta a provare porcate inimmaginabili.
Per la seconda volta ero tra due fuochi, ma invece che davanti lo avevo ben piantato dietro e mi sentivo aprire.
Durò poco, vollero cambiare posizione, si sedette sul letto Umberto io dovevo andargli sopra, mi ricordo gli ordini mentre mi accucciavo: “prima fica” “adesso culo” ero nella posizione più oscena del mondo seduta sul cazzo a gambe spalancate davanti a Morelli.
Dentro di me lo sapevo che sarebbe successo, avevo il terrore succedesse, avevo sperato che mi avrebbe ceduto a Morelli come le briciole al cane, dopo essersi divertito.
Invece quando sentii Umberto dire “scopala”, Morelli non aspettava altro, si faceva spazio tra le mie gambe, tra le labbra, riempiendomi davanti.
Non riuscivo a reggere lo il suo sguardo, anche senza il cazzo di Umberto nel culo sarei stata oscena, avrei voluto non provare piacere, avrei voluto scomparire, invece ero penetrata nel culo, nella fica e trafitta nello sguardo.
Essere presa così, contemporaneamente davanti e dietro è devastante, si amplificano le sensazioni, piangevo, urlavo, inveivo contro di loro, credo di avere avuto un orgasmo infinito di tre, quattro minuti.
Poi non ricordo più niente credo di essere quasi svenuta.
Il giorno dopo mi detti malata, passai tutto il tempo in camera sola con i miei rimorsi di coscienza, scrissi la lettera di dimissioni credo cinque volte consumando tutti i fogli che avevo in camera.
Quando la sera arrivò Umberto, mi abbracciò come non aveva mai fatto, mi asciugò le lacrime, strappò la mia lettera di dimissioni dicendomi: “non provarci neanche, sei bravissima nel tuo lavoro, te lo sei guadagnato e hai pagato i tuoi debiti, da oggi lo farai solo se lo chiederai te”.
Provare il sesso sporco, animalesco, la doppia penetrazione è devastante per una Donna, è un piacere indescrivibile e al tempo stesso apre conflitti inferiori, toccare cime di piacere del genere da assuefazione, è complicatissimo tornare nei panni della verginella come la società vorrebbe relegarci.
Non mi sono licenziata, credo di essere una moglie e una madre migliore, anche se ogni tanto mi concedo qualche pomeriggio tutto mio, dove sono il troione che non sono mai stata.
Quest’anno compirò 40 anni, ho scritto questa confessione dopo aver letto tanti racconti erotici e chattato con amico segreto, non so neanche io perchè l’ho fatto, forse per mettermi alla prova, per mettere nero su bianco le mie vere sensazioni, forse per rivivere quei momenti così intensi, così umilianti, così piacevoli.
Ho un’amica vera, a cui avevo raccontato qualcosa, ma edulcorando molto, certe cose è più facile confessarle ad uno sconosciuto in chat con la protezione dell’anonimato.
Immagino che la lettura di questi racconti sia soprattutto prerogativa di uomini, che hanno una sessualità più libera, ma se qualche donna fosse curiosa o volesse scrivermi può chiedere la mia mail segreta a amicosegreto@tuta.com.
Che i maschietti non me ne vogliano, ma voi mi piacete più per fare altro..................Spero di non avervi annoiato con questa confessione. Buona vita a tutti.



scritto il
2025-08-11
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