Surfin' - 1

Scritto da , il 2021-12-22, genere etero

- Mica male, eh?

- Ma proprio per niente…

Entrambe osserviamo Felipe che si allontana ed esce, scompare alla nostra vista. Peccato, perché è un bel vedere, e per quel minuto scarso che abbiamo chiacchierato me lo sono proprio gustato.

- E’ il tuo istruttore?

- No, è di un altro corso. Ma siamo sulla stessa spiaggia.

- Non vorrei dire, ma secondo me…

- Secondo te?

- mmm… vedrai nei prossimi giorni.

- Ah sì, eh? Potrebbe interessarmi, ahahahah…

- Ci credo! Sai che l’anno scorso ci ha semi-provato anche con me…

- E…?

- E niente, io ero fidanzata e puff… a ripensarci ora, visto com’è andata con quello stronzo del mio ex, ho fatto una bella cazzata ahahaha… com’è il gin tonic?

- Magnifico, Vero, davvero magnifico, mai bevuto uno così buono.

- Il merito è del gin. Se vuoi te ne faccio un altro, eh?

- Non vorrei ubriacarmi prima di cena, ahahahah…

- Ma la tua amica, Annalì?

- Che cazzo ne so…

Vi spiego. Lei è Veronica, lavora in questo restaurant bar di Corralejo. E’ italiana, piemontese per la precisione anche se non mi ricordo il paese, ma è qui già da un paio d’anni. Molto ma molto simpatica, l’ho conosciuta la prima sera che sono arrivata qui. “Ah, ma sei italiana?”. E’ anche bella. Anzi, è proprio bella. Mora, capelli lunghi e un po’ ricci, tatuaggi… Ha un paio di anni più di me.

Le dico “fammene un altro, va’ “ proprio mentre arriva la mia amica. Mi correggo subito: “Fanne due, ché quella è una spugna”. Si scambiano un sorriso mentre la nuova arrivata prende posto accanto a me.

- Hai presente quel papà con la figlia? – mi domanda poggiando la borsa per terra.

Annuisco, Veronica ci guarda interrogativa, chiedendo in silenzio di essere coinvolta nella conversazione.

- Una cosa imbarazzante, guarda – le chiarisco rivolgendomi a lei – sono tedeschi. Lei fa il corso con me, il padre è nel suo gruppo. Ma li vediamo la mattina sul van, prima e dopo.

- Imbarazzante perché? – domanda Veronica.

Perché lei le sta sempre addosso, se lo abbraccia, se lo bacia… e lui lascia fare, eh? Un Edipo grosso così, ti assicuro! E pure molto molto fisico!

- Cioè nel senso che la figlia vorrebbe…

- La figlia non lo so, ma io sì – lo interrompe la mia amica – e devo dire che il daddy ha davvero un bel cazzo.

La guardiamo interdette mentre si porta il bicchiere alla bocca gustandosi l’effetto delle sue parole su di noi.

- Gretchen, cosa…? – domando.

- Annie, scusa, non sono mica una che arriva in ritardo senza motivo, eh?

A questo punto dovrei dire due parole su Gretchen, me ne rendo conto. Veronica, la barista di questo posto, la chiama "la mia amica", ma in realtà non la conosco molto di più di quanto conosca lei. E' un'australiana che studia a Roma, peròprima questo dicembre l'unica volta che ci siamo viste è stata in Croazia, l’estate scorsa. Nonostante ci fossimo scambiate i contatti ripromettendoci di andarci a bere una cosa, non lo abbiamo mai fatto. Poi, pochi giorni prima di Natale, è spuntata fuori dallo spazio profondo delle cellule telefoniche proponendomi un surf camp a Fuerteventura. L'amica con cui ci doveva andare si era sfasciata una gamba in motorino e, mi ha raccontato, ha pensato a me.

Detto tra noi, non penso di essere stata la sua seconda scelta, semmai la quindicesima. Ma sticazzi. La prospettiva delle mie vacanze non era delle più allettanti, con le mie amiche tutte impegnate a progettare partenze e feste di Capodanno con i loro ragazzi (persino Serena, ormai impelagatissima con Johnny). Avrei potuto aggregarmi a qualcuna di loro, è vero, ma non mi andava. E l'unico ragazzo con cui mi sarebbe piaciuto organizzare qualcosa, Lapo, era già volato a Copenaghen dalla sua sirenetta.

Quindi ho detto di sì, anche convinta dal fatto che l'aereo era già pagato. Per cambiare il nominativo sul biglietto, Gretchen si è rivolta a un suo amico, un pilota della Iberia. Quando le ho detto "ringrazia il tuo amico da parte mia" mi ha risposto "se fosse per me lo ringrazierei tutte le sere, purtroppo non lo vedo mai".

Perché Gretchen è un po' così, zoccola. L'avevo intuito la sera in cui ci siamo conosciute, durante un pub crawl a Hvar. L'avevo vista flirtare con uno che non era certo il suo fidanzato e poi sparire, chiedendomi di coprirla. Pensai vabbè, sarà l'alcol. E invece no, non proprio. Cioè, l'alcol ci sarà pure entrato qualcosa, quella sera. Ma che tipo sia Gretchen me l'ha fatto capire lei stessa, da qualche accenno fatto qua e là quando eravamo ancora a Roma. Quella di stasera semmai è una conferma.

Poiché era sola, l'ho invitata a casa mia per il cenone di Natale. Riaccompagnandola a casa abbiamo chiacchierato un po'. E ho saputo che quel suo fidanzato che conobbi in Croazia è ormai un ex fidanzato, che ha avuto un week end esplosivo con quel pilota dell'Iberia (per quanto sposato), più una discreta serie di storiucce e one night stand qui è là. Il tutto raccontato con nonchalance e, devo dirlo, senza nemmeno vantarsi molto. Ma un'altra cosa che devo dire è che non si fa molta fatica a crederle. Gretchen è molto estroversa, carina. Anzi, la notte di Natale era davvero bella. E anche un po' maliziosetta.

- La tua amica non dice niente che vieni in vacanza con me? - mi ha chiesto di punto in bianco.

Sì perché, vedete, lei mi ha conosciuta a quel pub crawl con Serena (beccandosi da lei anche una discreta scenata di gelosia) ed è convinta che io sia lesbica. Cosa che allora provai anche timidamente a confutare, evidentemente senza successo. Al contrario, a un certo punto si convinse che ero io ad essere gelosa di come Serena faceva la scema con i ragazzi.

- Ha un ragazzo, adesso - le ho risposto.

- Annalisa, mi dispiace... non volevo.

- Non ti preoccupare, sono felice per lei. Tu piuttosto... – le ho detto scendendo dalla macchina e ricambiando il tono e lo sguardo malizioso - come mai hai cercato proprio me?

Non c’è stato bisogno di essere tanto esplicite, sapevamo entrambe di cosa parlavamo anche se a lei è servito qualche secondo per mettere a fuoco. Ma in Croazia fu proprio Gretchen a dirmi che non aveva mai baciato una ragazza. E fu sempre lei a chiedermi se mi sarebbe piaciuto portarla a letto. Parole che ricordo bene perché mi colpirono, perché "take me to bed" non l'ho mai usato, sono sempre andata più sul pesante. Sul barcone del pub crawl le avevo messo le mani sotto la tutina le avevo detto che in un altro momento sarebbe anche stato possibile.

- Ahahahah, ero ubriaca – ha risposto.

Ho lasciato perdere. Avrei voluto dirle che io... beh, sì, insomma, mi conoscete. Non faccio tanta differenza, dipende. Ma quando le ho fatto quella domanda - per dirla tutta - non avevo voglia né di lei né di un'altra ragazza. Da quel punto di vista sentivo ancora sulla pelle le carezze di Olivia, nelle orecchie il suono del suo comando. Mai mi ero sentita tanto assoggettata da una donna come con lei, la mia ormai ex collega del locale in cui avevo lavorato come ragazza immagine. Di quel lavoro mi erano appunto rimasti i ricordi, ancora molto freschi, di quella domenica mattina a casa di Olivia, una mini di LV by Chiara Ferragni che mi ero guadagnata vendendomi a due ragazzi americani (e che naturalmente è stata la prima a finire nella valigia per Fuerteventura), un mucchietto di soldi da spendere in vacanza.

A Corralejo, Gretchen ha prenotato una stanza con due letti in una specie di ostello. Dico "specie" perché non avrei mai associato la parola ostello a una sistemazione di così buon livello. Naturalmente la doccia te la devi andare a fare con le altre, ma è tutto pulitissimo e gli arredi sembrano nuovi di zecca, la stanza è comoda e affaccia su un'area comune, una terrazza, dove tra ragazze e ragazzi puoi conoscere un sacco di gente. E' stata proprio una ragazza che, la prima sera, ci ha indicato questo restaurant bar dove lavora Veronica. E dove adesso io e Gretchen siamo sedute in attesa di attaccare lei la sua bistecca, io i miei gamberoni ("non dovrei dirtelo, ma è l'unica cosa che si può mangiare qui dentro", mi ha confidato Veronica).

- Beh, non siamo proprio andati a letto, gliel'ho succhiato. In camera nostra - racconta l'australiana dopo che le ho chiesto di dirmi come era andata con questo "German Daddy", come lo chiamiamo tra noi.

- Camera nostra? E come hai fatto a farlo entrare?

- Dalla terrazza, hai presente? La cosa ha preso del tempo, per questo ci ho messo tanto... tra l'altro ero seduta sul tuo letto ahahahahah... ma gli ho detto che la prossima volta...

- Vuoi dire che devo lasciarvi la stanza? - rido.

- Ahahahah... sarebbe carino da parte tua ma meglio cercare altrove - risponde prima di abbassare la voce e sussurrare - voglio farmi inculare da lui...

- Ahahah, bel programmino - rispondo rompendo quell'attimo di sospensione e imbarazzo in cui il viso di Gretchen si arrossa un po' ma la sua espressione si fa davvero lasciva.

Mi distraggo un attimo a pensare a Lapo e all'ultima volta con lui. Quando fummo beccati da Martina, mia sorella, proprio mentre stavo per concedergli il culetto, se non ricordo male.

- A che pensi? - chiede Gretchen.

- No, nulla di speciale... mi domandavo dove potrebbe portarti, aggirando la corte della figlia, ahahahah...

- Non c'è mica solo la figlia - mi dice - ci sono pure la moglie e un altro figlio più piccolo, noi non li vediamo perché non fanno surf... la moglie è davvero inguardabile, tra l'altro. Con un così bell'uomo... boh.

- Oddio – replico – bell’uomo…

- Dai, è bello!

- Sì, sì, ma… un po’ boorish… - le rispondo non riuscendo a trovare il corrispettivo inglese di “coatto” – del resto, è tedesco…

- Ahahahah… voi italiani… trovi boorish anche la figlia?

- E’ un po’ piccola, no?– rispondo pensando immediatamente a Caterina, la liceale che consolai nel suo letto perché il suo ex l’aveva sputtanata su Ig.

- Ma ne dimostra di più, è veramente molto bella… - insinua Gretchen ridendo e poi, indicando con la testa Veronica – ma magari il tuo tipo è la cameriera…

Sogghigno, sto al gioco. Questo fatto che mi consideri lesbica mi diverte, in fondo.

- Non è che sia sempre alla ricerca di qualcuna, eh? – le dico.

- Io invece qui voglio divertirmi, in tutti i sensi... Tu, Annalisa, non ci pensi mai a divertirti?

- Ma sai - le faccio con fare da finta tonta - già divido la camera con una bella ragazza...

Gretchen si rilassa indietro sullo schienale della sedia, ride. Lo sa che scherzo, ma mi lancia lo stesso uno sguardo del tipo "non ci pensare proprio".

Ve l’ho detto, dopo essere stata con Olivia non sono nel mood, tuttavia penso a lei che torna in stanza dopo essere stata con il tedesco. E a me stessa che lenisce i suoi doloretti con la lingua. E’ un attimo, ma basta e avanza per regalarmi una piccola contrazione e un po’ di calore.


CONTINUA


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