Storie di uno stupratore professionista – Paola 1

Scritto da , il 2019-05-03, genere dominazione

Storie di uno stupratore professionista – Paola 1
Dovrei iniziare con uno dei miei lavori preferiti. Un uomo mi ha contattato per la sua figliastra, una ragazza di 18 anni appena compiuti, di solito mi occupo solo di donne tra i 20 ed i 35 anni, ma ho fatto un'eccezione nel suo caso visto che offriva per il servizio ben 30.000 €, una ragazza, dicevo, di una bellezza eccezionale, che lui aveva guardato e desiderato da quando aveva sposato sua madre tre anni prima. La voleva, la voleva male, voleva che fosse il suo giocattolo sessuale personale, ma il committente non era stupido e conosceva i rischi, sapeva che una giovane ragazza borghese con un futuro radioso non sarebbe stata una facile preda. Una ragazza stuprata, distrutta, umiliata, adolescente, piena di vergogna e senso di colpa dopo essere stata presa dal suo stupratore, d'altra parte, sarebbe stata molto più facile da abusare.

Ero incuriosito e il pacchetto di informazioni che mi mandava su di lei, oltre al cospicuo compenso, mi convinse ad accettare l’incarico; le fotografie ricevute parlavano chiaro : era una giovane donna snella e dai lunghi capelli castani, con gli occhi scintillanti per la macchina da presa, un corpo giovane e flessuoso, la pelle fresca e pulita, morbida, liscia e lattea che sembrava brillare di vita, le labbra di un rosso pallido alzate in un sorriso invitante, i suoi piccoli seni che spuntavano dalla scollatura di una maglietta con spalline che le stringeva il busto, lo stomaco piatto, la vita stretta, il culo in mostra in un paio di shorts cortissimi, le natiche alte e sode, le cosce lisce ed affusolate, le gambe stupende…la preda ideale…da farla gratis.

Il lavoro era semplice: violentarla, umiliarla, svergognarla, romperla, renderla facile preda di un vecchio perverso che desiderava il suo giovane corpo.

Anche il set up era semplice e non richiedeva molta pianificazione (oltre a mettere insieme il mio kit) per me. Un sabato, lui e sua moglie sarebbero andati da amici sino alla domenica sera ed avrebbero lasciato la loro adorabile figlia, Paola, a casa da sola a badare a se stessa. Questo mi avrebbe dato un discreto tempo da solo con quella bellezza della natura.

Venuto il giorno, ero pronto, ero arrivato in autobus e mi ero avvicinato a piedi con il cappuccio della felpa a nascondermi il viso e mi ero nascosto nel loro cortile sul retro. Non appena ho sentito il mio cliente e sua moglie andarsene, ho indossato un passamontagna, ho tirato su il mio zaino con dentro il mio kit e sono scivolato nella porta sul retro che il mio cliente aveva convenientemente lasciato aperta. Prima che i suoi genitori si fossero allontanati dalla strada stavo già guardando il viso di Paola, i suoi graziosi occhi castani si spalancarono per lo shock, la sua bocca si aprì per formare un grido, l'adrenalina che le inondava il corpo mentre si voltava per correre.

Fui su di lei in un lampo, un braccio intorno alla sua vita, tirandola giù, la sua schiena contro di me mentre mi prendeva a calci e combatteva, l'altra mano sopra la sua bocca, soffocando le sue grida. Il mio avambraccio era caldo contro la sua carne, la sua maglietta sottile si era sollevata nella lotta rivelando un ventre piatto e sodo, giovane e delizioso. La gonna, una semplice gonna bianca, danzava intorno alle sue cosce che lottavano mentre cercava di prendermi a calci.

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