La vendetta di un impiegato, da vittima a carnefice – Capitolo 9

di
genere
sadomaso

La maratona di sesso continuò fino a tarda notte, quando i tre si addormentarono nello stesso letto le cui lenzuola erano rimaste intrise di olio, saliva ed eiaculato femminile; lo sperma maschile era rimasto nell’ano di Ilenia incapace di sollevarsi dal letto per andare a svuotarsi.
E mentre Ilenia dormiva distrutta fino a metà mattina, Monica passava la notte in bianco preoccupata per la figlia: dove era finita? forse aveva preso male quell’ultima situazione in cui la madre veniva ancora una volta abusata e umiliata. Lo stato d’ansia cresceva con il passare del tempo e tale inquietudine aveva ormai rimpiazzato il suo profondo senso di umiliazione in cui viveva da tempo, fino a che, in tarda mattinata, udì il ronfo del motore dello scooter.
“Ma dove cazzo eri finita??? Tutta la notte che ti aspetto e quel dannato smartphone spento!!! Diavolo, Ilenia mi stavi facendo morire dall’angoscia…”
“Mi dispiace…sono andata a dormire da una amica e non mi sono resa conto che il telefono fosse spento!”
“Fanculo, Ilenia!”
Monica abbracciò Ilenia allietata di averla nuovamente con sé.
“Beh, dopo quello che ho visto, non riuscivo più a stare in quella casa…e poi mi sembrava che a tratti ti piacesse…”
“Piacere? …certo ho fatto sesso con due tipi niente male, ma sono pur sempre la schiava di Simone che abusa di me in ogni modo! Ma quello che mi fa più male e farlo sotto i tuoi occhi: non c’è peggiore umiliazione. Mi chiedo quanto durerà ancora questo supplizio...”
“Lascia che parli io con Simone, potremo trovare un accordo”
“ahh…Ilenia! Nemmeno puoi immaginare che cosa potrebbero farti quei depravati! Per non parlare di quella coppia di sadici dove trascorro la settimana…”
Ilenia cercò di confortare la madre cosciente del fatto che, a sua insaputa, stava lavorando alla cosa e che già si era adoperata per alleviare le pene della madre.
La settimana successiva fu durissima per Monica.
Al suo arrivo nel tugurio, nel tardo pomeriggio del lunedì, Cesare la legò nuda ad una sedia, la portò nel cortile d’ingresso casa e la lasciò al freddo, esposta allo sguardo di eventuali curiosi passanti, in attesa che arrivasse Ester. Intirizzita dal vento gelido chiedeva a Cesare che cosa avessero in programma di farle:
“La prego Signor Cesare, ho freddo! Che cosa volete farmi?”
“Resisti troia! Ester sarà qui a momenti, ti darà una veloce sistemata e poi ti riporteremo dentro… perché dobbiamo divertirci come si deve con una vacca come te!”
“Ma qui potrebbe vedermi qualcuno…”
Il cancelletto d’ingresso aveva delle semplici sbarre; chiunque fosse passato in strada e avesse girato lo sguardo all’interno della casa avrebbe visto Monica, legata nuda sulla sedia, con le gambe divaricate, piegate e sollevate alle spalle: il sesso era completamente aperto!
Il continuo piagnucolio di Monica, travolta dalla vergogna di essere così oscenamente esposta in pubblico, fece scattare Cesare che le diede un ceffone sulla guancia talmente forte da far oscillare la sedia lateralmente.
“Taci puttana! Mi stai proprio fracassando le palle con i tuoi lamenti!”
Monica arruffata dalla sberla ricevuta, si zittì istantaneamente attendendo che arrivasse Ester e pregando che nessuno si fermasse a guardare attraverso le sbarre del cancelletto.
Pochi minuti dopo arrivò Ester.
“Grazie amore! Hai preparato la zoccola proprio come volevo!”
“Che cosa avete intenzione di farmi? … vi prego…!”
“Niente che non sia utile al tuo corpo da puttana! Ho visto che nella tua fica ci sono un po’ di orridi peli superflui: devo semplicemente depilarti! voglio farlo a modo mio e all’aria aperta, anche perché non devi insozzare la mia splendida casa con i tuoi peli da scrofa!”
Ester aveva con sé delle pinzette, della schiuma da barba e un rasoio.
“Che c’è! Non mi dire che una cagna come te si vergogna a far vedere la sua fica in pubblico? Se qualcuno dovesse fermarsi al cancello faremo pagare il biglietto…magari uno di questi giorni ti faremo anche battere.”
Monica era preoccupata! Effettivamente si trovavano in un quartiere poco trafficato, ma poteva sempre capitare il curioso di turno e una foto da far girare sui social.
Ester si divertì a strappare qualche pelo più lungo con la pinzetta, sotto i lamenti di Monica, sofferente ma ancor più terrorizzata dall’idea di finire in rete. Successivamente Ester le spennellò il sapone da barba sul pube, quindi iniziò a raderla lentamente facendo pelo e contropelo.
“Vedi? …abbiamo terminato! D’ora in avanti ti controlleremo, per cui accertati di esserti depilata alla perfezione, altrimenti replicheremo lo spettacolo sperando ci siano degli spettatori! …e ora: c’è solo bisogno di una bella lavata!”
Ester prese la pompa da giardino presente nel cortile e lavò la Valli, divertendosi ad aumentare la pressione dell’acqua, puntando il getto soprattutto nelle parti più delicate del corpo della donna. Poi, Cesare la liberò dalle corde che la tenevano legata alla sedia e la portò dentro casa, facendola trottare a quattro zampe. Il rientro all’interno delle quattro mura sollevò Monica, anche se per poco tempo, perché sapeva bene che la serata sarebbe stata dura.
Dopo essere entrati, Ester diede qualche straccio a Monica affinché potesse asciugarsi, in quanto bagnata e ancora intorpidita dal freddo accumulato all’esterno. Subito dopo Cesare se la mise sulle ginocchia con il sedere in risalto, all’altezza delle proprie possenti braccia, e iniziò a darle una interminabile serie di sculacciate. Mentre entrambe le natiche della Valli diventavano sempre più rosse il suo viso si faceva sempre più sofferente e qualche lacrima cominciava a fluire dagli occhi.
Ester le stava vicino fumando una sigaretta e soffiandole il fumo in faccia.
“Ho trovato qualcosa on line e ho deciso di acquistarlo… allargheremo il tuo culone e penso che ci divertiremo un sacco!”
Ester prese una scatola e tirò fuori un vibratore a forma conica, lungo almeno 25 cm e composto da anelli successivi, numerati in ordine crescente man mano che diventavano più grandi, dalla punta alla base. Monica Valli si rese conto delle terribili dimensioni del giocattolo sessuale: per una numerazione che andava da 1 a 8, il diametro dell’anello numero 2 sembrava corrispondere a quello del membro di Esteban che aveva incassato due giorni prima.
Affaticato dal continuo sculacciare la sua schiava, Cesare iniziò a masturbarla con la sua consueta indelicatezza, penetrandola con la sua manona fino a farle entrare quattro dita nella sua passera: Monica iniziava a godere tremendamente dopo tanta sofferenza. Divertita dal cruento spettacolo offerto dai due, Ester continuava a soffiare il fumo sul volto della donna che conseguentemente tossiva. Successivamente appoggiò la sigaretta, prese un po’ di olio e iniziò a ungere il vibratore preparandolo per l’imminente penetrazione. Ripresa la sigaretta tra le labbra, Ester segava il dildo sotto gli occhi di Monica mostrandole sadicamente che cosa l’avrebbe penetrata.
“Mah…forse è un po’ troppo grosso…che dici cagna? Pensi che il tuo buco del culo riesca ad allargarsi ad 8?”
Monica chiudeva gli occhi in parte rassegnata e in parte in preda alle convulsioni che stava generando la mano di Cesare, che proseguiva a masturbala provocandole il primo violento orgasmo; e tutto ciò mentre, sotto i suoi occhi, Ester le sventolava il vibratore, facendole tenere sempre presente che l’avrebbe sodomizzata di li a poco.
Cesare non aveva mollato un attimo la passera di Monica, proseguiva a stantuffarla nello sciacquio dei suoi abbondanti umori e continuava a tormentarla quando, ogni tanto, percuoteva le sue natiche rosse.
“Uh, cazzo! Guarda come viene questa schifosa cagna!!! Le ho arroventato le chiappe e ora schizza di piacere!”
Intanto, Ester aveva spento la cicca di sigaretta ormai arrivata al filtro e, sollevatasi dalla sedia andava a posizionarsi dietro il sedere della schiava.
“Direi che l’hai fatta godere abbastanza, Cesare! Cazzo hai fatto un lago qua sotto!”
“Hai ragione Ester, ma mi è scappata la mano…!”
Alla battuta di Cesare, i due si misero a ridere, mentre Monica appariva frastornata dai continui e prolungati orgasmi.
“Vieni posizioniamo la cagna sul tavolo, voglio stare comoda mentre la inculo!”
Cesare, che agli occhi della Valli si era dimostrato abbastanza abile nel maneggiare le corde, legò la donna sopra il tavolo in modo che, inginocchiata e con le caviglie legate alle due gambe del tavolo, avesse il busto proteso in avanti con una corda trasversale che schiacciava la schiena e quindi i seni sul piano del tavolo. Un’altra corda trasversale passava tra le gambe, sopra i polpacci ed esattamente dietro le ginocchia. In tal modo, Monica era impossibilitata a muoversi, il sedere era naturalmente aperto e completamente a disposizione dei giochi dei due sadici coniugi.
Successivamente, Cesare oliava la sua mano e infilava una dopo l’altra ognuna delle sue grosse dita dentro il buco del culo della schiava. Nel frattempo Ester spiegava alla vittima che avrebbe lavorato con cura sull’allargamento del suo sfintere anale giocando con i primi anelli molto lentamente.
“Guardalo troia! Lo farò entrare pian piano, anello dopo anello, poi ti trivellerò il culo tanto velocemente da levarti il fiato!”
“Ti prego…mi spaccherai il sedere! ...fai piano…ti scongiuro!”
In realtà, subito dopo le parole di supplica pronunciate dalla Valli, fu la manata di Cesare a toglierle il fiato e a lasciarle scappare un urlo acutissimo; il suono dello schiaffo fu decisamente forte e il colpo provocò anche la comparsa di qualche piccola ecchimosi.
“Ti lavoreremo tutta la settimana! Non penserai di poter prendere tutti gli anelli oggi? Lo so che, in fondo in fondo, a una puttana come te piacerebbe essere sfondata subito…”.
Ester si posizionò davanti al sedere di Monica e puntò il vibratore nel secondo canale della donna. Iniziò a spingere lentamente facendo entrare il primo anello, che poi estraeva e faceva rientrare. Minuto dopo minuto Ester velocizzava il movimento, ma sempre limitandosi al primo anello. Dopo svariati minuti di frenetiche penetrazioni, Ester si fermò bruscamente, quindi aumentò la pressione spingendo il dildo ancor più dentro l’ano della donna e facendo entrare anche il secondo anello. Monica dischiuse le labbra e si lasciò andare ad una imprecazione. In quel momento, Cesare che si era seduto sul tavolo di fronte a lei, le piazzava davanti il suo uccello e prendeva a scoparla in bocca non consentendole più di lamentarsi, se non a gemiti che diventavano sempre più forti.
Così, Ester spingeva in avanti penetrando analmente Monica e Cesare contro-spingeva ficcando il proprio membro sempre più in profondità nella gola della schiava. I tre andarono avanti per quasi un’ora, con qualche breve pausa e con qualche inversione di posizione, che vedeva Ester godere nel farsi leccare il sedere dalla sua vittima. Alla fine, Ester riuscì a far entrare anche il terzo anello mentre Cesare veniva nel viso di Monica. A quel punto Ester accese il vibratore mettendolo alla massima potenza di vibrazione e insieme a Cesare andò a lavarsi e rifocillarsi, mentre la Valli, dolorante, rimaneva legata in quella scomoda posizione con la vibrazione che proseguiva a sconquassarla.
Continua… (per eventuali commenti o suggerimenti - dukeduke1069@yahoo.com)
di
scritto il
2022-01-20
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