Il sequestro (X parte)

Scritto da , il 2021-11-01, genere pulp

11:50

Una densa coltre di fumo attraversava l’abitacolo, all’interno due corpi immobili riversavano con il capo chino contro il parabrezza. Il parabrezza nello schianto era andato in frantumi e i vetri ora erano sparsi ovunque. Nessuno dei due corpi si muoveva su di essi soffiava un gradevole venticello estivo che scompaginava i lunghi capelli del sequestratore rumeno riverso a testa in giù. La strada era completamente vuota e anche se l’incidente era avvenuto alle porte del centro abitato, non aveva attirato l’attenzione di alcun curioso nella zona. Mario con la testa ancora tra il volante fu ridestato da quel fresco venticello, con difficoltà fece leva sulle sue mani escoriate e dolorosamente riuscì a spingersi all’indietro con la schiena sprofondando contro il sedile. Lentamente la mano destra tastò il gancio di sicurezza della cintura facendo pressione sul clic liberandosene, poi la mano sinistra aprì lo sportello e con difficoltà si trascinò fuori dal posto di guida per poi una volta fuori rovinare al suolo sofferente . Dall’apertura del portello ora poteva osservare il suo sequestratore immobile con la testa contro il cruscotto, fuori si guardò attorno alla ricerca di anima viva, ma incredibilmente il rumore non aveva attirato alcun tipo di soccorritore, doveva pensarci lui e doveva farlo alla svelta. Si rialzò e barcollando si avvicinò nuovamente alla sua utilitaria perfettamente incastrata tra i due alberi appena fuori il bordo della carreggiata. Osservò l’interno dell’auto alla ricerca del cellulare del suo sequestratore, ma era ancora troppo lontano e non aveva una buona visuale, doveva avvicinarsi e perquisire l’abitacolo sinistro. Silenzioso e ammaccato si avvicinò al portellone anteriore dell’auto, il corpo del sequestratore era ancora immobile, Mario sporse il capo all’interno cercando quel maledetto cellulare, ma un improvviso dolore alla testa lo paralizzò così tanto da dover distendersi per quanto era lancinante quell’improvviso dolore cranico. Si sedette sull’erba con la schiena contro il portellone portandosi le mani alle tempie. Mentre guardava davanti a sé intravide affianco ad un masso la pistola del rapitore, probabilmente volata via dall’abitacolo nelle concitate fasi dell’incidente. Rimase a fissarla per qualche secondo mentre quel dolore infernale, quella pressione nella testa si attenuava. All’interno dell’auto intanto Iancu riprendeva conoscenza, era visibilmente mal ridotto, aprì gli occhi mentre ancora la sua testa era poggiata sul cruscotto. Sotto i suoi piedi spiccava il cellulare, con difficoltà lo afferrò.

12:00

Valerj aveva appena lasciato la stanza dei due, non aveva una bella cera, l’adrenalina mista alla stanchezza lo stavano provando abbastanza, ma ciò che lo rendeva maggiormente inquieto e pericoloso era il trattamento che il capo gli aveva riservato poco prima. Secondo il suo modo di concepire la vita, con quell'atteggiamento, Darko lo aveva umiliato e quella donna era la causa di questa mancanza di rispetto, ciò per una persona orgogliosa come lui non era facile da digerire né tantomeno da dimenticare. Nella stanza accanto, Darko, intanto si era rivestito ed era pronto a mettere in moto la parte finale del piano che ora dipendeva in parte anche da Rossana, lui aspettava una risposta a quella proposta, ma negli occhi della donna era visibile solo confusione del momento. Si congedò da lei per raggiungere il cugino Aslan e conferire con lui circa il piano sulla fuga. La lasciò da sola nella stanza, si fidava di lei. Attraversò il corridoio e raggiunse le scale in salotto che portavano al al primo piano.

12:01

Il sangue colava dalla fronte e scivolava sui suoi occhi insozzandone la visuale, i dolori intercostali gli ostacolavano la fluidità nei movimenti, per questo Iancu, decise di mantenere la posizione in cui si era risvegliato mentre con la testa bassa armeggiava con il cellulare. A terra poggiato allo sportello sinistro, Mario osservava il prato davanti a lui, dove giaceva la pistola, il suo dolore si stava attenuando e provò a rialzarsi, ci riuscì aiutandosi con la carcassa dell’auto, una volta in piedi vide il rumeno nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato, ma nelle sue mani ora poteva vedere visibilmente il cellulare che lui stava cercando. Sentì imprecare flebilmente nella lingua rumena il sequestratore e la paura lo pervase, sapeva che se mai questi fosse riuscito a comunicare che qualcosa era andata storta, la sua famiglia ne avrebbe pagato le conseguenze. Senza pensarci corse verso la pistola davanti a sé la impugnò, e si avvicinò, con la canna della pistola puntata all’altezza della testa dell’uomo. Aveva la mira libera, il rumeno fletté il collo ala sua sinistra, aveva ancora il cellulare tra le mani. La voce di Mario che gli intimava di lasciare il cellulare non lo raggiungeva del tutto il suono era ovattato per via del colpo contro il cruscotto, inoltre la vista era ancora sfocata. Senza dargli importanza dunque abbassò di nuovo lo sguardo sul display. Tutto accadde in una manciata di secondi, il sequestratore non ebbe del tutto il tempo di capire che la situazione per lui si era ormai compromessa e ben presto prima uno e subito dopo un secondo colpo di pistola lo raggiunsero al capo lasciandolo esanime sul posto. Mario vide il fumo uscire dalla canna e con disorientamento lasciò cadere la pistola tra l’erba, poi corse verso l’auto aprì lo sportello e recuperò il cellulare tra le gambe del cadavere, prese il cellulare, ma si accorse che era spento e che il display era completamente frantumato. Provò ad accendere il dispositivo più volte, ma non ci riuscì. Così dopo diversi tentativi, si incamminò verso la strada in cerca di aiuto.

12:10

Prima di raggiungere Aslan, Darko, passò davanti alla postazione telefonica riservata a Valerj per le comunicazioni con Iancu trovandola vuota. Sul tavolo accanto al telefono giaceva una bottiglia di gin vuota, si fermò e si guardò intorno inquieto, poi osservò l’apparecchio telefonico e fu tentato dall’idea di chiamare il complice rumeno per avere ulteriori notizie, ma desistette e imboccò le scale. Prima di allontanarsi Il suo sguardo si posò nuovamente su quella bottiglia vuota di liquore che stranamente gli risuonò come un segno di cattivo presagio, poi scosse la testa come per liberarsi da quel pensiero e si diresse verso la scala. Dopo un paio di scalini dovette però fermarsi, dei strepiti di donna alle sue spalle lo bloccarono. Dietro di lui Rossana spaventata attraversava la stanza, completamente nuda, tenuta con forza alle spalle da Valerj. A quella vista la rabbia di Darko crebbe esponenzialmente e deciso si diresse verso l’uomo per separarlo da lei, ma appena si avvicinò capì il motivo degli strepiti di Rossana, un coltello era puntato sotto la gola della donna. Alla vista della lama, Darko si arrestò, con calma cercò di capire le intenzioni di quel gesto, ma Valerj evidentemente ringalluzzito dall’effetto dell’alcool gli intimò di stare lontano.
Poi il bulgaro esordì:

V:- Questa puttana è la discordia di tutto, ci hai invitato a banchettare con il suo corpo per tutta la notte e ore la tratti con dolcezza come se fosse la tua sposa da sempre. No! Questa puttana merita il peggio.

Rossana non riusciva a smettere di singhiozzare, sentiva nuovamente la lama fredda del coltello sotto la sua pelle mentre l’alito alcolico del bulgaro le attraversava le narici.

D:- Valerj! Hai già abbandonato la tua postazione contravvenendo ad un compito specifico!

Esordì il capo guardandolo senza paura, poi continuò:

D:-Il piano è riuscito, Iancu sarà di ritorno tra poco, dobbiamo organizzarci e fuggire, lasciala andare. Lei ha già pagato abbastanza.

V:- Ho voglia di sbattermela ancora una volta e tu non puoi impedirmelo.

Eccitato il bulgaro passò la lingua sulla guancia della donna, facendola irrigidire e lasciando su di essa un’abbondante colata di saliva.


D:- Sei ubriaco, ti prego sta andando tutto bene, non complicare le cose.
Il bulgaro continuò a camminare verso il suo capo e una volta accostatosi a lui continuò:

V:- Ora porto questa troia su con me, tu stai attento al telefono e appena Iancu e quello stronzo del suo marito saranno qui, scapperemo con i soldi.

Poi riprese a spostarsi con la donna tremante, si avvicinò alle scale e la trascinò con sé. Aslan nel frattempo insospettito dalle urla era uscito dalla stanza dove era rinchiuso con i due figli della donna. Una volta chiusa con cura la porta, osservò Valerj salire le scale con il suo ostaggio. Gli occhi del ceceno al piano sotto si incrociarono con quelli del cugino e questo bastò a quest’ultimo a capire che stava per andare tutto in malora. Aslan, approfittando del fatto che il bulgaro non si era accorto della sua presenza, lo attese sulla rampa delle scale nel tentativo di disarmarlo. Valerj intanto continuava a procedere all’indietro lungo le scale, tenendo il coltello puntato alla gola di Rossana. Il bulgaro continuava ad avanzare all’indietro, mentre lo faceva Inconsapevolmente e allo stesso tempo pur di non perdere d’occhio Darko dava le spalle ad Aslan.

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