Primo contatto - Finale

Scritto da , il 2021-06-03, genere pulp

" Volo verso l'universo, lo attraverserò. Se sei stella fatti vedere, io mi fermeròòòò... ooh ooh ... Shadilay Shadilay la nostra libertàààà !! "

" Canti dottoressa ? Hai ancora fiato con quest'aria sottile ? "

" Reeeeeeeee !! E' una canzone importante nella cultura delle Colonie. Shadilay era la prima astronave, quella che aprì la strada all'esodo. Mi ci ha fatto pensare quella farfalla lassù. "

Yuko e La si erano fermati nella loro discesa appunto per ammirare una delle farfalle, era simile a quelle terrestri, ma enorme, sulla Terra il suo peso non le avrebbe permesso di volare.
Nella gravità più bassa di quel pianeta invece poteva lasciarsi trasportare dalle correnti ascendenti, con le ali ferme come un ampio aquilone coloratissimo. Le tinte delle ali parevano sviluppate apposta per risaltare contro lo sfondo tenue del cielo, squarciato dalla luce intensa della stella bianca di quel sistema sconosciuto.
Yuko per vedere meglio aveva sollevato gli occhiali da sole, ma rimase presto abbagliata. A malincuore allora distolse lo sguardo dal cielo e prese dallo zainetto il tubo della crema filtro UV, quella già spalmata prima non stava bastando, cominciava a scottarsi.
Crema e occhiali, zainetto e ginocchiere, corda e chiodi, era orgogliosa della sua attrezzatura da salita. Aveva fatto tutto lei il giorno prima, non c'erano negozi presso i Perseidi, ma ogni abitazione aveva una stampante 3D molto avanzata e regolarmente venivano distribuiti i materiali per alimentarla. Ognuno produceva in proprio quel che voleva, poi le creazioni migliori per utilità o bellezza venivano registrate nella base dati della comunità. Così Yuko, progettando il suo completo, aveva lasciato un contributo che sarebbe stato ricordato a suo nome, anche dopo che fosse tornata dalla sua gente.
Mancavano meno di due mesi alla fine del suo soggiorno, aveva detto La.

Erano seduti su una cengia, spalle alla parete di rocce vulcaniche, venate di piriti, pietre rare qui e la, un paradiso dei geologi, oltre che degli scalatori.
Sotto di loro, diversi metri sotto, la stessa parete assumeva una inclinazione più dolce ed era coperta da un tappeto di licheni grigi e azzurri. Quei licheni che i Perseidi avevano distribuito su tutta la superficie del pianeta, per avviare la fotosintesi dell'ossigeno.
Ancora più in basso, sulla destra, da quel prato inclinato si dipartiva un sentiero vero e proprio, che scendeva verso il bosco più o meno circolare e la colonia perseide al centro.
Interamente circondata da simili pendii, perchè si trattava di un cratere, era stata costruita nel fondo di un grande cratere, i cui bordi si innalzavano per altezze dai quattrocento ai seicento metri.
Non molto alti insomma, non si poteva parlare di montagna vera e propria, ma erano salite ripide, scoscese, con tanti appigli, ma anche ossidiane vetrose e taglienti in agguato sotto i licheni.
Yuko si era divertita, il percorso era stato impegnativo, ma non li aveva rallentati, erano arrivati in cima, a scoprire il mondo oltre il cratere.
Un mondo brullo, pianure di sassi coperte dai licheni, ghiacciai che biancheggiavano distanti, e stagliata sull'orizzonte, quella catena di montagne che aveva notato fin dal suo arrivo.
Troppo lontane, troppo pericolose, l'ossigeno non era ancora sufficiente fuori dal microclima del loro cratere, l'atmosfera ancora non schermava a sufficienza i raggi di quel sole impetuoso.
Non avevano potuto soffermarsi a lungo, presto avevano iniziato la discesa per tornare dove l'aria era più densa.
E poi avevano visto la farfalla aquilone.

" Una delle tante cose che non capisco della vostra cultura coloniale. " - si mise a dire La - " Perchè non terraformate anche voi ? Perchè preferite vivere in ambienti artificiali nello spazio o accalcarvi in pochi pianeti già abitabili ? E quanti sono poi ? Quattro ? "

" Mileto è il quinto, contando anche quelli sotto governo terrestre. Ci stavo pensando anche io. La mia risposta è che per raccogliere tutte le risorse necessarie ci vorrebbe un governo centralizzato, delle tasse, una società collettiva come la vostra. Cioè tutto quel che non vogliamo. Ogni colonia da sola non avrebbe i mezzi, anche perchè quel che ci avanza lo spendiamo in armi per proteggere l'indipendenza dai terrestri e dalle altre colonie, e dai pirati. "

" Siete strani. "

" Anche voi. "

Yuko si alzò in piedi, assicurò lo zainetto dietro, poi saltò giù dalla cengia, nel vuoto.
Come la farfalla, anche lei nella gravità più bassa poteva fare cose impossibili.

Per lei era una caduta rallentata, aprì braccia e gambe per offrire più superficie, l'interno del cratere sembrava girare in tondo.
Poi l'urto sullo lo strato di licheni del pendio, come un materasso. Una botta, ma sopportabile, rimase distesa a guardare in aria, anche La stava scendendo.
Non aveva i suoi vantaggi con la gravità, ma comunque tutto il suo corpo era fatto per muoversi in verticale, si era appeso al bordo della cengia, poi aggrappato alla parete sotto, con una naturalezza invidiabile.
Era nudo, non aveva bisogno di protezioni, ma anche lui portava occhiali da sole e zainetto firmati Niikura.

La raggiunse, proseguirono per l'ultimo tratto scivoloso prima del sentiero, da li sarebbe rimasta solo una passeggiata. Poi avrebbero preso da bere, cucinato qualcosa, chiacchierato ancora, ci si poteva abituare a quella vita.

" Dottoressa ? Tu consideri la mia società meno libera della tua, per il fatto che ognuno di noi si specializza in una funzione, ma c'è un particolare da considerare.
Noi non abbiamo tutto il tempo che ha la tua specie, ognuno di noi ha circa venticinque dei vostri anni prima che venga il suo momento e cambi tutto. E' per questo che siamo costretti a concentrarci su una cosa sola.
Io di anni ne ho ventisette ed è già considerato un tempo eccezionale, forse il mio corpo sentiva di avere una missione prima, dovevo completare il mio lavoro, dovevo riuscire a capirvi... "

Nel parlare, La si era lasciato Yuko alle spalle, aveva già messo un piede sul sentiero, si aspettava di sentire una risposta, invece sentì un grido terrorizzato.
Il tono acuto di cui sono capaci gli umani lo rendeva ancora più spaventoso, girò su se stesso rapidissimo, pronto a saltare per afferrarla, pensava stesse cadendo.

Quel che vide invece era un groviglio animato, i capelli di Yuko, le braccia ma anche ali colorate, un corpo peloso grande la metà di lei.
Un farfallone sbadato le era arrivato addosso e nella paura non riuscivano più a districarsi.

" Aiuto mi vuole mangiareeeee aaaaaaa !!! "

Con le sue lunghe gambe, La arrivò subito in aiuto, mise molta cura per riuscire a non ferire la farfalla mentre li separava.
Alla fine la bestia riuscì a volare via con un rumore frullante.

" Mandalo via mandalo via ! " gridava Yuko a occhi chiusi.

" E' andato. Guarda che non sono pericolosi, non possono mangiarti, perchè non hanno la bocca. Per quei quattro giorni in cui si accoppiano e depongono le uova, non ne hanno bisogno. "

" Ma gli occhi ! Quegli occhi a faccette rossi, doveva essere pieno di sangue ! "

" Si, hanno gli occhi rossi, e allora ? Non sono pericolosi. Era un maschio, probabilmente stava seguendo una traccia di ferormoni e non guardava dove andava.
Loro si accoppiano in volo, sai ? Il maschio morirà alla fine dell'accoppiamento, si staccherà e fluttuerà a terra come una foglia secca.
La femmina vivrà un paio di giorni in più, il tempo di attaccarsi a un albero alto e deporre le uova fino alla fine delle sue forze.
E ne può deporre anche un centinaio, per questo dobbiamo regolare il loro numero. "

" Sono così belle e durano così poco ? "

Era stato un piccolo incidente su cui si poteva ridere, eppure Yuko per qualche ragione si sentiva scossa, inquieta.
Anche la notte, nella sua abitazione perseide, ebbe incubi, vedeva ancora quegli occhi rosso sangue, reticolati, e le pareva che il farfallone le volesse dire qualcosa.
Al mattino poi arrivò una nuova sorpresa.

Si era svegliata, aveva fatto i suoi esercizi nella piccola palestra annessa alla casa, poi come sempre era arrivato La.
Questa volta però non era solo. era accompagnato da un suo simile, anche lui col mantello da ricercatore, mentre La ne indossava uno nuovo dai colori verde e oro.
A Yuko pareva di averne visti un paio di volte in giro, ma non sapeva cosa rappresentasse.

" Dottoressa, le presento il mio apprendista. Per comodità può chiamarlo Fa.
Lui continuerà il mio lavoro e lo porterà a termine, perchè come lei può vedere da questo mantello, il mio momento è arrivato, già avevo cercato di dirglielo ieri, ma era troppo agitata. "

Yuko era sorpresa, soprattutto dal linguaggio formale che La aveva improvvisamente adottato. Non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi.

" La.. cosa posso dire.. complimenti, lo stavi.. no, volevo dire, lei lo stava.. aspettando da tempo ?
Potrò vedere la sua forma adulta allora ? "

" Potrà. Anzi è necessario. Ma mi permetta di spiegarle: ora che indosso questo mantello devo sistemare tutte le attività e salutare di persona tutti i miei amici, lei compresa.
Poi mi ritirerò nel mio alloggio e lei non dovrà cercarmi, per nessun motivo. Fa continuerà il mio lavoro, verrà lui nei prossimi giorni a farle tutte le domande di cui avrà bisogno.
E sarà lui a dirle quando potremo rivederci per l'ultima volta, poi io andrò. E lei anche partirà molto presto e sarà riportata alla sua gente. La sua funzione tra noi è quasi conclusa ormai, e tutta la mia generazione la ringrazia per come l'ha svolta. "

Detto questo, La se ne andò, lasciandola col suo sostituto. Era stato freddo, distante, sicuramente la loro cultura richiedeva quel comportamento in quella importante occasione.
Ma a lei aveva fatto male, come se le avesse chiuso la porta in faccia.

Nei giorni seguenti anche Yuko in un qualche modo aveva chiuso la porta. Per difendersi dal malessere che non se ne andava, aveva smesso di contare i giorni, seguiva una routine senza metterci un vero interesse, aveva ricominciato a disegnare sui suoi fogli di carta. Fa intanto era cortese, disponibile, ma non era la stessa cosa di prima.
Ormai pensava solo al ritorno; avrebbero mandato ancora la Kopis a prenderla ? Sarebbe stata Annalisa il primo incontro con un altro essere umano dopo tanto tempo ?
Già, quanto tempo in tutto, quattro mesi forse ?
Non avrebbe più saputo dirlo.
Eppure avrebbe dovuto essere emozionata, poter vedere un perseide adulto sarebbe stato il coronamento del suo studio sugli alieni.
E invece non poteva affrontarne il pensiero senza avere attacchi di ansia.

Fino a quel giorno, quando Fa arrivò con un mantello verde, ma senza l'oro, e portandone uno identico per lei.

" Oggi devi indossare questo, dottoressa. Andiamo a salutare il maestro La. "

Si avviarono per la strada, altri si unirono a loro lungo il tragitto, alla fine davanti alla porta di La si era raccolta una piccola folla di mantelli verdi.
Tutti che chiacchieravano, ma il festeggiato dov'era ? Sarebbe uscito tra loro ? Ma le usanze perseidi prevedevano che il padrone di casa lasciasse aperta la porta e aspettasse gli ospiti sul terrazzo, con i rinfreschi già pronti su un tavolino. Era una occasione differente ? Non sapendo taceva e aspettava, intanto altri arrivavano alla spicciolata.
Infine Fa chiese il silenzio e tirò fuori una chiave da una tasca interna del manto.

" Ho fatto i conti e ci siamo tutti ! Possiamo entrare. "

Calò un silenzio solenne, la porta fu aperta e tutti entrarono in fila ordinata, dirigendosi subito verso la scala.
Yuko era già stata in casa di La, tutto era disposto in ordine come sempre, ma questa volta ogni cosa era coperta di polvere, come se nessuno per giorni si fosse mosso in quelle stanze.
Uscì dalla fila, voleva vedere le statuette che La scolpiva nel suo tempo libero, sapeva dov'erano. Anche loro impolverate, ma ce n'era una nuova, dalle forme femminili, ma con ali di farfalla.
No, era lei, le sue gambe, aveva riprodotto la sua lotta col farfallone, come l'aveva vista lui, avvolti e quasi fusi assieme.
Doveva salire a ringraziarlo ? Doveva cedere al malessere e andarsene senza farsi notare ? No, non aveva scampo, Fa si era fermato a metà scala e la aspettava.

Furono ultimi a salire nel terrazzo, gli altri erano già tutti seduti attorno, la loro attenzione era tutta su quel che stava al centro, incastrato nello scolo dell'impluvio.
Yuko nel profondo della sua intuizione sapeva già cosa avrebbe trovato, anche se continuava a negarlo. Ma la sua parte scientifica, la xenobiologa, non poteva avere dubbi su cosa stava vedendo.
Un bozzolo, alto quanto un perseide. E qualcosa dentro spingeva per rompere il vertice e uscire.

Senza forze, più che sedersi crollò per terra, non riusciva a emettere un suono e neanche a pensare. Non poteva essere così, doveva uscire dell'altro da quel bozzolo.
Ma più il tempo passava, e quella cosa si liberava, e si distendeva per lasciarsi asciugare dal sole, meno spazio rimaneva per le speranze. Aveva le ali, aveva quegli occhi rossi spaventosi.

" Una femmina. " - disse qualcuno da qualche parte.

Era tutta li la loro vita ? Venticinque anni e poi pochi giorni, e l'estasi forse.

" Kimi yo tobitatsu no ka ?
Warera o nikumu sekai e to
Machiukeru wa tada kakoku na asu
Sakamaku kaze nomi datoshitemo. "

Ancora aggrappata al bozzolo abbandonato, la farfalla mosse la testa, forse stava guardando i presenti, ma senza bocca di certo non poteva parlare.
O forse la natura aveva avuto pietà e la metamorfosi non le aveva lasciato memoria ?
Non c'era modo di saperlo e la farfalla non fece niente per comunicare con quella gente assembrata attorno al suo bozzolo.

E quando le sue ali furono del tutto asciugate ed estese, si alzò in volo con un rumore frullante, e come un aquilone colorato si lasciò portare dalle correnti ascendenti, in una nuvola di ferormoni.

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