Invito a cena

di
genere
etero

Segue da “La personal trainer”

Dopo che ci siamo asciugati, ci siamo seduti su una panchina per rivestirci. La bella Ambra prende il rossetto e si avvicina a me. Senza dire nulla, inizia a scrivere sul mio petto. Io intanto penso “ma che fa sta qua?”, però è troppo erotico per interromperla. Mi giro allo specchio e leggo “3xx xxxxxxx” con sotto “chiamami”. Poi mi lancia il suo tanga nero a mo’ di fionda. “Per quando sei da solo” ordina. Non riesco a dire una parola, ma ho una nuova erezione e lei scoppia a ridere. Per non perdere il numero, sono costretto a farmi un selfie allo specchio. Mi ripulisco e, finalmente mi cambio anche io e si va a casina.

Ovviamente nei giorni successivi ho seguito il consiglio di Ambra. No, non ho indossato il tanga. Miseria, che brutta immagine! Mi sono ammazzato di seghe mentre nell’altra mano avevo le mutandine. Cambiando orari al lavoro, non l’ho più incrociata. Ma avevo voglia di rivederla. Prendo coraggio e le mando un messaggio senza pensarci su: “Ti va di cenare da me?”. Niente “come stai”, niente fronzoli o finzioni. Anche basta con le paranoie. Dopo una mezz’oretta, mi risponde “Ok a stasera!”.

Bene. Non immaginavo così tanta efficienza. Fortunatamente non ho impegni irrinunciabili, ma casa è una latrina e il frigo è vuoto. “A dopo” le rispondo. A dopo? Se vede casa così, chiama i NAS. Però ho del margine di tempo. Vado in sala pesi e passo dal supermercato. Sedano, carota e cipolla in acqua salata e accendo il fuoco. Mentre il brodo vegetale va, metto in ordine casa. Farei prima a cospargerla di benzina e darle fuoco. “Questa è benzina, io mi do fuoco” cit.
Cambio le lenzuola (magari sono di nuovo fortunato), spazzo e lavo per terra. Guanti e igienizzante: il bagno torna a splendere. Uniforme di ordinanza: felpa nera con cappuccio e pantaloni della tuta grigi. Lo so, viene una ragazza a casa. Ma devo cucinare e non voglio sporcarmi tutto.

Cipolla tagliata, salsiccia sgranata, asiago a dadini, riso tostato e brodo caldo. Tutto è pronto per il risotto asiago e salsiccia, la mia specialità. Manca solo l’ospite per dare il via alla cottura. Suona il citofono ed è lei. Sale le scale e la vedo: quanto sei bona Ambra. “Ciao, Jonny” mi saluta. “Entra entra, Ambra”. Un velo di trucco, jeans, maglione e giubbotto. Quando una è bella è bella.

Ci salutiamo e le dico che mi devo mettere ai fornelli. La pancia è una cosa seria! Qualche pezzo di salsiccia in padella per oliare la padella e via di cipolla. Ci unisco il restante della salsiccia e il riso. Sfumo con del vino bianco e aggiungo un paio di mestolate di brodo. “Wow, ma sai anche cucinare?” fa lei. “Un paio di piatti sì. I primi tempi in cui vivevo da solo, sembrava di mangiare in galera” rispondo. Lei ride mentre io mescolo il risotto con il cucchiaio di legno. “Ho portato del rosso” afferma, mentre mi mostra la bottiglia. “Ehm, Ambra, sono astemio” dico. “Ahahah” ride. Ma cosa ridi? Aggiungo verso metà cottura l’asiago a dadini. “10 minuti e ci siamo” annuncio.

Il mio capolavoro è pronto. Le verso del vino, mentre io mi faccio una tisana alla zenzero. Preparo i piatti e ci sediamo a tavola. “Buonissimo, Jonny. Ci sai proprio fare con la salsiccia!” esclama. Avvampo al viso e dico “grazie, ragiono con lo stomaco”. Conversiamo un po’ e ci spazzoliamo i piatti. Sono stato davvero bravo! Sposto i piatti e le pentole nel lavandino e mi siedo accanto a lei. Stavolta faccio io la prima mossa e la bacio.

“Ma cosa fai?” urla lei. Cazzo, che ho combinato? Panico e paura. “Ahahah, scherzone!” ride. “Mi hai fatto prendere un coccolone” protesto. La sollevo dalla sedia, la appoggio al muro e la bacio. Lei ricambia decisamente e mi mordicchia le labbra. Io le palpo quel bel lato b, mentre nelle mutande sento che qualcosa si muove. Ovviamente è il mio pene, ma anche la sua mano. Stavolta i giochi li conduco io, almeno ci provo. La porto in camera da letto e la spoglio lentamente. Prima le scarpe, poi i jeans e infine il maglione. Reggiseno e perizoma bianchi coordinati. Resto un attimo immobile e poi sbotto “Cazzo, quanto sei bella, Ambra”. La bacio sul collo e le percorro i fianchi con le mani, quindi mi stacca da lei. “Ora è il mio turno” ordina. Tolgo le scarpe, mentre mi solleva la felpa e poi mi abbassa la tuta grigia. I miei boxer neri non ce la fanno più e lei bacia il mio sesso sulle mutande. La fermo subito, anche se la desidero molto. Si sdraia sul letto. Le abbasso le mutandine e massaggio la vulva da fuori delicatamente. Piano piano aumento la pressione e mi avvicino alle grandi labbra. Sento la tensione dei suoi muscoli ed è quello che voglio. Proseguo così con qualche minuto e poi la penetro prima con un dito e successivamente con due. Le piace, perché mugola e sento le dita fradice. Le prendo le cosce con entrambe le mani e passo la lingua attorno alla vagina. “Gnam gnam” la canzono. Mi sa che sta ammattendo, perché mi afferra per i capelli e reclina il capo all’indietro. Good job, Jonny.

Di scatto si alza e per poco non mi dà una capocciata. Ma che succede? “Ti voglio ora” grida. Mi sposto, lei si siede sul letto e mi fa avvicinare a sé. Mi abbassa i boxer e si lecca le labbra. Avvolge le dita della sinistra alla base dello scroto, che usa come impugnatura per succhiarmi il cazzo. I ruoli si sono invertiti e non è che mi dispiaccia. Succhia e masturba l’asta con la destra, mentre con la sinistra gioca con le mie palle. Sto davvero godendo tanto. Le accarezzo il bel viso e provo a giocare con i suol seno, ma una strizzata un po’ più forte mi fa desistere. “Voglio scoparti, Ambra” le dico. “Ma come voglio io” ringhia. Siamo selvagge, ok, però metto il preservativo. Mi butta sul letto e sale su di me. Si infilza con il mio pene e mi cavalca. Il movimento dei suoi seni è ipnotico, però appena provo a salire lungo i fianchi, mi dà uno schiaffetto deciso sui coglioni. Ok, sto fermo. Per ora.

Passati una decina di minuti, non ce la faccio più. Senza preavviso, la giro e sono sopra di lei. “Stronzo” esclama. Ma dopo i primi tre colpi, la belva appare domata. Mi avvicino e la bacio, mentre proseguo ad amarla. In poco tempo lei viene ansimando e sento tutta la sua muscolatura rilassata. Mi giro di lato per non “infierire” e mi sfilo il condom tutto orgoglioso di me.

“Che tenero, Jonny. Anche se tenero non è la parola adatta ora” ridacchia lei con il mio pene in mano. “Ora ti svuoto, bel cazzone” dice lei mentre bacia la cappella rosso fuoco e afferra le mie palle. Credo abbia capito che mi piaccia da impazzire, perché divento ancora più duro. Mi masturba e le dico “Sto venendo” apre la bocca e ingoia un paio di generazioni. “Buon appetito” le dico ed entrambi scoppiamo a ridere.

Un profondo ringraziamento ai miei cari lettori
di
scritto il
2021-12-21
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