H2O

Scritto da , il 2021-08-15, genere pulp

H2O

Alla fine del XXIII secolo, in seguito al quasi totale esaurimento energetico della Terra, il governo mondiale ordina alle Corporazioni che controllano il pianeta, di trovare una valida forma energetica adatta alla salvezza dell’Umanità. Mentre iniziano i primi viaggi nel Sistema solare e le costituzioni delle colonie su Luna, Marte e Giove,è messo a punto uno studio di utilizzare l’acqua come fonte energetica alternativa. Attraverso una forma complessa di elettrolisi: utilizzare l’Idrogeno e ripristinare l’Ossigeno. Nasce così la New Arca che sfrutta l’energia della gravitazione solare per compiere lunghi viaggi in breve termine.
La New Arca giunge dopo un viaggio di 40.000 anni luce verso la Nebulosa del Granchio. Qui trovano un pianeta simile alla Terra, costituito per il 98% da acqua, ricca di minerali. La Corporazione Amaranto s’installa sull’unica terra emersa e inizia lo sfruttamento minerario. LA Compagnia Blu inizia con gli impianti di trasformazione dell’acqua. Il pianeta è battezzato H20. Entro breve tempo, l’idillio è rotto e la brama di supremazia contagia entrambe le Corporazioni. Non passa molto tempo prima che una nuova e sanguinosa guerra giunga a scuotere la quiete di quel pianeta d’acqua.


I- Fuoco nel cielo
Il cielo era in fioritura. Fiori arancioni e rossi sbocciavano qua e là, in un tripudio di colori. Colori fatti di fuoco provocati dai traccianti delle batterie di terra. Navi cilindriche della Corporazione Blu, solcavano i cieli rispondendo al fuoco di terra. Sbarramenti infuocati, globi rossastri che flagellavano la terra, mezzi meccanici e uomini dilaniati dai missili e dai raggi al plasma. Dentro le navi cilindriche, uomini ingabbiati in esoscheletri, imbraccianti fucili al plasma, aspettavano il momento giusto per essere sganciati sulla zona di guerra. Adam, ventidue anni, fresco di accademia, il volto sudato e i nervi tesi.Tanta paura, come tutti. Nonostante l’aria di condizionamento all’interno del casco in plexi- vetro, si sentiva soffocare. Quella tuta gli dava un senso di claustrofobia come mai non ne aveva provata. Unita alla paura era una combinazione d’incertezza e terrore. Di fianco a lui c’era un altro ragazzo: Stefano, occhi nocciola, sorriso accattivante. L’idolo delle allieve del corso fanteria. Italiano, non si ricordava di quale zona. La nave Blu Zaffiro 06 conteneva cinquantadue fanti addestrati alle tattiche di guerriglia e delle trincee. Gli esoscheletri indossati erano corazze meccanizzate in grado di deflettere l’energia dei laser e resistere ad alcuni tipi di esplosioni. Erano dotati di razzi propulsori in grado di farli volare per brevi tratti o planare senza correre il rischio di finire spiaccicati sul suolo. Questo era rassicurante, almeno fino a che qualcuno non ti colpiva con un cannoncino Vulkan al plasma Classe 0C. A quel punto, la prospettiva di finire spiaccicato sul terreno era una scelta trascurabile.
Adam guardò fuori da uno degli oblò e quello che vide lo fece rabbrividire ancora di più. Era troppo inquieto e i continui sbalzi provocati dall’onda d’urto delle esplosioni, non lo tranquillizzavano per nulla. Più si avvicinavano alla zona calda, più le scosse aumentavano. Stefano si girò verso di lui “Rock’n Roll, amico” e imbracciò il suo fucile al plasma.
Duecento metri sulla loro destra, la nave Zaffiro 09 si trasformò in un’esplosione colorata di luci rosse e arancioni. Due tronconi netti spezzati che precipitavano verso il basso come comete di fuoco. Adam distolse lo sguardo e soffocò le lacrime di rabbia e impotenza che minacciavano di esplodergli addosso. Un soldato non piange. Mai. Un soldato non dimostra pietà. Mai. Ricordate i vostri compagni caduti uccidendo più nemici possibili.
Un segnale rosso di allerta avvertì Adam e i suoi compagni che era ora di uscire “Facciamo baldoria” commentò un tipo grosso e dalla pelle nera, che sembrava di una misura troppo grande per stare nell’esoscheletro. “Sì va, amico” salutò Stefano alzando un pollice nell’aria “LA gloria ci attende”.
Fuori, nell’aria, con i traccianti che ti passavano così vicino da intuirne la forma e i disegni sulla capsula di penetrazione “Attivare gli scudi” disse al microcomputer inserito nell’esoscheletro “E che Dio o chiunque ci assista ci protegga” sotto di lui, la terra bruciava.



II-Fuoco sulla terra
L’atterraggio non era stato brutto. I retroattori avevano fatto il loro dovere facendolo planare dolcemente a terra. Mentre atterrava, sparava. Non si distrasse osservando i suoi compagni. Si era concentrato sui bersagli ostili, gli esoscheletri di colore rosso e aveva fatto quello che doveva essere fatto. Sopra di lui, il cielo era una scia rosso fuoco. Due nemici caddero sotto i colpi del suo fucile. Vide un suo compagno a terra e si attardò per aiutarlo ad alzarsi. Fatica inutile. Adam scattò all’indietro quando vide l’esoscheletro crollare di lato, mentre parte del torso, gli rimaneva ancorato al braccio. Spaventato, arretrò e distolse lo sguardo, riconoscendo il tizio dalla pelle scura che aveva inneggiato alla baldoria.Adam si mosse , ma non percorse molta strada. La terra davanti a lui si aprì in un fragoroso boato e lui si ritrovò catapultato in aria e a terra, il corpo che mandava segnali di dolore in ogni angolo delle sue ossa.
Si risvegliò con un gran mal di testa e una fitta di dolore al fianco. Il sistema operativo gli disse che l’esoscheletro era stato colpito da una carica esplosiva di tipo A e alcuni sistemi di protezione erano stati danneggiati. Adam si tolse il casco e assorbì un po’ di ossigeno. L’aria non era propriamente pulita: sapeva di ruggine, metallo, fumo e qualcos’altro che fece rovesciare le budella ad Adam. Cercò i suoi compagni, ma non ne vide nessuno vivo.
Si riscosse quando udì qualcuno gridare. Istintivamente si mise a correre, tenendosi basso, il fucile inutilizzabile gettato nella polvere. Aveva con sé solo una pistola a proiettili energetica e un paio di granate. Inciampò in un esoscheletro amaranto, vuoto e umido d’acqua. =Che strano= si ritrovò a pensare =Siamo lontani dall’acqua di almeno mezzo miglio, non piove da giorni e quel soldato era zuppo come una spugna=.
Sbucò da dietro un monticello di pietrisco in tempo per vedere due della Corporazione Blu che stava strattonando una ragazzina semi nuda. Carina, costituzione esile e la pelle che sembrava come di madreperla “Ehi!” gridò per attirare l’attenzione “Ehi!Voi due!”
I due nell’esoscheletro si voltarono, armi spianate, ma si rilassarono quando videro un loro compagno “Ehi! Ciao pivellino” Adam lo riconobbe come Oras, uno dei veterani del suo gruppo. Un veterano che aveva partecipato già a due missioni. L’altro era un certo Sven, sergente ed esperto della guerra di trincea “Ne vuoi un po’?” disse indicando la ragazzina svestita.
“Lasciatela stare” intimò Adam “Non è questo che facciamo”
Sven lo guardò male “Che fesso". Che cosa credi che siano i bottini di guerra che vantano quelli delle altre Compagnie?” e scoppiò a ridere “Non fare l’idiota e vieni qui. Ce n’è anche per te”
Adam non ci stava e lo fece chiaramente capire alzando la pistola e puntandola contro Sven “Ho detto, lasciatela stare”
“Dico, fai sul serio?” replicò stizzito Oras portando la mano alla sua pistola. D’istinto, Adam fece fuoco, colpendo Oras a una mano. Sven estrasse la sua pistola e fece fuoco in contemporanea ad Adam che si gettò di lato e fece fuoco una seconda volta. Sven non se la cavò con una mano ferita. Il proiettile energetico di Adam lo colpì in piena fronte. “Ti deferirò alla corte Marziale, stupido bastardo!” le parole sembravano morirgli in gola. Strabuzzò gli occhi e sembrò che la sua faccia cambiasse forma. Provò a parlare nuovamente, ma le parole gorgogliavano come se stesse affogando. Sotto lo sguardo attonito di Adam, Oras diluì in una massa d’acqua che fuoriuscì dalle giunture dell’esoscheletro per riversarsi a terra. Solo allora Adam sembrò comprendere che la ragazzina a terra, aveva la mano sulla caviglia dell’esoscheletro…No, era più giusto dire Nella caviglia. Quando la corazza si accartocciò a terra, la ragazza ritrasse la mano, estraendola dal metallo come se fosse stato uno specchio d’acqua “MA cosa?....”






III-Acqua
La ragazza si chiamava Iv. Lo ringraziò per averla aiutata, arrivando ad alzare le armi contro i suoi compagni. “Io sono un’Ondina e sono qui, sulla terraferma, per cercare un nuovo compagno” gli spiegò che loro erano come lui, in un tempo lontano. Guerre fratricide avevano devastato il pianeta e ne avevano prosciugate le risorse energetiche. LA sua gente si spinse a fare viaggi nello spazio e a sfruttare la loro brama anche nei pianeti vicini. Il risultato fu quello d’impoverire anche quelle risorse energetiche e arrivarono addirittura sull’orlo dell’estinzione. Poi ci fu qualcuno che trovò il modo di salvare la loro razza attraverso un processo di modifica genetica. Avrebbero adattato la loro fisicità all’elasticità dell’acqua “Perché l’acqua?” aveva chiesto Adam. Iv spiegò che l’acqua, da sempre, era stata fonte di vita. Da essa era nata la vita. Da essa è arrivato il cambiamento. E da essa si tornerà a come si era prima Per secoli abbiamo vissuto qui in attesa che il Cambiamento arrivasse. Abbiamo aspettato a lungo, ma alla fine” Iv tocco il braccio di Adam e le sorrise. Adam avvertì un piacevole torpore quando vide la mano di Iv affondare nel suo braccio. Ma, invece di ritrarsi, rimase lì e le sorrise. Consapevole di quello che la ragazza gli aveva appena raccontato.
Acqua dentro di lui, come un tenue amplesso, il fisico che si fondeva perfettamente trasformandosi in un turbine di elementi. Fare l’amore con l’acqua, nell’acqua. Adam ed Iv, proprio come loro ma in un’altra epoca, in un altro tempo:Adamo ed Eva, quelli nuovi che avrebbero dato origine ad una nuova stirpe.
Mentre dalle acque del lago che circondava la Corporazione Amaranto, s’innalzavano vaste colonne d’acqua e colpivano edifici, mezzi meccanici e su, fino alle navi della Corporazione Blu, Adam comprese cosa quella gente stesse aspettando “Noi siamo voi, vero?” e lei aveva sorriso, mentre diventava acqua e fluiva dentro di lui, unendo in un unico e liquido abbraccio. La New Arca non aveva viaggiato 40.000 anni luce nello spazio, ma 40.000 anni nel tempo. Le Ondine non erano altro in cui i terrestri si erano evoluti. Avevano trovato il modo di sfruttare le risorse energetiche della Terra, preservando l’Umanità dall’estinzione. Avevano atteso a lungo il ritorno dei loro figli smarriti. Figli che erano al fine giunti, che non avevano riconosciuto casa loro perché troppo presi dalla loro brama e la loro sete di sangue. Figli che avevano violato quei loro antenati, sfruttando la loro essenza per ricavarne energia. Quanta gente era morta per quella stupida brama di potere che ha accompagnato l’essere umano fin dalla sua nascita?
Ora, i nuovi terrestri si stavano riprendendo i loro figli. La loro evoluzione ha permesso ai loro corpi di portare a termine quel processo di trasformazione che li ha preservati in secoli “La Vita nacque dall’acqua. Ora la Vita torna all’acqua. Attenderemo il nuovo ciclo e la Vita tornerà di nuovo”
Adam non disse nulla, accolse tutto ciò come un abbraccio e si augurò che la nuova Generazione imparasse dalla memoria genetica che i vecchi abitanti avrebbero trasmesso. Si chiese cosa stessero pensando i due esponenti avversi, mentre l’acqua tanto agognata, incredibilmente si ribellava a loro e li trasformava in ciò che avevano sempre cercato di sfruttare. Si chiese dove fosse Stefano e si augurò che non fosse morto, che beneficiasse di quella meravigliosa esperienza che stava vivendo anche lui. Si augurò che, in un giorno non troppo lontano, il pianeta chiamato H20, tornasse a essere Terra.
E, mentre il cielo e la terra attorno a lui si trasformava in un blu quasi accecante, sorrise un’ultima volta da essere umano. Adam ed Iv. Eve. Forse, un Destino….

FINE

((Un racconto non propriamente erotico ma so, che ci sarà quella cerchia ristretta che apprezzerà, almeno spero))

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