Il degrado della perversione cap IV

di
genere
incesti

Il degrado della perversione IV

Poso la sigaretta nel posacenere affianco alla tazzina del caffè vuota e libero nell'aria quest’ultima boccata di fumo avvelenata di questa cicca che ora giace semi fumante tra la cenere, la guardo mentre esaurisce la sua flebile esalazione che si disperde nella stanza. Sollevo la testa, ma nuovamente i miei occhi si posano su di lui mentre dorme beato sul divano e basta la sua immagine a dar impulso alla mia mente per continuare la ricostruzione.
Una volta rientrata non impiegai tanto tempo ad accettare con coscienza che in realtà si era trattato di mera violenza, o meglio di un atto che avrei anche voluto che si concretizzasse, ma in un modo più consenziente e meno brutale. Iniziai ad accettarlo, nessuna sapeva nulla di quanto accaduto e non c’era motivo che qualcuno dovesse sapere, lasciai passare il tempo, ma dentro di me sentivo dei cambiamenti. Dopo la seconda settimana arrivarono i primi sintomi di nausea dopo la prima settimana iniziai ad avvertire una strana sensazione dentro di me e nella successiva mi resi conto che qualcosa non andava nel mio corpo. Il ciclo era saltato, inizialmente lo associai a qualcosa di psicologico e continuai a non dare tanto peso, anche se la preoccupazione c’era. Nella terza settimana iniziai ad avvertire i primi sintomi: il mio corpo stava iniziando a modificarsi e avvertivo una maggiore stanchezza, ma non solo, iniziarono a farsi notare i primi sbalzi d’umore, la nausea mattutina e un leggero gonfiore al seno. La settimana seguente dopo feci gli accertamenti richiesti che portai dalla ginecologa e dopo il test di gravidanza boom! Arrivò la notizia:
- Signorina, lei in cinta di 5 settimane, complimenti!
Fu una notizia che ormai mi aspettavo, ma che mi tagliò comunque le gambe, dovevo dirlo ai miei genitori, parenti e amici, come fare? Non avevo nessuna intenzione di parlare con loro di quello che mi era accaduto, così raccontai parzialmente quanto successo, omettendo la violenza subita. Per i miei non fu facile da accettare anche perché ora dovevo cavarmela da solo, l’uomo, il padre del mio bambino non era irrintracciabile e a me andava benissimo, finsi anche di non ricordare il suo nome per evitare disperate ricerche. Seguirono dei giorni molto difficili tutti mi guardavano sorridenti e comprensivi, ma in realtà se gli guardavo bene in quegli occhi potevo leggere la parola “puttana” ero sicura che tutti lo pensassero. Correvano i mesi e la mia pancia aumentava di pari passo, in estate il giorno del solstizio d’estate partorì a vent'anni un maschietto era così bello che non potevo assolutamente pensarlo come figlio della violenza. Dovetti abituarmi presto alla realtà e accudì mio figlio da sola contando solo sull'aiuto dei miei genitori, il paese in cui abitavamo all'epoca era molto piccolo e quindi potete immaginare quante voci si levarono sulla condotta scriteriata di una giovane madre. Mi sentivo ogni giorno sotto la lente di ingrandimento e questo mi creava disagio, fortunatamente tre anni dopo mio padre ottenne un incarico di lavoro in un’altra luogo e ne approfittammo per cambiare città. Qui ricominciai a vivere e a conoscere nuove persone, tra cui Gianni il mio ex compagno con cui andai a vivere quasi subito, iniziando una lunga relazione. Lui accettò sin dall'inizio mio figlio, ma anche a lui non raccontai la vera storia del suo concepimento, mi limitai a dirgli che avevo avuto una storia con uno straniero che pochi giorni dopo avermi sedotta era scappato via lasciandomi da sola. Ci trasferimmo in una nuova casa e mio figlio divenne nostro figlio. Per quasi 11 anni andò tutto bene, ci amavamo e non avevamo grandi difficoltà, a Roberto avevo raccontato la stessa cosa che avevo detto al mio compagno e quindi la sua infanzia non fu molto compromessa da ciò anche perché Gianni era un buon padre, gli voleva bene e non gli faceva mai mancare nulla. Roberto si integrò perfettamente nella nuova città e nella sua scuola, ma raggiunti i 15 anni, dovette fare i conti con la fine della mia storia con Gianni, infatti dopo l’ennesimo litigio, nell'ultimo anno erano diventati davvero frequenti, ci lasciò. Da un po’ di tempo aveva iniziato a lamentare alcune mie carenze affettive nei suoi confronti tanto da arrivare a definirmi anaffettiva, mi confidò che aveva sopportato per un lungo periodo quel mio carattere freddo e distante e che aveva vissuto tutto quel tempo con me nella speranza che un giorno io potessi cambiare, mettendo in discussione così tutto il contrario di quello che io pensavo della nostra storia e cioè che avessimo trovato un’isola felice. Comunque andò via anche lui e mi ritrovai a tirare su mio figlio da sola, senza un padre e poco dopo anche senza un nonno perché nel frattempo anche mio padre venne a mancare. Roberto soffrì l’assenza di una figura paterna, ma io non potevo assolutamente dedicargli più tempo di quanto già gliene concedessi, infatti con l’abbandono di Gianni dovetti raddoppiare i turni di lavoro e dal part time, passai al full time dalle 9 alle 16, più due ore di straordinari in una ditta in cui svolgo la funzione di consulente informatica. Vivere con un figlio adolescente non è semplice, a quell’età si accostano a vivere le prime esperienze fuori dalla famiglia con tutte le diverse sfumature, quindi dovetti rimboccarmi le manichee far combaciare lavoro e famiglia, sottraendo a me stessa ogni tipo di diversivo, soprattutto maschile, anche perché visti i frutti raccolti nella mia vita forse sarebbe stato meglio così. Nonostante tutti i casini e le difficoltà ce la cavammo e lui a 18 anni prese la maturità. Tutte le difficoltà che superavamo giornalmente e continuamente maturarono in lui un grande senso di maturità, sicuramente evidenziata anche dalla mancanza di un uomo in casa, perciò questa compiutezza lo rendeva agli occhi di molti un vero e proprio uomo che andava oltre la sua giovane età. Finiti gli studi si trovò un occupazione che ci aiutò economicamente e io potei rilassarmi un po’ di più riducendo le ore e il mio carico di lavoro in azienda. Per i totali cinque anni avevo messo ogni mia pulsione sessuale da parte e lo scotto pagato con Gianni, non mi rendeva di certo simpatica nei confronti del genere maschile, l’unico uomo con cui avevo un rapporto strettamente intimo era mio figlio. Spesso cenavamo assieme, ci piaceva ordinare qualcosa dai ristoranti e rilassarci davanti alla TV, era qualcosa che ci legava e ci piaceva allo stesso modo, tanto che spesso quando lui il sabato era libero da impegni lavorativi preferiva passare la serata con me che con i suoi amici ed io ero molto contenta si stare con lui e riservare a lui tutte le attenzioni che in settimana non riuscivo a dargli. Proprio in uno di quei sabato sera, mentre eravamo intenti a guardare la TV sul divano, decisi di raccontargli la verità, lo vedevo cresciuto e talmente maturo da affrontare qualsiasi macigno e poi anch'io avevo voglia di scoperchiare quel maledetto vaso di pandora e sfogarmi e confrontarmi finalmente con qualcuno nella mia vita su questo argomento che avevo personalmente reso un tabù. Lui ascoltò attentamente tutta la storia che con grande fatica raccontai e dopo rimase in silenzio per diversi secondi. Mi impressionai, capì che avevo disseppellito qualcosa che invece doveva rimanere nascosta. Dopo avermi ascoltata lui mi guardò in silenzio con rabbia e andò in camera sua, lasciandomi sola sul divano. Quella sera non tornò in salotto, lo aspettai, non avevo il coraggio di andare a bussare alla sua porta, potevo immaginare quali sentimenti contrastanti albergavano in lui perciò decisi di dargli il tempo necessario per metabolizzare. Attesi invano sul divano il suo ritorno, ma la porta della sua stanza rimase chiusa. Preoccupata, ma comprensiva, me ne andai a letto sperando che la notte gli portasse consiglio. Mi addormentai inquieta, svegliandomi ad intervalli di tempo molto brevi, il caldo quella sera era insopportabile mancava poco all'inizio dell’estate e la fine della primavera l’annunciava come una stagione torrida. Mi liberai della t-shirt rimanendo sotto la leggera coperta solo in mutande sperando di trovare un po’ di pace a quell'afa e finalmente mi addormentai, ma poco più tardi mi svegliarono dei passi. Aprì gli occhi e sentì il lenzuolo sollevarsi per poi abbassarsi velocemente, non ebbi il tempo di voltarmi che una mano si posò sulla mia spalla destra avvolgendomi in tutta la mia posizione fetale. Sentì il suo respiro e le sue parole che mi tranquillizzarono, mi chiese scusa per la reazione ma mi spiegò che la notizia lo aveva sconvolto e che aveva bisogno di pensare, senza voltarmi verso di lui, gli dissi di non preoccuparsi che era tutto a posto e che anche la sua reazione era normale. Ero contenta e mi sentivo più serena. Ma non feci in tempo a liberarmi di un peso che le sue azioni subito me ne addossarono un altro, sentì la sua mano scendere lungo la mia spalla destra e poggiarsi sui miei seni nudi. Strabuzzai gli occhi nel buio della stanza e mi alzai su velocemente sedendomi sul letto, coprendomi alla meglio con il lenzuolo, mi voltai verso di lui imbarazzata:
-Robi cosa fai?
Gli dissi cercando di contenere il mio imbarazzo misto all'irritazione. Non ebbi risposta, e le suo mani si avvicinarono al mio volto accarezzandomi. Ero interdetta, ritrassi il volto e continuai:
-Hai fumato per caso? O ti ha dato di volta il cervello?
Le mie mani tenevano la trasparente coperta incollata al mio corpo nella penombra della stanza, illuminata da una fioca luce notturna. Lui scivolò più vicino a me, sotto ero completamente nuda e serrai con la mano l’altra parte del lenzuolo per schiacciarlo contro il materasso in modo da impedirgli di scoprirmi.
-Mamma, non preoccuparti, voglio solo abbracciarti
Mi sussurrò all'altezza del mio spallino destro e senza darmi il tempo le sue muscolose braccia si avvinghiarono intorno al collo. Fu un abbraccio molto affettuoso e lungo, mi sentì un po’ stupida a non reagire alla sua manifestazione d’affetto, così combattuta tra il restare immobile e salvare il mio decoro e rispondere all'abbraccio amorevole di un figlio, scelsi il secondo. Mollai il lenzuolo e mi voltai ingenuamente, o forse no, non lo so ancora, verso di lui abbracciandolo. Ci stringemmo in una grande stretta tra madre e figlio che mi emozionò. In realtà credo che lui avesse trovato in quel momento il modo per ottenere quello che in realtà voleva da tempo. Il mio petto era completamente incollato al suo busto nudo, mentre riscoprivo l’imbarazzo, mi sentì scivolare lentamente all'indietro fino a toccare con la schiena il materasso. Il gioco era fatto, mi ritrovai stesa, nuda e con mio figlio sopra di me come io l’avevo fatto. Non lo so se aveva premeditato tutto, ma la sua parte continuò a portarla avanti senza impaccio.
-Roberto cosa stai facendo? Sei impazzito? Sono tua madre!!!
Strillai, ma le sue labbra erano sul mio collo e continuavano a baciarmi e a mordicchiarmi, mentre la sua mano accarezzava la mia pancia.
-Mamma rilassati, penserò io a te da oggi, sarò io l’uomo che non hai mai avuto! Dai, non lo saprà nessuno…
Questo farneticava mentre il suo respiro cresceva affannoso, lo sentivo eccitato muoversi su di me, mentre la sua mano si insinuava tra le mie mutande sfiorando la mia fica.
-Smettila ti prego, non puoi farlo sono tua madre, cazzo! Lasciami!
Lui non mi ascoltava, era assuefatto dal mio odore e lo ripeteva mentre mi tastava ovunque, la sua forza fisica mi sormontava, non potevo nulla contro di lui. Mi strizzava le tette e continuava a ripetere porcate sulle mie fattezze, mi faceva schifo e avrei voluto ammazzarlo, mi sentivo violata per la seconda volta nella mia vita e questa volta dal figlio di quell'animale di suo padre. Provai a respingerlo in tutti i modi sbattendo le gambe, i piedi e spostando compulsiva il collo da una parte all'altra per sottrarmi ai suoi baci, ma lui non desisteva e tornava all'attacco affondando le sue labbra in ogni punto delle mie carni. Ogni mio sforzo divenne vano e stanca mi placai un attimo per riprendere forza, ma lui ovviamente non si fermò.
Anzi riuscì a baciarmi sulle labbra e poi guardandomi negli occhi sussurrò di non preoccuparmi e che sarebbe stato il nostro piccolo segreto.
Poi aggiunse inquietante:
-Hai sempre provveduto tu a me sin da quando ero piccolo, da sola, ora però basta penserò io a te. Sarò il tuo uomo, il tuo amante, tuo figlio…
Con gli occhi lo implorai di non farlo, ma fu inutile quel maiale aveva iniziato già a strusciare il suo pene sulla mia passera protetta dall'ultimo lembo di seta: le mie mutande.
:- Potrai sempre contare su di me, come figlio e come uomo. La sua voce si faceva sempre più bassa, l’eccitazione era crescente, il cazzo era dritto e gonfio e i suoi occhi scintillanti, come se stessero profanando qualcosa di sacro.
Poi sprofondò come un vampiro nelle carni del mio collo, baciando e mordicchiando l’epidermide.
:- Pensa a Iasmina, alla tua ragazza, cosa penserà? Non puoi farlo non è naturale, lei ti lascerà.
Cercavo di convincerlo e di far leva sugli argomenti più ingenui, ma lui emerse nuovamente, staccandosi dalla mia gola ed esclamò perverso:
:- Iasmina mi dice sempre che sei una bella donna, secondo me ti scoperebbe anche lei se te le concedessi l’opportunità!
:- Ma sei impazzito? Non ti vergogni di parlarmi in questo modo? Smetttila, lasciami, ti pregoooo!
:- No! E’ da troppo tempo che entro furtivo in camera alla ricerca dei tuoi indumenti intimi per annusarli. Sono anni che mi sego odorando le tue mutande, non la smetterò!
Sentirlo parlare così mi sconvolse più di quanto le sue mani stessero facendo alle mie tette. Turbata cercai di persuaderlo nuovamente con la voce rotta dal pianto, ma ormai non mi ascoltava nemmeno e anzi mi interruppe fantasticando di me e Iasmina assieme, mentre ci leccavamo le passere mentre lui ci scopava a turno. Era diventato una bestia e io la sua preda. La sua mano si posò sul mio fianco destro, poi scese nella parte più bassa, afferrò il lato destro del cordolo dei miei slip e con forza liberò la mia fica da quell'ultima difesa.
:- Ti prego Roberto, contien…
Provai a gridare, ma la mia bocca fu tappata dalla sua mano sinistra e le mie urla si spensero dentro essa.
:- Ssssh! Da quanto tempo non scopi con un uomo? Eh! Non conosci più uomini perché tutti quelli che hai incontrato ti hanno fatto del male,hai paura di loro…io non ti farei mai del male, di me ti puoi fidare,mamma…
Continuava a ripeteva mentre strusciava il cazzo avanti e indietro sulle labbra della mia fica. I miei occhi sgranati e il mio sguardo impaurito sembravano non turbarlo affatto. Anzi continuò a profanarmi con insistenza poggiando tutto il peso del suo corpo su di me, strisciò vicino la mia faccia e si avvicinò alla mano che teneva la mia bocca,poi si accostò all'orecchio e continuò a sussurrarmi tutte le porcate che combinava alle mie spalle, la sua voce si fece bassa, ma distinguevo bene le sue porcate.
:- Sono stanco di spiarti mentre ti fai la doccia o quando ti masturbi chiusa in bagno da sola.
SI! Come facevi l’altro giorno seduta sul water con le gambe spalancate!
Intanto le sue dita mi penetravano lentamente…
:-Ti ho vista godere per due dita e ora con un bel pezzo di carne a portata di mano, mi vuoi dire che non sei eccitata?
Cercai di muovere il capo impaurita per farlo desistere, ma ormai era troppo tardi le sue mani dentro di me correvano e io non potei più frenare la realtà ero sconvolta, ma palesemente bagnata. Vidi campeggiare un ghigno compiaciuto sul suo viso. Il suo ditalino durò qualche istante, poi si portò le dita umide alla bocca e sotto a miei occhi le leccò soddisfatto . Finalmente poi mi liberò la bocca e con naturalezza si avvicinò e mi baciò sulle labbra. Fu in quel momento che capì che lo shock iniziale e l’imbarazzo erano ormai spariti, e ora non potevo nascondere più ai suoi occhi nemmeno la mia eccitazione.
:-Sei bellissima!
Mi disse con dolcezza, lo guardai negli occhi senza dire nulla e divaricai le gambe in silenzio.
Una luce si accese nei suoi occhi e dopo pochi istanti sentì il suo cazzo dentro di me. Mi penetrò con delicatezza e iniziò a muoversi dentro di me con disinvoltura senza considerare a me come sua mamma, ed io non potevo più negare a me stessa che la situazione di degrado mi stava eccitando come non mai. Sentire di essere così desiderata mi fece sentire appagata, inoltre scoprire di essere stata spiata oltre a infastidirmi mi aveva tremendamente esaltata. Lo lasciai condurre, quindi lui si sollevò dalla pancia e una volta trovato la posizione più comoda iniziò a fottermi violentemente. Spingeva avanti e indietro il suo grosso cazzo e mentre lo faceva mi guardava nella penombra fissa negli occhi , voleva godersi il momento, capì solo in quel momento che la storia del padre lo aveva eccitato terribilmente. Ormai non potevo fingere nemmeno io, così iniziai a godere come non facevo da tempo, erano anni che un uomo non mi toccava, aveva ragione il mio caro e dolce figlio, infatti arrivai dopo pochi istanti. Emettendo un orgasmo talmente intenso e forte che dopo qualche secondo mi ritrovai avvinghiata alla sua schiena, ma la sua eccitazione non era meno contenibile della mia, con violenza mi spinse nuovamente verso il basso e una volta supina sul materasso continuò a scoparmi. Mi ritrovai il suo possente fisico nuovamente sopra di me, mentre le sue mani impastavano le mie tette con voluttuosità
:-Si mamma, si mamma hai una fica fantastica e i tuoi seni mi fanno impazzire
Le sue orbite sembravano scoppiare e anch'io stavo riscoprendo piaceri ormai dimenticati e perciò iniziai a incitarlo a no fermarsi
:-Si Roberto scopa tua madre, dai continua aaah! Si ancora…
Il suo cazzo granitico mi sfondava e lo sentivo quasi nello stomaco e ci sarebbe entrato a breve se non avesse interrotto il suo “su e giù” facendo il salto e inondandomi tutta la pancia di caldo nettare bianco.
Quella sera non avemmo il tempo di rimproverarci per la cazzata che avevamo appena fatto, perché poco dopo ci ritrovammo di nuovo uno sopra l'altra e non ci fermammo più e andammo avanti per il resto della nottata. Fu la scopata più bella della mia vita, da allora non abbiamo mai smesso. Ed oggi mi ritrovo ad essere la sua mamma, ragazza e perché no, anche troia.
di
scritto il
2020-03-27
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