Surfin' - 10

Scritto da , il 2022-05-12, genere etero

Debunking di luoghi comuni. Fermati, siete andate troppo in là: qual è la definizione di “troppo in là”? Hai approfittato di lei: stavo facendo la doccia, non l’ho cercata io. Era eccitata perché pensava all’appuntamento di stasera con Felipe, ma non è lesbica: nemmeno io, se è per questo, e allora?

Da questo a capire cosa abbia spinto Veronica a entrare ce ne corre. Molto più facile capire cosa abbia spinto me a portarla su questa strada, a lapparla fino a farla sbroccare: è dal primo giorno che l’ho vista che mi piace. Più il tempo passava più la desideravo, anche se non avevo speranze. E invece…

- Ti è piaciuto? - sussurro sulle sue labbra.

Lo so che è una domanda scema, che non si dovrebbe mai fare. Non è nemmeno uno di quegli ironici e zoccoleggianti "mh... direi che ti è piaciuto" che di tanto in tanto ho rivolto a qualche maschietto. No, ho proprio il desiderio profondo che le sia piaciuto.

Ammicca con gli occhi, senza una parola, mi basta. Le sorrido ma non so se mi vede. Fronte contro fronte, punta del naso contro punta del naso, mentre sospiriamo le nostre bocche si sfiorano, le nostre lingue si cercano. E, un po' a sorpresa, è lei a parlare per prima.

- E’ da ieri sera che ho voglia di scopare, da quando io e Felipe ci siamo baciati...

- Finalmente...

- Da quando…

- Da quando hai sentito il suo cazzo sulla pancia, lo puoi dire... - le sussurro ridendo.

- Sì… è così, mi si sono piegate quasi le gambe quando l'ho sentito e... e non riuscivo a stare ferma con le mani stanotte, è stata una tortura, non volevo andare fino in fondo ma è stato difficile, una vera tortura…

- E poi hai visto me…

- Sì...

- E hai pensato a questo quando mi hai vista…

- No, sono giorni che ci penso, ma non sapevo come dirtelo… poi mi hai raccontato di te e Patrick…

- Del pompino che gli ho fatto.

- Sì, nel capanno dei surf…

- Sei bella zozza, Veronica... - ridacchio.

- E tu?

- Beh, un po' troia pure io, ammetto - le rispondo continuando a ridacchiare.

- No, non è... tu... tu mi fai ammattire, non avrei mai creduto questo, io... io pensavo che mi avrebbe fatto orrore farlo con una ragazza...

- Invece? - domando conoscendo già la risposta.

- Invece è stato bellissimo, bellissimo... ma lo sapevo - mi sospira sulle labbra e fissandomi negli occhi.

- Anche un po' colpa tua, tesoro... - le ricambio il sospiro.

- Mia?

- Tua, sì tua... perché è da quando sono qui che ti sto dietro e ti penso, cazzo... perché mi guardi e con gli occhi dici "scopami", mi servi l'aperitivo con il tuo corpo che dice "scopami", mi sorridi e dici "scopami". Cazzo, Vero, tu non ti rendi nemmeno conto di quello che sei... Mi dici "fatti offrire da bere da qualcuno" e io capisco esattamente quello che vuoi dire... una come me lo capisce perfettamente: sono andata a farmi sbattere dal primo che ho beccato, su una barca. Te la ricordi quella sera, Vero? Quando poi sei venuta alla festa sulla spiaggia e ti sei ubriacata?

Le sussurro tutto questo come se mi si fossero aperte di colpo le cateratte, senza rendermene quasi conto. Così come senza rendermene conto ho ricominciato ad accarezzare i suoi fianchi. La bacio ancora, ci baciamo ancora, lei mi stringe quasi appendendosi al mio collo.

- Proprio quella sera ho capito che mi volevi, da come mi stringevi mentre mi portavi a casa... mi sa che l’ho capito proprio perché ero sbronza persa.

- Lo sai che l'ha capito anche Gretchen? - le faccio come per nascondere la mia sorpresa.

- La tua amica? Beh, ma quella... - replica con un filo di ironia nello sguardo e nella voce - quella è convinta che tu sia lesbica, no? Ma tu e lei...

- Io e lei? Vuoi sapere se abbiamo combinato? - chiedo tirando fuori la mia, di ironia.

- Lei non credo... almeno, da quello che dicevi tu...

- In effetti è più zoccola di quanto pensassi - rispondo - maaa... sì, abbiamo combinato, l'altra sera, dopo che un ragazzo è venuto in camera nostra con me. Pensavo che lei dormisse, però a pensarci bene era da perfette idiote pensare che potesse dormire... e poi anche stanotte.

Parliamo e mentre ci scambiamo confidenze oscene non riesco a stare ferma con le mani, le faccio scorrere sul suo corpo, è irresistibile, non potrei fermarmi nemmeno volendo. Le artiglio il sedere, Dio, che culo magnifico, la tiro verso di me, voglio sentirmela addosso il più possibile. Sono eccitata come una matta, per un attimo prendo addirittura in considerazione l'idea di sgrillettarmi davanti a lei. Mi farei fare e mi farei dire di tutto, le farei e le direi di tutto. L'unica cosa che non le direi è che Gretchen il suo bel Felipe l'ha già assaggiato, si è tolta lo sfizio, ne ha magnificato la dotazione.

Ho una contrazione quando la sento tutta su di me, ma anche lei reagisce. Lo sento. Ha un lampo negli occhi e solo un attimo dopo capisco che è gelosia. Meno esteriorizzata ma dello stesso tipo di quella che Gretchen aveva scatenato a Serena la scorsa estate in Croazia.

- Che quella fosse una puttana l'avevo capito subito - mi sibila mentre le cerco un labbro con la lingua.

- Tesoro, forse è ora che la puttana la faccia un po' pure te... - le rispondo - io uno come Felipe non me lo lascerei sfuggire, e non solo perché ha il cazzo grosso...

- Dio santo, quando mi ha baciata, quando mi ha stretta, quando l'ho sentito... mi si sono piegate le ginocchia.

- Non deve essere un modo di dire, visto che è la seconda volta che me lo ripeti - sorrido - quanto lo vuoi?

- Tanto... vorrei che non mi portasse nemmeno a cena, vorrei stare abbracciata a lui tutta la sera...

- Io veramente intendevo questo, quanto vuoi questo - le sussurro ancora una volta sulle labbra.

E poi la infilzo. Sì, con il dito, entro nella sua grottina calda e, adesso, molto più bagnata della prima volta che l'ho sfiorata. Non riuscivo proprio più a non farlo, a non usare le dita come pure mi ero ripromessa. Ha un sussulto, un piccolo singhiozzo e gli occhi si spalancano. Poi si morde un labbro e si rilassa in un piccolo sorriso.

- Forse un po' di più - mi dice, ammetto, sorprendendomi ancora una volta - ho anche un po' paura, è tanto che...

- Le mie dita non possono competere - sorrido anche io. Ma intanto la infilzo anche con l'anulare.

Sobbalza ancora, piega la testa all'indietro e chiude gli occhi in quel tacito "sì, scopami" che tutte conosciamo benissimo. Tacito per poco, però, perché prima inizia a respirare a bocca aperta, a smaniare e poi a supplicare, strusciandosi su di me.

- Sì! Sì così, Annalisa sì! Cazzo, fino in fondo, non smettere, ti prego!

Non ho nessuna voglia di smettere. Ho voglia di continuare, di sentire il rumore della sua acqua, di dirle quanto è troia, di scoparla forte. Anzi, di fotterla, con foga, di ascoltare i suoi lamenti di piacere. E a dire il vero, avrei voglia di ricevere la stessa lezione, perché ormai ho il delirio tra le gambe. Ma lei rimane stretta al mio collo, persa nel suo piacere e nei suoi gemiti sempre più acuti.

- Hai voglia di questo, è vero? Hai voglia del suo cazzo! Ha voglia di farti scopare, di fare la sua puttana... dillo, Veronica, dillo!

La incito, incito la sua esasperazione e la mia. Strilla, si dimena, un momento mi cerca con un bacio, un altro volta la testa. Ce ne mette un po' ma alla fine lo dice, cazzo, lo dice che vuole il suo cazzo, che vuole essere scopata, che vuole fare la sua puttana e che lo vuole fare tutta la notte. Lo dice senza nessuna vergogna, senza più freni. Dio, è molto di più del sesso, è un tappo che salta. Se prima pensavo di averla fatta impazzire mi sbagliavo alla grande. Quando Veronica impazzisce, impazzisce così. Ma finirla non è cosa di un attimo, e questo l’ho capito. Cambia la presa, mi artiglia le spalle. Per un istante mi fa anche male e so che mi lascerà i segni. Si agita e gode, mi guarda e strilla.

- E tu? E tu?

Non la capisco, penso che sia semplicemente andata. Invece no, invece ancora una volta fa una cosa che ormai non mettevo più in conto. Mi cerca tra le gambe, esita e alla fine mi trafigge esattamente come io sto facendo con lei. Anche più forte, forse troppo.

Senza fiato per qualche secondo. Immobile, immobili entrambe ma solo dopo che anche lei ha piantato un secondo dito in me. Lo so che è vicina a esplodere, ma anche io devo esplodere, DEVO. Tutta la carica accumulata con lei, con Patrick, con la tedeschina si è come risvegliata di botto. E’ così che a un certo punto si sentono le pentole a pressione, ne sono sicura.

- Cazzo quanto sei bagnata… - fa Veronica.

- Anche tu – ansimo.

- E anche tu hai voglia di… - mi dice riprendendo a sditalinarmi, ma piano.

- Sì… - la interrompo ricominciando anche io, seguendo il suo ritmo.

Qualcosa è cambiato, ma va benissimo. Ho perso l’egemonia, ma va benissimo. Ora sono io che ho ceduto a lei, ma va sempre benissimo.

- Patrick, vero? Ti vuoi fare Patrick… - domanda – ti piace, gli hai già dato la bocca...

- Sì… - dico ancora.

In realtà non è proprio così, in realtà sarei pronta a buttarmi nelle braccia del primo che mi piace, a patto che sappia mettermi a posto. Ma lei non lo sa, non può saperlo. E quindi fa di Patrick il mio sex toy di questi momenti.

- Se fosse qui gliela daresti? Faresti la sua puttana?

- Sì! Sì, gliela darei, gli darei tutto...

- Ti faresti scopare in piedi, Così? Così?

- Sì, sì...

- Ha un bel cazzo?

- Sì, cioè no, normale, cioè sì, un bel cazzo…

E’ evidente che non so quel che dico, ma sticazzi, chissenefrega. Mi abbandono alle sue spinte, a lei che mi chiede “così? così?”. Cerco di seguirla ancora nel suo ritmo ma non ne sono più tanto capace. Obiettivamente, a questo punto non me ne potrebbe fregare di meno nemmeno di questo, spero solo che continui, che vada più forte. E lei lo fa, va più forte, mi chiava proprio con una spietatezza di cui non l’avrei creduta capace. Chiedendomi sempre a loop “così? così?”.

In realtà riesco solo a ripetere "sì", ma da un certo punto in poi le vorrei dire "anche più di così", ho in mente molto più, ho bisogno di molto ma molto di più di così. Glielo vorrei gridare. Vorrei gridarle tutte le immagini che mi attraversano il cervello in poco meno di un secondo. Sì, certo, così, ma anche molto di più. E poi Patrick va bene, ma non è essenziale. A me basta che sia uno che non vedo in faccia, che magari nemmeno conosco, è questo il mio delirio. Una pecorina dura, di quelle che ogni tanto ti strappano anche un rantolo di dolore e ti fanno dire "fammi male". Essere presa a novanta in un posto improvvisato, con i jeans alle ginocchia, come una zoccoletta che non attendeva altro che farsi rimorchiare e che non ce la fa più. Scopata da un animale che ti fa strillare "sbattimi come la troia che sono" e che dopo un po' ti fa strillare e basta. Sì, lui alle mie spalle. Non voglio guardarlo in faccia, ha già la mia sottomissione in offerta speciale, che se ne fa dei miei occhi? A volte sono invidiosa di chi mi scopa così, vorrei vedere quello che vede lui, vorrei avere le sue orecchie. Desidero uno che mi guardi il culo, che si ecciti a guardarlo e che ci metta tutta la forza che ha mentre me lo guarda. Desidero che lo desideri, desidero che se lo prenda. In offerta speciale ora c'è la più estrema tra le mie sottomissioni: chiunque tu sia, non la vuoi? Cazzo, sì, è di questo che ho bisogno. Sodomizzami, l'accesso è libero. Mettici tanto disprezzo quando mi chiedi dove deve prendere il tuo cazzo una mignotta come me, ti strillerei nel mio culo, ti strillerei che mi fa male. "Ma ti piace", "da morire!". Dio mio che troia che sono diventata, non sono mai stata così. Da quando, da quando? Da quando mi sono tolta Thiago dalla vagina e l'ho messo lì? Da quando a momenti vengo mentre mi esplode dentro rantolandomi addosso che sono una puttana? Ma no, da prima, da molto prima. Da quando lo nego a Lapo sperando che se lo prenda lo stesso? Da prima, da sempre. Se una non è sempre stata troia come fa a pensare questo? Come farei sennò ad avere Veronica che mi scopa così e a pensare di avere dietro Lapo che mi dice "ti piace, piace a tutte"?

Adesso tocca a lei conoscere i più acuti tra i miei strilli. Non lo so cosa è successo, per diverso tempo ho perso di vista la realtà. Non saprei nemmeno dire se è stata la sua mano, se è stata la mia estasi, tutte e due le cose insieme... Non lo so, importa davvero saperlo? Non so nemmeno cosa ho fatto con la mia di mano, non mi ero nemmeno accorta di averle regalato un altro orgasmo. Scivola lentamente lungo la parete bagnata, poi bum, culo a terra. La seguo. Più che sederci, negli ultimi centimetri cadiamo, ci accasciamo, le natiche nude sulle piastrelle, ancora bagnate anch'esse. Sono esausta, penso anche lei. Ci abbracciamo pigramente, ci sfioriamo e ci baciamo pigramente.

- Per ora però sono stata la tua puttana - le sfiato.

- E io la tua - risponde.

Ci risolleviamo. Restiamo per un po’ in silenzio ma non senza dolcezza. Mi passa la spugna dell’accappatoio su capelli e schiena per asciugarmi, poggia la testa sulle mie spalle, ridacchia. Ridacchio anch’io tornando con la mente al mio delirio di poco fa. E' passato, piano piano è passato. Nonostante tutto, però, non posso fare a meno di pensare che nella mia testa giro dei film sempre più pesanti. Veronica tira fuori da un armadio un vestito e un paio di mutandine. “Il reggiseno forse no”, sorride. Sorrido anch’io, mi infilo questa specie di lungo camicione sdegnando ostentatamente l’intimo. Non sarà un grande segnale simbolico ma mi piace pensare che lei sappia che andrò in giro così. Mi guarda, mi aggiusta un po’ il cotone addosso. Non mi resta che andare.

- Annalisa - mi fa - devo dirti una cosa.

- Dimmi.

- Patrick ha una fidanzata.

- E chi è? - domando stupita.

Non che me ne freghi molto, se non che la cosa potrebbe costringermi ad una caccia più lunga.

- L’hai vista, hai presente quella ragazza francese che era alla festa e che stava con loro?

- Quella con il carrè nero lucido? Quella bella e antipatica?

- Proprio lei - risponde Veronica.

Se è così sarà un piacere, dico a me stessa.


CONTINUA

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