Un lavoro fatto coi piedi

Scritto da , il 2019-05-22, genere feticismo

Daniela aprì gli occhi nel suo letto alle ore 6.30 del mattino, regolare come sempre.
Il letto, monitorando la sua circolazione, registrò subito l'avvenuto risveglio e accese lo schermo a soffitto, sul canale dei notiziari.
Daniela infatti usava rimanere a letto una mezz'ora da sveglia, specie nelle buie giornate invernali.
Con uno squillo il tè fumante uscì dal distributore automatico a fianco del letto, lei preferiva dormire nuda e amava toccarsi con la tazza bollente, il ventre, i capezzoli, poi si carezzava nel sorbire la sua bevanda.
Piegò un ginocchio, ci appoggiò sopra l'altra caviglia e osservò attentamente il piede, flettendolo. Serviva una passata di smalto e la catenina d'argento cominciava a scurire, le solite piccole cose a cui provvedere prima dell'ufficio.
Si alzò infine, si buttò sotto la doccia, gridò sotto l'acqua caldissima, perchè le piaceva gridare e non avrebbe dato fastidio a nessuno, le pareti erano insonorizzate. Nel distribuire il bagnoschiuma, che sapeva di melone, cominciò ad accarezzarsi con più foga, finendo ben presto quel che aveva cominciato a letto.
Poi passò a vestirsi; tailleur da lavoro color crema, pelliccia perchè sarebbe andata a piedi, fuseaux color avorio in pile chiusi sotto la caviglia, sandali in tinta con tacco acrobatico.

Si, sandali a Dicembre. Perchè Il libero stato di Larenzia, dove abitava, più che una nazione era una utopia, il paese utopico dei feticisti dei piedi, dove l'amore smodato per le estremità inferiori plasmava ogni aspetto della vita. Al punto che le signorine disposte a portare i sandali anche nella cattiva stagione, ottenevano una riduzione del 25% sui contributi detratti dalla busta paga, oltre a una fornitura gratuita di pomata protettiva.
La pomata era un misto di cera e grassi animali, una volta penetrata sotto la pelle faceva davvero il suo lavoro, però irrancidiva presto, lasciandosi dietro un fetore atroce.
Ci voleva poco ad abituarsi comunque, lei stessa non ci faceva più caso.

Si mise in cammino verso l'ufficio, aveva tutto il tempo di fermarsi al bar per una colazione più sostanziosa.
Naturalmente piovigginava, gli alberi erano spogli, ma le strade regalavano ugualmente una sensazione di spazio e di pulito, tutti gli edifici sembravano sospesi in aria, visto che i pianterreni erano interamente occupati dalle vetrate trasparenti di negozi e locali.
Il suo bar preferito le riservava per la colazione il tavolo all'angolo esterno, aveva la visuale su due strade e la gente di passaggio, seduta a una poltroncina verde, col tavolino in vimini di fianco e un basso sgabello a puff su cui appoggiare i piedi. Non esisteva in città una sola abitazione, o locale pubblico, dove non ci fosse quel tipo di appoggi.
Il cameriere posò in silenzio sul tavolino il vassoio con cappuccino e veneziane, si attardò con gli occhi sulle estremità di Daniela, offerte in bella vista.

" Gi, ci conosciamo da tanto no ? Accomodati pure, se ti va. "

Quello sospirò, poi cadde in ginocchio con la guancia su quei piedi così eleganti, beandosi a occhi chiusi.

" Grazie signora Daniela.. Grazie. "

La signora attese che lui riaprisse gli occhi, portò alle labbra la veneziana intinta nel cappuccino e succhiò in una maniera piuttosto suggestiva.
" Figurati. Solo, per favore, non leccarmi via la pomata, che poi mi fa freddo tutto il giorno. "

" ... Nulla che possa far male a queste dita stupende, signora. "

Gli altri avventori guardavano il cameriere con aperta invidia, Daniela si sentiva ammirata e sapeva che Gi avrebbe offerto la colazione.
Trasferirsi in Larenzia era stata un'ottima idea senza dubbio.

Anche in ufficio l'anda non cambiava, era aiutante di uno dei manager, praticamente una segretaria, ma con funzioni esecutive anche, e il suo posto era davanti alla scrivania del capo, seduta con tablet in mano.

" Dani. Ti spiace ? Guarda, lo so che è scomodo, ma senza non sono concentrato. "

Lei allungò le gambe sulla scrivania, i piedi davanti al viso del suo superiore.
" Ma ti pare. E' il mio lavoro no ? Un giorno di ferie in più per ogni ora, vero ? "

Il manager stava chino sul suo schermo, che occupava tutta la superficie della scrivania, appoggiando contento la fronte alle tenere piante.
" Ma certo ! Per i servizi aggiuntivi ti spetta di legge. "

Il capo chiamava delle voci, lei controllava e spuntava, intanto le gambe si informicolavano, ma per quello era pagata, sperava che si arrivasse presto all'assegnazione degli incarichi esecutivi del giorno, ma quello portò il dito all'auricolare che aveva all'orecchio sinistro e le fece segno di ricomporsi.

" Ferma tutto Dani. Mi dicono che devi presentarti subito da Clara. "

Si guardarono preoccupati.
Clara era la segretaria personale del Megadirettoregalattico Balzelloni, che era impazzito per l'asimmetria delle sue dita, l'aveva sposata, ma lei continuava a fargli da segretaria per assicurarsi che nessun'altra gli si potesse avvicinare.
C'erano storie di impiegate licenziate sul solo sospetto che potessero aver messo gli occhi sul Balzelloni.

" Tu vai, cerca di non essere tesa. Se ci sono guai ti coprirò per quanto possibile. "


Clara ha vent'anni più della Dani, i capelli biondi mossi stanno ormai schiarendo, ha borse sotto gli occhi verdi, ma lo sguardo rimane quello di un grosso felino.
Non è propriamente bella, ma a Larenzia non si fa caso a quel che sta più in alto della caviglia.
Accoglie Daniela su di un divano a semicerchio, con un puff spazioso abbastanza per l'appoggio di più persone, stanza sicuramente schermata contro qualunque intercettazione.

" Accomodati prego. Ti ho convocato perchè penso che tu sia una delle poche con della testa, qua dentro. E adesso ho proprio bisogno di una persona efficiente. "

Daniela riprese a respirare, forse non buttava male come sembrava.

" Cosa mi sai dire dell'affare Carletti ? "

" .. E' un angelo investitore, cosiddetto.. che potrebbe associarsi a una nostra startup. Noi non abbiamo budget per lanciarla da soli in tempi brevi. "

" Brava Dani, sono contenta di vederti aggiornata. Devi sapere che sbagliare questa operazione metterebbe in una brutta luce mio marito e me. E penso che qualcuno stia sabotando il lavoro proprio per ottenere questo. Il dossier Carletti sta in un mainframe completamente offline, non può essere soggetto ad attacchi cibernetici.. eppure sappiamo che qualcuno ha aperto e copiato le cartelle. Qualcuno che per forza deve essere qua dentro, ci ha messo le mani direttamente, mentre un complice spegneva le telecamere di sorveglianza. "

" E io che c'entro ? "

" Nulla. "
Nel dire queste parole Clara aveva avvicinato i piedi nudi fino a sfiorare quelli di Dani, erano caldi. Possibile che alla moglie del Megadirettore piacessero... Oppure era uno di quei gesti falsamente seduttivi che fanno a volte le persone disturbate ?
" Tu non c'entri ed è per questo che mi interessi. Non hai amicizie nel reparto sicurezza, dove probabilmente sta una talpa, e sei in grado di vedere e ascoltare in giro, non chiedo altro. "
Sopra il puff la carezza di Clara si faceva più decisa, solletico, Daniela non aveva il coraggio di ritrarsi.
" Non starò a parlare di amicizia o gratitudine, sono balle, ma lavorare per una società d'affari significa essere in mezzo a una guerra, e conviene più mettersi con la parte che vince, piuttosto che restare fuori dai giochi."

" Va bene. Se è tutto quel che devo fare. O c'è altro ? "
La pelle di Clara era più dura, aveva qualcosa di maschile da dare i brividi.

" Si. Carletti sarà qui fra tre giorni. Voglio che gli faccia tu da accompagnatrice, sarai trasferita di reparto momentaneamente, e il tuo manager Guido se ne dovrà fare una ragione.
Non lo devi perdere di vista un attimo, anche a costo di entrargli nel letto, e non devi neanche perdere di vista qualunque documento avrà con se. "

" Si può fare.. "

" Ultima cosa. Saprai che Carletti non è Larenziano.. come te.. potrebbe non essere abituato alle usanze di qua. "

Daniela spostò i capelli con un gesto nervoso, prima di rispondere.
" Sarà meglio usare la pomata nature con deodorante ? "

" Si, anzi, fai una cosa và. Scarpe chiuse. Ti firmo io una liberatoria per servizi speciali. "

Daniela sorrise, una punta di gratitudine si era insinuata nel suo tono formale.
" Ci sto ! .. Hem.. Volevo dire, signora, sono al servizio della compagnia. "

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