Storie di uno stupratore professionista – Paola 3

Scritto da , il 2019-05-05, genere dominazione

Storie di uno stupratore professionista – Paola 3
La trascinai più in alto sul suo letto, iniziò a piangere quando sollevai la sua maglietta sopra la sua testa, sapendo per certo che sarebbe stata violentata. Ho guardato con avidità e lussuria il suo corpo snello e giovane mentre le sganciavo la gonna e la facevo scivolare lungo le sue gambe; mi godetti lo spettacolo con tranquillità : le sue spalle strette, la pelle liscia e impeccabile, i suoi piccoli seni, nascosti da un semplice reggiseno, che si alzavano e si abbassavano mentre lei singhiozzava piano; il suo stomaco, piatto e sodo, il suo ombelico perfetto, i suoi fianchi ben modellati, un paio di mutandine bianche che lasciavano intravedere la fessura della sua figa, le sue bellissime cosce, strette l'una contro l'altra, le sue gambe lisce, lunghe, fresche e belle.

A cavalcioni su di lei, posai il mio peso sul suo stomaco, iniziando a scendere verso di lei mentre lei voltava la faccia, evitando i miei occhi. Potevo sentire il tremito nel suo corpo, il tremare mentre piangeva sotto di me, le lacrime che le rigavano il viso. Misi giù lo zaino accanto a lei, lo aprii e tirai fuori un paio di manette di cuoio morbido Non oppose resistenza mentre le legavo le braccia davanti e, sporgendomi in avanti, assicurandomi di premere il mio corpo contro il suo, usai una corda corta per legare i polsi alla testiera, bloccandole le braccia sopra la testa.

Iniziai a massaggiare i suoi seni, ancora ricoperti dal reggiseno, dolcemente strizzandoli, strofinandoli, massaggiandoli delicatamente con movimenti circolari, i miei occhi non lasciavano mai il suo viso.

"Guardami."

Singhiozzò più forte, e chiuse gli occhi, il suo viso ancora si voltò da me, la sua guancia che premeva forte contro il materasso come se potesse scappare.

Le mie mani le lasciarono il seno e la costrinsi a girare la testa verso di me, i miei pollici trovarono due punti appena sotto le orecchie e dietro la sua mascella, e lì iniziai a premere. I suoi occhi si spalancarono e lei urlò, la mia bocca coprì quella di lei, soffocando il suono, il mio peso la immobilizzò mentre lei si dibatteva nel dolore. Le sue labbra erano morbide, la sua bocca calda, mentre spingevo la mia bocca contro la sua, i miei pollici che affondavano dentro di lei, la tenevano ansimante e la facevano gridare dal dolore. La rilasciai con la stessa rapidità con cui l'avevo afferrata.

"Coopera"

Mi fissava, con un aspetto così bello, i capelli arruffati, gli occhi scintillanti di lacrime, rossi dal pianto, le sue labbra rosa tenue che tremavano. Tornai a massaggiarle i seni, tenendole gli occhi fissi nei suoi, bevendo la sua paura, l'umiliazione e il degrado che brillavano da loro. Continuai a palparle e massaggiarle i seni per dieci minuti, lasciando che il tessuto del reggiseno li rendesse ancora più sensibili, prima di tirare fuori di nuovo il mio coltello. Lei trattenne il respiro, i suoi occhi lasciarono i miei, e io le diedi una pacca sul fianco, forte.

"Guardami!"

I suoi occhi tornarono ai miei, il suo respiro accelerato dalla paura. Le tagliai il reggiseno, tirandolo fuori da sotto il suo corpo, rivelando due giovani seni perfetti, un pò più piccoli di una coppa B, che tremavano sul suo petto mentre riprendeva a piangere. Le mie mani si chiusero su quei due squisiti tumuli di carne, i suoi capezzoli piccoli e rosa e duri, li massaggiai, li sfregai, pizzicandoli e succhiandoli per sentire il suo ansimare e piangere tra i singhiozzi, costringendola a tenere gli occhi sui miei anche se io sapevo che le sue lacrime le annebbiavano la vista.

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