Rossella - Capitolo 4

di
genere
dominazione

Rossella stava facendo un eccellente lavoro con la sua lingua sui miei piedi, ammorbiditi dal suo calore e dalla patina di saliva ormai depositata ovunque. La presi per i capelli, la sollevai da terra e la trascinai lungo il corridoio verso la porta d’ingresso:
“Chi abita nell’appartamento di fianco al tuo?”
“La Famiglia Bianchi! ...pe…perché?”
I Bianchi erano una coppia di signori prossimi ai sessant’anni, vivevano da soli in quanto i loro due figli, ormai in età adulta, erano andati a vivere per conto loro.
Rossella era terrorizzata all’idea di poter coinvolgere i suoi vicini in qualcuna delle mie perversioni.
“Che ne pensi di farti vedere nuda con la scusa di esserti chiusa fuori di casa? ...oppure gli fai vedere il culo arrossato e chiedi una crema contro le scottature…”
“Oddio!! Ti prego no! …è una follia…così mi sputtano completamente!”
“Se vuoi, puoi indossare una maglietta, ma senza nient’altro addosso!”
Rossella era impallidita, tuttavia sapeva che avrebbe dovuto soddisfare la mia richiesta, seppur indecisa e con un enorme paura addosso. Probabilmente confortata dal fatto di riuscire a coprirsi almeno parzialmente, mascherando il suo stato piuttosto sconcio, con uno sguardo misto tra l’odio e il panico, aprì la porta e si avvicinò lentamente all’appartamento adiacente, quindi dopo diversi tentennamenti suonò il campanello.
Io ero rimasto sulla soglia della porta di casa a godermi lo spettacolo: il contrasto tra la maglia bianca e il rossore di quel magnifico sedere gonfio e rotondo era notevole! Vederla seminuda e scalza suonare il campanello dell’appartamento contiguo era terribilmente arrapante: dovetti tenere a bada il mio uccello, perché la tentazione era stata più volte quella di scoparmela li sulla porta, mentre i vicini avrebbero guardato dallo spioncino per vedere di chi si trattasse.
Non avendo ricevuto risposta la sollecitai a suonare una seconda volta, ma sembrò che nell’appartamento non ci fosse nessuno. Rossella apparve sollevata e rasserenata: un colpo di fortuna le aveva impedito di fare una vergognosa figura da zoccola di fronte ai suoi vicini. Quindi sottovoce cercò di darmi una spiegazione:
“Probabilmente sono usciti o sono andati a trovare uno dei figli!”
“…e allora cambiamo programma…levati la maglietta e rimani lì nel pianerottolo!”
Rientrai nell’appartamento di Rossella, presi una sedia dalla cucina e ritornai da lei: era rimasta bloccata al centro del pianerottolo con l’aria smarrita e preoccupata, e con le mani che coprivano seni e passera.
“Metti le mani dietro la testa e allarga le gambe!”
Rossella eseguì un po’ impacciata e proprio in quel momento potei realizzare quanto fosse splendida: completamente nuda con la pelle che brillava dal sudore, una terza di seno rigogliosa con i capezzoli turgidi che puntavano verso il soffitto, il pube completamente liscio, il culo in fiamme e il viso arrossato dalla vergogna.
Quindi piazzai la sedia al centro, tra le due porte, proprio di fronte all’ascensore e mi sedetti sopra. Rossella mi osservava incuriosita e sembrava sconcertata.
“In ginocchio davanti a me troia! Mani dietro la schiena e succhiami il cazzo!”
“Ma qui nel pianerottolo??? Ma…ma…ti sei ammattito? Potrebbe passare qualcuno!!!”
Non appena finì la protesta le mollai un sonoro schiaffo il cui eco si espanse sulla tromba delle scale, in contrasto con i nostri scambi verbali che fino a quel momento avevano mantenuto un tono leggero, quasi sussurrato.
“Parla con rispetto cagna!!”
“Mi scusi signore! La prego, è troppo rischioso!”
“Zitta e succhia!” Voglio sentire solo il suono del risucchio e dei tuoi conati su tutto il piano!”
Andammo avanti per cinque lunghissimi minuti. L’impegno di Rossella per darmi piacere era notevole: forse il suo intento era quello di farmi venire per terminare tutto e rientrare dentro. Dopo svariati tentativi era riuscita a inghiottire quasi tutta l’asta, tuttavia si conteneva per evitare colpi di tosse che avrebbero richiamato qualche inquilino che alloggiava nella palazzina.
“Ora leccami il buco del culo!”
Sollevai il bacino quel tanto che bastava per potergli offrire le mie chiappe. Di tanto in tanto osservavo il suo sguardo di supplica che incrociava il mio. Tuttavia la osservavo con fermezza e senza concederle nulla se non di soddisfare il mio piacere.
“Brava! Così spingi la lingua in profondità…questo ti servirà di lezione, così le prossime volte ci penserai bene prima di disubbidire o ribellarti ai miei ordini”
Ad un certo punto sentimmo l’ascensore azionarsi: qualcuno lo aveva chiamato!
Rossella più che terrorizzata staccò la sua faccia dal mio sedere e tentò di sollevarsi, ma prontamente la presi per i capelli costringendola a stare in ginocchio:
“Ferma e zitta!”
Furono secondi di terrore quando sentimmo che l’ascensore aveva iniziato il proprio viaggio. Si fermò uno o due piani sotto. Quindi mi sollevai in piedi e iniziai a scoparla in bocca sempre più rudemente riuscendo, dopo i primi colpi, a sbattere le palle sul suo mento: ormai si stava abituando a ricevere il cazzo in gola! Scopavo la bocca come fosse la sua passera.
“Ora scopami! Siediti spalle a me e fronte all’ascensore, gambe unite e affondati sul cazzo! …ma senza venire, quando stai per raggiungere l’orgasmo ti sfili dal cazzo, ti giri verso di me e mi preghi di poter sborrare! È tutto chiaro cagna?”
“Si! Si, è tutto chiaro signore! ...che vergogna…se qualcuno dovesse…”
“Taci! Impalati e godi...dipende tutto da te: godere nel silenzio!”
Rossella impugnò l’uccello e lo direzionò nella fessura scendendo con il sedere e penetrandosi lentamente in modo da evitare improvvisi scossoni emotivi e smorzando il più possibile ogni gemito. Il suo respiro si faceva affannato, tremava e sudava sempre di più man mano che mi scopava. L’eccitazione prendeva comunque il sopravvento e il suo movimento si faceva sempre più rapido fino a sbattere le sue natiche sulle mie cosce in modo deciso e violento.
Mi resi conto che a stento stava trattenendo il proprio orgasmo, ma io stesso non sarei durato molto con quel ritmo da troia impazzita, così le rifilai una forte pacca sul culo già bello rosso e la bloccai invitandola a sfilarsi dal mio cazzo. Il suo volto esprimeva una frustrante delusione:
“Oh Noo! La prego signore, continui a scoparmi! Non ce la faccio più…!”
“Che troia! Si, così mi piaci e così che ti voglio, desiderosa di cazzo, pronta a godere e a far godere! Guarda che cazzo è venuto fuori…credo abbia raggiunto il diametro massimo! E guarda le vene in rilievo… forza leccale!”
Il cazzo mi pulsava, mi aveva portato al limite e se avesse continuato a stantuffare con quel culo sarei esploso.
“UHH, Signore, mi sta facendo impazzire! Sono al limite, ma sono anche terrorizzata dall’idea di essere scoperta…, va bene faccio tutto quello che vuole, continui a umiliarmi come una merda ma la prego: rientriamo dentro!”
Ormai da diversi minuti occupavamo quel pianerottolo e stavamo rischiando di essere sorpresi da qualche altro inquilino, tuttavia non mi bastava e volevo aumentare il livello di tensione.
“Forse ti stavi divertendo un po’ troppo, ma per te non è ancora arrivato il momento di godere! Ora ripuliscimi per bene il cazzo…santo cielo lo hai riempito dei tuoi succhi! Leccali via e ingoia, cagna!”
Rossella grondava di sudore che gocciolava dal suo naso. Probabilmente in uno stato di stress senza soluzione di continuità. Leccò via tutto e con estrema perizia assicurandosi di fare un buon lavoro, forse cominciava a piacerle il trattamento, ma sicuramente più ci metteva passione e minore sarebbe stata la probabilità che potessi infierire ulteriormente.
Mi sollevai in piedi e mentre mi menavo l’uccello la spinsi verso l’ascensore e la baciai intensamente.
Si lasciò andare, chiuse gli occhi e affondò la sua lingua nella mia bocca, mentre io premevo il pulsante dell’ascensore. Non appena Rossella sentì il meccanismo di movimento dell’ascensore azionarsi, ebbe un sussulto, ma poi si tranquillizzò quando le dissi che lo avevo chiamato al piano in modo da tenerlo sotto controllo e anticipare chi avrebbe potuto farne uso. In realtà, quando arrivò al piano aprii le porte e la spinsi all’interno:
“Inginocchiati troia! Oggi ci sarà il tuo battesimo di cagna!”
Rimasi nella porta di ingresso dell’ascensore impedendo che si potesse chiudere, quindi presi a masturbarmi di fronte a lei, che in ginocchio mi guardava incredula ipotizzando ciò che avevo intenzione di fare. Le intimai di non distogliere mai gli occhi dal mio uccello e di tenere la bocca aperta. Quindi, uno, due, tre e quattro schizzi fino a riempirle quasi tutta la faccia e parte nei capelli.
“Ora scendi giù a prendere una boccata d’aria!”
La spinsi a terra all’interno del vano affinché restasse dentro l’ascensore e schiacciai il tasto di terra: che bastardata! Godevo a metterla in difficoltà, ma ero curioso di capire come avrebbe reagito questa volta. Trenta secondi dopo l’ascensore era in risalita, ed io ero nella soglia di porta ad attenderla; uscì dall’ascensore e corse stravolta verso di me: aveva la faccia di chi se l’era vista brutta!
“Sei una splendida vacca da monta! Dillo che sei la mia troia!”
“Sono la tua troia!”
Completamente nuda, luccicante da quanto era unta dal sudore e con una maschera di sperma in viso, era veramente sconcia ma estremamente eccitante!
Non disse una parola, probabilmente si era morsa la lingua una decina di volte evitando di lamentarsi e rinunciando a lanciarmi maledizioni.
“Avanti, entriamo dentro e andiamo a farci una doccia!”
Entrammo dentro la doccia e la insaponai per bene e in modo molto delicato continuando a tenerla eccitata e masturbandola di tanto in tanto facendo scivolare le dita dentro la sua passera. Gemeva! Aveva una voglia matta che rivelò di getto quando affondai tre dita ben dentro la sua fica.
“Oh cazzo! Non ce la faccio più, ti prego fammi godere”
Sorrisi, soddisfatto che mi stesse praticamente pregando, ma la volevo umiliare di più:
“Chiedimelo in ginocchio, ma usa le parole giuste, una cagna come te deve essere più volgare!”
“Ti prego Signore, posso sborrare?”
La portai fino all’orgasmo: il piacere culminò quando, grazie all’aiuto del sapone, feci entrare l’intera mano fino al polso e poi la tolsi di botto. Ed esplose in un orgasmo che mi lavò la faccia
“OHHH SIIIII!! UUUUUHHHH…ODDIO!!!!”
Indugiammo sotto la doccia per qualche altro minuto, baciandoci intensamente e rimanendo abbracciati. Poi andammo a rifocillarci e ci distendemmo sul letto per riposare e recuperare le energie.
Continua… … (per eventuali commenti o suggerimenti - dukeduke1069@yahoo.com)
di
scritto il
2023-08-04
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