Gemiti nel sottosuolo

Scritto da , il 2019-04-17, genere etero

La giornata cominciò proprio male: il mio furgone aveva una gomma a terra. Cambiare una ruota ad un furgone non è così semplice e scorrevole rapidamente come con un'automobile, anche perchè le ruote posteriori sono doppie e, guarda che fortuna, quella sgonfia era proprio quella interna e così dovetti toglierne due per cambiare una. Faticai per una buona mezz'ora e, al termine della gran faticata, decisi di scendere nel sottosuolo della palazzina dove avevo garage e cantine e, proprio in cantina avevo un lavatoio dove mia moglie ci lavava coperte e roba grossa in estate. Andai lì apposta per lavarmi le mani e rinfrescarmi il viso ben sudato. Era estate. Proprio mentre mi stavo rinfrescando, sento dei gemiti e penso subito si tratti di qualcuno che si è sentito male e cerca di chiamare aiuto. Esco dalla mia cantina e, con passo felpato mi avvicino al punto dove, secondo me, proveniva il flebile lamento e, che ti trovo? Trovo il Professore che abita difronte, al mio piano, seduto ad uno sgabello, intento a farsi fare un bocchino da una ragazza molto attraente e molto sopratutto esperta da come muoveva la bocca sul cazzo del Professore. Dopo che lui se ne venì sborrandole in bocca, lei inghiottì tutto e poi si sedette sul cazzo che ancora si teneva ben dritto. Insomma, scoparono a lungo, poi, alla sborrata finale, lei si mise appoggiata con la pancia su un tavolino ed il Professore le andò dietro infilandole il cazzo in culo ed iniziò ad incularla con foga facendola gemere a lungo. Poi sborrò a lungo imbrattandole la gonnellina e le calze. Lei si ricompose ed andò via ma, quando passò davanti a me senza notarmi neppure, la potei vedere bene e capii che era la figlia del droghiere vicino alla palazzina. Tornai alla mia cantina e chiusi a chiave la porta e, quando passai davanti alla cantina del Professore, notai che la porta era accostata da dentro. Salii in strada e partii col furgone a lavorare. In pomeriggio stavo tornando a casa quando Paola, mia moglie mi chiamò al telefono, chiedendomi di passare prima dal droghiere per acquisti per cena. Passai lì ed entrai nel locale assai spazioso diviso in due reparti, uno con salsamenteria e l'altro come panificio. Proprio al panificio c'era Marcellina, appunto, la figlia del droghiere che, vedendomi, avendo capito che io l'avevo ben vista al mattino dal Professore al quale consegnava a casa la spesa alimentare, così mi venne vicino ed a bassa voce, mi disse che se volevo potevo anch'io spassarmela con lei in cambio di qualche euro. Le feci cenno che avevo capito e lei m'infilò in tasca il biglietto della drogheria dove però c'era aggiunto a penna il suo numero di cellulare. Presa la roba necessaria, salutai lei ed il padre ed andai a casa dove Paola mi attendeva per la cena. AL mattino dopo, accertatomi che Paola andava al lavoro suo, telefonai a Marcellina dicendole che l'aspettavo a casa e le chiesi di portarmi pane ed altra roba per giustificare con suo padre il recarsi a casa mia dove, per la cronaca, avrebbe trovato non me ma mia moglie. Lei venne subito e, quando la feci entrare in casa, la presi per mano ed andammo nella stanza degli ospiti dove c'era un letto ad una piazza e mezza. La spogliai tutta e la feci sdraiare sul letto a pancia sopra per leccarle a fondo la figa che già lasciava uscire fuori alcune goccioline di umori che sentii avevano il sapore simile a quello dell'albicocca e ciò mi scatenò una libidine tale che dopo che lei iniziò a venirsene, le infilai il cazzo tutto dentro e pompai assatanato. Quando sentii che stavo per sborrarle dentro, le chiesi se prendeva la pillola o no ma mi tranquillizzò dicendo che non poteva rimanere incinta per una malformazione dell'utero e lì le schizzai tanta di quella sborra da farla rimanere senza fiato. Dopo una breve pausa riprendei a baciarla sui seni, sulla bocca, sulle cosce, all'ano che si rilassava e stringeva di continuo; quando sentii che aveva di nuovo la fighina inumidita, raccolsi con le dita i suoi umori e ci lubrificai l'ano poi le poggiai il cazzo lì e spinsi senza indugio penetrandola facendola gridare dal dolore ma non mi fermai e ci diedi giù tutta la mia foga che la fece prima piangere ma poi goderci sopra. Scopammo poi di nuovo ed avremmo continuato per tutta la mattinata ma lei sapeva che il padre l'aspettava al negozio e così si rivestì e mi chiese il "regalino", proprio come mi avrebbe detto una prostituta di professione! Le misi in mano una banconota da cinquanta euro e la vidi che le brillavano gli occhi, segno che certo non le dava di più o ugualmente il Professore, infatti mi si abbracciò al collo dandomi un bacio in bocca da farmi rieccitare nuovamente. Anche lei se ne accorse così lo carezzò sopra i pantaloni ma poi uscì di casa in silenzio.

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