Sonia paradiso ed inferno (cap. II°)

Scritto da , il 2012-03-12, genere dominazione

Cap. II°

Il giorno dopo, in ufficio, non riuscii pensare ad altro, che a Sonia, ed ai suoi dolci piedini….Ed ogni volta era un’erezione.
Accidenti quella ragazzina, mi aveva stregato, non riuscivo a non pensare a lei, ed ogni volta mi veniva duro, come avessi avuto vent’anni..
Mi chiamò due sere dopo, quando io avevo ormai perso le speranze, in fondo lei lo faceva di professione, perché avrebbe dovuto fare delle preferenze per me?..Inutile dire che mi precipitai, eccitato a casa sua.
Quando venne ad aprirmi, indossava un elegante completo, giacca e pantaloni, ed un paio di decollete nere di vernice nere, con un tacco di almeno 12cm.
Sotto la giacca, aperta, la camicia bianca sbottonata lasciava intravvedere il reggiseno nero, ed un po’ della morbida curva dei seni…..Era bellissima..
Aprì la porta e mi guardò dritto negli occhi, poi mi appoggiò le mani sulle spalle e premendo leggermente, mi invitò ad abbassarmi, anzi, ad inginocchiarmi…
Capii cosa voleva, e mi abbassai fino ad avere la bocca sulle sue scarpe…..- Ecco, d’ora in avanti, ogni volta che verrai questo sarà il tuo saluto, capito, schiavo? – Si padrona – fu la mia risposta.
La cosa durò solo un attimo, poi lei si incamminò verso il salotto, ed io la seguii, carponi. Mi fermai ad un metro dal divano.
Lei si sedette e si accese una sigaretta, poi schioccò le dita, facendo cenno di avvicinarmi, e mi indicò le scarpe. Obbedii, e mi abbassai, iniziano a leccarle le scarpe. Erano pulite, e la cosa non era spiacevole....
Accavallò le gambe, - Succhia bene anche il tacco – eseguii, e pare anche bene, perché la vidi sorridere soddisfatta.
- Ora la suola, pulisci bene anche la suola! -.
Questa cosa mi diede un po’ fastidio, non sono un igienista, ma la suola è a contatto del terreno, cionondimeno eseguii anche questo ordine senza fiatare…..
Dedicai forse una quindicina di minuti alla pulizia di una scarpa.
Poi mi ordinò di passare all’altra.
Ero eccitatissimo, mi piaceva da impazzire tributarle così la mia adorazione, ed anche se mi rendevo conto che era una cosa anomala, non riuscivo più farne a meno.
E mentre avevo questi pensieri, leccavo senza posa come fossi un cane, le scarpe di quella 21enne, e per poter fare ciò mi toccava anche pagare….
Ormai era diventata un’abitudine, o meglio direi un vizio, perché mi accorgevo di non poterne più fare a meno.
Mi chiamava, io correvo, mi inginocchiavo a i suoi piedi ed iniziavo il mio lavoro. Prima con le scarpe indossate, poi mi concedeva la pelle nuda dei suoi piedi.
Ed allora mi deliziavo a succhiare le sue dita una ad una, gustandone il sapore, mentre da sotto, di sfuggita osservavo le sue espressioni di soddisfazione per il lavoro dello schiavo. Conoscevo tutte le sue scarpe, ne aveva anche parecchie, ma credo che ormai le avessi pulite tutte.
Non era più solo un rapporto fra la professionista ed il cliente, ma ormai ero al suo servizio, e non si contavano più le volte che correvo ad ogni sua chiamata.
Qualche volta mi concesse di segarmi e di venirle sui piedi, che poi mi fece pulire con la lingua.
Non avevo mai assaggiato il sapore dello sperma, ma devo dire che leccato dai suoi piedi, non mi parve, poi così neppure tanto disgustoso.
Poi, era successo, che avendo l’auto guasta, mi aveva chiesto di accompagnarla per lo shopping.
Avevo acconsentito di buon grado. Poco per volta, la cosa era diventata un’abitudine, ed ormai il mio sabato era diventato suo, con la scusa che non le piaceva guidare.
Era diventata un’abitudine che le offrissi il pranzo, ogni volta in un locale diverso.
Piano, piano, un po’ per volta ero diventato il suo bancomat, nel senso che ormai ero quello che le pagava tutto…
Era iniziato in uno dei più bei negozi di scarpe della città, ed anche il più caro. – Ci sono delle scarpe che mi fanno impazzire – mi aveva detto un giorno, - Vorrei proprio che tu le vedessi-.
Cosa pensate, che mi sarei rifiutato?
Così, forse un’ora dopo eravamo nel negozio, e lei con una noncuranza incredibile, si era fatta portare decine di scatole di scarpe, forse quasi tutta la vetrina, e poi guardandomi come il gatto guarda il topo, aveva detto al commesso: - Non si preoccupi, vada pure, c’è qui il mio boy che mi aiuta-.
Avevo letto dell’ironia negli occhi del commesso a quelle parole, in effetti, più che il suo boy, era evidente che avrei potuto essere suo padre….
E così, avevo avuto il compito di inginocchiarmi davanti a lei, a togliere e metterle le scarpe. Lei non si aiutava neppure un po’, ma ero io ad infilargliele e toglierle.
Poi, ad ogni paio sollevava le splendide gambe, e guardandomi sorniona, mi chiedeva come le stessero.
Conosceva già la risposta, e sui suoi piedi le sarebbero state bene anche delle vecchie ciabatte sfondate.
Mi sarei messo a baciarle quei piedi adorati anche lì, nel negozio, e non so cosa mi trattenesse dal farlo.
Lei, forse afferrò questo mio pensiero, e mi disse:- Ti piacerebbe baciarmi i piedi, qui, nel negozio, con il rischio che qualcuno ti possa vedere? Non ti eccita questa idea? Eh?-
Se mi eccitava? Era da quando avevamo iniziato che mi era venuta questa idea, ed era dal primo paio di scarpe che avevo il cazzo che mi sembrava voler scoppiare….
C’erano diverse persone, però nel negozio, e quello stronzo di commesso non sembrava volesse toglierci gli occhi di dosso.
Certamente lo sguardo gli cadeva sempre sulla fantastica minigonna di Sonia, che ad ogni minimo movimento saliva su a scoprirle le bellissime cosce.
Io ero nella posizione migliore, inginocchiato davanti a lei, e lei mi stuzzicava dicendomi: - Dai, non ti và di provare?Fregatene se quello stupido ci guarda, sai che invidia avrà? Magari vorrebbe essere lui al tuo posto!Ah!..Ah!..-.
Era il momento , il commesso si era spostato, ed io rapidamente mi abbassai, e le baciai il piede velato dal nylon, una due tre…volte.
Poi mi ricomposi, e Sonia ridendo mi disse, -E l’altro?-.
Mi guardai intorno, c’erano due signore che chiacchieravano ed una commessa, ma qualcosa scattò in me , e pensai – Ma chi se ne frega!- Ancora una volta mi abbassai fino a quel delizioso piede, ed ancora una volta, quasi con devozione, vi appoggiai le labbra sopra.
Mi rialzai appena in tempo per vedere che una delle due signore evidentemente doveva aver notato la mia manovra, e rideva con l’amica ammiccando…
Queste manovre avevano avuto l’effetto di eccitarmi tantissimo, ed ora mi trovavo il cazzo che mi doleva da tanto era duro…tentai maldestramente di sistemarlo, ma lei se ne accorse:- Ah…ah…ma guarda come gli tira al porcello, ma cosa fai?Mica vorresti farti una sega qui, in negozio?Oppure si? Ti piacerebbe, eh, venirtene sui miei piedini? Dì la verità che ti piacerebbe!Ah…ah…- Queste parole altro non fecero che aumentare la mia eccitazione. Ero eccitato ed allo stesso tempo spaventato da ciò che avrebbe potuto fare Sonia.
Fortunatamente ritornò il commesso con altre scatole, che lasciò a terra accanto a Sonia, non prima di averle gettato una lunga occhiata alle gambe, a ciò che si poteva vedere alla fine della minigonna…..indugiando anche sulla deliziosa scollatura….Ricordo che per un istante fui geloso di questi sguardi..anche se non ne avevo il benché minimo diritto….
Le feci provare altre scarpe, e sempre, tutte ai suoi piedi mi parvero bellissime.
Finì di sceglierne fra tutte, tre paia, però, sorridendo mi disse che non se le sarebbe potute permettere, le piacevano moltissimo, ma non se le poteva permettere, ah quanto le piacevano – Che peccato!- esclamò – Doverle lasciare qui!E quanto mi stavano bene! –Lo ripetè almeno tre o quattro volte sorridendomi con l’espressione di una bambina golosa che pensa ad una torta grandissima…..E cosa avrebbe potuto fare il sottoscritto, se non prendere dal portafogli la carta di credito?Le piacevano gli oggetti e gli accessori di qualità e così 500 euro se ne andarono per quelle scarpe…
-Grazie, sei proprio un tesoro! – Arrivò a dirmi, ed ammetto che queste parole mi resero felice. Pagai ed uscimmo dal negozio, io naturalmente portavo le tre scatole, e mi precipitai ad aprirle lo sportello dell’auto. Questa era stata la prima volta. Era così iniziata la mia condizione di schiavo pagatore, di bancomat vivente, di money-slave, come ebbi poi modo di leggere in un sito..
Lo schiavo che paga..e cosa ottiene in cambio?
Nulla, se non il piacere di starle accanto, di stare ore ad adorare i suoi piedi, che ormai conoscevo alla perfezione…
Condizione questa che però soddisfava il mio istinto, e mai mi ero sentito così bene. Ora non pagavo più le prestazioni, ora correvo ogni volta che mi chiamava, insomma ero diventato come un cane, ed ormai non avevo più tempo libero, per me, tutto il mio tempo al di fuori del lavoro era suo.
Ma mi stava bene così, e le obbedivo senza fiatare…Sempre solo con la speranza di potermi inginocchiare ai suoi piedi.
Avevo, finalmente trovato ciò che volevo, una donna che sapeva soddisfare il mio istinto di sottomissione, e che sapeva far vibrare tutte le corde del mio feticismo…. Giovane e bella, cosa avrei potuto volere di più…..
Era trascorso qualche mese da quando l’avevo conosciuta, e ne sentivo la mancanza, se non mi chiamava entro uno due giorni al massimo….
Aveva dunque raggiunto il suo scopo, rendersi indispensabile per i suoi schiavi?Iniziai a pensare a quando mi avrebbe chiamato, a quando l’avrei nuovamente incontrata.
Era sufficiente questo pensiero, per sentirmi montare un’erezione….Trascorrevo le giornate in ufficio pensando a quando avrei sentito il suono del cellulare….Finchè una sera, dopo due giorni che non si era fatta sentire, ed il mio era ormai diventato desiderio vivo di sentire la sua chiamata, mi chiamò.
Quel giorno, mi era squillato moltissimo il cellulare, ed avevo avuto un tuffo al cuore ogni volta, ma sempre era stato per lavoro, o qualche amico che mi voleva sentire….Invece, erano ormai le 20, ed io ero a casa, in cucina, a prepararmi il sugo per la pasta , quando sentii la chiamata.
Quasi rovesciai la pentola, e rimasi impigliato nella maniglia del frigo, precipitandomi ad afferrare il telefono…-Pronto,? Sei tu , schiavo? – Si padrona- Cosa aspettavi a rispondere? Svegliati! Quando ti chiamo devi rispondere subito, hai capito?- Si padrona, cosa desideri, padrona?-Bene, cosa stavi facendo?Mi pensavi?- Bene, voglio che tu ti faccia una sega, subito, che raccolga tutto in un vasetto e che ci porti a vedere il tuo sperma…Ah!...Ah!...C’è la mia amica, qui che non crede che tu lo faccia, ma io sono certa che tu lo farai, vero?-
Avevo la salivazione azzerata, la gola mi sembrava dovesse incendiarsi… Riuscii a malapena a balbettare:- U..una..s..se..sega? – Si! Non sai cos’è una sega?Te sarai fatte chissà quante! Ah!...Ah…! Ed ora voglio che tu te ne faccia una subito, ora! Anzi incomincia subito, mentre siamo qui al telefono, forza, schiavo, non farmi perdere la pazienza…
Ero confuso, imbarazzato, ma il tono della mia sadica padroncina non ammetteva repliche. Devo anche dire che ero eccitatissimo, e quasi senza accorgermi mi trovai il cazzo durissimo, e teso, fuori dai pantaloni, lo afferrai ed iniziai a masturbarmi.
- Allora? Te lo stai menando?- Si, padrona! – Bravo, il mio schiavetto, vedrai che andremo d’accordo… Ora quando hai finito raccogli tutto e vieni, subito qui da me, intesi? – Si padrona! – e riattaccò. Ero talmente eccitato che ormai ero sul punto di venire, mi guardai intorno, e l’unica cosa per raccogliere il mio sperma, che c’era a portata di mano era un piatto.
Feci appena in tempo ad afferrarlo, che già stavo schizzando…ahhhhh…era una situazione anomala….stranissima ma……. ahhhh………tanto eccitante, farmi una sega……ahhhhhhhh…….. in cucina e venire dentro ad un piatto….
Ormai avevo terminato…..in fondo non era stato neppure tanto male, dopo tutti i pensieri che avevo avuto su lei durante il giorno… Mi ripulii, poi presi il vasetto della passata di pomodoro che avevo appena usata, lo risciacquai, e gli versai dentro con un cucchiaio, il mio sperma raccolto dal piatto. Un minuto dopo ero in auto che correvo verso di lei.
Non era molto distante, e dopo forse una quindicina di minuti stavo suonando al suo campanello. Venne ad aprirmi ed ebbi un tuffo al cuore quando la vidi. Una vestaglia trasparente copriva appena reggiseno e slip neri, che creavano un eccitante contrasto con la pelle chiara…Era proprio bella, bella ed eccitante.. Ai piedi le pantofole che già conoscevo….-Non dovevi portarmi qualcosa? – avevo in mano il vasetto e lo alzai, lei lo prese in mano e lo guardò da vicino - Bravo, vieni, che ti faccio conoscere la mia amica! Susy, è arrivato, hai visto che avevo ragione io? – e così dicendo agitò come un trofeo il vasetto. La seguii in salotto. Qui c’era seduta sul divano, Susy, la sua amica. Una bionda che non sembrava essere male, ma truccata un po’ pesante, un po’ volgare. Indossava una minigonna di pelle cortissima, belle gambe, ed un paio di classiche scarpe nere decollete, con un tacco che non credo fosse meno di 10 cm.
- Hai visto che bravo il mio schiavetto? – riprese Sonia, ridendo ed agitando il vasetto – Ora mi devi una cena, te lo avevo detto che ero sicura, - e poi rivolgendosi verso di me – Vero che tu non avresti mai deluso la tua padrona?- le sorrisi - Mai, padrona -
- Non l’avrei mai creduto – esclamò Susy, -Che un uomo potesse arrivare a ridursi così, dev’essere molto eccitante avere uno schiavo! Mi piacerebbe provare –Sonia le rispose con un motto di fierezza - Certo, vero che non la deludiamo? Forza schiavo, fai vedere cosa sei capace di fare -.
Ero frastornato, ma anche incuriosito, di vedere la piega che avrebbe preso la serata. Mentre pensavo ciò, mi senti afferrare per un orecchio- Forza inginocchiati e pulisci le scarpe alla mia amica, datti da fare, svelto! – Che dolore! Mi parve me lo strappasse, mentre mi tirava verso il basso.
Caddi in ginocchio davanti al divano, davanti a Susy, che senza indugio alzò un piede fino al mio viso.
Come ormai ero abituato a fare lo sorressi con entrambe le mani, e stavo per sfilare la scarpa, quando Sonia,mi disse, anzi mi ordinò: - No, ti ho detto di pulirle le scarpe prima! – Obbedii ed iniziare a leccare quella scarpa, che fortunatamente non era neppure molto impolverata. Per Susy, era certamente la prima volta e si stava evidentemente eccitando.
Il mio cazzo si stava nuovamente risvegliando, mentre con lunghe leccate canine stavo eseguendo il mio dovere di schiavo. Susy si nfilò una mano nella camicetta ed iniziò a toccarsi il seno,
Sonia le si sedette accanto e le infilò una mano sotto la minigonna. La bionda iniziò ad ansimare. Con l’altra mano abilmente le sbottonò la camicetta le tolse la sua mano, e le sollevò il reggiseno facendo sgusciare due veri meloni, bianchissimi, con i capezzoli duri e rigidi. La mia padrona, in un attimo vi si tuffò e iniziò a succhiarglieli.….Ed in breve iniziarono a pomiciare….Susy era eccitatissima, sfilò la scarpa e mi infilò il piede in bocca…e la sentii dire - Bravo, porco, succhia bene! –
Ed iniziò così la serata…
continua….

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