La vita in Valsesia, al tempo dei superconduttori
di
hermann morr
genere
sentimentali
Una buia mattina di gennaio Giovà si svegliò presto come suo solito.
Aveva ventitré anni, era disoccupato come tanti, ma almeno aveva ottenuto la casa popolare col mutuo sociale.
Aveva nevicato la notte, le strade erano coperte di fanghiglia grigia, faceva freddo, ma lui non rinunciava alla bicicletta, la sua passione.
Indossò quindi la tuta termica in pile e scese al suo piccolo garage. La bici era in fibra di carbonio leggerissima, però appesantita dalla vasca da elettrolisi sospesa dietro la dinamo e i pedali. La riempì d’acqua, applicò le fiale, si assicurò che quelle di ricambio avessero i sigilli intatti, e partì per la sua gita giornaliera.
Conosceva tutte le ciclabili della provincia e oltre, arrivò presto al ponte della circonvallazione e dopo un breve tratto prese a sinistra un altro ponticello minuscolo, che solo due pedoni o una bici potevano passarci. Da li la zona dei cantieri per le nuove isole abitative e poi la campagna.
La campagna d’inverno, dove la neve attutisce i suoni, la nebbia attutisce la luce e bisogna stare attenti a cosa possa arrivare dall’altra parte.
La campagna d’inverno è una cosa che pochi ciclisti capiscono, ma Giovà conosceva tutte le stagioni, le riviveva per ogni singolo punto di riferimento che superava.
Senza fretta, ma pedalò solitario tutta la mattina, e a mezzogiorno era arrivato fino a Mozzano.
Li, vide di aver caricato quattro fiale d’idrogeno su sei. Prese dell’acqua da un fosso per riempire di nuovo la vasca, sostituì le fiale, con due di quelle piene si pagò un pranzo a minestra e bollito con la mostarda nella trattoria del paese. La Sora Rosa, che ormai lo conosceva, gli fece sapere che la cooperativa delle serre avrebbe avuto bisogno di braccia in più la settimana seguente.
Dopo Mozzano comincia la ciclabile del Po, in estate Giovà avrebbe proseguito, ma a gennaio viene buio presto, doveva prendere la via del ritorno.
Fece però una deviazione per passare dalla sede della Serre.
” Si, ci servirà gente per inscatolare tutte le conserve, da lunedi a giovedi prossimi. Paghiamo alla giornata. ” – gli disse la segretaria che aveva trovato nell’ufficio. – ” Se ti interessa ti metto in lista. E poi, stiamo mettendo in vendita alcune quote associative. Può interessare ? “
” Signora, io sono disoccupato e tutto quel che risparmio lo sto usando per il mutuo sociale. Ci vorranno ancora due anni per diventare proprietario della casa. “
” Ci sono alcuni che acquistano le quote con ore di lavoro invece che contanti, a parte il lavoro della settimana prossima che è straordinario, ma mettere a disposizione due ore al giorno per le attività ordinarie ? “
” Grazie, ci penserò, ma mi sto iscrivendo a un corso biennale del comune. Quello di riciclaggio avanzato. “
Nel sorriso della segretaria percepì un cambiamento, come un nuovo pensiero.
” Fai bene, quello è sempre utile. E poi, non sai mai chi si può conoscere ai corsi. Chi puoi incontrare se sei fortunato. “
Sistemata la cosa proseguì verso casa passando per Rossato, dove però c’era un negozietto di articoli da ciclismo. Avevano una tuta professionale bellissima, la sua debolezza, andò a finire che ci spese tutto l’idrogeno della giornata.
Arrivò a casa che era buio, cioè erano le cinque. Dopo una doccia calda tornò nel garage per ripulire il fondo della vasca elettrolitica dal residuo solido, una fanghiglia simile a quella per strada, che andò nella compostiera. Eseguì la stessa operazione anche con la vasca ben più grande che era collegata ai pannelli solari della casa. Con la cattiva stagione non aveva prodotto granchè, ma nella media annuale riusciva a generare più di quanto consumava, e la differenza andava a pagare la casa.
Salì a vedere la situazione della serra in soffitta, il giorno dopo avrebbe dovuto rinunciare alla biciclettata per fare tutte le manutenzioni.
Ogni casa popolare aveva una serra idroponica in soffitta, con la pompa alimentata dai vetri stessi, che contenevano una pellicola fotovoltaica trasparente. L’acqua circolava per un anello di vasche lunghe e strette come un binario, che ospitavano non solo piante, ma completi ecosistemi fatti di piccoli pesci e crostacei. Gamberi d’acqua dolce commestibili, Giovà prese i due più grossi per la cena.
Secondo le statistiche l’ottanta per cento di tutte le serre popolari erano coltivate a canapa indiana, ma Giovà era pratico e più che altro cresceva zafferani, che poi vendeva alla cooperativa della parrocchia.
La pentola e le posate che usava per la cena erano autoprodotte da lui stesso con la stampante 3D, che però usava poco, sempre per via di consumare meno.
Alla fine per la sera tutto quel che aveva era una lampadina, un libro e una radiolina. Due anni e forse sarebbe cambiato, senza il mutuo avrebbe potuto consumare di più e forse si sarebbe procurato uno schermo plasma panoramico da appendere alla parete. Con il corso di riciclaggio avrebbe imparato a farsi da solo i materiali per la stampante. Un bel risparmio.
Forse la vita sarebbe migliorata. Forse avrebbe potuto permettersi quelle nuove celle solari opache fatte a tegola.
Forse un lavoro, una ragazza.
Forse.
Aveva ventitré anni, era disoccupato come tanti, ma almeno aveva ottenuto la casa popolare col mutuo sociale.
Aveva nevicato la notte, le strade erano coperte di fanghiglia grigia, faceva freddo, ma lui non rinunciava alla bicicletta, la sua passione.
Indossò quindi la tuta termica in pile e scese al suo piccolo garage. La bici era in fibra di carbonio leggerissima, però appesantita dalla vasca da elettrolisi sospesa dietro la dinamo e i pedali. La riempì d’acqua, applicò le fiale, si assicurò che quelle di ricambio avessero i sigilli intatti, e partì per la sua gita giornaliera.
Conosceva tutte le ciclabili della provincia e oltre, arrivò presto al ponte della circonvallazione e dopo un breve tratto prese a sinistra un altro ponticello minuscolo, che solo due pedoni o una bici potevano passarci. Da li la zona dei cantieri per le nuove isole abitative e poi la campagna.
La campagna d’inverno, dove la neve attutisce i suoni, la nebbia attutisce la luce e bisogna stare attenti a cosa possa arrivare dall’altra parte.
La campagna d’inverno è una cosa che pochi ciclisti capiscono, ma Giovà conosceva tutte le stagioni, le riviveva per ogni singolo punto di riferimento che superava.
Senza fretta, ma pedalò solitario tutta la mattina, e a mezzogiorno era arrivato fino a Mozzano.
Li, vide di aver caricato quattro fiale d’idrogeno su sei. Prese dell’acqua da un fosso per riempire di nuovo la vasca, sostituì le fiale, con due di quelle piene si pagò un pranzo a minestra e bollito con la mostarda nella trattoria del paese. La Sora Rosa, che ormai lo conosceva, gli fece sapere che la cooperativa delle serre avrebbe avuto bisogno di braccia in più la settimana seguente.
Dopo Mozzano comincia la ciclabile del Po, in estate Giovà avrebbe proseguito, ma a gennaio viene buio presto, doveva prendere la via del ritorno.
Fece però una deviazione per passare dalla sede della Serre.
” Si, ci servirà gente per inscatolare tutte le conserve, da lunedi a giovedi prossimi. Paghiamo alla giornata. ” – gli disse la segretaria che aveva trovato nell’ufficio. – ” Se ti interessa ti metto in lista. E poi, stiamo mettendo in vendita alcune quote associative. Può interessare ? “
” Signora, io sono disoccupato e tutto quel che risparmio lo sto usando per il mutuo sociale. Ci vorranno ancora due anni per diventare proprietario della casa. “
” Ci sono alcuni che acquistano le quote con ore di lavoro invece che contanti, a parte il lavoro della settimana prossima che è straordinario, ma mettere a disposizione due ore al giorno per le attività ordinarie ? “
” Grazie, ci penserò, ma mi sto iscrivendo a un corso biennale del comune. Quello di riciclaggio avanzato. “
Nel sorriso della segretaria percepì un cambiamento, come un nuovo pensiero.
” Fai bene, quello è sempre utile. E poi, non sai mai chi si può conoscere ai corsi. Chi puoi incontrare se sei fortunato. “
Sistemata la cosa proseguì verso casa passando per Rossato, dove però c’era un negozietto di articoli da ciclismo. Avevano una tuta professionale bellissima, la sua debolezza, andò a finire che ci spese tutto l’idrogeno della giornata.
Arrivò a casa che era buio, cioè erano le cinque. Dopo una doccia calda tornò nel garage per ripulire il fondo della vasca elettrolitica dal residuo solido, una fanghiglia simile a quella per strada, che andò nella compostiera. Eseguì la stessa operazione anche con la vasca ben più grande che era collegata ai pannelli solari della casa. Con la cattiva stagione non aveva prodotto granchè, ma nella media annuale riusciva a generare più di quanto consumava, e la differenza andava a pagare la casa.
Salì a vedere la situazione della serra in soffitta, il giorno dopo avrebbe dovuto rinunciare alla biciclettata per fare tutte le manutenzioni.
Ogni casa popolare aveva una serra idroponica in soffitta, con la pompa alimentata dai vetri stessi, che contenevano una pellicola fotovoltaica trasparente. L’acqua circolava per un anello di vasche lunghe e strette come un binario, che ospitavano non solo piante, ma completi ecosistemi fatti di piccoli pesci e crostacei. Gamberi d’acqua dolce commestibili, Giovà prese i due più grossi per la cena.
Secondo le statistiche l’ottanta per cento di tutte le serre popolari erano coltivate a canapa indiana, ma Giovà era pratico e più che altro cresceva zafferani, che poi vendeva alla cooperativa della parrocchia.
La pentola e le posate che usava per la cena erano autoprodotte da lui stesso con la stampante 3D, che però usava poco, sempre per via di consumare meno.
Alla fine per la sera tutto quel che aveva era una lampadina, un libro e una radiolina. Due anni e forse sarebbe cambiato, senza il mutuo avrebbe potuto consumare di più e forse si sarebbe procurato uno schermo plasma panoramico da appendere alla parete. Con il corso di riciclaggio avrebbe imparato a farsi da solo i materiali per la stampante. Un bel risparmio.
Forse la vita sarebbe migliorata. Forse avrebbe potuto permettersi quelle nuove celle solari opache fatte a tegola.
Forse un lavoro, una ragazza.
Forse.
2
3
voti
voti
valutazione
5.7
5.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Le storie di Paperino
Commenti dei lettori al racconto erotico