Kathia

Scritto da , il 2013-04-03, genere dominazione

Riattaccando il telefono, decisi che l’avrei lasciata, anche se questo era il pensiero che ormai da tempo mi tormentava. Come del resto anche il pensiero che non ne sarei mai stato capace, e che anzi mi faceva tremare l’idea che fosse lei a farlo.
Ormai era diventata la mia condanna, ed anche la mia droga, che mi stava distruggendo, rendendomi però felice. La conoscevo da un anno circa, e da un anno , la mia vita era cambiata totalmente.
Ora vivevo solo per lei, e se all’inizio mi era sembrato un gioco, ora non ne potevo più fare a meno, lei lo sapeva, e si approfittava del potere assoluto che ormai aveva su di me. Sapeva che era sufficiente una telefonata ed io smettevo qualsiasi cosa stessi facendo per correre da lei, come il cane che corre al fischio del pastore.
Inutile dire che la mantenevo, anche economicamente, ed anche se avevo visto assottigliarsi sempre più il mio conto in banca, ormai non riuscivo più a negarle nulla.
Kathia era ormai così entrata nella mia vita, tanto da diventare la mia vita stessa.
L’avevo conosciuta, quasi per gioco, rispondendo ad un’inserzione, una delle tante, in cui bellissime ragazze, molte delle quali giunte dai paesi dell’est, promettono il paradiso sotto le lenzuola, ma che mai avrei potuto immaginare potesse avere un simile risvolto.
Infatti, all’inizio l’avevo scopata diverse volte. Scopate fantastiche, che da anni avevo dimenticato.
Poi, piano piano il rapporto si era trasformato. Prima per gioco, poi sempre più seriamente aveva intuito la mia natura e la mia indole portata alla sottomissione, ed aveva avuto buon gioco. Dapprima con giochini leggeri ed ironici, poi sempre più coinvolgendomi, mi aveva trasformato da amante in schiavo, ed io avevo accettato felicemente questo ruolo. E se prima avevamo scopato, poi non mi si era mai più concessa, e mi ero ridotto a continue masturbazioni per scaricare l’eccitazione che mi provocava. Lentamente mi aveva trasformato nel suo bancomat, e sadicamente non voleva più che le lasciassi i soldi posati su un mobile, ma voleva che la supplicassi di accettarli, che la pregassi in ginocchio di gradire un omaggio, che non si offendesse per i due o trecento euro che le lasciavo ogni volta.
Infine era giunta alla conclusione che si sarebbe licenziata dal posto di lavoro di commessa, sottopagata e sfruttata, per potersi dedicare (aveva detto lei, sempre più a me), anzi mi aveva portato a spingerla a licenziarsi, poiché quel lavoro la faceva troppo star male…
E così ero arrivato a mantenerla.
Per lei ho lasciato mia moglie. Ho perso gran parte dei miei amici, e radicalmente cambiato ogni mia abitudine di vita. Mi lega a lei, oltre che un rapporto di sottomissione, anche un amore folle. Ed ora ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che ho libero dagli impegni di lavoro è suo, dedicato alla mia fantastica tiranna.
Sono pazzo di lei e lei lo sa, e sa che io veramente soffro, ed ho l’impressione che ci godaa,quando sadicamente mi racconta con dovizia di particolari gli incontri con i suoi nuovi amanti. Infatti, so che ancora purtroppo incontra uomini, anche se non più come prima per soldi, ma solo per il suo piacere. E ciò mi fa soffrire, perché la vorrei solo per me, ma lei è giovane, ed ha i suoi desideri e le sue voglie, mentre io sono un 56enne, e sono solo il suo schiavo.
Perché Katia è veramente una bellissima ventottenne ucraina, e gli uomini fanno a gara per corteggiarla, anche se lei continua a dire, quando sono ai suoi piedi, accarezzandomi la testa come si fa con i cani, che io sono l’unico che la sa veramente rendere felice.
Poi mi allunga i piedi sul viso, ed io inizio a leccarli come solo un cane sa fare, e non smetterei mai, se lei con un calcio non mi allontanasse, quando si stanca. A volte si diverte con me, proprio come si fà con i cani, lanciandomi pezzetti di pane che io goffamente tento di prendere al volo, facendola divertire con le mie ridicole contorsioni. Certe sere, invece quando è un po’ stanca mi fà mettere carponi e lei guarda la tv, appoggiandomi i piedi sulla schiena, come fossi uno sgabello. Mi ha appena chiamato, perché è rientrata a casa da poco ed ha voglia di giocare, e di rilassarsi un po’.
Ora smetto di scrivere, perché devo correre dalla mia adorata padrona, ma appena posso voglio descrivere una giornata tipica di passione, libidine, ed anche dolore ai piedi della Dea.

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